Prove di dittatura?
Il disegno di legge sulla “omofobia e la transfobia”
di Filippo Campo
In Italia la libera espressione del pensiero e del credo religioso rischia seriamente di essere cancellata.
La libertà di pensiero e di religione, tutelata dalla nostra Costituzione agli artt. 19 e 21, qualora venisse approvata in Parlamento la proposta di legge contro la “omofobia e la transfobia”, verrà inesorabilmente minata e diventerà reato qualunque opinione espressa in pubblico contro l’ideologia del “gender”, il cosiddetto “matrimonio omosessuale” e l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali.
L’art. 19 recita: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. L’art. 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altra forma di diffusione”.
Il progetto di legge contro la “omofobia e la transfobia”, tuttavia, prevede la punibilità con la “reclusione fino ad un anno e sei mesi” di chi “propaganda idee ovvero incita a commettere ovvero commette atti di discriminazione motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”.
Vieta, poi, il diritto di esistere a qualsiasi “organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione”. Prevede, inoltre, la punibilità con la “reclusione da sei mesi a quattro anni” di chi “partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza”.
Prevede, altresì, la punibilità con la “reclusione da uno a sei anni” di chi “promuove e dirige tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi”.
Ciò vuol dire, dunque, che, in nome della lotta all’omofobia e alla transfobia, verrà punita qualunque persona o associazione che osasse esprimere il proprio pensiero contrario al cosiddetto “matrimonio omosessuale” e alla possibilità di adozione di minori da parte delle coppie omosessuali. La stessa possibilità di insegnare il Magistero della Chiesa in merito verrebbe messa in discussione. La Chiesa Cattolica, che considera “le relazioni omosessuali come gravi depravazioni” (CCC, n. 2357), verrebbe ipso facto considerata fuorilegge, come “organizzazione che incita alla discriminazione fondata sull’omofobia”. Contemporaneamente, verrebbero incriminati e puniti con gravi sanzioni penali tutti i laici, sacerdoti e religiosi che continuino a insegnare il Magistero della Chiesa.
L’approvazione della legge contro l’omofobia, dunque, aprirebbe la strada ad una vera e propria persecuzione religiosa.
Stando così le cose, è concreto il rischio che a breve si possa venire perseguiti penalmente per qualcosa che non ha nulla a che vedere né con la violenza né con la istigazione alla violenza, ma che costituisce solo un punto di vista diverso, attinente alla libertà di opinione e di credo religioso.
Che la legge sull’omofobia sia il prodotto di una forte pressione ideologica internazionale, fatta da lobby potenti e molto ben finanziate, si desume dal fatto che il Codice penale italiano possiede già tutti gli strumenti per punire qualsiasi discriminazione e violenza anche a danno degli omosessuali.
Per comprendere fino in fondo la gravità delle conseguenze che deriverebbero dall’approvazione del disegno di legge in questione, basta dare uno sguardo a ciò che già accade nella democratica Francia, patria della Libertè.
Il primo aprile, un certo Franck Talleu, direttore dell’insegnamento cattolico a Soissons, Laon e Sant-Quentin, sposato e padre di sei figli adottati, passeggiava tranquillamente per i giardini del Lussemburgo, a Parigi, con la sua famiglia quando è stato avvicinato da alcuni gendarmi che lo hanno tratto in arresto, portato in questura e multato perché indossava una maglietta con il logo stilizzato di un papà e di una mamma che tengono per mano i due figli, cioè faceva propaganda della famiglia naturale.
Il 14 aprile, 67 giovani sono stati arrestati a Parigi, perché manifestavano pacificamente seduti ed in silenzio davanti al Parlamento, e sono stati trattenuti in commissariato per ben 17 ore, rinchiusi ed ammassati, come delle bestie, in celle anguste, sporche ed impregnate di un forte odore di vomito e di urina.
Il 6 maggio, a Hérouville-Saint-Clair, comune di 22 mila abitanti nella Bassa Normandia, un piccolo gruppo di persone che manifestava pacificamente contro la legge su “matrimonio e adozione gay” in occasione della visita del ministro delegato alla Riuscita educativa, George Pau-Langevin, è stato duramente represso dalla polizia che è arrivata al punto di colpire violentemente alla schiena perfino una disabile procurandole una incapacità temporanea di muoversi per 10 giorni.
Il 16 giugno, un certo Nicolas Bernard-Buss, un ragazzo di ventitré anni, è stato tratto in arresto e condannato per direttissima a quattro mesi di prigione e a mille euro di multa, perché “colpevole” di avere manifestato (pacificamente) contro il cosiddetto “matrimonio omosessuale” e di avere indossato una maglietta con il logo della famiglia.
Insomma, se anche in Italia dovesse passare la legge contro l’omofobia e la transfobia, così come in Francia, la dittatura dell’omosessualismo sarà, purtroppo, una realtà concreta, a cui tutti, prima o poi, dovranno piegarsi, volenti o nolenti.
Prove di dittatura?