«Troppi messaggi ansiogeni»
di Giulio Ferrari

«Non esiste che chi abbia pagato per tutta la vita si trovi poi senza pensione: la Lega sarà un baluardo insuperabile». Quando si toccano gli anziani o i giovani, insomma la famiglia, Umberto Bossi sfodera la grinta delle battaglie decisive. Il leader leghista e ministro delle Riforme è intervenuto sulle questioni “calde” del dibattito politico in occasione dell’incontro milanese al teatro Angelicum (presenti Silvio Berlusconi, il sindaco Gabriele Albertini, ministri e parlamentari della casa della libertà). Una circostanza che ha consentito a Bossi di tornare anche sulla Finanziaria. Che ha definito «ottima» non solo tecnicamente, in virtù delle efficaci misure e soluzioni che offre al Paese, ma anche da un punto di vista squisitamente politico, perchè archivia l’epoca dell’assistenzialismo centralista e apre nuove prospettive di cambiamento nella direzione del federalismo fiscale. E il ministro per le Riforme ha pienamente rivendicato la “filosofia” della Finanziaria 2003. Lo ha fatto chiamando a testimone uno dei primi e più noti manifesti leghisti: quello con la gallina che, dal Settentrione, depone uova d’oro nel capace grembo di una massaia del Sud. «Un manifesto - ha detto Bossi - che era indicativo delle grosse difficoltà e della scelta sbagliata di passare attraverso l’assistenzialismo, i trasferimenti e i consumi per il Mezzogiorno invece di passare attraverso gli investimenti». Una fase, ha sottolineato, che «adesso è finita: questa Finanziaria non parla più di trasferimenti, come nel passato, ma di prestiti che vanno sotto il nome di investimenti, anche per l’Europa che oggi rifiuterebbe ciò che la Lega per prima denunciò». Il riferimento è alla drastica inversione di tendenza contemplata dalla manovra: al posto degli incentivi a fondo perduto (una sorta di rendita per i grandi gruppi che operavano al Sud, o promettevano di farlo), ecco il sostegno all’imprenditorialità, con l’anticipazione di capitali finalizzati a interventi effettivi prevedendo amplissimi margini per l’estinzione del debito. Una proposta allettante per imprenditori capaci di programmare negli anni i propri investimenti, scoraggiante per i tanti profittatori. Dal colpo all’assistenzialismo centralista, alla spinta al federalismo fiscale. Perchè «questa Finanziaria - ha aggiunto il ministro per le Riforme -, anche se propone tagli ai trasferimenti e impedisce di utilizzare le addizionali agli enti locali, consente di far entrare i grandi cespiti di tasse che, per adesso, vengono presi solo dallo Stato». D’altra parte, ha rilevato Umberto Bossi, quella del federalismo resta una grande sfida: «Il problema - ha detto - è generale. La difficoltà è quella di mettere insieme un Paese così diverso». E questa Finanziaria offre strumenti per assestare significativi cambiamenti di rotta, correggendo anche alcune iniquità nel rapporto tra Nord e Sud che il Carroccio denunciò sin dall’inizio della sua battaglia in difesa dei popoli padani. Impegno che la Lega prosegue al tavolo del governo, sgomberando il campo dalle ipotesi di interventi “impopolari”. E’ il caso della cosiddetta riforma pensionistica, che ogni tanto fa capolino per venire puntualmente archiviata in seguito alla decisa opposizione degli esponenti leghisti. Bossi è stato molto chiaro: «Sulle pensioni non si passa - ha ribadito -. E’ facile dire che le pensioni creano debito e deficit. Da Mussolini in poi tutti hanno preso i soldi che i lavoratori versavano, e che dovevano essere accantonati per pagare le pensioni, e li hanno usati per fare le strade in Africa o altro». Una beffa, oggi, neppure ipotizzabile. «Non scherziamo - ha aggiunto Bossi - non esiste che chi abbia pagato per tutta la vita si trovi poi senza pensione. Sulle pensioni il messaggio è eccezionalmente ansiogeno, ma c’è la Lega, c’è Maroni. Sulle pensioni e sulla famiglia non si passa, sui vecchi e sui giovani. Questo è l’impegno della Lega, un baluardo insuperabile». Il che non significa, da parte del leader leghista, voler negare l’opportunità di una riforma: ma a tempo debito e con i dovuti accorgimenti. «Per tenere insieme la piattaforma previdenziale - ha spiegato -, a mio parere, bisogna fare due pilastri. Non più solo il pilastro delle trattenute sullo stipendio dei lavoratori, ma anche il pilastro dei fondi pensione. Solo dopo, quando ci saranno questi due pilastri, si potrà parlare di cambiamenti».
Ma l’incontro dell’Angelicum, per Umberto Bossi, è stato anche l’appuntamento con le questioni milanesi. Che innanzitutto, ha sottolineato, «sono problemi d’identità: è evidente la crisi della Milano capitale morale legata all’arrivo dell’economia finanziaria. Insomma, la “Milan che la sta mai coi man in man” è finita». Quanto alla richiesta di sovvenzioni extra per il Comune, il ministro ha ipotizzato la possibilità di ottenere fondi aggiuntivi in prestito con rimborso a tasso zero.