Trovo che ci sia qualcosa di simbolicamente inquietante nell' eliminazione della Francia dal campionato del mondo di calcio.
La globalizzazione capitalistica utilizza tutti i mezzi possibili per pubblicizzare la validità del suo progetto, consistente innanzitutto nella creazione della società multietnica, meraviglioso "crogiuolo" degli individui consumatori, che dovrebbe portare ricchezza e felicità in tutti i paesi.
Se i media possono utilizzare "testimonial" d' eccezione per educare i popoli-consumatori, risultano in tal senso molto più convincenti. Che cosa meglio dunque di un campionato mondiale di calcio, che è quanto di più globalizzato esista, insieme ovviamente alla Coca-Cola e ai Mc Donald's?
Quattro anni fa, il Pensiero Unico della globalizzaizone capitalista puntò sulla squadra francese come perfetto microesempio di società multietnica, con i suoi 8 o 9 giocatori neri su 11, tutti bravi e con un passaporto francese, in alcuni casi fresco fresco.
Oggi tutto è cambiato, gli ex-campioni del mondo e d' Europa sono stati buttatri fuori subendo due "sconfitte cocenti", come si usa dire. La prima con una squadra formata tutta da neri che giocavano con i colori panafricani per una giusta bandiera del continente africano, quella del Senegal. La seconda, forse ancor più bruciante della prima, ad opera di undici bianchissimi giovanotti danesi, che per vincere non hanno avuto bisogno di alcun innesto multietnico.
Forse allora adesso la globalizzaizone sposterà l' attenzione e cercherà di veicolare un altro messaggio: gli americani vincenti anche nel soccer. Certo che per fare andare avanti gli yankees servirebbero miracoli, che forse nemmeno certe terne arbitrali possono garantire.
Ma tant'è, la nuova icona, quella dell' 11 settembre reclama la sua parte e la potenza di Washington si potrebbe manifestare anche sui campi di calcio. Tanto più che ai mondiali gli Stati- canaglia risultano già annientati, non essendo riuscito nessuno di essi neppure a qualificarsi.