Posto di seguito una testimonianza che,pur andando filtrata in un'ottica cristiano ortodossa,può aiutare a riflettere...
Alla ricerca della verità
- il lungo percorso di Klaus Kenneth
di Stefan Goldbach
Klaus Kenneth nasce poco prima della fine della seconda guerra mondiale, in quella che è poi
diventata l’attuale Cecenia. Davanti all’esercito rosso fugge. Poi passa al nemico… Per lui e la sua
famiglia in Germania avrebbe potuto iniziare una nuova vita, se suo padre non li avesseabbandonati, caricando la responsabilità dei figli a una madre immersa nell’occultismo. I tre fratelli vengono lasciati in balia di loro stessi. Klaus è preso a carico da un prete che durante sette anni abusa sessualmente di lui. Qualche anno dopo, durante i suoi studi ad Amburgo,decide di mettere al bando due cose dalla sua esistenza: il cristianesimo e il razionalismo, perché freddi e privi d’amore. È l’inizio della sua lunga ricerca di speranza e di soddisfazione.
La religione di ferro
Nel Marocco, in Tunisia, Iran, Afghanistan, Bangladesh e Indonesia si accostò all’Islam. Tuttavia,
gli dispiaceva che né Allah, né il suo profeta Maometto, sembravano capaci di pietà e di perdono.
Il Corano esigeva la frusta per una disobbedienza alla legge, un ladro rischiava di farsi tagliare la
mano, e il blasfemo la lingua. Klaus ricercava la libertà, ma la strada del Profeta era macchiata
dalla sete di potere, da collera e massacri. Maometto aveva avuto tredici donne e almeno
quaranta concubine. E alla fine dei suoi giorni arrivò alla conclusione che “sulla terra non esiste
niente di più repellente delle donne”. Ecco come Klaus conobbe le donne musulmane: senza
diritti, senza professione, velate ed escluse dalla vita pubblica.
Insoddisfatto dell’Islam, continuò la sua ricerca esistenziale esplorando il mondo soprannaturale.
La droga gli aprì le porte di quest’universo, ma presto si rese conto che lo stava anche
distruggendo. Ricercò allora un altro mezzo per accedere a questa nuova dimensione.
L’uomo dal dolce sorriso
Un giorno, incontrò un uomo dai lunghi capelli scuri, con una grande barba e un dolce sorriso.
Si chiamava Maharishi Mahesh Yogi, il “grande veggente” e fondatore della meditazione
trascendentale (MT). Quest’ultimo gli promise la libertà interiore sviluppando “la conoscenza di
sé”. Gli assicurò che la meditazione trascendentale non era una religione, ma una semplice tecnica. Klaus si lasciò iniziare; in una sala oscura assistette alla presa di contatto del suo professore di MT con il suo defunto maestro, il guru Dev. La foto di quest’ultimo troneggiava su
un tavolo che fungeva da altare. Poi, il giovane uomo dovette restare assolutamente silenzioso
mentre il suo padrone gli sussurrava il suo mantra all’orecchio: “shiring”. Gli spiegò che questo
mantra era un aiuto alla meditazione, ma non gli disse che si trattava in effetti dell’invocazione a una divinità indù.
Il neofita non s’accorse di nulla e si mise a meditare due volte al giorno per venti minuti. I messaggi che “riceveva”l’incitavano a seguire altri corsi con Maharishi, il quale offriva un’ampia gamma di “corsi di perfezionamento”: imparare a volare nello spazio, ad attraversare muri, corsi di veggenza…
Tutto ciò a prezzi astronomici, fino a 40'000 franchi svizzeri.
La libertà era a caro prezzo! Klaus volle allora conoscere la vera sorgente di questi insegnamenti. Ciò lo condusse in India. Durante sette anni, percorse 30’000 km, visitando un guru dopo l’altro. Oltre a nuove forme di meditazione, questi maestri gli insegnavano la legge del karma. Poco a poco, si rese conto che i suoi insegnanti parlavano senza tregua di libertà, ma loro stessi non sembravano viverla. Erano avidi di denaro, di sesso, ma soprattutto di potere. Disorientato e irritato, riprese il suo pellegrinaggio alla ricerca di un guru che conosceva la vera libertà.
Ogni anno, in autunno, l’apprendista guru ritornava ad Amburgo per lavorare in un commercio
di giocattoli prima delle feste di Natale. Faceva molte ore supplementari, riceveva mance e
dormiva nel magazzino dei negozi per economizzare l’affitto. Risparmiava così sufficientemente
denaro per soggiornare in India nove mesi l’anno.
Il tempio di Kali
Con il passare degli anni diventò anche lui un guru. Le persone venivano a chiedergli consiglio
su questioni religiose. Riusciva persino a percepire la voce degli spiriti e a vederli. Gli apparivano sotto forma di un vapore verde che passava attraverso i muri della sua camera. Queste visite producevano in lui delle angosce mortali, talvolta anche delle malattie. Ma aveva bisogno dei“suoi” spiriti per influenzare le altre persone.
Imparò a sorridere come Buddha e a non lasciar trasparire le sue angosce.
Si installò a Calcutta, città della dea Kali (Cali Cut). Kali fu la dea più venerata da Klaus. Si ritiene che questa dea erotica eserciti un’irresistibile attrazione sugli uomini e sugli dei.
Spesso Klaus meditava nel tempio di Kali –guardava scendere il sangue degli animali sacrificati e si ritrovava in trance. Per uscire dal karma – il
cerchio continuo di nascita e di morte – doveva imparare a vincere la morte. E proprio a Calcutta si trovavano gli ospizi per moribondi di Madre
Teresa. Decise così di andarci. Si era immaginato le sofferenze dei moribondi, invece, arrivato in questo luogo, fu afferrato innanzitutto dalla
pace che vi regnava.
Da Madre Teresa
L’indomani andò alla messa, alla Lower Circular Road, dove Madre Teresa si recava ogni mattina.
Non aveva mai visto una foto della celebre suora. Si aspettava di vederla seduta su un trono in
una sala gremita di discepoli. Ma la sala era modesta, occupata da 150 suore in preghiera. Una
di esse, anziana, si avvicinò a lui e gli diede un libro di preghiera. Sfogliandolo, Klaus fu attirato dalla preghiera di San Francesco d’Assisi. Si mise a tremare, lottando contro le lacrime, lui che aveva giurato all’età di otto anni (25 anni prima) di non piangere mai più! La stessa scena si ripeté l’indomani e il giorno dopo: Klaus si metteva a piangere appena l’anziana suora gli portava il libro di preghiera. Nel momento in cui voleva fuggire, l’anziana suora lo prese per il braccio e lo fissò. Comprese allora che aveva a che fare con Madre Teresa. L’amore che risplendeva dal suo viso gli fece dimenticare le sue lacrime. Durante tre settimane discussero insieme. Madre Teresa riconosceva Gesù Cristo, ma lui credeva che fosse un’induista. La suora amava le persone, cosa che lui considerava incompatibile con il cristianesimo. Non aveva dimenticato il prete che durante sette anni aveva abusato di lui.
L’iniziazione al buddhismo
Klaus lasciò Calcutta per raggiungere un monastero
buddhista dell’Himalaya. Aveva sete di meditazione,
d’avventura e di rivelazioni soprannaturali. E ne aveva
abbastanza dell’induismo, questa caotica religione con
i suoi milioni di dei e demoni. Si rese conto che da
5000 anni gli indù provavano a raggiungere un karma
migliore. L’India sarebbe dunque dovuta essere da
molto un paese libero e pieno di persone felici! Ma
nella realtà, paura, malattia, un sistema di caste e
povertà la facevano da padroni. Perciò Klaus si ritirò
per otto mesi in questo monastero, prima di ritornare a
Calcutta. Là, sentì parlare di Achan Chah, un monaco
buddhista del tempio “Wat Bung Wai”, maestro thailandese che regnava su diversi monasteri e
centinaia di monaci, uno degli asceti e maestri spirituali più severi dell’Asia.
L’ordine monastico di Achan Chah era estremamente rigido. La meditazione cominciava alle tre
del mattino e durava fino alle sei, dopodiché i monaci andavano a chiedere l’elemosina presso il
popolo. Alle nove si serviva loro l’unico pasto della giornata. Poi, meditazione. Era vietato parlare,
ascoltare la radio, leggere, fare musica. Una volta la settimana, la meditazione durava tutta la
notte. Chi si addormentava doveva fare questa meditazione con una brocca d’acqua sul cranio
rasato. Se questa cadeva, doveva allora sedersi sul bordo di un pozzo profondo 24 metri. Era il
prezzo da pagare per ottenere la redenzione.
Un giorno, alla sorpresa di tutti, Achan Chah decise che Klaus sarebbe stato il suo discepolo
favorito. Quest’ultimo ebbe così accesso a corsi privati e ad un insegnamento privilegiato. Ciò lo
portò a meditare quasi 24 ore su 24. Sperimentava delle manifestazioni particolari. Un giorno,
durante la sua meditazione, un giglio bianco crebbe nella sua mano. Un’altra volta, abbandonò il
proprio corpo per un viaggio astrale. Fu anche capace di vedere distintamente i demoni ai quali
faceva appello. Ma spesso era anche ammalato. Un giorno – viveva allora in un tempio di Bangkok
– decise di recarsi in riva al mare, al sole. Incontrò tre giovani donne che gli promisero del denaro
se egli le seguiva. Fece allora ciò che aveva l’abitudine di fare quando si sentiva insicuro: invocò i
suoi spiriti. Sentì allora chiaramente la voce di Achan Chah dirgli: “Fai ciò che fai, e fallo
pienamente.” Lasciò allora il tempio per condividere una casa con quindici prostitute. Le ragazze
gli davano denaro, abiti, da mangiare, e facevano tutto ciò che egli desiderava. Nella sua
meditazione, sentiva senza tregua la voce di Achan Chah ripetergli: “Fai ciò che fai, niente è
buono o cattivo. Questo è lo Zen, la vera vita.”
Ma i problemi di salute continuavano a affliggere Klaus. Decise allora di tornare al monastero
himalayano “Wat Bung Wai”, dove fu accolto come un cane in chiesa. Disprezzato da tutti i
monaci, moralmente a terra, fuggì un’altra volta. Quando si fermò vicino a una risaia, fece
l’inventario del suo zaino da monaco. Trovò il Nuovo Testamento che gli aveva regalato Madre
Teresa. L’aprì a caso e si mise a leggere la storia dei farisei e della donna adultera. La situazione di quella donna confrontata con i custodi della morale gli sembrava disperata. E nessuno si aspettava ciò che Cristo disse: “Chi di voi non ha peccato getti la prima pietra.” Questa lettura lo interrogò profondamente, fu toccato dall’amore di Gesù davanti all’odio dei Farisei. Gli vennero le lacrime agli occhi.
Achan Chan
Non dimenticò questa lettura. Un giorno Achan Chah ebbe un attacco di collera in presenza di Klaus. Klaus vide una specie di fumo verde uscire dalle sue tempie, come lo vedeva nelle apparizioni demoniache. Un mondo intero stava crollando. Era mai possibile che neppure Achan Chah, il grande asceta, fosse libero dalle sue emozioni? Chi, allora, poteva ancora sperare di morire serenamente?
Il miglior mezzo per scoprirlo era di meditare sulla morte. Si recò dunque all’obitorio di Bangkok. Per parecchi giorni ebbe accesso, in quanto monaco, a un servizio di autopsia. Quando la persona che praticava le autopsie si abituò alla sua presenza, cedette alla sua pulsione e violentò un cadavere sotto gli occhi scioccati di Klaus. Il combattimento contro le passioni era dunque un combattimento perso?
Riprese la strada dell’Europa e s’installò in Svizzera romanda, dove fece la conoscenza di alcuni cristiani. Ma questi non riuscirono a convincerlo. Più solo che mai, si convinse che gli restava ancora un’unica possibilità di trovare la libertà e l’amore: il Sudamerica con il suo spiritismo.
Salvato dagli indiani o da Dio?
“Spara! dai!” gridò Klaus. Ma i banditi colombiani non spararono. In quel momento udì una voce
interiore parlargli: “Klaus, prima di morire, è necessario aver vissuto.” Si ricordò queste parole
udite nella sua infanzia: “Dio è vita.” Allora si mise a pregare: “Dio, se esisti, salvami. Ma sappi
che preferisco morire piuttosto che ignorare che sia grazie a te che sono salvato.” Proprio in
quell’istante una banda di indiani uscì dall’oscurità. I banditi spararono nella loro direzione, ma
la metà degli indiani sfuggì alle pallottole. Presi dal panico, i rapitori fuggirono abbandonando i
loro ostaggi.
Di ritorno in Svizzera, Klaus incontrò una donna cristiana che aveva conosciuto prima, e le
raccontò la sua storia. Per questa donna era ovvio che Dio stesso aveva agito e l’aveva salvato dalle
“grinfie” dei banditi. “No, sono stati gli indiani,” rispose Klaus. “No, era Dio. Abbiamo pregato per
te durante tutto il tuo viaggio in Colombia,” gli rispose lei. Essa gli indicò allora il giorno e l’ora in
cui quest’episodio era accaduto, e ciò corrispondeva esattamente all’ora dello scontro tra i banditi
e gli indiani. Aggiunse: “Klaus, puoi essere un guru e puoi odiare tutti gli esseri umani, ma c’è
un uomo più potente di te: è Maurice Ray.” “Molto bene”, rispose Klaus. “Accetto volentieri di
sfidarlo e gli mostrerò chi è il più forte.”
L’uomo che era più forte
Nell’autunno 1981, Klaus prese appuntamento con Maurice Ray davanti alla cattedrale di
Losanna. Arrivò con due ore di ritardo, per provare la reazione di quest’ultimo. Ma sul volto del
pastore brillava un amore paterno, e Maurice Ray l’ascoltò raccontare la sua vita. Quanto ebbe
finito, gli disse:
– Klaus, queste sono cattive notizie. Per te è arrivata l’ora di ascoltare la buona notizia
dell’evangelo. Tu sei posseduto da demoni. Hai bisogno di esserne liberato. Io non posso farlo,
ma Gesù può, io sono solamente il suo servitore.
– No, non lo voglio fare. Non voglio diventare un cristiano.
– La liberazione non farà di te automaticamente un cristiano, ma ricupererai la libertà che ti
permetterà di decidere ciò che vuoi veramente. Pronuncia la parola “Gesù” ad alta voce.
Klaus non riuscì a emettere alcun suono udibile.
– Vedi Klaus, gli disse Maurice Ray, non sei libero.
Allora Klaus accettò la proposta del pastore. Questi si mise a pregare:
– Nel nome di Gesù lego tutte le potenze che tengono incatenato Klaus e che gli impediscono di
riconoscere il piano di Dio per la sua vita!
Allora Klaus chiuse a sua volta gli occhi e disse:
– Gesù, se esisti, allora devi conoscermi e sapere che non credo alla tua esistenza. Ma ti faccio
una proposta. Se mi parli, crederò in te, ma voglio essere sicuro che sei proprio tu a parlarmi!
Di voci dall’aldilà ne aveva già sentite abbastanza! Quando si salutarono, Maurice gli disse:
– Ti parlerà.
Qualche tempo dopo, su invito di una conoscente, Klaus si recò a un culto. Quella mattina, una
persona prese la parola e disse: “Rallegratevi sempre nel Signore!” Klaus non si era mai
veramente rallegrato. La persona continuò:
“Dio è vicino.” Klaus si guardò intorno… “Non preoccupatevi…”, lui che era sempre angosciato.
“Depositate le vostre preoccupazioni davanti a Dio… e la pace di Dio che supera ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori.” Alla fine del culto, Klaus si avvicinò all’oratore e gli disse:
– È a me che hai parlato poco fa?
– No, perché? Si sentì rispondere.
Maurice Ray, che aveva sentito la loro conversazione, gli disse: “Sai Klaus, questo è scritto nella
Bibbia.” Ma Klaus non volle crederci, e non credette neppure che Gesù gli aveva parlato
personalmente.
La tentazione della morte
L’indomani, si trovò nuovamente seduto in quella chiesa, che organizzava una campagna di
evangelizzazione di una settimana. Al momento della Santa Cena, la sua vicina di banco l’invitò
ad andare davanti con lei. “No, non sono cristiano, vai da sola,” gli rispose Klaus. Un banco dopo
l’altro, le persone si avvicinavano per partecipare alla Santa Cena, mentre Klaus si chiedeva se
era realmente invitato… Si decise allora di porre la domanda a Gesù. Sentì allora una voce
udibile dirgli: “Sì, vieni, ti ho perdonato tutto!” Un calore indescrivibile lo invase, come se un
fulmine l’avesse attraversato dalla testa ai piedi. Gli mancò il fiato, vide rosso, urlò e corse fuori
dalla cattedrale di Losanna. Era profondamente deluso da quest’esperienza del cristianesimo, e
anche disperato.
Si recò verso il muro che dava sulle case del quartiere vicino. Dieci metri lo separavano dal suolo
e dalla morte. Poi udì una voce dirgli:
“Sei disgustato? Allora fai ciò che hai sempre fatto in simili circostanze. Girati!”
Si girò e vide tre affascinanti giovani donne attraversare il sagrato della chiesa. Fu tentato di
inalberare il suo sorriso buddhista e di chiamare il trio. Ma qualcosa era cambiato da quando
aveva pregato con Maurice Ray. “Klaus, come puoi cercare soddisfazione presso infelici?” Vide
allora l’anima delle tre donne. Erano tristi, e Klaus provò pietà. Davanti ai suoi occhi tutto
divenne nero e perse conoscenza.
Quando si riprese, dei volti inquieti erano chini sopra di lui. Maurice Ray, che era uno di loro, gli
disse:
– Klaus, era un attacco di Satana. Attacca tutti coloro che vogliono cambiare campo. Ti avverto:
solo se sei ancorato in Gesù Cristo potrai essere protetto contro tali aggressioni.
L’indomani Klaus tornò al culto. Quando arrivò il momento della Santa Cena, fu preso dalla
paura. Non voleva rivivere l’esperienza della vigilia. La scarica che aveva ricevuto era così violenta
che temeva lo uccidesse. Ma sentì la stessa voce udibile: “Non temere. Nel mio nome, sarai
sempre più forte.” Sentì allora una forza e una gioia tali che non aveva mai conosciuto prima. Si
alzò in lacrime, e si avvicinò per prendere la Santa Cena. Prese il pane – che significa la vita
sacrificata per lui.
Intervista a Klaus Kenneth…
18 anni dopo la sua esperienza alla cattedrale di Losanna, Klaus
Kenneth dà conferenze in numerosi paesi. È anche musicista ed
evangelista nelle strade. Sta terminando la sua autobiografia, che
dovrebbe essere disponibile in un primo tempo in tedesco.
Klaus, quanti guru hai incontrato?
Una ventina. Alcuni solo per breve tempo, altri più a lungo:
Swami Vivekananda, Sri Aurobindo, Ma, Paramahansa
Yogananda, Sai Baba, Ramakrishna…
Hai avuto dei contatti con dei guru deceduti?
Sì.
Come sapevi che si trattava effettivamente di guru?
Perché durante la meditazione mi sono rivolto a loro per nome.
In quale lingua ti parlavano?
In inglese. Si sono sempre rivolti a me nella lingua nella quale pensavo e parlavo. D’altronde è
così anche con Gesù Cristo. Nella cattedrale di Losanna si è rivolto a me in francese.
Meditavi anche quando eri tormentato dagli spiriti?
Speravo sempre che ciò mi avrebbe condotto da qualche parte. Siccome mi davano potere e
influenza sulle persone, credevo di avere a che fare con spiriti buoni. Ma nello stesso tempo
anche altri spiriti, che non avevo invocato, venivano. Era questo l’intoppo del problema.
Poi sei diventato guru anche tu. Come lo si diventa?
Con l’esperienza, rispondendo alle domande degli altri e mostrando loro nuove vie che non
conoscono ancora.
Esistono lotte tra i diversi guru?
Eccome! La maggioranza dei guru è avida di potere, di denaro o di sesso. Ognuno vuole superare
l’altro. Un guru vuole essere trattato con onore, come Satana. Ognuno vuole essere il più grande.
Gesù ha detto che un regno si distrugge quando non è unito. Come è dunque possibile, nel
mondo occulto, che degli spiriti più deboli aspirino alla posizione di Satana?
Il regno delle tenebre non è assolutamente unito, ma diviso da un combattimento continuo per
avere più potere e gloria. In cima alla gerarchia si trova Satana. E lui non si lascia detronizzare.
Uccide prima!
Con l’aiuto di spiriti, hai influenzato altre persone. Come è possibile?
Tutto comincia con la lettura delle linee della mano o delle sfere di cristallo. Per me queste sono
“pagliacciate” dell’occultismo. I satanisti più potenti possono influenzare qualcuno
semplicemente guardandolo negli occhi. Aspettano il momento opportuno per avere accesso alla
sua anima. È purtroppo così che ho proceduto, anche io.
Un semplice sguardo basta?
Sì. In un primo tempo, queste persone danno insicurezza o scioccano la persona. Poi, gli
mandano il loro messaggio. La persona coinvolta non capisce cosa le succede. Ma
improvvisamente viene presa da pensieri autodistruttivi. È la ragione per la quale anche un
cristiano deve mettersi sotto la protezione di Cristo. Presto o tardi sarà confrontato con potenze
occulte più forti di lui.