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    Predefinito Padania celtica e germanica

    Dai Quaderni padani, n.6
    Anche i Celti possono aiutarci ad ottenere l’indipendenza
    di Berardo Maggi
    Secondo André Reszler appare del tutto evidente che uno dei tratti più specifici della tradizione celtica è da rinvenire nella fedeltà ad un particolarismo politico policentrico, localista, avverso ad ogni visione imperiale e coloniale dei rapporti tra i diversi centri di potere. Ma proprio questo sembra essere uno dei caratteri più specifici della tradizione padana: oggi e soprattutto ieri, quando la memoria della civiltà dei Celti era meno sbiadita.
    A tale riguardo è difficile non riconoscere come l’incapacità dei Celti di accettare un unico sovrano e di dar vita ad un’unica organizzazione politica, unificante e centralizzata, sia quanto di più lontano si possa immaginare dagli schemi istituzionali e culturali della tradizione romano-latina.
    Altra considerazione. Nella prima parte del XIII secolo è stato realizzato, per iniziativa di Federico II, re di Sicilia, un esperimento politico rivoluzionario. Forse non è senza significato che questa prima ed embrionale edificazione di uno Stato verticistico e burocratizzato non abbia avuto luogo in Padania, ma nell’Italia meridionale. E c’è da chiedersi se la lunga resistenza autonomistica delle città-stato dell’area celtica di fronte ai ripetuti tentativi di imporre anche qui un potere oppressivo e centralizzato non sia da ricollegarsi al persistere di quelle radici etniche...
    Nella descrizione (soprattutto sui libri scolastici di storia) delle cosiddette “invasioni barbariche” ha trovato libero sfogo la peggiore retorica romanocentrica che le ha dipinte (ricorrendo al solito corredo di menzogne e di luoghi comuni) come l’accavallarsi di orde di forsennati votate alla distruzione dell’ordinato e civile Impero romano. In realtà l’Impero romano non è mai stato civile, quanto meno nella più moderna accezione del termine: è sempre stato una sorta di immensa caserma-prigione-macchina burocratica che schiacciava ogni libertà individuale, uccideva ogni barlume di democrazia e teneva in scarso rispetto la dignità degli individui. Quello dell’ultimo periodo (quello interessato dalle cosiddette “invasioni barbariche”) non era neppure più ordinato: era una società in totale disfacimento morale e fisico, caratterizzata da una fiscalità opprimente, da uno schiavismo ripugnante, da brutalità di ogni genere, e da una corruzione diffusa e devastante.
    I cosiddetti barbari (per i Greci erano “barbari” tutti gli stranieri e il termine non aveva la connotazione negativa che ha assunto in seguito) erano sicuramente più vitali, più morali, più organizzati di quel che restava dell’Impero, e spesso portavano con sè elementi di vera civiltà, come la consuetudine di eleggere i propri capi, la parità sociale delle donne, il rispetto per le autonomie dei gruppi familiari e delle unità locali. Questi caratteri valevano sicuramente per i Goti, ma soprattutto per i Longobardi. Si trattava di elementi caratterizzanti che li facevano per molti aspetti assai simili ai Celti, e per questo sipuò parlare per l’arrivo dei “barbari” in Padania (ma anche in gran parte dell’Europa occidentale) di “ricongiungimento” fra genti simili per etnia (in parte forse anche per lingua) e per costumi (sia pur sotto una patina di romanizzazione decadente): per i popoli padano-alpini è stato un po’ come ricevere una forte dose di rivitalizzazione della cultura degli avi.
    Da quelle “invasioni”, da quel salutare ritrovarsi fra genti della stessa stirpe, dalla riscoperta vitalità nordica, da quelle popolazioni moralmente sane e volitive, da quel crogiolo di culture ricche di pulsioni autonomiste e di rispetto per la volontà degli “uomini liberi”, è nata la Padania dei Comuni, è nata la Padania moderna, sono nate le nazioni padane di oggi e le loro eterne pulsioni di intraprendenza e di libertà.




    SCOPERTA
    NUOVI ECCEZIONALI REPERTI GERMANICI A CIVIDALE DEL FRIULI
    GIOVEDÌ 05 SETTEMBRE 2013 17:28
    CIVIDALE DEL FRIULI\ aise\ - Non era nota agli archeologi l’esistenza di questa area funeraria ubicata in via Premariacco, località Grupignano, a Cividale del Friuli, qualche centinaio di metri a nord della ben nota necropoli longobarda "Gallo".
    Il rinvenimento fortuito, avvenuto durante un intervento di sorveglianza archeologica, predisposto tempestivamente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del FVG, con fondi messi a disposizione dall’Ente proprietario, in occasione della costruzione di un’abitazione, ha offerto un dono inaspettato al mondo della conoscenza e nuovi elementi e prospettive di studio alla storia del territorio cividalese.
    Diciassette le sepolture individuate a partire dalla fascia più orientale del cantiere: dieci tombe integre, sei indagate e/o intercettate solo parzialmente, una vuota. Più di una ventina gli oggetti di corredo rinvenuti ed ora depositati presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale, in attesa di restauro e di studio.
    Lo scavo, condotto da archeologi della società ArXe, in particolare da Angela Borzacconi, con la Direzione scientifica di Fabio Pagano, funzionario della Soprintendenza e Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cividale, ha permesso di visualizzare la straordinaria complessità culturale delle comunità che gravitavano nel suburbio cividalese e che nel corso del tempo si sono avvicendate nell’occupazione di questo territorio.
    Sepolture di individui legati alla cultura romana e seppelliti con rituali a inumazione e a cremazione, databili a partire dalla fine del II secolo d.C., vengono affiancate tra la fine del V e la metà del VI secolo d.C. da tombe relative a gruppi umani diversi, deposti con oggetti di corredo che attestano l'appartenenza a culture germaniche. Una scoperta che dà forma a dati frammentari, emersi dalle esplorazioni ottocentesche, che, nelle aree adiacenti alla necropoli longobarda "Gallo", avevano intercettato contesti con materiale di pregio (oggi completamente disperso) verosimilmente pertinenti a strutture funerarie.
    Tra le sepolture più antiche di questa nuova area cimiteriale, che presenta una struttura distinta dalla vicina necropoli di età longobarda, vi è una donna, ritualmente deposta in posizione prona all’interno di un sudario, con un articolato corredo costituito da tre balsamari e due brocche. È del tutto probabile sia più tardo il guerriero con lancia scavato solo in parte al margine est dello scavo (come altre tombe prosegue sotto l’attuale strada di Grupignano), forse coevo ad una giovane donna sepolta intorno alla metà del VI secolo d.C. con una collana in pasta vitrea e un abito trattenuto sul petto da una coppia di fibule in bronzo dorato a "S" con inserti in pietre preziose e foglia d’oro. Sul bacino le vesti erano chiuse da altre due fibule a staffa con almandini che tradirebbero contatti con la cultura materiale franco alamanna, ai piedi i suoi oggetti personali: due aghi da cucito, forbici e fusaiole.





  2. #2
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    non si possono dire queste cose, dei deficienti hanno deciso che l'italia è mediterranea al ciento pe ciento. Chiunque parli di germani o celti viene emarginato e al massimo pubblica a proprie spese... casomai dovesse vendere viene insultato e preso per il culo (come Ciola) dai vigliacchi prezzolati venditori di fumo e menzogne.



  3. #3
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    erlembrando da quanto tempo....ho temuto di non leggere più le tue banalità

  4. #4
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Oltre ai ritrovamenti di reperti, la cultura Germanica, è ben rappresentata nel territorio montuoso, sopratutto in Lumbardia, Sudtirol, Welschtirol, Veneto, Friul-Venesia Jiulia, ad esempio dall'istituto delle Vicinie o delle Magnifiche Comunità.
    sklöpp & kanù

  5. #5
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Citazione Originariamente Scritto da Scarpon Visualizza Messaggio
    Oltre ai ritrovamenti di reperti, la cultura Germanica, è ben rappresentata nel territorio montuoso, sopratutto in Lumbardia, Sudtirol, Welschtirol, Veneto, Friul-Venesia Jiulia, ad esempio dall'istituto delle Vicinie o delle Magnifiche Comunità.
    vero

  6. #6
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Citazione Originariamente Scritto da mirkevicius Visualizza Messaggio
    erlembrando da quanto tempo....ho temuto di non leggere più le tue banalità
    le tue invece non mancano mai ... putroppo

  7. #7
    tra Baltico e Adige
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Citazione Originariamente Scritto da mirkevicius Visualizza Messaggio
    erlembrando da quanto tempo....ho temuto di non leggere più le tue banalità
    Vi rode quando parliamo delle nostre radici eh? Ma se dicessimo simme tutti mediterronei allora si che saremmo gente intelligente e simpatica.



  8. #8
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Citazione Originariamente Scritto da mirkevicius Visualizza Messaggio
    erlembrando da quanto tempo....ho temuto di non leggere più le tue banalità
    Nessuno ti obbliga a leggerci. O mi sbaglio?
    Ti pagano bene?
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #9
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Celti e Germani erano un unico popolo per gli studiosi Greci e Romani, Cesare escluso

    Celti e Germani erano un unico popolo per gli studiosi Greci e Romani, Cesare escluso

    222 a.C. A primavera i Romani invadono nuovamente il territorio degli Insubri ed assediano Acherra, alla confluenza fra Adda e Serio. Gli insubri invadono il territorio degli Anari, sotto controllo romano, e assediano Casteggio, Clastidium sulla riva del Po. Il console Marcello sbaraglia i Celti per poi riunirsi al collega Cornelio Scipione e riprendere l'assedio ad Acherra-Acerrae. Gli Insubri, coadiuvati dai Gesati della valle del Rodano guidati dal re Virdomaro, si apprestano a respingere l'attacco romano. I consoli Gneo Cornelio Scipione e M. Claudio Marcello avanzano verso l'Adda e assediano Acerrae (Pizzighettone) per entrare nel territorio insubre. Eliminato con un'improvvisa diversione l'esercito dei Gesati (a seguito dell'uccisione del loro Re), il conflitto si sposta a Milano, che viene occupata dai Romani - secondo alcuni storici guidati da Scipione, per la leggenda locale dal console Marcello. L'evento segna l'ingresso ufficiale romano a Milano.

    Nel mondo greco-romano il nome "Germani" compare per la prima volta nei Fasti Triumphales che sotto l'anno 222 a.C. ricordano il trionfo di Claudio Marcello "de Galleis Insubribus et Germ (an) eis)".
    In effetti i gesati, che provenivano dalla valle del Rodano, e combattevano al fianco degli Insubri, ben corrispondevano all'idea dei Germani che gli antichi romani e greci avevano di questi popoli. In un frammento anonimo risalente al 200 a.C. di un'operetta pseudo-aristotelica De mirabilibus auscultationibus composta nell'ambiente di Cratete di Mallo si parla ancora di Germani (è contenuto in un lemma di Stefano di Bisanzio del VI sec. d.C.
    Posidonio, il grande etnografo di cultura greca (nato in Siria) fors eil 135 a.C. e morto nel 40 a.C. (!) "di sicuro non li distingue (i Germani) dai Celti" (Miska Ruggeri, Posidonio e i Celti, Firenze Atheneum, 2000, pag. 92)..
    Cesare, che distingue fra i Cimbri, predecessori dei Germani di Ariovisto, e i celtici Elvezi. "è il primo a sostenere, con un'accuratezza sbalorditiva, che il Reno si divide in due mondi, quello celtico e quello germanico, e che i Germani sono un popolo completamente diverso dai Celti ... Certo ciò ha una motivazione politica: mostra come egli si sia volutamente fermato al Reno (Celti di La Tene in realtà abitavano entrambe le sponde del fiume), sottomettendo l'intero mondo gallico e spezzando l'alleanza tra Celti e Germani" (pag. 93 op.cit.).
    Ma l'interessata affermazione di Cesare rimane pressochè isolata, nel mondo della cultura classica: "se la distinzione tra Cimbri e Celti viene accolta da Augusto, che nelle Res Gestae pone i Cimbri tra i popoli dei Germani, in linea generale, invece, la rivoluzionaria teoria cesariana provoca la reazione degli storici e dei geografi sia greci che latini: Salustio, Diodoro, Strabone, Dionigi di Alicarnasso, Giuseppe Flavio, Appiano, Cassio Dione, Zosimo, e Giovanni Antiocheno mostrano di non accettare la netta divisione di Cesare.
    Sallustio, scrivendo attorno al 40 a.C., ritiene gallica la minaccia germanica del 105. Diodoro nella sua etnografia celtica parla semplicemente di Celti e Galli, chiamati tutti Galli dai romani; in essi egli include tutti i popoli del Nord Europa fino alla Scizia, Cimbri compresi (V, 32. 1-5) ..

    Strabone (IV, 4,2) all'inizio della sezione dedicata all'etnografia celtica distingue, forse influenzato da Cesare, Germani e Germania dai Galli (o dai Celti), asserendo comunque che sono tutti simili per natura e per organizzazione politica ('e sono del resto tra loro consaguinei' scrive esplicitamente, n.d.r.), imparentati tra loro e abitanti regioni confinanti separate solo dal Reno: la Germania sembra differenziarsi solo per la collocazione geografica più settentrionale.
    In VII, 1,2, Strabone non considera Celti e Germani etnicamente differenti, anzi ritiene i Germani i più puri, primitivi, barbari e selvaggi di tutti i cleti. Essi, con la loro vita dura e aspra, sono una sorta di 'fossil' culturale utilizzabile per ricostruire le caratteristiche degli antichi celti: la differenza esistente tra Germani e Celti sarebbe dovuta semplicemente alla romanizzazione della Gallia con il conseguente incivilimento delle tribù celtiche.
    Se per Cesare è originaria la differenza, per Strabone invece lo è l'affinità tra questi due popoli...
    Dionigi di Alicarnasso (Antichità Romane, XIV, 1,2) divide la Celtica in Galazia a sinistra del Reno e Germania a destra.
    Appiano scrive una Celtica, ma non una Germania. Dione Cassio usa sempre celti per i Celti transrenani e Galazia per i celti cisrenani; di Germani parla solamente in LIII, 12, 6, identificandoli coni Celti della Germania Inferiore e Superiore, e in LXXXXII; 3, 5, dove il termine si riferisce alle poplazioni nordiche in genere.
    La teoria della celticità dei Germani è molto forte nel mondo greco e deriva necessariamente da Posidonio.
    Solo basandosi sulla grande autorità di un etnografo come Posidonio, Sallustio, Strabone e gli altri avrebbero potuto rigettare la teoria 'distintiva' di Cesare.
    SIgnificativo è sopratutto il caso del cesariano Sallustio, fortemente impegnato a difendere l'operato politico e la condotta morale di Cesare (anche in occasione della congiura di Catilina) , ma che non esita, da lettore e ammiratore di Posidonio qual'è, a rigettare la teoria cesariana sui germani" (op. cit. pagg. 93.94).
    Io credo che se in mod così univoco tanti autorevoli studiosi del mondo classico cogliessero Germani e Celti come parti di un'unico popolo, deve esserci al fondo qualcosa di vero che non è ancora statoancora adeguatamente indagato.
    Sicuramente questa fortissima affinità doveva sussistere per tutti i germania diretto contatto con i celti. Il Reno non era un confine, se non per i romani. La cultura celtica è nata, anche, nella parte meridionale dell'attuale Germania. Per i celti i fiumi erano mezzi di contatto, non di divisione. Mi sembra tutto molto interessante ...


    Una interessante deduzione da Venceslas KRUTA La Grande storia dei celti, Newton & Compton edizioni Roma 2003: ... rilevanti conclusioni possiamo dedurre dal caso di un celta tradito dal suo nome, Boiorige (Boiorix, re dei Boi, in Tito Livio, Per. 67, PLutarco, Mario, 25,3; Florus Epit. Gest. Rom. III; Orosio, Hist. V, 16), uno dei condottieri dell'esercito dei Cimbri (popolazione germanica originaria dello Jutland), ucciso nella battaglia di Vercelli del 101 a.C. Siccome la presenza di un individuo isolato del suo rango appare altrettanto improponibile dell'adozione del nome da parte di un capo germanico, sembra quindi che un contingente di Boi abbia partecipato alla spedizione contro l'Italia, forse col riposto pensiero di prendersi la rivincita su Roma e recuperare i territori cispadani persi 80 anni prima. Questa partecipazione dei Boi non è mai stata evocata altrimenti nelle fonti, che si accontentano di parlare del conflitto che avrebbe opposto i Boi ai Cimbri all'inizio delle loro peregrinazioni attraverso l'Europa. Perciò, solo un nome di persona consente forse di chiarire uno dei numerosi aspetti rimasti oscuri nel conflitto che impegnò per più di un decennio le legioni romane contro una coalizionee di Celti e Germani (pag. 82). Questa dei Cimbri, difatti, resta una spedizione i cui esatti contorni non erano ancora stati ben chiariti...

    CelticWorld Forum :: CULTURA :: Celti e Germani erano un unico popolo per gli studiosi Greci e Romani, Cesare escluso
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    Predefinito Re: Padania celtica e germanica

    Citazione Originariamente Scritto da mirkevicius Visualizza Messaggio
    erlembrando da quanto tempo....ho temuto di non leggere più le tue banalità
    E bravo minkievicius!
    "Tu lo dici"(cit.).
    Le mie, in effetti, sono delle banalità, cioè delle palmari e assolute evidenze.....che però fanno rosicare come castori giganti te e i tuoi con-terronei!

    http://media.happyblog.it/c/cas/castoro2.JPG

    E' infatti molto banale rilevare che i padani sono prevalentemente caratterizzati da un patrimonio genetico di derivazione celtica e germanica, mentre i terroni sono prevalentemente caratterizzati da un patrimonio genetico di derivazione grècula (o grecùla?), mediorientale, arabica e africana (riguardo al quale patrimonio un noto uomo politico parla non a caso di "merdaccia levantina e mediterranea".....).















    La mappa dell'evasione in Italia, Campania prima - Il Sole 24 ORE


    Evasione fiscale, ricchezza e redistribuzione geografica | OpenDataBlog


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    Ecco da dove provengono i detenuti, regione per regione | L'Indipendenza


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    http://www.lastampa.it/r/Pub/Prod/Bl...ontariato3.jpg


    http://www.notiziarioitaliano.it/ind...bria-e-sicilia


    Più bravi ma con i voti più bassi, il rebus degli studenti lombardi: i dati di «Tuttoscuola» - Milano


    http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/320559_443948932332158_683956856_n.png



    Import-export: al Nord attivi record, Mezzogiorno in passivo | L'Indipendenza


    Prodotto interno lordo lato produzione - dati territoriali (milioni di euro)


    Questa carta elaborata dalla rivista di geopolitica Limes riporta i dati sul debito pubblico (in valore assoluto e in rapporto con il pil) e le principali differenze e affinità politico-culturali fra i paesi europei.






    Cartina relativa all’intolleranza al lattosio



    Gruppi sanguigni

    Non entrate nella brughiera...: Razze e gruppi sanguigni


    La koinè Lombardo-Veneta e la lingua Padana







    “L'italiano deriva dal latino, in linea di massima dal latino parlato tanto che si può quasi affermare che oggi noi parliamo in parte, una lingua che è il latino modificatosi nel tempo. Un momento importante infatti di questa modifica avvenne grazie alla influenza delle lingue germaniche in seguito alle invasioni delle popolazioni che i Romani chiamavano Barbariche.”
    “Dall'incontro tra latino e idiomi germanici nascono le lingue romanze, e il Latino colto della Chiesa, che ufficialmente sarebbe l'erede del Latino di Roma.
    Abbiamo quindi il latino classico(che poi si evolverà in mediolatino) e il latino volgare parlato dai più, che si evolve nelle diverse forme di lingue Volgari nate dall'influenza delle lingue germaniche.“
    s.cicciotti volgare

    In tutta la Padania esistono ancora numerose isole linguistiche germaniche, che nel tempo hanno influenzato i dialetti locali. In provincia di Bolzano è dominante il Tirolese, e la lingua germanica è parlata pure nelle provincie di Aosta, Vercelli e Verbania (Walser), Verona e Vicenza (Cimbri), Trento (Mochèni) e Udine (Carinziani). Comunità germanofone si trovano in particolare anche in Friuli Venezia Giulia a Sauris (Zahre), a Timau (Tischlbong) e in Val Canale (Kanaltal), in Veneto a Sappada (Plodn).
    Si tratta di quel che resta, anche in seguito alle persecuzioni “itaglianistiche” del ventesimo secolo, della contrazione di aree ben più vaste dove si parlavano lingue alemanniche o germaniche. In particolare, il Mochèno era parlato anche in Val Piné e in alta Val Sugana; il Tirolese nella Val d’Adige fino a Lavis, lo Slapper o Slambrot nelle Valli di Leno e in Vallarsa (fino alle porte di Trento dove era diffuso fino al 1300) e il Cimbro nella trentina Val Ronchi e in gran parte delle zone collinari delle provincie di Verona (Bern) e di Vicenza (Cimbria, fino al XIV secolo).
    Il linguista Bertani, che si occupa pure degli idiomi emiliano-romagnoli, ha documentato in particolare l’influenza della lingua longobarda nei dialetti del Reggiano.
    Lo studio più importante su questo tema rimane il classico saggio del linguista Enrico Zaccaria, intitolato “L’elemento germanico nella lingua italiana”.
    Lo studioso afferma che: “L'idioma germanico, dopo il latino, è quello che più di ogni altro contribuì alla formazione della lingua italiana, come in generale delle romanze: costituisce la sua fonte secondaria o Nebenquelle, per dirla col Kluge.”
    Lo Zaccaria sottolinea che già Ludovico Antonio Muratori, nel ‘700, “notò che se si fossero conosciuti pienamente i dialetti delle province italiane, e massimamente quelli dell'Italia settentrionale, l’influsso germanico sarebbe apparso assai notevole, benché anche nella lingua scritta fosse non trascurabile. E mettendo mano alle prove, il Muratori nella Dissert. 33 rilevò che un certo numero di voci dialettali del Modenese sono di evidente origine germanica. Questa opinione del padre della storia italiana, grande dunque per il suo tempo anche nel campo delle ricerche linguistiche, è poi stata mirabilmente confermata in seguito dagli studi del Biondelli, del Mussafla, del Rosa, del Pozzo, del Caix e dell'Ascoli; e apparirà anche più giusta quando si possiederà interamente la lessicografia dei dialetti dell'Alta Italia.”
    Il suo studio procede pure a una individuazione e classificazione geografica delle parole di origine germanica. E’ interessante riportare la sua classificazione di carattere cronologico:
    “Lo stabilire, almeno approssimativamente, il tempo della introduzione del vocabolo è stato uno degli obbiettivi propostimi nel mio lavoro. Ho dunque procurato di determinare, per quanto mi era possibile, se esso debba riferirsi al periodo anteriore alle invasioni (1° sec-400), se a quello delle invasioni (400-700), a quello dell'antico alto tedesco (600-1100), del medio alto tedesco (1100-1500), o del tedesco moderno (1500-1900).”
    Pochi ricordano che le popolazioni germaniche erano presenti in misura notevole nell’Italia del Nord, ben prima delle cosiddette invasioni barbariche, o migrazioni dei popoli. Già nell’età imperiale vi fu infatti un afflusso di popolazioni non italiche, in prevalenza orientali a Roma e nel Sud, in prevalenza nordiche nel Nord Italia. Particolarmente rilevante fu poi la presenza dei popoli germanici nell’esercito romano, a partire dal primo secolo dopo Cristo. A partire dalla metà del secondo secolo tale presenza era già assai rilevante, e andò crescendo fino al quarto secolo, quando arrivò a rappresentare quasi il 90% dell’esercito, gran parte del quale fu posizionato nell’Italia del Nord, in quella che era stata ribattezzata l’Italia annonaria, sottoposta (già allora….) a pesanti tassazioni, e al compito di foraggiare le ingenti truppe ivi stanziate.
    Non c’è bisogno di sottolineare la rilevanza del periodo dell’arrivo delle popolazioni germaniche in Padania, tanto più notevole se si ricorda che in quell’epoca si verificò un enorme abbassamento dell’intera popolazione dell’Europa, e di quella dell’Italia in particolare, devastata da guerre, epidemie e carestie.
    L’arrivo di un intero popolo, come quello longobardo, composto di circa 200.000-300.000 persone (ma qualche storico dice che furono 500.000), e di altre popolazioni germaniche, pur meno numerose, come i Goti e i Franchi, ebbe quindi un impatto etnico rilevantissimo in una Padania molto spopolata.
    Nel periodo medioevale, e fino al sedicesimo secolo, si verificarono poi le discese dei vari imperatori in Italia, con annessi eserciti germanici, e il fenomeno degli eserciti di mercenari, ugualmente composti in gran parte di elementi teutonici(in particolare soldati svizzeri e lanzichenecchi).
    Lo Zaccaria rileva infine pure l’influsso linguistico del tedesco moderno, dovuto essenzialmente alla presenza dell’Impero austriaco nel Lombardo-Veneto.

    European Y-DNA haplogroups frequencies by country - Eupedia


    http://img27.imageshack.us/img27/2829/aplogruppoi1.png


    http://4.bp.blogspot.com/_Ish7688voT...s1600/u152.jpg



























 

 
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