La biografia dell'ultimo re di Napoli
Il comandante Lauro tra pubblico e privato
di FABRIZIO COSCIA
NAPOLI (12 settembre) - Quando Totò, durante la sua prima apparizione in tv al Musichiere, si lasciò scappare un incauto «Viva Lauro!», di fronte all’interdetto conduttore Mario Riva, la reazione della Dc governativa fu immediata.
Benché non si fosse in campagna elettorale, l’allora ministro dell’Interno Tambroni pretese «provvedimenti severi» a carico del comico, che fu multato di centomila lire e pagò un lungo ostracismo televisivo.
Era il 1958 e il mandato politico della Dc di Fanfani era di «colpire a morte Lauro», il sindaco di Napoli che puntava alla nascita di una grande formazione di destra alternativa alla Democrazia Cristiana, sempre più orientata a un’alleanza con la sinistra. È solo uno dei numerosi episodi raccontati in ’O Comandante. Vita di Achille Lauro di Carlo Maria Lomartire (Mondadori) di cui pubblichiamo accanto un estratto e che sarà in libreria martedì prossimo.
Una vita da romanzo, quella di uno dei personaggi più controversi della storia italiana. Uomo politico, armatore di una flotta potentissima, presidente della squadra di calcio del Napoli, proprietario del quotidiano il «Roma» e fondatore di Canale 21, la prima emittente televisiva privata italiana, populista e monarchico, anticomunista e «qualunquista», donnaiolo e dispotico, Achille Lauro (1887-1982) fu personaggio complesso, come complesso fu il fenomeno del laurismo, vero incunabolo del berlusconismo.
Le sue armi furono la spregiudicatezza, la forza decisionale e la capacità di comunicazione, all’insegna dell'antipolitica («sono uno come voi - amava ripetere - estraneo agli intrighi della politica»). Ma soprattutto il Comandante aveva dalla sua un carisma personale fatto di paternalismo, narcisismo, plateale generosità e ostentato machismo.
Leggendaria la sua campagna elettorale del 1952, contrassegnata dalla distribuzione di pacchi di pasta, zucchero e farina nei quartieri popolari di Napoli, e dall’elargizione di metà biglietti da mille lire, con promessa di consegna dell’altra metà a elezione avvenuta, e della distribuzione di una scarpa con la promessa dell’altra dopo il voto.
All’amministrazione laurina della città furono attribuite, tra le altre accuse, le responsabilità del sacco edilizio - le famose «mani sulla città» - che pure, come ricorda Lomartire, era cominciato già con la legge Fanfani del dopoguerra e proseguirà anche dopo Lauro. La biografia ripercorre e ricostruisce, così, la vicenda dell’«ultimo re di Napoli», dal suo primo viaggio «punitivo» su una nave paterna agli anni del fascismo, dalla Liberazione alla «discesa in campo», tra scandali finanziari e polemiche, fino agli ultimi anni di una vita lunga e non priva di disgrazie (la morte del primogenito Gioacchino e il crollo finanziario della flotta).
La biografia dell'ultimo re di Napoli Il comandante Lauro tra pubblico e privato*-*Il Mattino