Pronto per luglio un nuovo piano che prevede ulteriori tagli?

di Gianluca Savoini

«La crisi della Fiat è di una gravità enorme, visto che sui giornali stranieri la perdita operativa della casa automobilistica torinese per quest’anno viene prevista superiore agli 800 milioni di euro. In più, si può leggere che nel prossimo luglio verrà presentato un altro piano che riguarderà altri 2000 dipendenti Fiat».
Mario Borghezio è appena atterrato all’aeroporto di Caselle e ha avuto modo di leggere con attenzione gli articoli riguardanti la Fiat, pubblicati sui giornali europei. L’europarlamentare leghista non può fare a meno di evidenziare quella che è una crisi senza precedenti per il famoso marchio automobilistico.
«È molto strano - attacca Borghezio - che, in ordine alle recenti proposte della Fiat, fra i vari esperti e commentatori politici, nessuna abbia ritenuto di far rilevare un aspetto evidente, e cioè che l’unione di due debolezze non fa una forza. A me , invece , sembra logico e responsabile esprimere profonda preoccupazione per l’annunciato accordo con la General Motors, che comporterà per la Fiat un’alleanza con un soggetto debole come l’Opel, dalla quale non si può certo aspettare il salvataggio della Fiat».
Onorevole Borghezio, la crisi della Fiat si presenta sempre più oscura, giorno dopo giorno, e riguarderà anche l’indotto.
«Proprio così. Da un lato la preoccupazione per i risvolti sociali non deve però impedire di censurare molto pesantemente le scelte e le strategie sbagliate seguite da questo gruppo, che ha esaurito le proprie energie finanziarie in una serie estenuante di diversificazioni perse in troppi rivoli».
Le altre case automobilistiche europee hanno operato una strategia diversa?
«Le case automobilistiche europee si sono concentrate sull’innovazione e sulla ricerca, riuscendo a produrre e a presentare sul mercato modelli appetibili e vincendo le sfide che si sono di volta in volta presentate in un mondo, quello dell’auto, attraversato da numerose problematiche».
Secondo lei, quali gravi errori ha commesso la Fiat?
«A mio avviso ha commesso l’errore tombale di non concentrarsi esclusivamente sul settore dell’auto, perdendo quindi di vista l’obiettivo principale: quello di poter vincere la sfida con le altre aziende e che vedeva negli anni scorsi la Fiat in posizione di vantaggio».
Sono mancate le scelte pragmatiche?
«Senza dubbio. Ha sbagliato, ad esempio, a puntare sulla monovolume “Multipla” e anche investendo, come viene osservato dai tecnici, nel rilancio del marchio Lancia pezzi che probabilmente sono venuti a mancare ai modelli della Fiat. A differenza della casa torinese, in Germania e in Francia sono state effettuate dalla case automobilistiche quelle ristrutturazioni necessarie per poter affrontare la concorrenza in termini di redditività dei prodotti industriali».
Oltralpe sono stati quindi assunti provvedimenti decisivi?
«Decisivi, eccome. Coraggiosi. E il coraggio di queste decisioni ha dato i suoi frutti. Ma da noi forse è stata una ragione politica che ha impedito alla Fiat, sdraiata sull’appoggio dei governi di sinistra e sull’accordo con i sindacati, di garantire all’azienda quella cura da cavallo che l’avrebbe potuta salvare. Adesso a pagare saranno ancora una volta gli operai».