Originariamente Scritto da
Giò
Adinolfi fa questo ragionamento: come non è giusto smembrare l'Italia come rimedio al male che l'afflige, così non è giusto smembrare l'U.E. per rimediare al tanto male che fa.
Il discorso potrebbe avere un senso, ma si scontra con alcuni fatti.
Io posso pure dire che mi va bene l'Unione Europea, ma non questa U.E., che però voglio che si trasformi in una libera confederazione di Stati nazionali sovrani ed indipendenti.
Se tale possibilità non è realizzabile perché alcune delle nazioni interessate preferiscono mantenere l'attuale struttura così com'è, al massimo facendo alcune modifiche in senso accentratore e/o federalistico, che cosa si fa, a fronte del fatto che le classi dirigenti di quelle nazioni e le oligarchie transnazionali a cui rispondono vogliono mantenere o consolidare lo status quo per opprimere il nostro popolo?
Si subisce l'ingiustizia?
Si dirà: si reagisce e si lotta.
Rispondo io: certo, ma se la lotta in sede U.E. fallisce?
Allora non resta altro da fare che staccarsi dall'U.E., possibilmente e preferibilmente con la collaborazione degli altri Stati U.E. che hanno il medesimo problema.
Non esiste dire: accettiamo l'U.E. anche se non ci piace perché l'Europa-Nazione, Thiriart, Degrelle, l'asse Parigi-Berlino-Mosca, ecc.
Sono astrazioni ideologiche, che non tengono conto del fatto che noi siamo europei ma lo siamo perché italiani e non il contrario.
E se l'Europa opprime ingiustamente la mia patria io mi difendo con tutte le armi che lecitamente si possono usare.
Fra cui anche, appunto, l'uscita da questa U.E.
Non perché anti-europeo, ma proprio per amore dell'Europa, quella vera.