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Risultati da 31 a 40 di 82
  1. #31
    tanti dubbi e zero verità
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Roberto il Guiscardo Visualizza Messaggio
    molto spesso le cose scontate bisogna dirle e ridirle, altrimenti ce ne dimentichiamo. per esempio, dato che è una certa parte della classe politica che ha interesse a mettere in cattiva luce la magistratura, è bene ricordare che quella stessa classe politica "gode" di una fiducia ancora più bassa.

    Insomma sarebbe come dire che il bue dà del cornuto all'asino.
    Va bene, ma a me sembra un po' fuorviante. Il ragionamento si stava facendo sul giudizio che le persone hanno su Equitalia e la Magistratura, a seguito dei noti giudizi della cassazione e tutto il resto.

    E il nocciolo è che la magistratura avrebbe perso una quota di credibilità rispetto addirittura ad Equitalia.

    Non si sta facendo il parallelo fra la magistratura ed i politici, per cui il bue e l'asino, nella fattispecie, sono italiani da una parte e magistrati dall'altra. I politici non ci azzeccano.

    Che poi il giudizio possa essere di parte, possa essere frutto di una strumentalizzazione di un certo tipo di stampa, possa essere alterato dalla fazione e dalla pasisone politica.... ci sta.

    Ma ci sta in tutti i giudizi che oggi interessano politici, pezzi dello stato o in qualsiasi critica anche al filmetto di Natale.

    Voglio dire che la propaganda c'e' smepre e comunque, da una parte e dall'altra, e la politica sa quanto pesi una serie di TG e di articoli in prima pagina che parlano solo e sempre di Berlusconi, delle sue condanne, di cosa farà, di cosa dirà, di come si gratterà, del perchè si gratterà .....

    Allo stesso modo le stesse persone targhet dei servizi di cui sopra si fanno un'idea sulla magistratura, checchè ne possano pensare beoti sfaccendati felici nella loro stupidità assoluta.

    Il magistrato, il carabiniere, il giudice in senso lato, l dottore, il primario, il pilota di aereo ecc.... sono dei simboli importanti della nostra società, su cui si fa il massimo affidamento, per un fatto proprio di struttura del nostro sistema di valori.

    Se il carabiniere o il magistrato perde qualche punto di fiducia da parte della gente non è paragonabile ad un'analoga perdita di fiducia nella politica o nella religione o nell'idraulico sotto casa.

    Imho.
    Per mia scelta di vita non rispondo a persone idiote, in mala fede, ottuse o volgari, omminicchi e provocatori, presuntuosi e gente senza palle, bugiardi, millantatori, incapaci e psicolabili.


  2. #32
    Super Troll
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    ormai gli italiani più boccsloni sono diventati come i nazisti... la propaqanda li aveva indottrinati ad odiare gli ebrei anzichè il padronato,.. oggi gli italiani vengono indottrinati ad odiare i giudici anzichè i padroni e il capitale che li sfrutta e li rapina con salari da fame e la disoccupazione.
    e i giornali e le tv finanziati dal capitale insistono solo su questo argomento perchè fa loro comodo.
    Ultima modifica di anton; 28-08-13 alle 10:54
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    se l'europa non cambia sistema conviene andarsene...altrimenti ci ridurrà come e peggio della grecia.

  3. #33
    de-elmettizzato.
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da anton Visualizza Messaggio
    ormai gli italiani più boccsloni sono diventati come i nazisti... la propaqanda li aveva indottrinati ad odiare gli ebrei anzichè il padronato,.. oggi gli italiani vengono indottrinati ad odiare i giudici anzichè i padroni e il capitale che li sfrutta e li rapina con salari da fame e la disoccupazione.
    Che mancanza di rispetto nei tuoi confronti non indottrinare la gente a quello che piace a te.
    Preferisco di no.

  4. #34
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da mad Visualizza Messaggio
    Secondo me la prima che hai detto.

    I media l'hanno condita, apparecchiata, estremizzata.

    Ma la magistratura ci ha messo tutto il suo impegno per apparire leggerissimamente di parte, ed impercettibilmente persecutoria nei confronti di Berlusconi.

    Ovvio che questa è la mia opinione personale, che pero' sembra condivisa anche da altri che pure non nutrono particolari simpatie per il signore in questione.

    Benissimo.

    Ora, sempre senza polemica:

    - su quali dati concreti si basa l'opinione negativa che tanta gente ha sviluppato nei confronti della magistratura da 20 anni a questa parte?

    quali sono state le azioni concrete da parte della magistratura atte a giustificare il sospetto o la certezza di una persecuzione?

    - quali sono i dati concreti e verificabili che dimostrano l'esistenza di tale persecuzione?

    - quali fatti concreti e verificabili giustificano, all'opposto, la persecuzione mediatica della magistratura da parte di mass media e carta stampata legata al soggetto di cui sopra?

    - quali campagne mediatiche, nate dai mass media di cui sopra, contro la magistratura hanno trovato conferma nei fatti? E quali hanno generato soltanto azioni legali connesse al reato di diffamazione a mezzo stampa?

    - quanti magistrati hanno dovuto riconoscere la parzialità e la politicizzazione del loro agire? E quanti giornalisti o direttori di testate hanno invece subito una condanna a seguito dell'uso spregiudicato del potere manipolatorio del quale dispongono?

    - quanti cittadini che denigrano la magistratura hanno subito una sanzione per reati commessi? E quanti degli stessi non sono in grado di esporre dati concreti a supporto della loro idiosincrasia?
    "I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
    Alle vittime basta il silenzio perchè ad esse apprtiene la verità!"

  5. #35
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Miles Visualizza Messaggio
    Che mancanza di rispetto nei tuoi confronti non indottrinare la gente a quello che piace a te.
    a me piace la giustizia e la verità...
    ma evidentemente ai potenti piace solo quella giustizia e quella verità che va a loro vantaggio... e anche ai loro servi.
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    se l'europa non cambia sistema conviene andarsene...altrimenti ci ridurrà come e peggio della grecia.

  6. #36
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da mad Visualizza Messaggio
    Va bene, ma a me sembra un po' fuorviante. Il ragionamento si stava facendo sul giudizio che le persone hanno su Equitalia e la Magistratura, a seguito dei noti giudizi della cassazione e tutto il resto.

    E il nocciolo è che la magistratura avrebbe perso una quota di credibilità rispetto addirittura ad Equitalia.

    Non si sta facendo il parallelo fra la magistratura ed i politici, per cui il bue e l'asino, nella fattispecie, sono italiani da una parte e magistrati dall'altra. I politici non ci azzeccano.

    Che poi il giudizio possa essere di parte, possa essere frutto di una strumentalizzazione di un certo tipo di stampa, possa essere alterato dalla fazione e dalla pasisone politica.... ci sta.

    Ma ci sta in tutti i giudizi che oggi interessano politici, pezzi dello stato o in qualsiasi critica anche al filmetto di Natale.

    Voglio dire che la propaganda c'e' smepre e comunque, da una parte e dall'altra, e la politica sa quanto pesi una serie di TG e di articoli in prima pagina che parlano solo e sempre di Berlusconi, delle sue condanne, di cosa farà, di cosa dirà, di come si gratterà, del perchè si gratterà .....

    Allo stesso modo le stesse persone targhet dei servizi di cui sopra si fanno un'idea sulla magistratura,
    checchè ne possano pensare beoti sfaccendati felici nella loro stupidità assoluta.

    Il magistrato, il carabiniere, il giudice in senso lato, l dottore, il primario, il pilota di aereo ecc.... sono dei simboli importanti della nostra società, su cui si fa il massimo affidamento, per un fatto proprio di struttura del nostro sistema di valori.

    Se il carabiniere o il magistrato perde qualche punto di fiducia da parte della gente non è paragonabile ad un'analoga perdita di fiducia nella politica o nella religione o nell'idraulico sotto casa.


    Imho.
    E poi ci sono I "pistola" ...






    (I.M.H.O.)
    Ultima modifica di MrBojangles; 28-08-13 alle 11:11

  7. #37
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Roberto il Guiscardo Visualizza Messaggio
    Giovanni81 in versione Che Guevara...
    Si sa che gli anglosassoni hanno usato PCI e magistratura per buttare giù PSI e DC ed impadronirsi delle nostre aziende.
    Non giudicate e non sarete giudicati;

    Non condannate e non sarete condannati

    Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

  8. #38
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Giovanni81 Visualizza Messaggio
    Si sa che gli anglosassoni hanno usato PCI e magistratura per buttare giù PSI e DC ed impadronirsi delle nostre aziende.

    Quante cose che sai.
    Si vede che la tua ex fidanzata frequentava ragioneria mentre tu ti intrattenevi con gli altri studenti che bigiavano la scuola per farsi una canna in santa pace ai giardini pubblici.

    P.S.: Questa te la faccio facile: fino a quanto ci si può addentrare in una foresta?
    "I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
    Alle vittime basta il silenzio perchè ad esse apprtiene la verità!"

  9. #39
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da fiume sand creek Visualizza Messaggio
    Una sola domanda:

    L'opinione negativa che una parte della popolazione nutre nei confronti della magistratura nasce spontanea in conseguenza dell'operato di quest'ultima o è stata costruita artificialmente attraverso un uso spregiudicato dei mass media?
    Sono per la prima ipotesi.

    Lentezze esasperanti, sentenze kafkiane, e la sempre più diffusa disillusione degli italiani hanno allontanato sempre di più i cittadini dalla magistratura, atteggiamento alimentato dalla magistratura stessa, che ha alimentato una coscienza di casta interna isolandosi dai cittadini non per garantire equità e giustizia, ma per tutelare il proprio potere.

    Berlusconi non ha scatenato la tigre: certamente la ha nutrita, cavalcata e spronata, ma la sfiducia nella magistratura ha radici ben più profonde.
    .
    L'ultimo uomo ad essere entrato in Parlamento con intenzioni oneste.

    Non basta negare le idee degli altri per avere il diritto di dire "Io ho un'idea". (G. Guareschi)

  10. #40
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    Predefinito Re: Giudici peggio di Equitalia Ecco perché molti italiani assolvono il Cavaliere

    Citazione Originariamente Scritto da Guy Fawkes Visualizza Messaggio
    Sono per la prima ipotesi.

    Lentezze esasperanti, sentenze kafkiane, e la sempre più diffusa disillusione degli italiani hanno allontanato sempre di più i cittadini dalla magistratura, atteggiamento alimentato dalla magistratura stessa, che ha alimentato una coscienza di casta interna isolandosi dai cittadini non per garantire equità e giustizia, ma per tutelare il proprio potere.

    Berlusconi non ha scatenato la tigre: certamente la ha nutrita, cavalcata e spronata, ma la sfiducia nella magistratura ha radici ben più profonde.
    Beh, certo: mica da queste ...

    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    Ad usum bananas (ma non solo).

    Da usare "sul sintomo": alla prima comparsa di cloni e/o supercàzzole berlusconiche, "spalmare" il link sulla superficie del post "affètto" da bananismo.

    Cominciamo da qui:

    In questi 17 anni di Seconda Repubblica (o presunta tale), le leggi vergogna non si contano.
    Qui riepiloghiamo quelle, fra le tante, che salvaguardano gli interessi di pochi cittadini privilegiati, a discapito di tutti gli altri. Leggi ad personam/s, ad aziendam/s, ad mafiam/s, ad castam e così via.
    Ne abbiamo contate 80.
    Se ne abbiamo dimenticata qualcuna, i lettori ce la segnalino e colmeremo la lacuna.

    Ecco le prime 40.

    Centro-destra, governo Berlusconi 1

    1. Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi 1, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese corruzione e concussione, proprio mentre stanno per scattare gli arresti per le tangenti Fininvest della guardia di finanza. Così il blitz si blocca, intanto vengono scarcerati 2764 detenuti (di cui 350 colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli). Il pool Mani Pulite si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il «Salvaladri» inducono la Lega e An a costringere Berlusconi a ritirare il decreto. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, Salvatore Sciascia, capo dei servizi fiscali Fininvest, e Massimo Maria Berruti, consulente del gruppo.

    2. Legge Tremonti (1994). Il decreto 357/1994 detassa del 50 per cento gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di «beni strumentali nuovi». La neonata Mediaset utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene poi una circolare «interpretativa» Tremonti che fa dire alla sua legge il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

    3. Condono fiscale (1994). Camuffato da «concordato fiscale», il primo condono Tremonti dell’era berlusconiana viene approvato insieme al decreto Biondi il 13 luglio 1994: gli evasori potranno «patteggiare» le liti col fisco pagando una modica multa. Chi ha contenziosi fino a 2 milioni di lire può chiuderli pagando un obolo di 150 mila lire. Per le liti da 2 a 20 milioni, si deve versare il 10 per cento. Per quelle ancora superiori, invece, deve ricorrere alla «conciliazione»: sarà il giudice a stabilire la somma dovuta. Poi il concordato viene esteso anche alle società.

    4. Condono edilizio (1994). Firmato dal ministro dei Lavori pubblici, Roberto Radice, riapre i termini del famigerato condono Craxi del 1985: si possono sanare, a prezzi stracciati, le opere abusive ultimate entro il 31 dicembre 1993 pagando le vecchie ammende moltiplicate per 2 (se l’abuso risale a prima del marzo 1985) o per 3 (se commesso dopo).

    Centro-sinistra più Lega, governo Dini

    5. Manette difficili (1995). La riforma della custodia cautelare e non solo, varata nell’agosto 1995, in pieno governo Dini, da tutti i partiti (Lega esclusa), ripesca e in parte peggiora il decreto Biondi. Più difficile la custodia in carcere per i reati di Tangentopoli e non solo: abolito l’arresto obbligatorio per associazione mafiosa; accorciata la durata massima della custodia cautelare; abrogato l’articolo 371bis (arresto in flagranza del falso testimone).

    Centro-sinistra, governi Prodi 1, D’Alema e Amato 2

    6. Legge Maccanico (1997). La Consulta ha stabilito che Mediaset non può avere tre tv, ma deve scendere a due, entro il 28 agosto 1996. Ma il governo Prodi, grazie al ministro Maccanico, concede un anno di proroga, poi il 24 luglio 1997 fa approvare la legge sulle tv, che lascia tutto com’è: Mediaset dovrà cedere una rete solo quando s’insedierà la neonata Agcom, ma l’Agcom potrà insediarsi solo quando esisterà in Italia «un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo». Che significhi «congruo sviluppo» nessuno lo sa, così Rete4 seguita a trasmettere sine die in barba alla Consulta.

    7. D’Alema salva-Rete4 (1999). L’Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano frequenze e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni nazionali. Rete4, essendo «eccedente», perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 l’«abilitazione provvisoria» a trasmettere senza concessione, così Europa7 rimane senza le frequenze cui ha diritto per legge.

    8. Abuso d’ufficio (1997). Il 1° luglio 1997 sinistra e destra depenalizzano il reato di abuso d’ufficio «non patrimoniale»: quello del pubblico ufficiale che commette un atto contrario ai suoi doveri d’ufficio, ma non si riesce a dimostrare che ne abbia avuto un vantaggio quantificabile in denaro. Vengono così legalizzati i favoritismi, le lottizzazioni, i nepotismi, i concorsi truccati, le raccomandazioni nella pubblica amministrazione. L’abuso patrimoniale rimane reato, ma solo se commesso «intenzionalmente»: per punirlo, il giudice dovrà dimostrare che è stato commesso per favorire una persona e per sfavorirne un’altra. E la pena massima per quest’ultima fattispecie viene comunque sensibilmente ridotta, da 5 a 3 anni di reclusione, con tre conseguenze: niente più custodia cautelare; niente più intercettazioni; termini di prescrizione dimezzati (da 15 anni a 7 e mezzo). In 7 anni e mezzo concludere un’inchiesta e celebrare l’udienza preliminare e i tre gradi di giudizio è praticamente impossibile: di fatto, l’abuso è depenalizzato anche nella sua versione patrimoniale.

    9. Articolo 513 cpp (1997). L’articolo 513 del codice di procedura penale regola l’utilizzabilità delle dichiarazioni raccolte dal pm durante le indagini. Il 31 luglio 1997 destra e sinistra lo modificano radicalmente: se prima i giudici potevano utilizzare le accuse lanciate da Tizio a Caio in fase d’indagine anche se Tizio patteggiava la pena o si faceva giudicare separatamente da Caio con il rito abbreviato e non si presentava a ribadirle nel processo a Caio, d’ora in poi le dovranno cestinare. La norma transitoria applica la nuova regola retroattivamente, costringendo i giudici a rifare da capo tutti i processi, specie quelli di Tangentopoli. Che, col tempo che si perde, finiscono quasi tutti in prescrizione, o addirittura in assoluzione perché le prove sono state abolite per legge.

    10. Giusto processo (1999). Nel 1998 la Consulta cancella il nuovo articolo 513 perché incostituzionale. Ma i partiti di destra e sinistra, terrorizzati dalla ricomparsa delle prove che speravano di aver seppellito per sempre, trasformano addirittura la legge incostituzionale in legge costituzionale e la infilano nella Carta a tempo di record (nove mesi per la doppia lettura Camera-Senato-Camera-Senato), all’articolo 111, ribattezzato «giusto processo»: è una delle prime mosse del governo D’Alema, sostenuto per l’occasione dal centro-destra. Le accuse, anche se a lanciarle è un semplice testimone, non valgono nulla se verbalizzate solo davanti al pm e non al giudice. Migliaia di processi in fumo, anche di mafia. Votano contro soltanto la Lega, il dipietrista Elio Veltri e cinque deputati prodiani.

    11. Simeone-Saraceni (1998). Alla vigilia della sentenza definitiva del processo Enimont che porterebbe in carcere Forlani, Citaristi, Pomicino, Sama e Bisignani, destra e sinistra approvano in gran fretta la legge Simeone-Saraceni (uno di An, uno del Pds) che risparmia il carcere a chiunque debba scontare meno di 3 anni. Con la legge Gozzini, chi deve scontare una pena o un residuo pena inferiore a 3 anni può chiedere, dal carcere, di farlo in «affidamento in prova al servizio sociale» (cioè fuori). Con la Simeone-Saraceni, il condannato definitivo a meno di 3 anni resta a piede libero: pena sospesa finché la polizia non riesce a notificargli la condanna di persona, brevi manu. Poi l’interessato fa domanda di affidamento, il giudice di sorveglianza la esamina e decide se accoglierla o no, poi la polizia deve rintracciarlo un’altra volta e notificargli a mano il provvedimento. Così, se è negativo, al condannato basta non farsi trovare per restare libero per sempre, con pena sospesa sine die.

    12. Carotti (1998). Le norme di accompagnamento al «giudice unico» istituito dal ministro Flick per sveltire i processi (abolite le preture e relative procure, giudice monocratico per i reati minori) sono raggruppate nel pacchetto Carotti (un deputato del Ppi), che allunga i processi. Infatti aggiunge una nuova fase di giudizio alle quattro già esistenti. Dopo le indagini preliminari e prima dell’udienza preliminare e dei tre gradi di giudizio, viene infilato il «deposito degli atti» (articolo 415bis del codice di procedura penale). Allo scadere delle indagini, anziché chiedere subito il rinvio a giudizio per gli indagati, il pm deve notificare loro un «avviso di conclusione delle indagini» con un riassunto delle accuse e depositare a loro disposizione tutte le carte dell’inchiesta. L’indagato ha 20 giorni per chiedere di essere sentito, presentare documentazione e memorie difensive, ordinare al pm nuove indagini. Così il pm deve riaprire le indagini per qualche altro mese o anno, e solo alla fine può finalmente esercitare l’azione penale. Col risultato di dilatare vieppiù i tempi già biblici della giustizia, vanificando l’effetto benefico della riforma sul giudice unico.

    13. Legge Sofri (1998). Appena la Corte d’Appello di Milano respinge l’istanza di revisione delle condanne di Sofri, Bompressi e Pietrostefani per il delitto Calabresi, un gruppo di senatori di destra e sinistra presentano subito una legge che sposta il giudizio sulla revisione dei processi nella Corte d’Appello più vicina a quella dove si sono celebrati. Relatore della norma ad personam, il senatore avvocato di An Giuseppe Valentino. Così la revisione per Sofri & C. può essere riesaminata a Brescia e di qui, una volta ri-bocciata, a Venezia, dove finalmente si rifà il processo e Sofri & C. vengono ricondannati.

    14. Legge Dell’Utri 1: patteggiamento in appello (1998). Nel dicembre 1998, in pieno processo d’appello al senatoreMarcello Dell’Utri, condannato a Torino a 3 anni in primo grado per le false fatture di Publitalia, l’avvocato senatore Valentino, reduce dalla legge Sofri, ne presenta una pro Dell’Utri nel silenzio del centro-sinistra (una mano lava l’altra). La norma ripristina il patteggiamento in appello cancellato nel 1990 dalla Consulta. Ma Dell’Utri in appello non patteggia e viene di nuovo condannato, stavolta a 3 anni e 2 mesi: in caso di conferma in Cassazione, finirà in galera.

    15. Legge Dell’Utri 2: patteggiamento in Cassazione (1999). Subito dopo, il 19 gennaio 1999, passa trasversalmente una norma transitoria alla legge Valentino che consente di patteggiare addirittura in Cassazione a chi non ha fatto in tempo in appello almeno per quei «procedimenti in cui è stata pronunciata sentenza di appello prima dell’entrata in vigore della legge». È proprio il caso del processo Dell’Utri, che sta per aprirsi in Cassazione. Così Dell’Utri patteggia, ottiene lo sconto, scende sotto i 3 anni e non finisce in galera.

    16. Gip-gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossato, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest corruttori e chiesto invano l’arresto di Previti (salvato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di gup, condurre le udienze preliminari e decidere se mandare a giudizio gli imputati. Su proposta dell’onorevole avvocato Guido Calvi, legale di D’Alema, il centro-sinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro gup, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (la Corte d’Appello ribalterà il verdetto li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche).

    17. Finanziamento ai partiti (1997-99). Il finanziamento pubblico è stato abolito dal referendum dell’aprile ’93. Ma nel dicembre dello stesso anno, rientra dalla finestra camuffato da «rimborso per le spese elettorali»: ogni cittadino contribuirà alle spese elettorali dei partiti (solo se superano il 3 per cento) con 1.600 lire pro capite (circa 1 euro). Ma i partiti non si accontentano. Il 2 gennaio ’97 destra e sinistra cambiano la legge: i cittadini potranno devolvere ai partiti il 4 per mille dell’Irpef. Ma quasi nessuno lo fa. Nel 1999, per evitare la bancarotta, i partiti tornano alla chetichella al finanziamento diretto dello Stato: 1 euro pro capite per le elezioni della Camera, del Senato, delle Regioni, del Parlamento europeo (il quorum per accedervi scende dal 3 all’1 per cento): cioè 4 euro a quinquennio. Che ben presto raddoppia a 2 euro per quattro elezioni a legislatura. Risultato: nel 2001 i partiti incasseranno la bellezza di 92.814.915 euro.

    18. 41bis e supercarceri nelle isole (1997). Due dei 12 punti del «papello» consegnato nel 1992 da Totò Riina ai suoi referenti politici e istituzionali con le richieste dalla mafia allo Stato in cambio della fine delle stragi, dicevano così: «7) Chiusura super carceri. 8) Carcerazione vicino le case dei familiari». Detto, fatto. Nel 1997, il ministro Flick – con l’appoggio del centro-sinistra e nel silenzio del centro-destra – chiude le supercarceri di Pianosa e Asinara, che facevano impazzire i boss perché, reclusi nelle isole lontani centinaia di chilometri da casa, non riuscivano a comunicare i loro ordini all’esterno tramite parenti e avvocati. Compito molto più agevole ora che vengono tutti trasferiti nelle carceri continentali. E Pianosa e Asinara vengono «restituite al turismo».

    19. Abolito l’ergastolo (1999). Altra bestia nera dei mafiosi è l’ergastolo. Infatti il papello ne chiede l’abolizione in tre punti: «1) Revisione sentenza maxiprocesso [che condannava a vita molti boss mafiosi]. 5) Riconoscimento benefici dissociati – Brigate rosse – per condannati per mafia [con i benefici per la dissociazione, si ottengono sconti di pena]. 6) Arresti domiciliari dopo 70 anni». Detto, fatto. Il pacchetto Carotti estende il rito abbreviato a tutti i delitti, anche quelli più gravi (stragi mafiose comprese). Chi accede all’abbreviato ha diritto allo sconto di un terzo della pena e, al posto dell’ergastolo, rischia al massimo 30 anni. Che poi diventano 20 con i benefici della Gozzini. E, siccome la gran parte dei boss sono stati arrestati all’indomani delle stragi del 1992-93, ne dovrebbero scontare poco più di una decina e potrebbero sperare in tempi brevi nei primi permessi premio. Il tutto mentre a Firenze e a Caltanissetta si celebrano i processi di primo grado e di appello per le stragi del 1992-’93. Solo grazie alle vibrate proteste dei magistrati antimafia e dei familiari delle vittime, il governo Amato ingrana la retromarcia e il 23 novembre 2000 vara un decreto per ripristinare l’ergastolo almeno per i delitti più orrendi.

    20. Aboliti i pentiti (2001). Ancora il papello: «4. Riforma legge pentiti». Detto, fatto. Nel 2001 il governo Amato (ministro della Giustizia Piero Fassino) vara la «riforma» dei collaboratori di giustizia del 2001 che – sempre col consenso del centro-destra – stravolge un’altra delle conquiste che Falcone e Borsellino pagarono con la vita. La legge riduce sensibilmente i benefici per i mafiosi che collaborano con la giustizia; prevede una serie di sbarramenti per l’accesso ai programmi di protezione; e impone di raccontare ai giudici tutto ciò che sa nei primi 6 mesi di collaborazione. Del resto il ministro dell’Interno del governo D’Alema, Giorgio Napolitano, autentico ispiratore della legge, ha sostenuto che «i pentiti in Italia sono troppi». Non i mafiosi: i pentiti. «Con questa legge», commenta il procuratore di Palermo Piero Grasso, «al posto di un mafioso, non mi pentirei più». Infatti da allora molti vecchi pentiti ritrattano e tornano mafiosi; alcuni che stavano per parlare di trattative Stato-mafia e mandanti occulti delle stragi, si cuciono la bocca; e i nuovi pentiti si conteranno sulle dita di una mano.

    21. Meno scorte per tutti (2000). Nel settembre 2000 una circolare del ministro dell’Interno Enzo Bianco ritira i presidi armati sotto le case delle persone più a rischio nella lotta a Cosa Nostra, camorra e ’ndrangheta (magistrati, testimoni, uomini simbolo dell’antimafia), sostituendoli con «ronde» di scarsa o nulla efficacia. Non più vigilanza fissa, ma servizi di tipo «dinamico dedicato». Niente più piantoni 24 ore su 24, ma pattuglie che «girano» di casa in casa e qualche telecamera. Il tutto per soddisfare «la crescente domanda di sicurezza della collettività», che imporrebbe «l’impiego delle forze di polizia sul territorio». Durissime proteste dai pm di Palermo, ma vane. Nel 2001, col governo Berlusconi 2, il ministro Scajola proseguirà sulla strada inaugurata da Bianco, tagliando anche le scorte a tutti i magistrati a rischio.

    22. Indagini difensive (2001). Nella primavera 2001 Ulivo e Polo insieme votano la legge sulle indagini difensive, fortemente voluta dall’avvocatura organizzata nell’Unione camere penali: gli atti raccolti dagli avvocati difensori assumono lo stesso valore di quelli compiuti dal pm. Il quale però, per legge, ha l’obbligo di depositare tutte le carte, anche quelle favorevoli all’indagato, mentre l’avvocato ha l’obbligo deontologico di depositare solo gli elementi favorevoli al cliente che lo paga. In più, la legge consente al difensore di compiere addirittura «indagini preventive»: prim’ancora di essere indagato, chiunque abbia commesso un reato potrà far interrogare dal suo legale i testimoni del delitto. Quando poi gli inquirenti sentiranno il testimone, troveranno un uomo già «formattato» sulla versione della difesa, o in certi casi addirittura terrorizzato o comunque poco incline a collaborare con la giustizia. Una legge che incentiva l’inquinamento delle prove e l’intimidazione dei testimoni.

    23. Omologhe societarie addio (2000). Il 24 novembre 2000 un emendamento del governo Amato alla legge 340 sulla «semplificazione di procedimenti amministrativi» abroga le omologhe societarie. Finora spettava ai tribunali vigilare sulle società di capitali, autorizzandone la nascita e le principali operazioni (aumenti di capitale, ripianamenti delle perdite, modifiche dell’oggetto sociale eccetera). Se i giudici scoprivano qualcosa di illegale nelle deliberazioni, negavano l’«omologa» a tutela dei soci e dei risparmiatori. Ora invece l’omologazione viene sottratta ai giudici e affidata ai notai. Un altro passo verso la totale deregulation della finanza allegra e sporca.

    24. Fisco, carezze agli evasori (2001). Il 5 gennaio 2001 il governo Amato vara il decreto che riforma la legge penale tributaria e manda in pensione la 516/1982 («manette agli evasori»). Le «violazioni degli obblighi contabili», cioè le operazioni di sottofatturazione o di omessa fatturazione tipiche di commercianti, artigiani e professionisti, cioè le forme più diffuse di evasione, non integrano più il reato più grave di «dichiarazione feraudolenta» (pene fino a 6 anni), ma il più lieve di «dichiarazione infedele» (pene fino a 3 anni, con prescrizione assicurata e niente carcere). E poi, per commettere reato, il contribuente infedele deve superare una certa «soglia di non punibilità», altissima: la dichiarazione infedele è reato solo sopra i 100 mila euro di imposta evasa; la dichiarazione fraudolenta, superiore a 75 mila. Una gigantesca licenza di evadere. Da «manette agli evasori» a «carezze agli evasori“

    Centro-destra, governo Berlusconi 2

    25. Rogatorie (2001). Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. La legge 367/2001 stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano «in originale» o «autenticati» con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.

    26. Falso in bilancio (2002). Avendo cinque processi per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la Casa delle libertà approva la legge delega 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 coi decreti delegati: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le prime e 4 e mezzo per le seconde; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso in bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5 per cento del risultato d’esercizio, l’1 per cento del patrimonio netto, il 10 per cento delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie («il fatto non è più previsto dalla legge come reato»), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione lampo.

    27. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Ue, il governo Berlusconi rifiuta di ratificare il «mandato di cattura europeo», ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la pubblica amministrazione. Secondo Newsweek, Berlusconi «teme di essere arrestato dai giudici spagnoli» per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia ottiene di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.

    28. Il giudice trasferito (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il capodanno, il ministro della GiustiziaRoberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua «immediata presa di possesso» presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’Appello con una nuova «applicazione» di Brambilla in tribunale sino alla fine del 2002.

    29. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché a Milano l’intero tribunale sarebbe prevenuto contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono la «legittima suspicione» per motivi di ordine pubblico, vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei «porti delle nebbie» per riposarvi in pace. È la legge Cirami 248, approvata il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasferire i processi a Berlusconi: il tribunale di Milano è sereno e imparziale.

    30. Patteggiamento allargato (2003). Sfumato il trasloco dei processi, bisogna inventarsi qualcosa per rallentarli prima che arrivino le sentenze, intanto si inventerà qualcos’altro: ecco dunque, nell’estate 2003, una nuova legge ad personam, quella sul patteggiamento allargato, che consentirà a qualunque imputato di chiedere 45 giorni di tempo per valutare se patteggiare o meno, guadagnando tempo fino a dopo le vacanze. La norma diventa legge l’11 giugno 2003: Berlusconi ormai è salvo grazie al lodo Schifani, ma Previti no. Dunque annuncia che utilizzerà la nuova legge sul patteggiamento allargato. Così i giudici devono dargli un mese e mezzo di tempo per decidere se patteggiare o meno. Non lo farà, ovviamente, ma intanto i processi sono sospesi fino a settembre-ottobre.

    31. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori incombono. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Casa delle libertà approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato, del Consiglio e della Consulta (il provvedimento contiene anche la legge Boato, trasversale, che vieta ai giudici di utilizzare senza la previa autorizzazione delle Camere le intercettazioni «indirette», cioè disposte su utenze di privati cittadini, quando questi parlano con parlamentari). I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il «lodo».

    32. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Casa delle libertà vara la legge ex Cirielli (l’ha disconosciuta persino il suo proponente), che riduce la prescrizione per gli incensurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15 anni, ma in 10).

    33. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1.800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

    33. Condono ai coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta «interpretazione autentica» del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno «concorso a commettere i reati», anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.

    34. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per farla riapprovare tale e quale (legge 46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.

    35. Legge ad Legam (2005). Dal 1996 la procura di Verona indaga su una quarantina tra dirigenti politici e attivisti della Lega Nord sparsi fra il Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Veneto, accusati di aver organizzato una formazione paramilitare denominata Guardia nazionale padana, con tanto di divisa: le celebri camicie verdi, i guardiani della secessione. Processo che all’inizio vede imputati anche Bossi, Maroni, Borghezio, Speroni, Calderoli e altri quattro alti dirigenti che erano anch’essi parlamentari all’epoca dei fatti. I capi di imputazione formulati dal procuratore Guido Papaliasulla scorta di indagini della Digos e di copiose intercettazioni telefoniche, in cui molti protagonisti parlavano di fucili e armi varie, sono tre: attentato alla Costituzione, attentato all’unità e all’integrità dello Stato, costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due vengono depenalizzati dal centro-destra con una leggina «ad Legam» nel 2005, con la scusa di cancellare i «reati di opinione», retaggio del codice «fascista»: così gli attentati alla Costituzione e all’unità e all’integrità dello Stato non sono più reati, salvo in caso di uso effettivo della violenza. Resta l’ultimo reato, la costituzione di banda armata a scopo politico, ma a questo – come vedremo – provvederà il terzo governo Berlusconi.

    36. Legge anti-Csm (2002). Castelli riforma subito il Csm, riducendone i componenti e le competenze con la scusa di colpirne il sistema correntizio. La legge passa il 27 marzo 2002: nuovo sistema elettorale (collegio elettorale unico, nessuna lista di corrente, candidature individuali) e taglio degli organici da 30 a 24 membri (8 laici e 16 togati, di cui 10 giudici, 2 magistrati di Cassazione e solo 4 pm). Il Csm era passato da 21 a 30 membri nel 1975, quando i giudici in Italia erano meno di 6 mila. Ora che sono, compresi gli onorari, 18 mila, si torna indietro e si scende a 24. Una controriforma fatta apposta per far collassare il Csm, svilirlo e ridurlo alla paralisi e al silenzio.

    37. Ordinamento giudiziario Castelli (2005). Il 1° dicembre 2004 la Casa delle libertà approva la legge delega del ministro Castelli che riforma l’ordinamento giudiziario. Il 16 dicembre Ciampi la respinge perché «palesemente incostituzionale» in almeno quattro punti. Ma la maggioranza la riapprova tale e quale, salvo lievissime modifiche, il 25 luglio 2005. Scompaiono soltanto le norme più dichiaratamente incostituzionali: quella che sgancia la polizia giudiziaria dal pm per sottoporla in esclusiva al governo; quella che affida al parlamento la scelta delle priorità dei reati da perseguire; quella che affida alla Cassazione un ruolo di guida e controllo gerarchico su tutta la magistratura, nelle progressioni in carriera e nelle scuole di formazione (dirette da un comitato di membri eletti col «concerto» del ministro). Per il resto, tutto confermato. Si torna agli anni più bui della giustizia italiana: una carriera selettiva che imbriglia i giudici in un’intricata rete di concorsi formalistici; uno svilimento delle competenze del Csm; una ristrutturazione verticistica e gerarchica delle procure, con il capo dominus assoluto dell’azione penale e il «potere diffuso» dei sostituti ridotto al nulla; una separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici, accompagnata da «esami psico-attitudinali» per i neomagistrati, già previsti nel piano della P2; il divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; e infine l’obbligatorietà dell’azione disciplinare su qualunque esposto venga presentato contro un magistrato, anche il più infondato e pretestuoso. Per fortuna, la legislatura scade nel 2006 prima che il governo abbia il tempo di esercitare la delega con i decreti attuativi. Basterebbe che il centro-sinistra, come ha promesso agli elettori, cancellasse la Castelli e l’incubo svanirebbe. Ma non sarà così.

    38-39. Due norme anti-Caselli più una (2004-2005). Gian Carlo Caselli, procuratore a Palermo, ha osato processare anche i politici mafiosi. Bisogna punirlo. Il governo Berlusconi prima lo licenzia nel 2002 da rappresentante dell’Italia nella nascente procura europea Eurojust. Poi, nel 2004, quando si candida a procuratore nazionale antimafia al posto di Pier Luigi Vigna, approva tre norme (una contenuta nell’ordinamento giudiziario, più altre due) per sbarrargli la strada e favorire l’altro candidato, Piero Grasso. L’ordinamento Castelli stabilisce, di fatto, che per diventare procuratore nazionale antimafia bisogna avere meno di 66 anni. Caselli compirà 66 anni il 9 maggio 2005 e Vigna scade il 15 gennaio 2005. Dunque la Castelli proroga pure il mandato a Vigna fino al 1° agosto 2005, quando compirà 72 anni. Così Caselli avrà già 66 anni e non potrà concorrere a succedergli. Come abbiamo visto, però, Ciampi boccia la Castelli. E il procuratore torna in pista. Ma il 30 dicembre il governo infila nel decreto «milleproroghe» un articoletto di tre righe che riproroga Vigna fino ad agosto. Seconda norma ad personam contro Caselli. Alla Camera, in sede di conversione, le assenze nella Casa delle libertà consentono al centro-sinistra di bocciarla, ma Rifondazione si astiene e la norma passa. Senza il nuovo ordinamento Castelli, però Caselli può comunque concorrere perché non è ancora in vigore il limite dei 66 anni: basta che il Csm faccia subito la nomina e il problema è risolto. Ecco dunque un emendamento all’ordinamento giudiziario, firmato da Luigi Bobbio di An, che prevede l’immediata entrata in vigore dei nuovi limiti di età. Perché – spiega Bobbio, spudorato – «dobbiamo avere la certezza che Caselli non vada alla superprocura». È la terza e decisiva norma ad personam contro Caselli: il Csm nomina Grasso, unico candidato superstite. Nel 2007 la Consulta dichiarerà incostituzionale la legge anti-Caselli. Tra i primi a felicitarsene – con quasi due anni di ritardo – sarà Piero Grasso: «Sono contento, quella era una legge che non ho condiviso». L’ha semplicemente usata. Unico magistrato della storia repubblicana nominato da un governo. E che governo.

    40. Legge pro Carnevale (2004). Se Caselli non deve più occuparsi di mafia, la Casa delle libertà si prodiga per rimettere la toga a un giudice che ha ben meritato nel settore: Corrado Carnevale. L’ex «ammazzasentenze» si è dimesso dalla magistratura nel 2002 dopo la condanna in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma poi la Cassazione ha annullato la condanna. Nel dicembre 2003 spunta una normetta ad personam che consente il rientro in servizio dei dipendenti pubblici sospesi o autopensionati in seguito a procedimenti penali e poi assolti. Proprio il caso di Carnevale. La norma è bipartisan: Santanchè (An), Maccanico (Margherita), Mastella (Udeur), Villetti (Sdi), Boato e Luana Zanella (Verdi). E viene approvata come emendamento alla finanziaria il 24 dicembre 2003 da tutti i partiti, Ds esclusi. Dal 2006 l’uomo che cassava le sentenze contro i boss, riceveva avvocati e imputati di mafia anche a casa propria, definiva «cretino» e «faccia da caciocavallo» Falcone e considerava Borsellino un incapace, è di nuovo un magistrato e viene reintegrato in Cassazione come presidente di una sezione civile per altri 6 anni e mezzo: cioè fino al 2013, quando ne avrà 83 (8 in più dell’età massima pensionabile per i magistrati). Per uno come lui, 83 anni non sono mai troppi. Per Caselli, invece, bastano e avanzano 66.

    [...]

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    Qualcuno glie l'ha mai spiegato (bène!) alla cosiddetta "pubblica opinione" che se la Giustizia, negli ultimi vent'anni, ha funzionato PEGGIO di quanto avesse mai funzionato (male) prima dipende ANCHE da queste?
    Che dipende, oltre a queste, dal FATTO che (oltre a queste) NON hanno fatto NULLA per migliorarla?

    Oltre ai CONTINUI tagli alle risorse.

 

 
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