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Risultati da 1 a 5 di 5

Discussione: Il Canto Gregoriano

  1. #1
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    Predefinito Il Canto Gregoriano



    Coloro che passano vicino ad un monastero sono spesso attirati dal canto gregoriano dei monaci: un canto che fa vibrare l'inesprimibile, desta la nostalgia di Dio e dei valori dello spirito, pacifica e tonifica la mente e il cuore. Il canto gregoriano, che oggi
    più che mai affascina credenti e non credenti, risale alla Chiesa delle origini. Il Papa S.Gregorio Magno (+604), riordina e codifica il repertorio liturgico e dal suo nome sarà mutato l'appellativo di "gregoriano". Dall'VIII al XIII secolo scorre l'epoca d'ora del
    gregoriano e, dopo un periodo di parziale oblìo e di alterazioni, nel XIX secolo sarà restaurato nella sua primitiva purezza grazie agli sforzi dell'Abate Guèranger e dei suoi monaci di Solesmes (Francia). Il Concilio Vaticano II lo ha riconosciuto come "proprio"
    della liturgia romana, raccomandandone il posto principale nelle azioni liturgiche. Lo stile del canto gregoriano è unicamente modale e comporta in sè oltre 2100 modulazioni: questo spiega la sua ineguagliabile suggestione spirituale che afferra chi lo canta o lo ascolta. Antoine de Saint-Exupery ha scritto:"In fondo non c'é che un problema: far piovere sugli uomini qualcosa che assomigli al canto gregoriano".
    Il Gregoriano è innanzitutto una preghiera. L'uomo comunica con Dio nella forma più elevata: quando la parola diventa canto.
    Il testo è però legato indissolubilmente a una melodia.
    Testo e melodia formano una perfetta simbiosi. La melodia diventa così più luminosa della stessi esegesi classica.
    Nel repertorio del gregoriano, diversi sono i canti esemplari delle diverse forme musicali presenti nel Proprium della messa.
    Fra questi ricordiamo:

    Introito
    Communio
    Graduale
    Alleluia
    Offertorio
    Inno
    Sequenza.

    Introito e Communio
    Sono canti della "schola" che accompagnano l'entrata del celebrante all'inizio della messa e la processione dei fedeli che ricevono la comunione.

    Graduale e Alleluia
    Formano dei canti di meditazione che erano eseguiti, normalmente dalla schola nella prima parte e da un solista nella seconda, in stile più animato e più musicalmente fiorito. Originariamente il graduale si eseguiva "ad gradus" cioè ai gradini che portavano all'ambone.

    Offertorio
    È un canto di carattere particolare. Si cantava in forma antifonale, durante la processione delle offerte. In seguito si ampliò in un canto ricco di melismi con una interpretazione particolarissima del testo. È la composizione più virtuosistica e originale del repertorio gregoriano.

    Inno
    È una composizione poetica, in forma strofica, con melodia che si ripete ad ogni strofa.

    Sequenza
    In origine una lunga successione di neumi che scaturivano dall'ultima sillaba dell'alleluia, divenne, specialmente per merito di Adamo di S.Vittore (Sec. XII), una forma letterario-musicale di singolare perfezione artistica sia dal punto di vista del testo (versi metrici) che da quello musicale (nuove melodie).

  2. #2
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  3. #3
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    Predefinito SPIRITUALITA' DEL CANTO GREGORIANO



    Alle origini della tradizione musicale occidentale si pone il repertorio Gregoriano atto di avvio ufficiale del cammino che ha accompagnato le civiltà colte attraverso venti secoli di musica. Al di là dell'intrinseco valore artistico e del profondo significato convenzionale, recuperare il Gregoriano è un po' come andare alla ricerca delle proprie radici storiche; è un viaggio nel passato pieno di fascino e di sorprese, che permette di indagare su un momento culturale ricco di stimoli e di ritrovare la condivisa e profonda eredità spirituale che lo caratterizza.
    L'abitudine di comprendere con il termine di canto Gregoriano tutta la tradizione monodica antica, religiosa e per sole voci, è frutto di una generalizzazione che ha contribuito a celare tracce importanti di evoluzione. Oggi, in un clima di ricerca musicologica sottratta ai condizionamenti ideologici postriformistici, è possibile, e necessario chiarire la posizione storica e il significato poetico complessivo di questo repertorio: per una migliore comprensione estetica e una corretta valutazione sociale. Far luce sul canto Gregoriano significa innanzitutto ripercorrere l'itinerario storico che l'ha favorito.
    Cronologicamente parlando bisogna riferirsi ai primi secoli dell'era cristiana : quando il cammino apostolico dei Padri della Chiesa, approdato al centro dell'Impero Romano, è costretto a confrontarsi con una situazione estremamente complessa e articolata che vedeva la coesistenza di popoli diversi, ciascuno con lingue e tradizioni proprie .
    L'organizzazione della nuova confessione religiosa e la costituzione del conseguente apparato chiesastico, favorì lo sviluppo di un repertorio di musiche e tesi. Si tratta di un primo corpus liturgico, non ancora espressione completamente originale, inteso come naturale ed efficace completamento dell'ecumenica missione evangelizzante, capace in qualche modo di unificare il nascente mondo cristiano in nome delle idealità autentiche che portava con sè.
    Nelle cerimonie dell'antica Chiesa romana risuonavano musiche e testi (il greco Kyrie eleison ad esempio) influenzate dai tipi di canto dell'Oriente e ancora fortemente ancorate ai modi musicali preesistenti, spesso pagani. Attraverso stratificazioni successive si svilupparono espressioni musicali differenziate, legate a particolarismi locali, che conobbero momenti di significativa vivacità creativa: il Canto gallicano (nella zona francese), mozarabico (nell'attuale Spagna), ambrosiano (nei territori che facevano capo a Milano), sono alcuni fra i tanti repertori delle celebrazioni liturgiche cristiane che si svilupparono in concomitanza con il canto romano antico, o paleoromano,
    della capitale.
    In questa fase storica, dunque, non esisteva una liturgia omogenea accompagnata da un'unica tradizione musicale. Occorre pertanto sfatare la leggenda, perpetuata nei secoli
    con evidente legittimatorio
    ( Papa Gregorio fu il riformatore del culto cristiano: disegnò l'anno liturgico e provvide alla redazione dei testi dei primi Antifonari ) , secondo cui Gregorio sarebbe stato l'inventore del canto che da Lui avrebbe preso nome.
    L'apocrifa attribuzione si diffuse ovunque a partire dalla biografia del Santo redatta tre secoli dopo da Giovanni Diacono, arricchita da aneddoti e di leggende che consegnarono ai posteri l'immagine agiografica di Papa direttamente ispirato da Dio nell'arte compositiva . Una testimonianza eloquente è costituita dal fiorente repertorio iconografico che contemplava l'immagine di Gregorio seduto in cattedra e insignito delle vesti pontificali nell'atto di dettare ad uno scriba le melodie che lo Spirito Santo, sotto forma di colomba,
    gli suggeriva all'orecchio.Senza dubbio il pontificato di Gregorio segnò un momento importante nella storia della Chiesa, soprattutto riguardo il riordinamento dei testi del repertorio cultuale, ma per nulla inerente alla musica, dal momento che la notazione ( cioè i primi metodi di scrittura musicale ) nacque più di due secoli dopo: gli esempi più antichi compaiono in Musica Enchiriadis, trattato anonimo del IX secolo . Le ricerche musicologiche, avvalorate dallo studio delle fonti musicali e dal loro confronto con i dati storici, hanno accreditato l'ipotesi che il Canto cosidetto Gregoriano avesse avuto origine dalla fusione - avvenuta in epoca Carolingia, verso la fine del secolo VIII - fra il repertorio antico Romano e il Gallicano, a seguito delle vicende che portarono alla creazione del Sacro Romano Impero.
    Il nuovo canto, come la nuova fisionomia politica dell' Europa, fù imposto d'autorità soppiantando gli altri repertori. Una eccezione fù rappresentata dall'Ambrosiano che rimase in vita, circoscritto all'antica area arcivescovile di Milano
    ( una vasta zona che comprendeva la regione lombarda , con esclusione di Monza , fino ad alcune valli del Canton Ticino, e con prolungamenti verso i territori limitrofi di Piacenza e Vercelli ) proseguendo il proprio cammino parallelamente al canto "ufficiale " e mantenendo fino ad oggi la propria autonomia.All'interno della liturgia - considerata nei due ambiti paralleli corrispondenti alla celebrazione della Messa e alla recita collettiva dell'Ufficio - il repertorio nuovo si consolidò in formule, modi esecutivi, stili di canto atraverso un incessante processo di stratificazione e di trasformazione graduali, avvenute soprattutto nei monasteri (famosi quelli di San Gallo, Einsiedeln, Nonantola, Fulda, Tours, Montecassino, Corbie), centri attivissimi oltre che di pratica teologica e devozionale quotidiana, di studio, di trascrizione e di inesausta dedizione alla musica. I generi di monodia liturgica, cioè la melodia e l'innodia (destinati all'Ufficio), e i canti della Messa (raggruppati a seconda della natura dei testi in Ordinarium Missae e Proprium Missae) nel momento in cui furono assegnati ad esecutori professionisti, accentuarono il proprio contenuto estetico-musicale.
    Varietà di forme, di tecniche esecutive, di stili melodici (dal sillabismo ai più liberi e stupefacenti disegni melismatici, passando attraverso tutta una serie di sfumature intermedie) fanno del Canto Gregoriano un repertorio ricchissimo, in continua proliferazione, interessante e affascinante per il rapporto strettissimo che lo lega al testo sul quale modella il proprio andamento ritmico, ricalcandone il significato mistico e spirituale di orazione cantata. Si realizza, così, in ambito musicale, una dimensione religiosa saldamente ancorata al mistero originario del Verbo in cui la parola (verbum, appunto) era motore ideologico e polarizzante di fede difeso ad oltranza.
    Custodito all'interno di scuole specializzate, il Canto Gregoriano venne dapprima tramandato oralmente, quindi codificato con la nascita della scrittura musicale e preservato da infiltrazioni musicali estranee, come gli spunti musicali di carattere profano.
    Il passare dei secoli non ne intaccò la purezza, l'integrità, il significato. Al secolo scorso risale un'effettiva opera di ripristino, promossa dai Benedettini dell'Abbazia di Solesmes. Nell'intento di riportare alla vita una tradizione, si ricerca il patrimonio autentico, se ne tenta un'interpretazione, il più possibile vicina alla purezza e alla semplicità dell'originale.
    Da 20 anni il gruppo corale " Schola Gregoriana Mediolanensis " diretto da Giovanni Vianini, contribuisce, con i suoi 60 cantori, alla valorizzazione del patrimonio gregoriano, con servizi liturgici, registrazioni, trasmissioni radio televisive, concerti; un'attività ben organizzata e costante per mantenere vivo e attuale il canto della chiesa, Bibbia in Musica, canto della Parola di Dio, linguaggio dell'ineffabile, canto che unisce le Nazioni e le generazioni umane.




    giovanni vianini
    schola gregoriana mediolanensis
    anno 2000
    Basilica di S. Marco - Milano

  4. #4
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    Predefinito Elementi di semiografia gregoriana

    Premessa sulla ritmica gregoriana
    Prima di affrontare per sommi capi questo vastissimo argomento è d'uopo precisare che nel canto gregoriano il testo-preghiera è legato indissolubilmente ad una melodia e ne forma una completa simbiosi ciascuna melodia attinge dal testo il suo proprio significato per cui è giocoforza il fatto che la notazione sarà in funzione del testo. La sillaba del testo latino rappresenta il valore sillabico della nota cioè l'entità stessa del neuma. Il Canto gregoriano non conosce mensuralismo e la sua interpretazione è basata essenzialmente sul valore sillabico di ciascuna nota, caratterizzato da una indefinibile elasticità di aumento e diminuzione.

    Semiografia gregoriana


    I neumi

    Ciò che in musica moderna si chiama nota musicale, in gregoriano è detto neuma (dal greco "segno") con la differenza che un neuma può significare una nota singola o un gruppo di note. Nella trascrizione moderna del repertorio gregoriano si utilizzano note di forma quadrata (contrariamente alla notazione di tutta l'altra musica) dette notazione quadrata; esse sono la naturale evoluzione della scrittura presente negli antichi manoscritti. Bisogna infatti considerare il fatto che la trasmissione del canto gregoriano è nata oralmente poi i notatori hanno cominciato a scrivere sui testi da cantare dei segni che richiamassero gli accenti delle parole (notazione adiastematica cioè senza rigo); l'evoluzione di questi segni ha prodotto la notazione gregoriana che conosciamo oggi (notazione diastematica cioè sul rigo). La grafia fondamentale del gregoriano è data dal punctum e dalla virga; dalla sua combinazione con altri neumi scaturiranno tutti gli altri segni nelle loro infinite combinazioni (ad. es il pes, neuma di due note ascendenti, la clivis neuma di due note discendenti, il torculus e il porrectus neuma di tre note ascendenti e discendenti, il climacus neuma di tre o più note discendenti...).


    Neumi monosonici:






    Neumi plurisonici:2 note3 note







    Il Rigo

    Il repertorio gregoriano è comunemente trascritto su di un rigo detto tetragramma il quale consta di quattro linee orizzontali con tre spazi all' interno; si leggono dal basso verso l'alto. Alcune volte si può aggiungere una linea supplementare ma, spesso per melodie che oltrepassano l'estensione del rigo si preferisce utilizzare il cambio di chiave.

    Le Chiavi

    Nei manoscritti antichi per riconoscere precisamente l'altezza dei suoni furono utilizzate le lettere alfabetiche. Due di queste C e F che corrispondono rispettivamente al Do e al Fa diventarono le lettere chiave utilizzate nella trascrizione del repertorio. Nelle moderne edizioni la chiave di Do può essere posta sulla quarta, sulla terza e sulla seconda linea mentre la chiave di Fa si trova generalmente sulla seconda e sulla terza linea, raramente sulla quarta, mai sulla prima.

    Alterazioni

    Il gregoriano conosce solo l'alterazione del bemolle, il quale effetto viene eliminato con l'utilizzo del bequadro. Il bemolle viene impiegato solamente per l'alterazione della nota Si: il termine deriva dalla notazione musicale alfabetica nella quale la lettera b, corrispondente alla nota Si, quando disegnata con il dorso arrotondato (b molle) indicava il Si bemolle mentre con il dorso spigoloso (b quadro) indicava il Si naturale (cfr anche la teoria degli esacordi). Il bemolle usato nella notazione vaticana (la notazione quadrata ancora in uso nelle stampe ufficiali), presenta in realtà il contorno spigoloso, in ossequio alla forma quadrata di tutti gli altri segni utilizzati.
    Il bemolle ha valore fino alla fine della parola alla quale è associato e, a differenza della notazione attuale, veniva posto non necessariamente prima della nota interessata ma anche all'inizio della parola o del gruppo di neumi che contenevano la nota da abbassare.

    Stanghette

    Le moderne trascrizioni di canto gregoriano fanno uso di alcune lineette di lunghezza variabile poste verticalmente sul rigo musicale;esse hanno lo scopo di suddividere le frasi melodico-verbali della composizione (come se fossero i segni di punteggiatura di un testo). - Il quarto di stanghetta delimita un inciso melodico-verbale. - La mezza stanghetta delimita una parte di frase. - La stanghetta intera delimita la fine della frase e molto spesso coincide con la conclusione del periodo testuale. - La doppia stanghetta ha lo stesso significato di quella intera ma si usa al termine di un brano oppure per evidenziare l'alternanza di esecutori.

    Custos

    È una nota più piccola che si traccia alla fine del rigo e ha lo scopo di indicare al cantore la nota che comparirà all'inizio del rigo seguente.

    Armonia

    Il canto gregoriano segue, come le altre espressioni musicali, precise regole di armonia per comporre le sue melodie.

    I modi

    Per quanto riguarda l'ambito dell'intero repertorio gregoriano ricordiamo che non si parla mai di tonalità come la intendiamo noi in senso moderno ma di modalità. Lo scopo della scienza modale è la ricerca della struttura compositiva di ciascun brano fino ad individuarne la forma originale dalla quale deriva. Ciascuna composizione di gregoriano è il frutto di un substrato continuo di evoluzioni che si sono protratte in secoli di storia liturgico-musicale.
    Il gregoriano sviluppò nel tempo otto modi, che poi durante Rinascimento si evolveranno nelle attuali scale maggiori e minori della notazione musicale classica. Ogni melodia è legata ad un modo, che solitamente viene indicato all'inizio dello spartito.
    Ogni modo presenta una propria nota dominante (la nota sulla quale maggiormente insisterà la melodia), una propria estensione (quale intervallo di note potrà sfruttare la melodia) e una propria finale (la nota sulla quale terminerà il brano).
    I modi vengono ulteriormente divisi quattro categorie, ciascuna delle quali presenta un modo autentico ed uno plagale (più grave di quattro note rispetto al proprio modo autentico), accomunati dalla stessa estensione e nota finale. Le categorie sono: Protus, Deuterus, Tritus, Tetrardus. I singoli modi vengono riconosciuti grazie ad un numero romano (pari per gli autentici e dispari per i plagali).
    ModoCategoriaTipoEstensioneRepercussaFinalisIProtu sAutenticoRE-RELAREIIProtusPlagaleLA-LAFAREIIIDeuterusAutenticoMI-MIDO (SI)MIIVDeuterusPlagaleSI-SILAMIVTritusAutenticoFA-FADOFAVITritusPlagaleDO-DOLAFAVIITetrardusAutenticoSOL-SOLRESOLVIIITetrardusPlagaleRE-REDOSOL
    Secondo molti esperti, ad ogni modo si possono associare dei sentimenti: nonostante le più varie interpretazioni, generalmente si concorda sullo schema proposto da Guido d'Arezzo:
    « Il primo è grave[3], il secondo triste, il terzo mistico, il quarto armonioso, il quinto allegro, il sesto devoto, il settimo angelico e l'ottavo perfetto. »(Guido d'Arezzo)


    Da wikipedia

  5. #5
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    Predefinito Liber Usualis

    Il Liber usualis Missae et Officii, ma più comunemente Liber usualis, è una raccolta di canti gregoriani trascritti solo nella notazione quadrata, utilizzati dalla Chiesa cattolica romana.
    La prima edizione risale al 1903 e dopo il Concilio Vaticano II non è più stato ristampato. Ancora oggi è molto diffuso.
    Dopo l'Ordo Missae, cioè il testo della Messa tridentina, è presente una piccola guida al canto gregoriano indirizzata ai cantori meno esperti con indicazioni nell'esecuzione della salmodia.
    Seguono gli ordinari della messa e tutti i salmi nei loro otto toni e il Magnificat, che vengono impiegati nella recita del Breviario romano e nella Liturgia delle Ore.
    Si prosegue con il Proprio del Tempo: per ogni giorno del calendario liturgico sono segnati tutti i canti che devono essere eseguiti nella vigilia, nelle lodi mattutine, nell'ora terza, sesta, nona, nei Vespri, nella Compieta e nella Messa.
    I canti che riguardano la Liturgia delle Ore sono contenuti in quella parte del libro detta "Antiphonarium", mentre quelli che riguardano la Messa sono nella parte dei "Gradualia".
    Il Liber Usualis è diffuso in tutto il mondo in latino, anche se attualmente viene sostituito dal Graduale triplex dove nel repertorio, oltre alla notazione quadrata, viene trascritta anche la notazione sangallese e metense.


    Inizio del Kyrie della Missa Orbis factor nel Liber Usualis



    Da wikipedia

 

 

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