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Ice: Mfe; Ponzano, portare avanti in parallelo azioni strategiche Movimento
17 Luglio 2013 Giampiero Gramaglia
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta alla direzione nazionale e al comitato centrale del Movimento federalista europeo del presidente della sezione di Roma, professor Paolo Ponzano, che interviene nel dibattito in atto nell'Mfe sulla proposta di Iniziativa dei cittadini europei per un piano di sviluppo sostenibile. Cari amici, poiché alcuni di noi hanno pubblicato sulla lista del Forum e/o del Comitato centrale le loro analisi sull'azione politica del Movimento e sulla proposta di iniziativa dei cittadini europei per un piano di sviluppo sostenibile, approvata in principio dal Congresso di Gorizia e, in modo più esplicito, dal recente Congresso di Milano (sia all'interno della mozione di politica generale che attraverso una mozione specifica sottoscritta da più di quaranta partecipanti ed approvata alla quasi-unanimità), vorrei anch'io precisare la mia posizione e rispondere al tempo stesso ad altri interventi. Premesso che siamo tutti d'accordo sull'obiettivo finale da raggiungere, vale a dire uno Stato federale europeo che sarà tuttavia diverso dagli Stati Uniti d'America a causa delle diversità storiche, culturali e linguistiche dei paesi europei, ciò che ci separa è la strategia di azione del Movimento per arrivare a tale risultato. Alcuni di noi ritengono di essere in una situazione rivoluzionaria (o pre-rivoluzionaria) in cui il salto federale é a portata di mano in quanto “è la condizione concreta e inderogabile per salvare gli Stati nazionali” (secondo l'espressione di Sergio Pistone). Altri – fra cui il sottoscritto – ritengono che finché l'opinione pubblica non sarà stata convinta della necessità del progetto europeo, malgrado l'attuale crisi dei debiti sovrani che molti imputano a torto alla moneta unica, i governi nazionali avranno sempre un alibi per ritardare il salto federale e per praticare la politica dei “piccoli passi”. Se, come oggi sembra molto probabile, le elezioni europee daranno una presenza molto più numerosa ai partiti euro-scettici nel Pe, pensate che i governi nazionali ne trarranno la conclusione che occorre fare subito il salto federale o non pensate piuttosto che avranno un nuovo alibi per ritardare la decisione di trasferire nuove competenze al livello europeo e di creare subito un governo europeo dell'economia? Ed il Parlamento europeo sarà maggiormente in grado di esercitare un ruolo costituente in presenza di un gruppo più numeroso di deputati euro-scettici? Per queste ragioni, alcuni di noi pensano che occorra utilizzare tutti gli strumenti disponibili (fra cui l'iniziativa dei cittadini europei, Ice, prevista dal Trattato di Lisbona) per riconquistare il sostegno dei cittadini al progetto europeo. Certo, l'Ice non è la panacea e non sarà facile acquisire il consenso di un milione di cittadini in almeno sette paesi europei per chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa che mostri “il volto umano dell'Europa” (vedi l'articolo di Barbara Spinelli). Tuttavia, il rafforzamento della democrazia partecipativa potrà essere uno degli elementi che ci permetterà di riconciliare i cittadini con il progetto europeo. Se dieci delle circa venti Ice presentate alla Commissione raggiungeranno il quorum di un milione di firme, ciò significherà che più di dieci milioni di cittadini europei avranno partecipato al processo legislativo europeo ed influenzato delle decisioni che vanno incontro ai loro interessi. Non credo che il Mfe sarebbe ben ispirato se volesse praticare la politica del “tanto peggio, tanto meglio” rifiutando di utilizzare i meccanismi europei esistenti per paura di “puntellare” le Istituzioni europee. Un'altra obiezione mossa dagli amici contrari all'utilizzo dell'Ice è che, ammesso e non concesso che si raggiunga il milione di firme (con l'aiuto dei sindacati ed altre organizzazioni della società civile (come l'organizzazione Libera di Don Ciotti che ha raccolto un milione e mezzo di firme per sequestrare i beni dei mafiosi), la decisione del Consiglio e del Pe sulla proposta della Commissione non interverrà che nell'anno 2016! Tuttavia, questo calendario nulla toglie all'uso che potremmo fare dell'Ice nella campagna elettorale per il prossimo Parlamento europeo. Inoltre, la scadenza del 2016 coinciderebbe con la revisione del bilancio europeo per i prossimi sette anni grazia alla clausola di flessibilità che il Pe ha ottenuto (unico suo “successo”) per la revisione del quadro finanziario europeo. Nel 2016 i magri fondi votati dai governi europei per la crescita e la lotta alla disoccupazione (in particolare gli 8 o 9 miliardi di euro per la lotta alla disoccupazione giovanile previsti per il biennio 2014-2015) saranno praticamente esauriti, in modo che i governi fautori, nei discorsi della domenica, degli Stati Uniti d'Europa avranno la possibilità, alla fine dell'attuale crisi dei debiti, di consacrare nuove risorse per un vero piano o Fondo europeo di sviluppo e contro la disoccupazione. Questa strategia non è per nulla contraddittoria ma semmai complementare con l'altra azione strategica del Movimento, vale a dire la creazione di un bilancio autonomo (e aggiuntivo) della zona euro. Ripeto qui brevemente quello che abbiamo potuto verificare con gli esperti della Commissione europea a Bruxelles. In primo luogo, la creazione di un vero e proprio bilancio autonomo dell'Eurozona richiede la modifica dei Trattati (lo ha riconosciuto anche il Presidente Hollande). In secondo luogo, con quali risorse nazionali pensiamo di poter dotare un bilancio autonomo della zona euro se il quadro finanziario europeo è ormai bloccato per i prossimi sette anni (salvo revisione, appunto, alla fine del 2016 o inizio 2017? La sola possibilità di acquisire nuove risorse per il bilancio europeo tout court (che si tratti del bilancio UE o di quello dell'Euro-zona) è di creare nuove risorse proprie come la tassa sulle transazioni finanziarie e/o la carbon tax (richiesta che è contenuta nel nostro progetto di ICE). In mancanza di nuove risorse proprie, avremo un bilancio europeo dell'Eurozona nel 2016 (dopo revisione dei Trattati) con lo stesso 1% del Pil della zona euro. Alcuni amici hanno obiettato che il documento “Blueprint” pubblicato dalla Commissione europea nel novembre 2012 ha previsto la creazione di un “bilancio autonomo dell'Eurozona” sulla base del trattato attuale. Questa conclusione non corrisponde all'interpretazione che ne danno i funzionari europei. Con il “Blueprint” la Commissione ha previsto di dotare la zona euro di una capacità di bilancio autonoma attraverso la creazione di uno “strumento finanziario” equivalente ai Fondi strutturali, al Fondo di coesione, al Fondo di adattamento alla globalizzazione oppure al programma Life o al programma Erasmus. Tale strumento finanziario sarebbe finanziato dagli Stati dell'Eurozona attraverso l'utilizzo di nuove risorse proprie dell'Unione europea create nel frattempo oppure attraverso un accordo intergovernativo tra i soli Stati dell'Eurozona. Questa decisione, che potrebbe essere adottata sulla base del Trattato attuale, sarebbe compatibile e complementare con la nostra Ice sul piano di sviluppo (che potrebbe essere adottata su una base giuridica maggioritaria oppure, in caso di mancato accordo all'unanimità, sulla base di una cooperazione rafforzata). Quindi non c'è alcuna incompatibilità ma piuttosto complementarità tra le nostre due azioni strategiche che mirano a rafforzare la zona euro come base della futura Federazione. Alcuni di noi si sono entusiasmati quando il deputato europeo Andrew Duff ed il gruppo Spinelli hanno proposto l'elaborazione di un progetto di “Legge fondamentale” pensando che il Parlamento europeo avrebbe lanciato la procedura per la revisione dei Trattati nell'anno in corso. Questo non sembra più di attualità. Lo stesso Duff non ha nemmeno proposto di sottoporre il suo progetto alla plenaria del Pe, ma di pubblicarlo sotto forma di libro...Peraltro il suo progetto, che era già un progetto di revisione dei Trattati e non un testo costituzionale, è stato leggermente edulcorato dagli interventi dei vari membri del gruppo Spinelli che pure rappresentano la punta più ambiziosa dei deputati europei...Non vorrei che fosse deluso lo stesso entusiasmo per la presa di posizione del presidente Hollande dello scorso giugno a favore di un'Unione politica europea fra due anni. In primo luogo, se la dichiarazione di Hollande è una novità positiva per un governo francese, non sappiamo ancora cosa egli intenda per “unità politica”. Se si trattasse di prevedere una riunione mensile dei capi di Stato qualificandola di governo europeo dell'economia ed affiancandola da una riunione congiunta del Pe e dei Parlamenti nazionali per accreditare la “legittimità democratica” del cosiddetto governo europeo, non credo che avremmo creato lo Stato federale europeo. Attiro la vostra attenzione sull'analisi del giornale francese “Le Monde” del 25 giugno scorso secondo cui “l'Allemagne s'est convertie à une Europe des Etats et à un pilotage économique de la zone Euro”. Inoltre, non credo che si possa creare un governo europeo dell'economia, che disponga di una legittimazione democratica incontestabile e che gestisca un'Unione economica dei paesi della zona euro, senza aver sciolto preventivamente il nodo dello status del Regno Unito. Tale nodo andrebbe sciolto al momento della revisione dei Trattati (probabilmente nel 2015) accordando al Regno Unito delle clausole derogatorie in cambio del riconoscimento della zona euro come una cooperazione rafforzata permanente che potrà approfondire la sua integrazione senza l'accordo britannico. In conclusione, credo come altri amici che le due azioni strategiche del Movimento (bilancio autonomo e aggiuntivo dell'Eurozona ed iniziativa cittadini per un piano di sviluppo sostenibile e per l'occupazione) vadano condotte parallelamente in quanto complementari e non contraddittorie. Senza nuove risorse proprie non ci sarà un bilancio europeo aggiuntivo per la zona euro. Naturalmente il progetto di iniziativa dei cittadini europei deve essere redatto in modo che sia considerato eleggibile dalla Commissione europea e che rispetti le discussioni intervenute con i sindacati ed altri movimenti della società civile che dovranno sobbarcarsi l'onere principale della raccolta delle firme. Sarebbe contraddittorio dire che non abbiamo i mezzi per raccogliere il milione di firme e voler imporre un nostro proprio testo ai sindacati e alle altre organizzazioni (fra cui alcune che hanno raccolto un milione e mezzo di firme per l'Ice sull'acqua pubblica).