I COSTI DI UNA FRATTURA IMPREVISTA
Le scelte politiche dei cattolici
Singoli eventi non possono modificare le relazioni fra istituzioni ma possono accelerare tendenze in atto. Il caso Boffo, pur nella sua gravità, non causerà il riposizionamento della Chiesa nei confronti del sistema politico italiano. Può però accelerarlo.
Ricapitoliamo il percorso compiuto. Tramontata l’epoca dell’unità politica dei cattolici, scomparsa la Dc, la Chiesa (italiana) si adattò al nuovo mondo bipolare. Il bipolarismo presentava per essa un vantaggio e uno svantaggio. Il vantaggio era che, non essendo la Chiesa monolitica, le sue componenti, in ragione dei loro differenti orientamenti, potevano trovare interlocutori, a beneficio dell’istituzione, in entrambi gli schieramenti. Lo svantaggio era che il feroce bipolarismo italiano rischiava di trasferire i suoi veleni nella Chiesa accrescendo, oltre il limite di guardia, la conflittualità interna. La fortuna della Chiesa, per un lungo periodo, fu di contare, alla testa della Conferenza episcopale, su un uomo come il Cardinale Camillo Ruini, capace, con energia e finezza politica, di garantire una navigazione sicura in acque insidiose.
Dal ’94 ad oggi, dire «bipolarismo » significa dire Berlusconi: nel senso che è stata la presenza di Berlusconi (più delle leggi elettorali) ad assicurare, grazie ai consensi e agli odi che ha suscitato, la divisione del Paese, il bipolarismo politico. Nei governi Berlusconi la Chiesa italiana trovò più di un interlocutore ben disposto: il centrodestra assunse in toto , creando frustrazione nelle sue frange laiche, la rappresentanza delle istanze della Chiesa (fecondazione assistita, opposizione ai Dico, testamento biologico, ecc…). Il prezzo, per la Chiesa, fu di scontentare quella parte di sé e del più generale mondo cattolico ostili a Berlusconi. Ma era un prezzo che poteva essere pagato fin quando il centrodestra fosse rimasto un interlocutore affidabile.
Oggi le cose sono in movimento. La Chiesa, come tutti, deve prendere atto che il ciclo politico di Berlusconi è comunque nella fase discendente. Al massimo, entro qualche anno, dovrà concludersi. E, come tutti, la Chiesa deve anche chiedersi se il bipolarismo sopravvivrà all’uscita di scena di Berlusconi. In più, le vicende personali del premier e ora il caso Boffo, sembrano avere innalzato il livello di conflitto all’interno dell’istituzione. Garantire l’unità, trovare una sintesi, impedire conflitti laceranti, è adesso, per i vertici della Chiesa italiana, difficile.
E’ evidente che la Chiesa, confusamente, si interroga sulle opzioni disponibili: mantenere un rapporto privilegiato con il centrodestra tenendo a freno gli avversari interni? Puntare su un «partito cattolico » di centro (una mini- Dc) che tuteli i suoi interessi quali che ne siano le alleanze? Cercare nella sinistra un nuovo interlocutore? La prima opzione è resa complessa dalle vicissitudini del premier e dai loro contraccolpi. La seconda rischia di risultare velleitaria. La terza deve fare i conti con l’egemonia esercitata sulla sinistra da moralisti che si ammantano di «virtù repubblicane » e che incarnano un nuovo partito ghibellino. Alla fine, i nodi verranno sciolti dalla politica. A decidere, anche delle scelte della Chiesa, sarà la sorte del bipolarismo: in sostanza, la capacità o meno del centrodestra di superare la crisi di successione senza disgregarsi.
Angelo Panebianco
06 settembre 2009