... e poi dicono che sono apocalittici quelli che pensano che si sta instaurando un regime.
Quand'è che mi introducete il reato di vilipendio al capo del Governo?
Corriere della Sera, 7.3.2002
Azione disciplinare contro Giovanni Briasco. La difesa: frase non offensiva in una lettera privata
«Di Berlusconi me ne frego»: e il magistrato finì nel mirino di Castelli
ROMA - Una frase di una lettera, tre righe appena: «Di Berlusconi non mi potrebbe fregare di meno. Oltretutto io appartengo idealmente a tutt’altra (ed opposta) parrocchia, ma sono indipendente anche da quella». Sono bastate a Roberto Castelli, ministro della Giustizia, per allertare il Csm e denunciarne l’autore, Giovanni Briasco, presidente della sezione fallimentare del tribunale di Roma. All’epoca dei fatti, settembre 2000, Berlusconi era presidente del Milan e non ancora del governo italiano. Ma era anche proprietario di Publitalia e Massimo Ciferri, pubblicitario, non aveva avuto dubbi che l’avere tra i suoi creditori quella concessionaria era stata la causa del suo fallimento. Meglio: il motivo alla base della sentenza del tribunale che aveva decretato il fallimento della sua società.
Non aveva esitato perciò il signor Ciferri: carta, penna ed inchiostro al veleno per una lettera di accuse al presidente Briasco, colpevole, a suo dire, di aver voluto favorire il futuro premier. «Ma io nemmeno sapevo che Publitalia era di Silvio Berlusconi», racconta ora Giovanni Briasco che non smentisce la frase di quella lettera, la sua risposta in busta chiusa ad un cittadino deluso dalla giustizia civile. E anzi: «Non ci trovo nulla di male. Certo, è un’espressione gergale, ma non offensiva. Io sono genovese, però vivo a Roma da quarant’anni. E a Roma si usa quest’espressione, e molto: "Non me ne può fregà di meno"».
Ma al ministro lombardo Castelli non è importato nulla del gergo romano. E già nel novembre dello scorso anno ha preso lui la sua carta e la sua penna per denunciare il giudice a Francesco Favara, procuratore generale della Corte di Cassazione: «Il dottor Giovanni Briasco ha gravemente mancato ai propri doveri, rendendosi immeritevole della fiducia e della considerazione di cui deve godere il magistrato», ha scritto infatti il ministro sollecitando un’azione disciplinare che potrebbe costare al presidente del tribunale da un minimo di un’ammonizione fino alla radiazione.
«Io in realtà penso di poter arrivare a un’archiviazione», si difende Giovanni Briasco. E aggiunge: «Non capisco: quella era una mia lettera privata ad un privato cittadino. Per capire: ho pagato io il francobollo. E quando scrivo una lettera privata io uso un linguaggio sciolto, come dire? Parlato. E mi chiedo, e chiedo al ministro: mi è permesso di appartenere ad un’altra parrocchia rispetto a quella di Berlusconi? Aggiungo: mi è permesso di esprimere questo privatamente ad un privato cittadino?».
Spetterà alla procura generale della Corte di Cassazione pronunciare l’ardua sentenza. «Nel frattempo mi viene da sorridere, visto che dopo queste incomprensioni io e il signor Ciferri siamo diventati amici. L’altro giorno mi ha portato un regalo: un libro di Bertrand Russell. Comunque non mi sorprendo di questa iniziativa personale del ministro: è un fedele servitore del governo attuale».