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    Unhappy London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla, in 10 anni si dissolverà


    16 ott – “Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.

    Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione.
    Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori.
    La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza , l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa.
    L’Italia ha attualmente il livello di tassazione sulle imprese più alto dell’UE e uno dei più alti al mondo. Questo insieme a un mix fatale di terribile gestione finanziaria, infrastrutture inadeguate, corruzione onnipresente, burocrazia inefficiente, il sistema di giustizia più lento e inaffidabile d’Europa, sta spingendo tutti gli imprenditori fuori dal Paese . Non solo verso destinazioni che offrono lavoratori a basso costo, come in Oriente o in Asia meridionale: un grande flusso di aziende italiane si riversa nella vicina Svizzera e in Austria dove, nonostante i costi relativamente elevati di lavoro, le aziende troveranno un vero e proprio Stato a collaborare con loro, anziché a sabotarli. A un recente evento organizzato dalla città svizzera di Chiasso per illustrare le opportunità di investimento nel Canton Ticino hanno partecipato ben 250 imprenditori italiani.
    La scomparsa dell’Italia in quanto nazione industriale si riflette anche nel livello senza precedenti di fuga di cervelli con decine di migliaia di giovani ricercatori, scienziati, tecnici che emigrano in Germania, Francia, Gran Bretagna, Scandinavia, così come in Nord America e Asia orientale. Coloro che producono valore, insieme alla maggior parte delle persone istruite è in partenza, pensa di andar via, o vorrebbe emigrare. L’Italia è diventato un luogo di saccheggio demografico per gli altri Paesi più organizzati che hanno l’opportunità di attrarre facilmente lavoratori altamente, addestrati a spese dello Stato italiano, offrendo loro prospettive economiche ragionevoli che non potranno mai avere in Italia.

    L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi – collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale.
    L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia.
    In conclusione, la rapidità del declino è davvero mozzafiato. Continuando su questa strada, in meno di una generazione non rimarrà nulla dell’Italia nazione industriale moderna. Entro un altro decennio, o giù di lì, intere regioni, come la Sardegna o Liguria, saranno così demograficamente compromesse che non potranno mai più recuperare.
    I fondatori dello Stato italiano 152 anni fa avevano combattuto, addirittura fino alla morte, per portare l’Italia a quella posizione centrale di potenza culturale ed economica all’interno del mondo occidentale, che il Paese aveva occupato solo nel tardo Medio Evo e nel Rinascimento. Quel progetto ora è fallito, insieme con l’idea di avere una qualche ambizione politica significativa e il messianico (inutile) intento universalista di salvare il mondo, anche a spese della propria comunità. A meno di un miracolo, possono volerci secoli per ricostruire l’Italia.”

    articolo originale

    traduzione
    Ultima modifica di Ivan; 17-10-13 alle 21:29

  2. #2
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    Predefinito Re: London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    Ma meno male.....

  3. #3
    Cavaliere d'oro
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    Predefinito Londra shock: "Fra 10 anni dell'Italia non resterà nulla"

    “Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà". Così Roberto Orsi, italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevede il prossimo futuro del Belpaese.

    IVA AL 22% SCELTA MIOPE - E le ultime mosse del governo, innalzamento dell'Iva al 22% su tutte, non sembrano la via migliore per invertire la pericolosissima tendenza: "Il governo sa perfettamente che la situazione è insostenibile - prosegue Orsi nella sua disamina -, ma per il momento è in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA (un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione".

    UN SETTORE DISTRUTTO - Il termometro più indicativo della crisi italiana, secondo orsi, è lo smantellamento del sistema manufatturiero, vera peculiarità del made in Italy a tutti i livelli: "Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori. La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza, l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa".

    RESPONSABILITA' POLITICHE - Quando si tratta di individuare le responsabilità, Orsi non ha dubbi nel puntare il dito contro la politica: "L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale. L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia".

    Per la gioia di terzomondisti, secessionisti, europeisti, anti italiani in generale.Londra shock: "Fra 10 anni dell'Italia non resterà nulla" - Diritto - Virgilio Economia
    Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge avranno le armi

  4. #4
    Cavaliere d'oro
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    Predefinito Re: Londra shock: "Fra 10 anni dell'Italia non resterà nulla"

    "Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione."

    cit. dal testo
    Ultima modifica di Rick Hunter; 17-10-13 alle 22:08
    Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge avranno le armi

  5. #5
    tra Baltico e Adige
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    Predefinito Re: London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    Si chiama meridionalizzazione dello stato, e non tiratemi fuori i burattini che vengono messi a fare i primi ministri per la gioia dei polentoni.

    L'intero apparato statale è composto da meridionali e giustamente l'itaglia assomiglia sempre di più a una regione meridionale, bene che la storia cancelli questo errore dalle carte geografiche.



  6. #6
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    Predefinito Re: London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    Citazione Originariamente Scritto da Ivan Visualizza Messaggio
    London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla, in 10 anni si dissolverà


    16 ott – “Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.

    Leonardo aveva scritto: Di lor non resta che cessi pieni.

    Andrà corretto: Di lor non resta che cessi vuoti.
    Io sono al bando da circoli, logge e sagrestie.
    Ma col mio carattere e i miei gusti me ne consolo facilmente.

  7. #7
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    Predefinito Re: Londra shock: "Fra 10 anni dell'Italia non resterà nulla"

    cribbio è colpa dei comunisti, ...............

    Presidenti del Consiglio per durata incarico

    N. Giorni Presidente del Consiglio Governi
    1. 3 340 Silvio Berlusconi
    4
    2. 2 679 Giulio Andreotti 7[3]
    3. 2 548 Alcide De Gasperi 7[4]
    4. 2 247 Aldo Moro 5
    5. 1 652 Amintore Fanfani 6[3]
    6. 1 608 Romano Prodi 2
    7. 1 321 Bettino Craxi 2
    8. 1 109 Mariano Rumor 5
    9. 1 081 Antonio Segni 2
    10. 716 Giuliano Amato 2
    11. 560 Emilio Colombo 1
    12. 552 Massimo D'Alema 2
    13. 529 Mario Monti 1
    14. 521 Giovanni Spadolini 2
    15. 507 Mario Scelba 1
    16. 486 Lamberto Dini 1
    17. 465 Ciriaco De Mita 1
    18. 441 Francesco Cossiga 2
    19. 408 Adone Zoli 1
    20. 377 Carlo Azeglio Ciampi 1
    21. 337 Giovanni Leone 2
    22. 260 Giovanni Goria 1
    23. 253 Arnaldo Forlani 1
    24. 172[1] Enrico Letta 1
    25. 148 Giuseppe Pella 1
    26. 123 Fernando Tambroni 1
    Ultima modifica di dDuck; 17-10-13 alle 22:22


    ma chi è quel mona ....


  8. #8
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    Predefinito Re: London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    Il tempo dei Mattei, degli Olivetti, dei Pirelli, dei Valletta, della Montedison, della grande Pirelli, della Falck, della Breda, della Marelli e via dicendo è finito da tempo. Oggi è il tempo dei Berlusconi, che è un magnate della speculazione pubblicitaria, quella che alla fine dei giochi fa pagare al consumatore un prodotto un notevole X% in più di quello che pagherebbe se non dovesse versare miliardi per la pubblicità, è il tempo dei De Benedetti, finanziere, ergo speculatore, è il tempo dei Riva, industriali in ritardo di 150 anni sul modo di essere industriali. il tempo dei Trochetti Provera, dei Colaninno, dei Ligresti, cioè di una classe imprenditoriale inetta e incapace(vedere cosa hanno fatto all'Alitalia) ma purtroppo è anche e contemporaneamente il tempo di una classe politica altrettanto inetta e incapace, una classe politica che ha all'opposizione un ex comico diventato improvvisamente un politico solo perché urla nelle piazze che la colpa, la causa di questo ormai irreversibile declino del Paese è la Casta, sorvolando sul fatto che la causa del nostro declino sta nel sistema economico che in Italia, così come in Grecia del resto, non è stato nemmeno capace di medicare le gravi ferite che il liberismo fa alla società. Siamo arretrati di almeno 50 anni sugli altri Paesi che pur hanno adottato il liberismo, cercando però di limitarne l'avidità e la pericolosità. La foptografia del nostri Paese è Berlusconi, un finto imprenditore che non ha mai prodotto niente ma che ha solo sfruttato un sistema che vuole che per vendere si debba fare montagne di pribblictà che, alla fine, come detto, va ad appesantire la spesa dei consumatori.

    Non la vedo bene, per l'Italia.
    Ultima modifica di cireno; 17-10-13 alle 23:09

  9. #9
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    Predefinito Re: London School of Economics: dell'Italia non rimarrà nulla...

    E' il tempo di gente che non studia più. Non cerca la strada originale. Non si incazza per diventare grande. E' tempo di gente che si incazza per rimanere piccola. E' tempo di gente che litiga e c'ha sempre ragione.
    Ma che cazzo vogliamo da Mr. B., la Casta, Tronchetti, De Benedetti e compagnia cantante?
    Vogliamo Grillo?

    PS: le stesse cose le diceva un mio studente cinese di 19 anni, solo un paio d'anni fa. Altro che London economics.
    Ultima modifica di gigionaz; 17-10-13 alle 23:23
    Succede che la Camusso e Landini restino gli unici rappresentanti della sinistra italiana e, paf!, mi si cambia l'avatar glorioso. Tutto d'un tratto... FACEPALM

  10. #10
    Più mercato (del pesce)
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    Predefinito Re: Londra shock: "Fra 10 anni dell'Italia non resterà nulla"

    Speriamo che, essendo studiosi di economia, si sbaglino anche stavolta.
    Succede che la Camusso e Landini restino gli unici rappresentanti della sinistra italiana e, paf!, mi si cambia l'avatar glorioso. Tutto d'un tratto... FACEPALM

 

 
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