Giappone, Abe sfida tutti e visita il santuario dei caduti e dei criminali di guerra
Il primo ministro a Tokyo partecipa a una cerimonia ufficiale. La Cina: «Offesa brutale». Gli Usa: «Siamo delusi».
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A PECHINO - Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha visitato lo Yasukuni, il santuario dove sono onorati 2,5 milioni di caduti in nome dell’imperatore. Tra quei soldati, funzionari e civili ci sono alcune centinaia di criminali di guerra e 14 condannati di «Classe A», considerati tra gli ideatori e pianificatori dell’aggressione nipponica durante il secondo conflitto mondiale.
PECHINO OFFESA - Abe è arrivato al tempio nel centro di Tokyo vestito in abito da cerimonia con le code, cravatta color argento, accolto dai custodi del santuario in kimono. Tutta la scena è stata trasmessa in diretta dalla televisione. È la prima volta dal 2006 che un primo ministro giapponese in carica compie un gesto di sfida storica tanto significativo e grave per tutti i Paesi asiatici che furono vittime dell’invasione imperialista del Giappone nel secolo scorso. La Cina ha definito la visita «un’offesa brutale e un affronto alla storia e alla coscienza umana». La Corea del Sud ha espresso «collera per un comportamento anacronistico». Anche gli Stati Uniti hanno fatto sentire la loro voce critica: «Il Giappone è un alleato e un amico, ma siamo delusi da un comportamento che aggraverà le tensioni con le nazioni vicine». Abe sostiene di essere andato allo Yasukuni non per celebrare il militarismo del passato ma «per fare rapporto alle anime dei caduti sul lavoro del mio governo e per promettere che il popolo non dovrà mai più soffrire in guerra». Quasi una missione pacifista, secondo questa spiegazione. Ma negli anni Settanta, quando Pechino e Tokyo riallacciarono normali relazioni, i giapponesi avevano promesso in un accordo non scritto che nessun politico con responsabilità di governo avrebbe messo piede in quel santuario del militarismo.
PASSI ALLARMANTI - E il governo Abe, in carica esattamente da un anno, ha già compiuto altri passi allarmanti: il premier ha detto che la storia può sempre essere vista da diversi angoli e che definire le azioni giapponesi tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso come «invasioni» non è corretto. Tokyo ha anche appena varato un piano di potenziamento delle forze armate che prevede il varo di navi e sottomarini e l’acquisto di decine di cacciabombardieri. Questa corsa al riarmo si inquadra in una crisi territoriale con la Cina per le isole Senkaku/Diaoyu: si tratta di un gruppo di scogli disabitati amministrati da Tokyo ma rivendicati da Pechino, che hanno un valore strategico per il controllo delle rotte navali e a quanto pare poggiano su fondali ricchi di risorse minerarie.
Giappone, Abe sfida tutti e visita il santuario dei caduti e dei criminali di guerra - Corriere.it