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    Ghibellino
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    Predefinito The fourth political theory

    L’EURASIA PRIMA DI TUTTO

    Manifesto del movimento eurasista



    La crisi di idee nella Russia contemporanea

    Nella nostra società russa* - particolarmente nella sfera sociale e politica – in questo principio del nuovo millennio si avverte una dolorosa carenza di idee. La maggioranza delle persone – inclusi amministratori, politici, scienziati, lavoratori – vengono guidate, nella vita come nelle scelte sociali, da un insieme di fattori temporanei, preoccupazioni casuali, richiami transitori ed effimeri. Stiamo rapidamente perdendo qualsiasi rappresentazione generale del senso della vita, della logica della storia, dei problemi dell’uomo, del destino del mondo. La scelta esistenziale e sociale è stata sostituita dall’advertising aggressivo.
    In luogo di una sensata ed esauriente ideologia politica troviamo una efficiente (o inefficiente) attività di PR. L’esito della battaglia di idee è definito dal volume di investimenti in entertainment shows. Drammatici scontri fra popoli, culture e religioni sono trasformati in spettacoli ispirati da corporations transnazionali e holding petrolifere. Sangue, vita, spirito umano divengono astrazioni statistiche, spese di consumo, nel migliore dei casi demagogiche figure di discorso all’interno di dolciastre ed ambigue lamentele umanitarie, dietro cui si cela un doppio metro di valore.
    Al posto dell’uniformità totalitaria, l’indifferenza totalitaria. La maggioranza dei partiti politici e dei movimenti sociali persegue fini puramente tattici. Mai, concretamente, è dato di incontrare un’ideologia esplicita e conseguente, capace di strappare gli uomini da uno stato di sonnacchiosa indifferenza, di restituire pienezza alla vita.


    L’americanizzazione e la necessità di un’alternativa

    La più rigorosa – ed al tempo stesso la più dannosa – concezione progettuale del mondo è formulata dai liberali coerenti. Queste forze, geopoliticamente orientate verso gli USA e l’Occidente, prendono ad esempio da copiare la politica, l’economia, il tipo di società, la cultura e la civilizzazione Americane. Questo campo ha una sua dignità - il suo progetto è logico e coerente, teoria e pratica vi si trovano legate. Ma fatto sta che altrettanto logici sono malessere mondiale, morte, divisione, separazione e distruzione dell’unità organica. I liberali pronunciano un “sì” deciso a quel “mondo unico”, confuso, futile, individualista, oligarchico, privo di qualsiasi punto di orientamento morale, spirituale e tradizionale, che si sforzano di creare su scala planetaria gli USA, superpotenza mondiale, intendendo la superiorità tecnologica ed economica come un mandato di egemonia privata su scala planetaria. E’ evidente che l’americanizzazione della Russia, del mondo intero, la servile obbedienza verso il nuovo gendarme mondiale – gendarme dello spettacolo – non piace a molti. Ma ciò si manifesta più sovente in maniera soltanto emotiva, episodica, incoerente. Uomini e interi movimenti politico-sociali si accontentano inerzialmente del vecchio, dei residui di quanto è appartenuto ad altre epoche, più nobili ed armoniose, di quanto è almeno in qualche misura migliore dello tsunami atlantico che trascina i resti della nostra propria civiltà russa. L’ostilità all’American way of life, al famoso “nuovo ordine mondiale” è una qualità integralmente positiva, che va salutata con favore dovunque la si incontri. Ma non è sufficiente. Serve un attivo contro-progetto, un’alternativa realistica, concreta e capiente. Le condizioni di questo inizio di millennio sono radicalmente nuove. E coloro che aspirano ad un nuovo futuro, invece di quel caos controllato e disintegrazione al neon che l’America ci impone, costoro sono obbligati non soltanto a dire “no”, ma anche a formulare, proporre, dimostrare e difendere un diverso, nostro proprio Piano di civiltà.
    La più vasta, la più generale visione del mondo in grado di offrire una tale alternativa all’egemonia Americana, al mondo unipolare, al trionfo dell’Occidente, è l’Eurasismo.


    I padri fondatori dell’Eurasismo

    Storicamente l’Eurasismo è esistito per vent’anni come tentativo di interpretare la logica dello sviluppo politico-sociale, culturale e geografico della Russia come un processo uniforme e sostanzialmente continuo, dalla Rus’ di Kiev fino all’URSS. Gli eurasisti hanno individuato nella dialettica del destino nazionale del popolo russo e dello Stato russo una missione storica unitaria, differentemente espressasi nelle differenti fasi.
    La principale tesi dei primi eurasisti (il conte N.S. Trubetskoj, P. Savitskij) suonava così: “L’Occidente contro l’umanità”, i popoli del mondo, la fiorente complessità di culture e civiltà contro l’unitario, totalitario modello occidentale, contro il dominio economico, politico e culturale dell’Occidente. La Russia (tanto antica, quanto ortodosso-monarchica, quanto sovietica) vide negli eurasisti una roccaforte ed un’avanguardia di questo processo mondiale, come una cittadella di libertà contro l’unidimensionale egemonia sull’umanità di un’escrescenza irreligiosa, secolarizzata, pragmatica ed egoista – la civilizzazione occidentale, rivendicante la propria supremazia, la propria dominazione materiale e spirituale. Su questa base gli eurasisti accettarono l’URSS come una nuova – paradossale – forma di quell’originale percorso della Russia. Disapprovando l’ateismo ed il materialismo culturale, essi riconobbero al di là della facciata esterna del comunismo gli arcaici caratteri nazionali, dietro alla Russia Sovietica la legittima eredità geopolitica della missione russa.
    Patrioti convinti e coerenti, gli eurasisti giunsero ad una conclusione riguardo all’inadeguatezza delle forme tradizionali in cui era stata rivestita l’Idea Nazionale negli ultimi secoli. Il motto dei Romanov – “Ortodossia, Autocrazia, Nazionalità” – era soltanto una facciata conservatrice che celava contenuti ben moderni, fondamentalmente copiati dall’Europa. Il patriottismo sovietico esprimeva l’idea nazionale in termini classisti, che né coglievano l’essenza del problema di civiltà, né riconoscevano precisamente il significato della missione storica della Russia. Il nazionalismo laico dei Romanov era solo formale, ad imitazione dei regimi europei. Il patriottismo sovietico ignorava l’elemento nazionale, spezzava i legami con la tradizione, spazzava via la Fede dei padri.
    Era indispensabile un nuovo, sintetico approccio. Anche questo venne sviluppato nell’ambito della filosofia eurasista, del movimento politico e sociale degli eurasisti. I padri fondatori dell’Eurasismo per la prima volta espressero la più alta valutazione della natura pluri-nazionale (imperiale) dello Stato Russo. Particolare attenzione dedicarono al fattore Turco. Il ruolo dell’eredità di Gengis Khan, depositario della statualità Tatara, assimilata da Mosca nel XVI secolo, fu visto da essi come la svolta decisiva della Russia verso l’Oriente, le sue origini, i suoi valori. Nella leggenda ortodossa proprio questa epoca è legata alla Sacra Rus’, alla trasformazione di Mosca in Terza Roma (dopo la caduta di Zargrad e la fine dell’Impero Bizantino). La missione della Sacra Rus’ si espresse nell’autoaffermazione di una propria cultura eurasiatica, di un sistema sociale originale, distinto nei suoi parametri fondamentali dal percorso seguito dai paesi dell’Occidente cattolico e protestante.
    La Russia fu concepita dagli eurasisti come avanguardia dell’Oriente contro l’Occidente, come linea di difesa avanzata della società tradizionale contro la società moderna, secolare, ordinaria, razionalizzata. Ma nella secolare lotta per la preservazione del proprio “io” culturale la Russia, a differenza di molte società orientali, acquisì esperienza diretta dell’Occidente, adottò le tecniche da questo applicate, prese a prestito determinate tecnologie – ma ogni volta al solo fine di opporre all’Occidente le sue stesse armi. In termini moderni, ciò è detto “modernizzazione senza occidentalizzazione”. Pertanto la Russia poté tenere testa alla pressione dell’Occidente più a lungo di altre società tradizionali.
    Da qui gli eurasisti trassero una importante conclusione: la Russia necessita non solo di un ritorno alle radici, ma della combinazione di un inizio conservatore con uno rivoluzionario. La Russia deve attivamente modernizzarsi, svilupparsi, aprirsi in parte al mondo circostante, ma preservando rigorosamente e rafforzando la propria identità. Per questo vennero definiti da qualcuno come “ortodossi bolscevichi”.
    Ahimè – questo notevole movimento non è stato storicamente apprezzato nella misura dovuta. Lo straordinario successo dell’ideologia marxista rese la raffinata visione del mondo conservatrice-rivoluzionaria degli eurasisti inefficace, superflua. Alla fine degli anni ’30 l’impulso originario del movimento eurasista, in Russia come negli ambienti dell’emigrazione Bianca, era definitivamente svanito.
    La staffetta del pensiero eurasista passò da allora nelle mani non tanto di politici ed ideologi, quanto di scienziati (primo fra tutti il grande storico russo Lev Gumilev).


    Neo-eurasismo

    I drammatici eventi degli ultimi decenni in Russia e in tutto il mondo hanno reso nuovamente attuali ed essenziali le idee eurasiste. L’Occidente ha tenuto testa al suo più serio avversario a livello di civiltà – l’URSS. L’ideologia marxista ha improvvisamente perduto il suo fascino. Ma una nuova alternativa generale all’occidentalismo e al liberalismo (incarnati oggi come nel punto più alto del loro sviluppo dagli USA e dalla civilizzazione americana – che incomincia ad essere sempre meno tollerata persino dagli Europei, ascendenti del mostro mondiale) non è ancora apparsa.
    Né poteva comunque apparire.
    I frammenti separati – il nazionalismo pre-rivoluzionario, il sovietismo inerziale, o le stravaganti fantasie dell’ecologismo e del sinistrismo – non potevano costituire un fronte unito. Mancava la base di una comune visione del mondo, di un comune denominatore. L’occasionale ravvicinamento delle posizioni degli oppositori al globalismo e all’americanizzazione non ha dato luogo ad una vera sintesi di concezione del mondo.
    In questo momento, le menti più attente, i cuori più puri e gli spiriti più accesi si sono anch’essi convertiti all’eredità eurasista. In esso hanno colto quella fonte di salvezza, il germe di quella dottrina che idealmente rispondeva alle esigenze del momento storico.
    Il Neo-eurasismo incominciò a costituirsi come corrente sociale, filosofica, scientifica, geopolitica e culturale dalla fine degli anni ’80.Allontanandosi dall’eredità degli Eurasisti russi degli anni ’20 e ’30, fatta propria l’esperienza spirituale della tradizione deglistaroobrjadtsi dell’Ortodossia Russa, arricchiti dalla critica sociale di populisti e socialisti russi, reinterpretate in maniera originale le conquiste della fase Sovietica della storia patria, ed al tempo stesso padroneggiando la filosofia del tradizionalismo e della rivoluzione conservatrice, la metodologia geopolitica e le originali dottrine rivoluzionarie della “nuova sinistra” (cioè di quelle correnti intellettuali sviluppatesi in Occidente, ma dirette contro la logica dominante del suo sviluppo), il Neo-eurasismo è diventato la più seria piattaforma di una visione del mondo nella società russa contemporanea, prendendo forma di compiuta scuola scientifica, di sistema di iniziative sociali e culturali.
    Il Neo-eurasismo ha posto le basi della moderna geopolitica russa, ha acquisito un forte potenziale di sostenitori fra i quadri delle strutture governative, nei ministeri e negli uffici legati al settore militare, i quali fondano sulla geopolitica eurasista molti seri progetti operativi internazionali, militari ed economici.
    Il Neo-eurasismo ha influenzato la politologia, sociologia e filosofia russa contemporanea.
    Il Neo-eurasismo è gradualmente divenuto un potente strumento concettuale dei monopoli statali russi, bisognosi di un modello strategico per lo sviluppo di una strategia a lungo termine per la loro attività in campo macroeconomico, una strategia dipendente non da processi politici temporanei, ma da costanti storiche, geografiche e di civiltà.
    Il Neo-eurasismo ha posto le basi di un intero ventaglio di correnti d'avanguardia nella cultura giovanile, ha offerto un impulso vivificante allo sviluppo creativo, appassionato di una intera direzione artistica.

    Il Neo-eurasismo ha avuto un poderoso influsso sui partiti politici e sui movimenti della Russia contemporanea: elementi presi a prestito dall’arsenale ideologico neo-eurasista sono rintracciabili nei documenti programmatici di “Unità”, del KPFR [Partito Comunista], di OVR [Otetchestvo-Vse Rossikja], del LDPR [Partito Liberal-democratico], del movimento “Russia” e di un insieme di altri movimenti e partiti minori. Questi elementi restano tuttavia frammentari, mescolati ad altri eterogenei e persino contraddittori (tutto ciò fa dei grandi partiti russi delle formazioni più che altro di natura tattica, de-ideologizzate, create per la soluzione di problemi politici locale ed a breve termine).

    Il nuovo soggetto politico e sociale

    E’ giunto il momento di compiere il passo successivo, di dotare l’Eurasismo di una concreta dimensione politica e sociale. L’ideologia neo-eurasista ha gradualmente superato il livello della pura elaborazione teorica. Il nuovo governo russo è seriamente impegnato nella soluzione dei problemi strategici che il paese ha di fronte, ed ovviamente non è soddisfatto delle ricette primitive e distruttive imposte dall’Occidente e dai portatori dell’influsso occidentale in Russia: necessita di una visione del mondo e di sostegno sociale e politico. Il potere attuale, la sua specificità, la sua immagine sociale divergono considerevolmente sia dal periodo post-sovietico, sia dai tempi di acritica passione per il liberalismo sfrenato. Una nuova visione del mondo statuale, un nuovo modello patriottico di “correttezza politica” sono maturati. Di ciò testimonia l’insistente ricerca di un’Idea Nazionale in cui è oggi impegnato il potere.
    Se il consueto sistema politico è atto alla soluzione di problemi temporanei (benché noi lo consideriamo inadeguato anche sotto il profilo strettamente pragmatico), in una prospettiva di medio periodo (per non parlare di una visione strategica a lungo termine) esso non ha alcuna possibilità, ed esige una radicale riforma. L’attuale sistema si è formato durante il processo di demolizione del modello Sovietico e di sua sostituzione con una formazione liberal-democratica di stampo occidentale. Ma oggi né il primo né la seconda sono accettabili per la Russia. Ed inoltre, esso è inadeguato a fronte della difficilissima situazione che il paese si trova a dover affrontare – conseguenza delle precedenti politiche da operetta. Ciò di cui abbiamo bisogno sono partiti e movimenti basati su una visione del mondo, riflesso degli interessi di concreti strati della popolazione, radicati nel popolo, capaci di educarlo, guidarlo e difenderlo, anziché sfruttare la fiducia (e l’ingenuità) delle masse a beneficio di interessi privati o di ristretti gruppi.
    Tutte le condizioni sono mature per l’apparizione di un rigoroso movimento Eurasista nella nuova Russia.
    E coloro che furono alle origini del Neo-eurasismo, che formarono le premesse teoriche e i fondamenti della geopolitica russa, della filosofia eurasista, della politologia e sociologia conservatrice-rivoluzionaria, coloro che hanno lottato per anni per l’ideale dell’Eurasia, per la rinascita del popolo russo e della nostra Grande potenza – costoro hanno preso la decisione di formare il nuovo movimento sociale e politico “EURASIA”.

    Chi saranno i membri del movimento “Eurasia”?

    A chi è rivolto l’appello ad aderire ed appoggiare il nostro movimento? Ad ogni Russo, istruito o meno, all’influente e all’ultimo dei diseredati, all’operaio e al dirigente, al bisognoso e al benestante, al Russo e al tataro, all’ortodosso e all’ebreo, al conservatore e al modernista, allo studente e al tutore dell’ordine, al soldato e al tessitore, al governatore al musicista rock.
    Ma solo a colui che ama la Russia, che non sa concepire se stesso senza di essa, che ha compreso la necessità del severo sforzo a tutti noi richiesto affinché il nostro paese ed il nostro popolo conservi il suo posto sulla mappa del nuovo millennio (da cui continuamente cercano di cancellarci); a colui che vuole, appassionatamente vuole che noi tutti alla fine torniamo ad erigerci in una grande potenza, che sradichiamo dal nostro comune organismo tutte le escrescenze parassitarie, che strappiamo il velo di nebbia dalle nostre menti, che affermiamo al di sopra del paese, del continente, del mondo i nostri solari ideali Russi – ideali di Libertà, Equità, Fedeltà alle Origini.


    Centro radicale

    Il movimento “Eurasia” è fondato sui principi del centro radicale. Non siamo né di destra né di sinistra, non siamo servilmente obbedienti verso l’autorità, ma neppure oppositori a tutti i costi, che abbaiano con e senza ragione. Ci rendiamo conto che l’odierna autorità in Russia, il Presidente Vladimir Vladimirovic Putin necessita di aiuto, sostegno, solidarietà, coesione. Ma, al tempo stesso, la cieca sottomissione ai capi, l'acritica connivenza con il potere, solo in quanto si tratta del potere, sono oggi altrettanto (se non più) perniciose dell'aperta ribellione. Noi siamo centristi nella misura stessa in cui il Presidente e il potere agiscono per il bene del popolo. E non in modo populista, transitorio, ma in una prospettiva di medio e lungo termine. E qui noi siamo con il Presidente con fervore, radicalmente, fino in fondo, senza badare alle piccole imperfezioni, accettando gli inconvenienti e le difficoltà che sorgeranno dal momento che la Russia si impegnerà seriamente al fine di salvare se stessa ed il resto del mondo dalla tremenda minaccia che proviene da Occidente. Nulla potrebbe essere più centrista del nostro incondizionato e totale appoggio alla costruzione patriottica della potenza da parte delle autorità (anche nei suoi atti più impopolari). Così i nostri predecessori, gli eurasisti, appoggiarono l'odiato regime, fondamentalista ortodosso prima, marxista poi, in quanto esso si opponeva all'Occidente – il peggiore dei mali. Ma il nostro centrismo radicale non è passivo. Comprendiamo perfettamente che l'attuale potere in Russia, secondo la logica delle cose, non possiede (e non può possedere) una chiara rappresentazione dei fondamentali scopi strategici, del drammatico problema filosofico e spirituale che il nuovo millennio reca – terribile, pericoloso, minaccioso, complesso, incompreso in secoli di sanguinose battaglie e crudeli sofferenze… In questo senso il potere è oggi smarrito e necessità di aiuto, punti di riferimento, orientamenti, specificare i quali è compito del popolo, della sua componente più attiva, volonterosa, intelligente e patriottica (e questa deve riunirsi nel nostro movimento, divenendone il nucleo).
    Qui i ruoli cambiano, ed ora spetta al potere ascoltare la voce dell'Eurasia. Questa voce non è il servile «cosa desiderate?» dei partiti condiscendenti ed artificiali, adatti per le poltrone e gli schermi televisivi. E' il possente radicale appello della terra, la voce delle generazioni, ruggito profondo del nostro spirito e del nostro sangue.


    Priorità del movimento “Eurasia”

    Il nostro movimento estende i suoi principi ad ogni settore della vita.
    Nella sfera religiosa esso significa dialogo costruttivo e solidale fra le fedi tradizionali per la Russia – Ortodossia, Islam, Ebraismo, Buddhismo. I rami eurasiatici delle religioni mondiali presentano molte differenze rispetto alle forme che hanno messo radici in altre regioni del mondo. Esiste uno stile comune nella visione spirituale eurasista, il che, in ogni caso, non elimina in alcun modo differenze ed originalità di dogmi. Questa è la seria e positiva base per il riavvicinamento, il mutuo rispetto e la reciproca comprensione. Grazie all’approccio eurasista alle questioni religiose, molte frizioni inter-confessionali potranno essere superate o accomodate.
    Nella sfera della politica estera l’Eurasismo comporta un vasto processo di integrazione strategica. La ricostruzione sulla base della CSI [Comunità degli Stati Indipendenti] di una solidale Unione Eurasiatica (analogo dell’URSS su nuove basi ideologiche, economiche ed amministrative).
    L’integrazione strategica degli spazi interni della CSI dovrebbe gradualmente estendersi ad aree maggiori – ai paesi dell’asse Mosca-Teheran-Delhi-Pechino. Una politica eurasista è richiesta per aprire alla Russia uno sbocco sui mari caldi, non per mezzo di guerre e sofferenze, ma per mezzo della pace e dell’aperta amichevole cooperazione.
    Una politica eurasista in campo occidentale comporta relazioni prioritarie con i paesi dell’Europa. L’Europa contemporanea – a differenza dell’epoca in cui operarono i padri fondatori dell’Eurasismo – non rappresenta più la fonte dei “mali del mondo”. Il rapido succedersi degli eventi politici del XX secolo ha contribuito a spostare questo dubbio primato ancor più verso Occidente – nel Nordamerica, negli USA. Quindi nella fase attuale la Russia può trovare in Europa partner strategici interessati alla rinascita della sua precedente potenza politica. La Russia eurasista dovrebbe svolgere il ruolo di liberatore dell’Europa, ma stavolta dall’occupazione politica, economica e culturale americana.
    La politica eurasista della Russia è orientata alla cooperazione attiva con i paesi della regione del Pacifico, anzitutto con il Giappone. I colossi economici di questa zona dovrebbero vedere nelle politiche eurasiste della Russia un punto di riferimento per un sistema politico autosufficiente e per un potenziale strategico di risorse e nuovi mercati.
    A livello planetario l’Eurasismo si esprime in opposizione attiva ed universale alla globalizzazione, al pari del “movimento anti-globalismo”. L’Eurasismo difende la complessa fioritura di popoli, religioni e nazioni. Tutte le tendenze anti-globaliste sono a priori “eurasiste”.
    Siamo coerenti sostenitori del “federalismo eurasista”. Ciò significa la combinazione di unità strategica ed autonomia etno-culturale (in certi casi economica). Differenti stili di vita a livello locale in combinazione con un rigido centralismo negli aspetti fondamentali, connessi agli interessi dello Stato.

    Dovremmo far rivivere le tradizioni del popolo russo, contribuire alla ripresa della crescita demografica russa. E soprattutto, ridestare nel popolo la spiritualità organica insita in esso, la morale, gli elevati ideali, il vivo e fervente patriottismo. Senza un prioritario risveglio della nazione russa, il progetto eurasista non ha possibilità di diventare realtà. La comprensione di questo fatto è la base della nostra visione del mondo.
    Eurasismo nella sfera sociale significa la priorità del principio pubblico sull’individuale, la subordinazione dei modelli economici ai problemi sociali e strategici. L’intera storia economia dell’Eurasia dimostra che lo sviluppo dei meccanismi economici avviene qui secondo una logica alternativa rispetto al modello liberal-capitalista, individualista di beneficio personale sviluppatosi in Occidente sulla base dell’etica Protestante. La logica liberale della gestione economica è aliena all’Eurasia, e nonostante sforzi enormi non vi è modo di cancellare questo tratto profondamente radicato del nostro popolo. Il principio collettivo, comunitario di governo dell’economia, l’apporto del criterio di “equità” nel processo di distribuzione, rappresentano un carattere costante della nostra storia economica. L’Eurasismo insiste sul computo e sulla valutazione positiva di questa circostanza, e su questa base privilegia i modelli economici ad orientamento sociale.
    L’Eurasismo comporta la positiva rivalutazione dell'arcaico, dell'antico. Esso si rapporta con devozione al passato, al mondo della Tradizione. Lo sviluppo dei processi culturali è visto dall'Eurasismo con nuovo riferimento all'arcaico, all'inserimento di motivi culturali originari nel tessuto di forme moderne. La priorità in questo campo è restituita ai motivi nazionali, alle fonti della creatività nazionale, alla continuazione e restaurazione delle tradizioni.
    In quanto visione del mondo nuova e fresca, appena espressasi in forma compiuta, l’Eurasismo si rivolge anzitutto ai giovani, a coloro la cui coscienza non è ancora rovinata dal caotico oscillare da un modello ideologico inadeguato ad un altro ancor meno adeguato. L’ideale eurasista è l’uomo forte, appassionato, entusiasta, sano e bello (e non il bastardo zeppo di cocaina delle discoteche mondialiste, il gangster da strapazzo o la puttanella in vendita). Siamo in condizione di offrire valori positivi, diversi, invece del culto del brutto e della patologia, invece del cinismo e del servilismo di fronte ai surrogati dello spettacolo mondiale. Non permetteremo che i nostri figli siano uccisi, violentati, degradati, corrotti, venduti o incatenati ad una siringa. Il nostro ideale è una festa di salute fisica e spirituale, forza e valore, fede ed onore.
    Il movimento “Eurasia” può divenire una realtà solo se molti si raccoglieranno attorno ad esso. Molto può essere fatto anche da un singolo uomo, ma la poesia, come disse Lautréamont, riguarda tutti!
    A maggior ragione, l'Eurasia riguarda tutti!
    Ora tutto dipende dai nostri sforzi. Nessuno promette soltanto vittorie, aumento del benessere o azioni dell'industria dell'entertainment. Avanti stanno giorni di duro lavoro, spesso invisibile dall'esterno.
    Avanti stanno difficoltà e battaglie, perdite e fatiche, ma anche il piacere e il Grande Fine!

    A.G. Dugin
    1° Gennaio 2001

    L?EURASIA PRIMA DI TUTTO | The Fourth Political Theory
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  2. #2
    Ghibellino
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    messa questa discussione in rilievo, la 4° teoria politica dughiniana e' uno degli assi portanti del moderno eurasiatismo, postiamo in questa discussione tutto quanto inerente.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  3. #3
    Ghibellino
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    messa questa discussione in rilievo, la 4° teoria politica dughiniana e' uno degli assi portanti del moderno eurasiatismo, postiamo in questa discussione tutto quanto inerente.
    Stavo giustappunto chiedendo alla moderazione proprio questo. Sei un fulmine!
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  4. #4
    Ghibellino
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Aleksandr Dugin risponde alle domande dei suoi lettori

    Dopo la pubblicazione sul numero 41 (10 Ottobre 1995) di “Knizhoe Obozrenie” (Rivista Libraria) di un’intervista ad Aleksandr Dugin, famoso filosofo, politologo e pubblicista, lo staff editoriale e la casa editrice di Dugin, la Arctogaia, hanno ricevuto un gran numero di lettere, fra incoraggiamenti, ‘vaffanculi’, e semplici domande riguardanti alcune questioni toccate nell’intervista. Oggi siamo lieti di pubblicare le risposte di Aleksandr Dugin ad alcune domande dei lettori, sperando che la pubblicazione di queste domande e risposte sia l’inizio di un dialogo intellettuale tra famosi scrittori, filosofi, pubblicisti ed il pubblico dei lettori.

    1 . Perché non ama l’Occidente?
    “Alexander Gelievic, da quanto ho capito hai un approccio negativo verso l’Occidente, specialmente l’America. Ma la loro cultura è più avanzata della nostra. Non solo il cibo e i prodotti industriali, ma i servizi e lo stile di vita. Non stai invocando il ritorno dei tempi dell’isolamento?”
    (Anna Vasilievna Varennikova, Mosca)
    Dugin: Ho viaggiato molto in Europa, e parlo molte lingue europee. Ho avuto così modo di conoscerla non solo dall’esterno, ma anche dall’interno. Sotto la facciata patinata e gli scintillanti involucri c’è una realtà completamente differente – alienazione, dittatura economica, individualismo, caduta dell’unità collettiva, mutevolezza, perdita di tutti i valori spirituali. L’Occidente è completamente alieno a noi sia culturalmente che ideologicamente, quale che sia la situazione politica in Russia. Si leggano le opere di Dostoevsky o di Leskov. Entrambi odiarono l’Occidente e il sistema occidentale, e non furono certamente dei comunisti. Date uno sguardo alle opere di autori come Limonov, Medvedev, Maximov (R.I.P.), Zinoviev, Mamleyev. Condussero una vita eccellente nel sistema occidentale, ma altrettanto presto si resero conto che l’emigrazione era stata un errore fatale, e che l’Occidente significa la morte per un russo. E’ orribile e penoso vedere il terrore negli occhi degli occidentali, quando aprono la loro cassetta delle lettere. Le infinite bollette, debiti, come debbano pagare per tutto – telefono, acqua, riscaldamento, fresco, aria.. Per l’anima russa, così come per l’intero carattere eurasiatico, il sentiero occidentale è angusto, oppressivo e non necessario. Non è per un puro caso che abbiamo voltato ad esso le spalle per mille anni, mantenendo il nostro stile di vita, il nostro spirito. Mi piacerebbe che i russi conoscessero l’Occidente per esperienza personale – non c’è migliore vaccinazione patriottica o persino nazionalista sulla terra.
    Comunque, non sono dell’opinione di troncare le relazioni con l’Occidente. Penso che esse dovrebbero essere mantenute a qualche livello. Ma adesso la cosa più importante per la Russia è stare in piedi da sé e provare la sua indipendenza di fronte al volto aggressivo dell’Occidente che si erge di fronte a noi. Sta strisciando verso di noi – insieme alla NATO, alla sua pseudo-cultura aggressiva, alla sua bestiale economia. Sono completamente certo di questo, e mi dispiace davvero che il nostro popolo abbia ancora dei dubbi e delle illusioni in proposito.

    2 . Eurasiatismo e Sionismo
    “Alexander Dugin, con le tue idee sull’Eurasia e l’alleanza fra la Cristianità Ortodossa e l’Islam non fai che creare meramente confusione nel movimento Nazionalista Russo e distoglierci dalla nostra lotta contro il nemico principale – la gente del Caucaso, i Fondamentalisti e i Sionisti. I russi hanno alleati in Occidente, proprio nell’America di cui sei nemico – la nazione Ariana. Ma tu vuoi che noi facciamo guerra all’Occidente e pace con i neri. Come osi definirti un Nazionalista?”
    (non firmata, San Pietroburgo)
    Dugin: Ho sentito più di una volta critiche di questo tipo. E non solo in lettere anonime, ma anche sulle pagine della stampa Patriottica. Sono più che certo che oggi i patrioti russi dovranno iniziare a pensare geopoliticamente, anziché contare semplicemente sui miti dei “Nazionalisti” e degli slavofili, tenendo invece in considerazione la fredda realtà dei poteri attuali. La situazione di tali poteri è la seguente: il gigante blocco Atlantico controlla strategicamente l’intero pianeta, dopodiché abbiamo una costellazione di stati, nazioni e religioni che cercano di restare in piedi di fronte a questo mostro, per quanto confusa o inerziale la loro lotta possa essere. Anche la più semplice equazione sulle risorse strategiche, militari, geopolitiche, economiche e demografiche dovrebbe mostrare con matematica chiarezza che non c’è che un risultato – non solo una vittoria, ma l’inizio di una vera lotta per l’indipendenza dalla dittatura Atlantica dipende dalla creazione imminente di un grande blocco continentale eurasiatico. La Russia è il solo centro possibile di un tale blocco, ma non possiamo parlare di alcun futuro possibile senza gli altri “grandi spazi” (specie il mondo Islamico anti-americano). Ogni discussione sulla “purezza della razza Slava”, o sul “sangue”, o sulla “pulizia etnica” in condizioni simili non è solo amorale, ma irresponsabile, specialmente per il popolo russo.
    Per quanto riguarda il mito della “solidarietà della razza bianca”, è una completa utopia che porta non solo all’Olocausto degli ebrei, ma anche al genocidio degli slavi. I resti del Terzo Reich sono la base di questa concezione miserabile, contraddittoria e completamente falsa. Il mondo Anglo-Sassone è una realtà sociopolitica e culturale. Gli abitanti dell’Europa Centrale sono qualcosa di diverso. Il mondo Orientale della Cristianità Ortodossa e degli Slavi è una terza realtà. Sono certo che molti popoli non-bianchi dell’Eurasia sono mille volte più vicini a noi nello spirito e nella cultura che non gli americani. Su questo tema solo al 100% d’accordo con la visione di L.Gumilev.
    Ma sono assolutamente contro il Sionismo. In primo luogo, questo movimento contraddice l’ideologia stessa del Tradizionalismo Ebraico, dato che il dogma basilare del sionismo è in contraddizione con i tre principi talmudici primari: 1) Non ergersi contro i popoli, fra i quali gli ebrei vivono; 2) Non ritornare in Terra Santa prima della venuta del Messia; 3) Non accelerare la fine dei tempi. Chiunque infranga questi principi non può essere considerato un ebreo nel senso religioso, mistico del termine. I libri del rabbino Meyer-Schiller di New York danno maggiori informazioni su questo tema. Meyer-Schiller non è soltanto la più alta autorità del Giudaismo contemporaneo, ma porta il titolo di Maggid Shiur, qualcosa che agli ebrei dirà molto.
    In secondo luogo, lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica.
    Comunque, sono completamente contrario agli ideali razzisti e antisemiti.

    3 . Le mie opere
    “Grazie per i Suoi libri, articoli, performance e programmi radiofonici. E’ un peccato che non sia passato alle elezioni, anche se siamo stati con lei nello spirito. Sappiamo poco di Lei, anche se, devo confessare, i Suoi testi hanno dato nuova vita al nostro credere nella Russia, nel nostro futuro. Se persone come Lei avessero il potere in questo paese, esso sarebbe migliore. Io e mio marito leggiamo tutto ciò che riusciamo a trovare dei Suoi lavori. Comunque, temo che ci stiamo perdendo molto. Quanti libri ha scritto in tutto, con quali riviste collabora, chi pubblica i Suoi testi? Perché hanno chiuso il Suo programma televisivo ‘Il Ciclo della Storia’? Perché hanno cancellato il programma ‘Io sono il Leader’ che era stato promesso e in cui lei sarebbe dovuto apparire con Igor Safarevic? Abbiamo saputo che adesso si sta accordando con Limonov e che ha lasciato la rivista ‘Zavtra’ (Domani)?”
    (Lidia Zabrodina, 24 anni, aspirante all’Università delle Arti, Tver)
    Dugin: Ho scritto i seguenti libri – “Le Vie dell’Assoluto” (sulla metafisica), “La Teoria Iperborea” (sui più antichi monumenti scritti dell’umanità), “Cospirologia” (sulle cospirazioni e le associazioni serete; è il libro con in copertina lo swastika massonico apparso nei clip pre-elettorali di “Casa Nostra – Russia”), “Rivoluzione Conservatrice” (una compilazione di articoli teoretici), “Gli Obiettivi e la Missione della nostra Rivoluzione” (un pamphlet filosofico-ideologico). Il mio libro “I Misteri dell’Eurasia” è stato pubblicato in Spagna (dovrebbe presto uscire anche in Russia), e “Continente Russia” in Italia. Inoltre, ho terminato altri due libri – uno sul Cristianesimo Ortodosso, uno sul Nazional-Bolscevismo. Presto la mia opera principale sulla Geopolitica – “Il Futuro Geopolitico della Russia” – vedrà la luce.
    Sono l’editore esecutivo del magazine “Elementy” (7 numeri per ora, stiamo lavorando sull’ottavo) e l’almanacco “Angelo più caro” (due tomi finora, stiamo lavorando sul terzo) include non solo miei articoli, ma anche traduzioni, commentari, recensioni e materiali analitici interessanti. Inoltre, dirigo la casa editrice ARCTOGAIA – pubblichiamo opere di tradizionalisti (Guénon, Evola) e mistici (Meyrink). Al momento appaio su “Limonka”, praticamente su ogni numero. Col mio amico e collega Edward Limonov prendo parte all’organizzazione del Partito Nazional-Bolscevico. I miei programmi tv – “I Misteri del Nostro Tempo” e “Il Ciclo della Storia” – sono stati cancellati per ragioni di censura, non essendo i miei punti di vista esattamente quelli degli arcaici Patrioti o dei Liberal-Democratici. Lavoro raramente con “Zavtra”, anche se ho grande simpatia per Prokhanov (l’editore principale di “Zavtra”, NdT). Mi dispiace dirlo ma penso che “Zavtra” abbia perso il suo dinamismo, il suo anticonformismo, la sua vitalità. “Den” (il Giorno – predecessore di Zavtra, NdT) era senza dubbio il migliore, il più onesto, il più radicale e intelligente giornale russo. Adesso non è più così, ma non voglio parlar male dei miei amici.
    (NdT: Del tempo è passato dal 1995 quando questa intervista fu fatta, e alcune di queste informazioni non rispondono più allo stato attuale delle cose. Si veda la pagina principale di Arctogaia per informazioni aggiornate.)

    4 . “Il più alto trono Massonico”
    “Dugin – sei un fottuto massone, forse anche peggio. Nessuno capisce un cazzo di quel che scrivi, e i fottuti democratici ti amano e stampano la tua merda – sembra che il sentimento sia reciproco, eh? Himmler era un massone del 33esimo livello, come la metti? Dici di avere ‘un atteggiamento molteplice verso la Massoneria’. Sì, certo, abbiamo capito. ‘Molteplice’. Così te ne esci dall’armadio come massone, ed ecco il perché non ‘metti la massoneria sotto pesante critica’. Sì, giusto, ‘metticela’, vedremo da noi al posto tuo.. L’Occidente ti paga per quella merda. Tu aspetta, avremo anche il tuo culo. Ecco perché te la fai con bastardi come Limonov e Kuriokhin. Sono chiaramente massoni.”
    (“Fronte Nazional-Patriottico”, Mosca)
    Dugin: Sfortunatamente, molte persone la pensano come questo raffinato giovane di questo cosiddetto “fronte Nazional-Patriottico”. Ne ho avuto abbastanza di rispondere a domande sul perché avere un interesse per la Massoneria non implichi necessariamente essere un massone. La Massoneria è una realtà molto complessa. E’ piena di contraddizioni, paradossi, interrelazioni inaspettate. E’ una realtà a sé stante, in cui la politica è in stretta relazione con la teologia, l’ateismo e il razionalismo col misticismo, il nazionalismo con l’egualitarismo, l’umanismo con la dittatura e la gerarchia, eccetera. Molti anti-massonici radicali vengono da circoli massonici e viceverse: molti anti-massonici sono diventati “fratelli”.
    La Massoneria ha sempre contenuto una coesistenza di almeno due linee principali – quella “calda” della spiritualità e del misticismo, e quella “fredda” della razionalità, dello scetticismo e delle carriere. I punti caldi furono quelli che prepararono le rivoluzioni, quelli freddi collaborarono col sistema. In un periodo o nell’altro, la Massoneria ha incluso ogni tipo di spiritualità occidentale che non fosse connessa con il limitato Cattolicesimo papale. Potremmo dire lo stesso dei Cavalieri Templari, delle fratellanze ermetiche, dei circoli magici, e di tutti i gruppi similari che precedono la Massoneria. Fino ad un certo punto (più concretamente, fino alle riforme di Pietro il Grande, la fine del Patriarcato, del dogma Ortodosso della “sinfonia dei poteri” e della sacralità escatologica dello stato Ortodosso), non c’era stato niente di simile nel mondo Ortodosso, essendo tutte le realizzazioni spirituali nelle mani della Chiesa, la quale aveva un significato completamente diverso rispetto a quella d’Occidente. In altre parole, i circoli massonici europei hanno assorbito, dal 17esimo secolo in poi, l’intero spettro della spiritualità e del pensiero non-cattolici. Naturalmente, tale spettro è di dimensioni enormi. Non a caso molti fra i preti russi e greco-ortodossi che furono mandati a lavorare in Occidente furono più inclini ai contatti con i massoni e gli occultisti che non a quelli con i leader cattolici, limitati e intellettualmente totalitari.
    Non sto dicendo che la Massoneria sia qualcosa di positivo e necessario per la Russia. Per noi, il Cristianesimo Ortodosso è la cosa più importante. Ma in Occidente le cose sono andate diversamente: lì, la cosa meno interessante è stata il Cattolicesimo, per non parlare neanche del Protestantesimo. Ma nel Cristianesimo Ortodosso non è affatto così semplice: se diamo uno sguardo all’eredità spirituale della nostra Chiesa, ci focalizziamo in qualche modo nell’era pre-rivoluzionaria dei Romanov, essendo la più recente, ma se guardiamo alla situazione dell’Ortodossia, essa è lontana dall’età dell’oro della tradizione adeguta, ed è piuttosto l’epoca della caduta dei valori della Chiesa. A cosa serve il sacro Sinodo, se è diretto da atei! Queso significa che nel nostro caso, la tradizione Ortodossa non è qualcosa di pronto, ma una missione che dev’essere compiuta. E per questo, potremmo utilizzare le opere dei tradizionalisti non-cattolici occidentali.
    I miei amici Limonov e Kuriokhin hanno i propri punti di vista basati sulle loro esperienze personali per quanto riguarda i problemi spirituali. Io so soltanto che non hanno alcuna connessione con la Massoneria. Francamente, il semplicismo idiota di affibbiare nomi stupidi alle persone e di rivolgere loro primitive e non provate accuse è un vizio del movimento Nazionalista, e le maniere stupide ed i pensieri confusi di qualcuno sono sempre sufficienti a dipingere completamente una persona di nero. A volte, quando devo avere a che fare con questa paranoia malata, non riesco semplicemente a crederci.. Degli immaginari “massoni”, gli “ebrei” dietro ogni singola cosa, la paranoia, la mania di essere costantemente seguiti – questi sono piuttosto dei modi di coprire la propria incapacità d’azione, pigrizia e incompetenza, un modello psicologico piuttosto banale. La realtà è molto più interessante di qualche arcaico mito di vecchie organizzazioni terroristiche.
    Credo che il movimento Patriottico odierno possa essere diviso in due campi (ineguali, devo dire): quelli che leggono “Limonka” e quelli che non lo leggono. Il primo campo è quello dei nazionalisti contemporanei, liberi da complessi. Sfortunatamente, sono una minoranza. Il secondo consiste in coloro che seguono il giornale “Molodaya Gvardiya” (La Giovane Guardia), il più stupido antisemitismo pre-rivoluzionario, le idee cliniche di “Russkii Vestnik” (Il Giornale Russo) o (nel miglior caso) la retorica inerziale Brezhneviana. L’autore della suddetta lettera appartiene al secondo gruppo. E’ un peccato – non c’è niente che possiamo fare.

    5 . Quindi, Fascista o non-Fascista?
    “...Dugin, nell’intervista su ‘Knizhnoe Obozrenie’ ha cercato di sviare senza rispondere alla domanda, se è un Fascista o no. Ho letto suoi articoli su “Den” e guardato il suo programma tv ‘I Misteri del Nostro Tempo’, in cui ha parlato del misticismo Nazista. Ora, vorrebbe per favore rispondere SI o NO? E smettere di confonderci...”
    (E. Podpol’tseva, Apreleka, 44 anni)
    Dugin: Mi considero un Rivoluzionario Conservatore ed un Nazional-Bolscevico. Non è esattamente fascismo, o per dirlo più chiaramente, esattamente non fascismo. Ci furono varie fasi nella storia dei movimenti fascisti, e queste fasi furono alquanto diverse l’una dall’altra non solo politicamente, ma anche filosoficamente e ideologicamente. Nel primo Fascismo italiano (che si dà il caso io gradisca, e non esito a dichiararlo forte e chiaro) c’erano molti fronti avanguardisti – nella sfera sociale ed economica (sindacalismo, unioni sindacali), nell’arte (D’Annunzio, Marinetti, Papini, ecc), nell’Hegelismo di destra che creò l’ideologia dello Stato Assoluto (Gentile), nella ricerca esoterica e nel Tradizionalismo (Evola, Reghini), e, infine, nella vera concezione fascista, in cui nichilismo e anarchismo (“azione diretta, romanticismo, esotismo”) coesisterono con gli ideali conservatori di nazione, etica, gerarchia, e valori militari. Comunque, dopo il concordato tra Mussolini e il Vaticano e la ristabilita monarchia esso divenne piuttosto monotono, burocratico e privo d’interesse. Per un periodo nel 1943-45 lo spirito di questo fascismo repubblicano di sinistra si riaffacciò nella repubblica di Salò (dopo che i conservatori ebbero tradito Mussolini a favore degli Americani), ma si trattò di qualcos’altro.
    Ci fu anche un periodo che trovo interessante nel Nazional-Socialismo tedesco: Quello della prima ora, ancora chiaramente socialista, avanguardista, ricco di misticismo ariosofico e profondamente immerso nelle problematiche filosofiche sviluppate dagli autori della Rivoluzione Conservatrice – Ernst Jünger, Arthur Müller van den Bruck, Carl Schmitt, Werner Sombart, Martin Heidegger, Hermann Wirth, Otmar Spann, Leo Frobenius, Friedrich Hilscher, Oswald Spengler, e altri. Vedo in questa pleiade dei Rivoluzionari Conservatori il fenomeno più interessante dell’Europa del ventesimo secolo. Comunque, praticamente tutti questi autori furono marginalizzati dal regime di Hitler, o affrontarono pesanti repressioni.
    Vorrei rispondere sinceramente all’autrice di questa lettera e a ciò che chiede: trovo le intuizioni intellettuali, le idee e le costruzioni ideologiche di questo movimento molto vicine, ma esse non possono essere definite Naziste o Fasciste in nessun modo. Questi furono i “dissidenti del fascismo”, le cui idee storicamente rimasero al di fuori delle politiche, pragmatiche, suicide e criminali dei poteri che controllarono l’Italia fascista e la Germania nazista.

    6 . Il Cardinale in Rosso-Bruno
    “Caro Alexander Gelievic! Sono infinitamente contento di leggere la Sua intervista su Knizhnoe Obozrenie. Ho seguito le Sue pubblicazioni da non poco tempo, e penso seriamente che le Sue idee possono davvero salvare la nostra nazione da un incubo – il Grande Stato che cade a pezzi, la festa delle attività criminali, la cinica distruzione dei nostri valori nazionali. Molte fra le idee più importanti sono state considerate nei Suoi lavori – la grande ideologia Nazionale e dello Stato (ma priva di sciovinismo), la spiritualità (ma senza fanatismo e proselitismo), la fredda soluzione Geopolitica (ma anche connessa a fattori Culturali), la grande conoscenza dell’Occidente e della sua cultura (con fedeltà verso la Russia e la sua cultura). Sono orgoglioso del fatto che abbiamo qualcuno come Lei. Il fatto che i leader di questo stato non Le chiedano aiuto e consiglio intellettuale è un crimine da parte loro. Ho seguito attentamente le Sue collaborazioni alle attività dell’opposizione, e ho preso parte gli incontri che ha organizzato. Sono stato felice di notare che Prokhanov, Zyuganov, Baburin, Alksnis e altri hanno seguito i Suoi consigli, ma adesso qualcosa sembra essere cambiato. L’opposizione intellettuale sembra crollare, e vedo in questo un risultato del fatto che Lei non ne fa più parte. Questo mi preoccupa abbastanza. Potrebbe dirmi, se può, se ho ragione? Le auguro tutto il meglio, molti nuovi libri e nuove vittorie, ma non al ‘grigio’, bensì al nostro Cardinale in Rosso-Bruno.”
    (Valentin Provotorov, Mosca, 52 anni)
    Dugin: Sono molto grato all’autore di questa lettera e alle molte altre persone che hanno espresso il loro supporto e la loro solidarietà nei miei confronti. Sì, sembra che io, insieme a molti dei miei amici, mi sia in qualche modo spostato in avanti rispetto all’opposizione intellettuale e ai suoi leader. Comunque, questo non dipende da una mia decisione o da una mancata volontà di collaborare. Questa opposizione ha seppellito il proprio potenziale ideologico e spirituale. Ciò che resta sono due frazioni anticonformiste della Duma che politicamente sono del tutto prive d’interesse e noiosamente convenzionali, i cui leader sono pieni di sé per aver ottenuto il loro pezzettino di pseudo-potere, e il tutto pervaso da velenosi complessi che hanno ingurgitato coloro che ce l’hanno fatta nelle elezioni. Nel 1992 pensavo ancora che una rivoluzione spirituale fosse in arrivo, quando i “Rosso-Bruni” erano pronti ad ergersi. Ma tutto questo è finito non solo con l’attentato armato dell’Ottobre 1993, ma anche con una mutazione spirituale iniziata qualche tempo prima. Il fatto che molti leader provenissero dalla vecchia nomenklatura divenne chiaro. Chiunque sembrasse essere dalla parte giusta, si è rivelato intrigante carrierista, opportunista, persino conformista. Dopo le elezioni del 1993, il trionfo della mediocrità è divenuto chiaro al 100%. Da quel momento siamo finiti nel periodo dell’alienazione. Questo è un tipico periodo di interregnum. L’opposizione è diventata stupida, il potere sta diventando saggio con una lentezza quasi criminale. Non esito a dirvi che sono deluso dai leader dell’opposizione russa, e non ho mai avuto alcuna illusione sui poteri attualmente in campo. Ma non è così semplice. Non si può fuggire da questo. La Russia è troppo grande per uscire dalla scena della storia in questo modo, senza una lotta, dormendo, affondando in una palude di tristezza. Questo non accadrà mai.
    MAI.
    Alexander Dugin
    Alexander Dugin risponde - Fronte Patriottico
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    Ghibellino
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Il saggio consigliere di Putin

    di Israel Shamir
    Difficilmente le idee vanno verso ovest. Normalmente sono le idee Occidentali a diffondersi ad Est, non il contrario. La Russia, l’erede di Bisanzio, è l’”Est”, fra altri grandi “Est” quali Dar ul-Islam, Cina, India; tra questi, la Russia è la più vicina all’Ovest ma le differenze sono molte. Questa è probabilmente la ragione per cui Dugin, importante intellettuale contemporaneo russo, solo ora prova a fare un passo verso la consapevolezza occidentale.
    Alexander Dugin, giovane, elegante, sottile e ordinato, il professore con la barba dell’Università di Mosca, è un idolo nella sua patria; le sue conferenze sono affollate; i suoi numerosi libri parlano dei più svariati argomenti che vanno dalla cultura pop alla metafisica, dalla filosofia alla teologia, dagli affari esteri alla politica interna.
    Parla molte lingue, è un lettore vorace e ha reso popolari in Russia molti filosofi occidentali meno noti. È pronto a sondare le acque ancor più profonde del pensiero mistico ed eterodosso con coraggio sconcertante. E’ un personaggio controverso; adorato ed odiato allo stesso tempo, ma mai noioso.
    E’ uno studente praticante del misticismo, che ricorda Mircea Eliade e Guenon, praticante ortodosso tradizionalista, studente ardito delle teorie della cospirazione a partire dai Templari e dal Santo Graal, passando per l’Arctogaia di Herman Wirth; è un maestro teorico nell’utilizzo delle teorie di Jean Baudrillard e Guy Debord; ma soprattutto è un instancabile lottatore per la libertà dell’uomo dalla tirannia liberale americana e persino da Maya, realtà virtuale postmoderna, con mezzi politici.
    Come Alain Soral e Alain de Benoist, considera obsoleta la dicotomia tra Sinistra e Destra. Ciò che conta è la scelta tra Conformità o Resistenza al Nuovo Ordine Mondiale. Dugin è per la Resistenza. A questo scopo, egli si muove come un cane feroce tra le diverse teorie politiche. Fede, tradizionalismo, rivoluzione, nazionalismo e comunismo sono gli ingredienti di cui si serve. Se Chavez fosse stato un predicatore della liberazione con armi nucleari alla Heidegger, la cosa avrebbe poca importanza.
    Dugin ha tentato di inserirsi nelle politiche radicali con Eduard Limonov, poeta nazionale bolscevico e Jamal Hyder, riformista islamico; è stato ideologo dei rosso-marroni, il nome dell’intransigente alleanza russa tra comunisti e nazionalisti degli anni ’90, ora accompagna un piccolo movimento euroasiatico.
    Ma la sua non è una natura politica: come Confucio, avrebbe preferito essere il saggio consigliere del governatore. In questo ha avuto gli stessi scarsi risultati di Confucio. Ha delineato un’ideologia per Putin, il quale ha usato le sue parole, liberandosi dei pensieri che stavano alla base. Dugin è stato molto critico nei confronti di Putin e della sua condotta poco consona, ma ha sostenuto il presidente quando a Mosca è scoppiato il movimento liberale. Nei suoi libri offre una visione sul futuro sviluppo della sua patria. L’influenza che ha dev’essere chiara, per poter imparare qualcosa; un tempo la Russia, se ricordiamo, ha mostrato all’umanità la strada da seguire, ma poi l’ha abbandonata.
    Sempre intellettualmente curioso, Dugin ha esaminato ogni concetto o idea dell’est e dell’ovest, anche quelli proibiti e dimenticati, a patto che potessero favorire la Resistenza. Ha usato il comunismo, ma anche le idee derivanti dalle frange più tradizionaliste e radicali, per cui nemmeno Hitler e Mussolini erano sufficientemente estremi. Ha unito teologia, politica e metafisica in un’unica meta-narrazione. Con uno stile lucido e piacevole.
    La quarta teoria politica, pubblicata da Arktosh, ha il medesimo titolo di uno dei più recenti ed importanti libri di Dugin, sebbene sia piuttosto diverso nella sostanza; il titolo più adatto sarebbe Dugin Reader, o Essential Dugin. E’ stato particolarmente pensato per un lettore occidentale di lingua inglese. Elemento importante: posso io stesso testimoniare, scrivendo sia in russo che in inglese, che, essendo le culture politiche così diverse non è affatto semplice rendere facilmente comprensibile in inglese un testo di filosofia politica russa. Così il libro fornisce un buon punto di partenza per la scoperta di Dugin come filosofo politico.
    Il titolo La Quarta Teoria Politica va contro tre dei più importanti paradigmi (teorie politiche) del secolo scorso, ovvero Liberalismo, Marxismo (inclusi Comunismo e Socialismo) e Fascismo (incluso il Nazionalsocialismo). In una lotta lunga un secolo, il liberalismo ha vinto e sconfitto le altre due teorie (“Fine della Storia”). La Quarta Teoria (o meglio, il paradigma) si propone di superarlo e sotterrarlo. L’obiettivo di Dugin non è presentare una teoria che rimpiazzi le altre tre, ma piuttosto di gettare le basi per la creazione e lo sviluppo di una nuova visione. Questa nuova teoria non si propone di spiegare come funziona il mondo, ma vuole cambiarlo. Vuole ispirare una crociata contro il liberalismo occidentale, quello che la seconda guerra mondiale fece nei confronti del nazismo. In altre parole, non è tanto una teoria ma piuttosto una dottrina di lotta, una chiamata alla ricostruzione del nostro mondo.
    E’ più importante il nemico che l’amico, sceglilo con cura perché tale scelta influenzerà le tue decisioni, ha detto Carl Schmitt, mentore di Dugin. Il nemico numero uno di Dugin è il liberalismo, che egli definisce una forma di darwinismo sociale in cui i più ricchi sopravvivono e si sviluppano, mentre il resto dell’umanità soffre e muore fisicamente e spiritualmente.
    Il liberalismo è il male più grosso dei nostri tempi, perché è inevitabile, a partire dagli anni ’90 esso è un’imposizione che non abbiamo scelto secondo Dugin. Il liberalismo, e la libertà che esso sostiene di promuovere, portano ad una distruzione sociale; liberano l’uomo dalla famiglia, dallo stato, dalla sua identità sessuale e persino dalla sua umanità. Il liberalismo finirà per portare alla sostituzione dell’uomo da parte di cyborg geneticamente modificati.
    Il Quarto Paradigma dovrebbe incorporare le migliori caratteristiche dei suoi tre predecessori e tralasciarne i difetti. Così, dovremmo rifiutare il principio marxista del materialismo storico e dell’ineluttabilità del progresso, l’economicismo o la credenza nella supremazia delle scienze economiche, l’ anti-spiritualità ed anti-etnicità, mentre la sua critica al capitalismo dovrebbe essere considerata, come pure il mito del ritorno al Paradiso Perduto del lavoro creativo.
    Dugin è pronto a prendere in considerazione i punti migliori di fascismo e nazionalsocialismo e per questo viene a volte impropriamente chiamato nazista dai critici ingiusti, un errore, poiché è assolutamente non razzista. Nel suo libro predica contro il razzismo, non solo contro il razzismo biologico e volgare del Terzo Reich, ma contro il razzismo di questa depressa civiltà, quello della moda e del glamour, l’esclusione razzista politicamente corretta. Togliendo al Nazionalsocialismo la sua componente razzista, questa teoria politica è “salva” e si potrebbero riconsiderare i suoi aspetti positivi. Un aspetto positivo è l’amore per la gente, per il popolo, l’amore erotico per gli uomini e le donne che lo costituiscono, l’etnocentrismo, l’accettazione delle etnie nel loro ambiente come un fatto storico.
    Sebbene la Quarta Teoria sia stata etichettata come un’arma anti-liberalismo si potrebbero trovare anche qui aspetti positivi. Dugin approva la libertà, ma rifiuta l’individualismo. La libertà dell’uomo -sì, dice proprio, la libertà dell’uomo – non ha invece la sua approvazione. I diritti individuali sono concettualmente sottoposti ad un’aspra critica: il liberalismo è a favore dei deboli diritti dell’uomo, che sono solo i diritti di un piccolo uomo. La libertà dell’uomo è libertà per un uomo solo, sostiene.
    Dugin vorrebbe riuscire a trovare un rimedio per i difetti del Comunismo e del Nazionalsocialismo, incrocia queste teorie, mettendosi a metà tra i fratelli anti-hitleriani Strasse e i nazional comunisti. Questo punto d’incontro tra la sinistra e la destra estreme dovrebbe essere concimato con mitologia e tradizione, de-secolarizzato e impregnato di Dasein.
    Tuttavia, alcune caratteristiche di tutte e tre le teorie precedenti non sono accettabili per Dugin, a partire dalla teoria del progresso e dello sviluppo lineare. L’umanità avrebbe bisogno di un sistema per prevenire un’esplosione tagliando innanzitutto la benzina ogni volta che il motore si surriscalda. Invece di un processo monotono, ci dovrebbero essere moti concentrici e ciclici, il cosiddetto sviluppo sostenibile.
    Dugin si propone di risolvere il problema ontologico profondo dell’alienazione e diniego dell’ Essere con le parole di Martin Heidegger, secondo cui gli antichi greci confondevano l’Essere-in-sé (Sein) con l’esperienza umana di Essere-nel-mondo (Dasein), e questa piccola confusione, nel tempo, ci ha portato al progresso tecnologico e ha introdotto il Nulla. Questo è ciò che vorrebbe superare introducendo l’Essere-nel-mondo come il più fantastico attore della storia. Per i liberali l’individuo è la cosa più importante, per i comunisti è la classe sociale, per i nazisti la razza, per i fascisti lo stato, e per Dugin e il suo Quarto Paradigma è l’Essere-nel-mondo. Così il buio profondo dell’ alienazione può diventare luce dell’ Essere, dice Dugin.
    Le filosofie comuniste e nazionalsocialiste si basavano su Hegel, la filosofia di Dugin e quella dei nemici di Dugin, i neoconservatori liberali di Leo Strauss, si basa su Heidegger. Uno spirito contemporaneo ha descritto la battaglia di Stalingrado così: “Hegeliani di destra combattono gli Hegeliani di sinistra”. Forse vedremo lottare Heideggeriani del popolo contro Heideggeriani elitari? …
    Nel libro si trovano anche opinioni geopolitiche di Dugin. È nemico della globalizzazione, in favore della vita indipendente e dello sviluppo di macro regioni: Europa, America del Nord, Russia, Cina ecc. Pensa che sia importante per liberare l’Europa dal gioco americano. Lasciamo l’America libera di vivere nel modo che preferisce al di là dell’oceano, ma l’America dovrebbe smettere d’interferire oltreoceano, forzando il suo stile di vita sugli altri.
    Per quanto riguarda la Russia, egli vede la sua terra come possibile base per la resistenza al Nuovo Ordine Mondiale, insieme ad altri stati che sfidano l’imposizione americana. Non crede che la Russia sia pronta per la grande sfida, è troppo evasiva e divisa, ma è ciò che abbiamo per ora. Il suo vantaggio nucleare potrebbe difendere i primi germogli di idee nuove dalla giustizia sommaria dello sceriffo del mondo. La Quarta Teoria Politica è un buon inizio per far conoscere le idee di Dugin ai lettori occidentali. Dopo tutto, anche il rifiuto del nichilismo occidentale fatto da Heidegger è un’idea dell’occidente.


    Il saggio consigliere di Putin | The Fourth Political Theory
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    Ghibellino
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    L’occupazione è occupazione. Intervista a Alexander Dugin

    Pubblichiamo la traduzione dell’intervista svolta da Manuel Ochsenreiter, Redattore Capo di ZUERST!, ad Alexander Dugin sulla problematica della sovranità nazionale tedesca nel contesto europeo nei confronti degli Stati Uniti. Traduzione di Rossano Artioli.
    Manuel Ochsenreiter Prof. Dugin, lo scandalo legato allo spionaggio da parte dell’NSA ha avuto un profondo impatto nelle relazioni tra USA e Germania. In Germania ci viene ripetuto da decenni che Washington è nostra “amica” e “partner”. Ora molti tedeschi devono prendere atto che gli Stati Uniti si sono comportati fino ad oggi più o meno come una forza di occupazione. Perché c’è voluto così tanto tempo per realizzare tutto questo?
    Alexander Dugin Non possiamo rispondere a questa importante domanda senza precisazioni storiche. Prima di tutto, la Germania ha perso la Seconda Guerra Mondiale. Nel maggio 1945 c’è stata la resa incondizionata delle forze armate tedesche. La risposta alla totale sconfitta della guerra è stata la completa occupazione da parte delle due potenze maggiori – gli Usa e l’Unione Sovietica. Washington e Mosca non erano solo le potenze maggiori alla fine della guerra; rappresentavano inoltre le due fazioni ideologiche del dopoguerra. Le provincie della Germania orientale, infine anesse dalla Polonia e dall’Unione Sovietica, e la Germania centrale erano occupate dall’esercito Sovietico; la Germania occidentale dall’esercito statunitense e dai suoi alleati, il Regno Unito e la Francia. La Germania era stata divisa dalle forze di occupazione. Nessuna zona della Germania era libera. Parlando francamente, un’occupazione è un’occupazione. Non ci sono dei gradi di occupazione. Con l’ideologia della Guerra Fredda presente su entrambi i lati della Germania occupata, il volto dell’occupazione cambiò. I tedeschi nella DDR furono educati all’idea che l’Unione Sovietica li avesse liberati dal Nazismo e che ora fossero “liberi”. L’occupazione sovietica era considerata nella scuole e nell’educazione come la garanzia della “libertà ed indipendenza”. Lo stesso fenomeno lo vediamo nella DRD, dove l’occupazione delle forze Anglo-Sassoni rieducò la popolazione. Lì ai tedeschi veniva insegnato che furono le potenze occidentali a liberali nel 1945 e che protessero la loro “libertà è democrazia” contro la “minaccia comunista” dall’Est. Ma né i tedeschi della DDR né quelli della DRD erano liberi e sovrani, erano invece ancora occupati.
    MO Questo per quanto riguarda il passato. Ma con la riunificazione della Germania nel 1990 finì ufficialmente la Guerra Fredda. Questo è ciò che affermarono i leader politici delle precedenti forze di occupazione, insieme al cancelliere tedesco Helmut Kohl…
    AD Questo è forse uno dei maggiori fraintendimenti della recente storiografia tedesca. Non si trattò della riunificazione di una Germania libera, indipendente e sovrana – era piuttosto l’assimilazione di uno dei due settori della Germania occupata, da parte dell’altra Germania occupata. La metà Anglo-Sassone semplicemente “aggiunse” la metà precedentemente occupata dall’Unione Sovietica. Questo passo concerne la fine della Guerra Fredda: è la parte socialista che capitola alla parte capitalista. Ora, l’intera Germania è occupata dall’Occidente. Politicamente, economicamente, strategicamente ed intellettualmente, la Germania è un paese occupato. Allo stesso tempo, la precedente propaganda Occidentale della Guerra Fredda è diventata una filosofia predominante al servizio del concetto di mondo unipolare, con un solo polo decisionale: l’Occidente.
    MO Quindi non c’era nessuna possibilità di ottenere una reale libertà nel 1990?
    AD Certo che c’era una possibilità. A seguito del collasso del blocco comunista non c’erano più le ragioni per una occupazione Occidentale della Germania. La Germania non aveva più bisogno di una presenza militare statunitense che la difendesse, perché la minaccia era sparita. La Russia post-sovietica era troppo debole per rappresentare un qualsiasi tipo di minaccia o di pericolo per la Germania. Non c’era più nessun bisogno della presenza militare statunitense sul suolo tedesco. Il solo e semplice fatto che questa presenza non abbia abbandonato la Germania dopo il 1990, mostra che siamo di fronte ad un paese tutt’ora occupato. Lo scandalo dello spionaggio ai danni della popolazione tedesca, l’economia della Germania e i leader politici tedeschi mostrano una volta di più questa realtà.
    MO Quanto il “Trattato sullo stato finale della Germania” fu negoziato nel 1990, il leader sovietico Michail Gorbaciov accettò una Germania nella NATO e ritirò le truppe sovietiche, ma i soldati americani e le testate nucleari sono là ancora oggi. Perché Gorbaciov non ha fatto pressioni per una Germania che fosse libera, neutrale ed indipendente?
    AD Generalmente parlando, l’intero periodo all’inizio del 1990 è considerato nella Russia moderna come il momento del “grande tradimento” dei nostri interessi nazionali. Tutto ciò che fu compiuto in politica estera e interna da Gorbaciov e più tardi da Boris Eltsin è percepito come un completo fallimento. Consideriamo la loro politica come assolutamente stupida e incompetente. La resa all’Occidente nel 1990, l’abbandono della DDR per una DRD più grande, anziché per una nuova Germania, è considerato oggi in Russia come una delle infamie di questo grande tradimento. Sia Gorbaciov che Eltsin hanno sacrificato anche la nostra Russia!
    MO …vuol dire l’Unione Sovietica?
    AD No, voglio dire Russia. La Grande Russia non fu un parto dei Bolscevichi; loro presero semplicemente il potere e la chiamarono Unione Sovietica. Lo stato esistette per centinaia di anni prima dell’arrivo dei Bolscevichi.
    MO Tornando alla Germania nel 1990: l’indipendenza e la neutralità della Germania fu discussa perfino a Washington…
    AD Ho parlato con il politologo polacco-americano Zbigniew Brzezinski, geostratega e uomo di stato che servì gli Stati Uniti come advisor per la sicurezza nazionale. Gli ho chiesto perché gli USA promisero a Gorbaciov la neutralità nelle prime negoziazioni. Brzezinski è una persona molto coraggiosa e sincera. Mi ha detto onestamente: “Abbiamo raggirato Gorbaciov!” Penso che Brzezinski mi abbia detto la verità.
    MO Ma Gorbaciov poteva essere così ingenuo o così stupido?
    AD Gorbaciov non è solamente ingenuo, è anche un criminale. Stava consegnando tutte le nostre posizioni strategiche all’avversario, senza niente in cambio. E all’interno di questo progetto, la riunificazione della Germania si incastra perfettamente. Non era un avvenimento per la Germania come nazione; era semplicemente il passaggio da una forza di occupazione ad un’altra, all’interno della DRD. Non c’era liberazione o ottenimento di sovranità per la Germania, ma solo un allargamento dei territori occupati dagli Anglo-Sassoni nel vostro paese. Dal punto di vista di Washington, questa fu una mossa molto positiva ed ingegnosa, l’egemonia dell’Occidente liberale guadagnò potere non solo nei territori tedeschi precedentemente occupati dai Sovietici, ma anche nell’Est Europa, senza sacrificare una sola goccia di sangue. Possiamo dire oggi: la debolezza dell’Unione Sovietica nel 1990 è stata la sventura della Germania. Con Mosca più forte, la Germania avrebbe potuto diventare uno stato indipendente, libero e sovrano.
    MO I politici americani, così come quelli tedeschi, usano i termini “amicizia” e “collaborazione”..
    AD Non c’è alcuna possibilità di chiamare l’occupazione “amicizia” o collaborazione”. Collaborazione ed occupazione si contraddicono vicendevolmente. Gli USA non possono essere veramente un alleato finché occupano la Germania.
    MO Alcuni giornalisti tedeschi appartenenti alla tendenza dominante difendono la presenza delle strutture militari USA in Germania. Dicono: la Germania deve essere “sorvegliata” dagli alleati occidentali perché in passato si è comportata in modo inaffidabile…
    AD (ride) Veramente? Diamo un’occhiata alla Germania odierna. Il vostro paese è completamente liberale, democratico e assolutamente innocente nella sua politica interna ed estera. Di nuovo: Non c’è una singola ragione per l’occupazione – ma l’occupazione persiste. E questo è il vero scandalo – non le attività di spionaggio dell’intelligence statunitense. Questo status quo diventa ora ancora più ovvio per la popolazione tedesca. Sempre più cittadini in Germania si chiedono perché l’occupazione continui e per quale ragione.
    MO Quei politici e quei giornalisti rispondono molto chiaramente: per i “misfatti del passato”…
    AD Questi “misfatti” sono avvenuti molto tempo fa. Diventa sempre più difficile giustificare l’occupazione attraverso eventi che sono successi circa 70 anni fa. Per la Germania la sfida è adesso, perché la classe politica insediata a Berlino si è abituata allo stato di occupazione; ma questo non può continuare per sempre. Quindi oggi c’è solo un scelta: o terminare l’occupazione o accettarla come una condizione eterna della Germania
    MO Più passa il tempo dalla resa incondizionata delle forze armate tedesche nel 1945, più celebriamo gli USA come “liberatori”…
    AD Nessuno può perpetuare in eterno tale demagogia. Non c’è ragione perché la Germania sia membro della NATO, non c’è ragione perché le truppe statunitensi risiedano su suolo tedesco, non ci sono ragioni per continuare a considerare Washington come un “alleato”, non ci sono ragioni per considerare gli interessi nazionali di Germania e USA come gli stessi. Sotto tutti gli aspetti, la Germania ha una sua agenda. Quindi nel lungo termine ci potrà essere solo una soluzione: la Germania dovrebbe riaffermarsi come una entità politica indipendente, libera e sovrana. Qualunque cosa dicano i politici tedeschi o statunitensi, la verità è molto semplice: Non c’è libertà sotto occupazione. Se la Germania vuole libertà, indipendenza e sovranità, dovrebbe ribellarsi all’occupazione. Non ribellarsi, significa accettarla.
    OM È più facile a dirsi che a farsi…
    AD (ride) Certo, non è per niente facile. Parliamo di una mossa politica molto importante, storica e decisiva. Ma è inevitabile, perché la logica dell’occupazione diventa ora sempre più trasparente. Non è più possibile celare questa situazione. La presenza statunitense in Germania è basata sul semplice potere politico e militare e non da ragioni strategiche della Germania. È chiaro a tutti in Germania – ma riconoscere questo è molto difficile.
    OM Quindi lo scandalo dell’NSA altro non è se non una sintomo del vero problema – l’occupazione?
    AD Assolutamente! Non dobbiamo confonderci considerando un sintomo come il problema reale. Qualunque cosa facciano gli USA in Germania, lo fanno nel contesto di una forza di occupazione. A proposito: Washington non “spia” la Germania – molto più semplicemente, Washington controlla i suoi territori. Dopo la seconda guerra mondiale, gli USA erano padroni di mezza Europa – ora lo sono dell’Europa intera. L’interferenza di Washington negli affari interni degli stati europei non è “politica estera” – è considerata come una forma di politica interna.
    OM In Germania la tendenza dominante nei media così come nei comunicati stampa dei politici ci offre le seguente interpretazione dello scandalo NSA: “Dovremmo rallegrarci che sono i nostri amici a spiarci e non stati autoritari come la Russia! Questo sarebbe molto peggio!” È un ritorno della retorica della Guerra Fredda o semplicemente una manovra diversiva?
    AD Sì, conosco anche questa curiosa argomentazione. Dobbiamo capire cosa significhi la “guerra dei network”. È un tipo di guerra di informazione e di intelligence. Uno dei principi di questa guerra è controllare non solo i nemici, ma anche gli alleati. Chiunque sia un partner oggi può diventare un oppositore domani. La Germania è precisamente sotto attacco. Difendere gli interessi statunitensi nei mezzi di comunicazione così come nella politica è un aspetto di questa guerra, così come la “vaccinazione” del pubblico tedesco contro la Russia. Sono convinto che le persone dietro la difesa degli interessi statunitensi e dietro la campagna antirussa siano armi di informazione strategica per il controllo statunitense sulla Germania.
    OM I critici le risponderebbero: “Andiamo Prof. Dugin, lei è un complottista!”
    AD (ride) Certo, lo farebbero di sicuro. Eppure il concetto di “network warfare” è stato dichiarato apertamente nel 1990 dal governo USA.
    OM La classe politica insediata a Berlino, specialmente il nostro cancelliere Angela Merkel insieme al suo partito, il CDU, è filo-americana. Durante lo scandalo Prism nel giugno 2013, hanno difeso gli interessi di Washington. Ora, dopo aver appreso che la NSA ha spiato il cellulare del cancelliere, non possono più evitare di reagire. Ma hanno discusso solo di diritti mondiali alla privacy, mai di occupazione e di sovranità nazionale. Il filo-americanismo del governo tedesco non distoglie così l’attenzione dal vero problema?
    AD Non ne sono così sicuro. Possiamo considerare questa situazione come il primo manifestarsi in superficie del più importante problema reale. Parliamoci francamente. Non possiamo aspettarci dalla presente classe politica tedesca alcuna dichiarazione sul diritto di sovranità. Sarebbe piuttosto irrealistico, non trova?
    OM Sarebbe una specie di miracolo…
    AD Infatti, non aspettiamoci miracoli in politica. L’attuale classe politica della Germania fa ciò che può. I politici tedeschi tentano una forma morbida di protesta che possa essere accettabile da parte delle forze di occupazione. È una specie di “critica dal basso”. Recita più o meno così: Il privato cittadino nel suo piccolo è un po’ irritato dalla fastidiosa sorveglianza da parte del governo negli affari privati. È la reazione del debole, di colui che è completamente assoggettato, la reazione servile dello schiavo nei confronti del padrone.
    OM Certamente non è la reazione tra collaboratori alla pari…
    AD Per niente. Ma cerchiamo di non essere troppo pessimisti.
    OM Perché no?
    AD Penso che nonostante tutto questa reazione mostri una specie di presa di coscienza della situazione. Ammette che non è possibile continuare così senza che qualcosa cambi. La società è sempre più insoddisfatta di questa situazione. La Germania economicamente è in salute, più o meno lo è anche socialmente, mentre i vicini stati europei stanno affrontando sfide molto difficili. La Germania è il motore dell’Europa. In questa situazione, il dominio statunitense contraddice sempre di più gli interesse nazionali tedeschi, così come i mutui interessi dell’Europa. Sono convinto che la classe politica tedesca abbia scelto di reagire nel modo più innocente perché è l’unico possibile, che lo vogliano o meno. È logico, detto per inciso, che il governo tedesco non protesti contro la violazione del diritto alla sovranità della Germania.
    OM Perché?
    AD Perché la Germania non è uno stato sovrano. Se non hai diritti di sovranità, questi non possono essere violati da altri. Se la Germania vuole diventare uno stato sovrano, dovrebbe ribellarsi all’occupazione. Prima viene la liberazione, poi la sovranità. Non puoi pretendere di essere libero e sovrano finché c’è un’occupazione.
    OM “Ribellarsi” richiama un che di violento!
    AD (sorride) Per niente, questo è un cliché. Si avrebbe ribellione se il Cancelliere tedesco chiedesse apertamente agli USA di ritirare le truppe statunitensi dal suolo tedesco.
    OM A proposito di miracoli!
    AD Non era forse la riunificazione della Germania considerata un improbabile miracolo perfino nell’estate del 1989?
    OM Tutto ciò è degno di nota! Ma comunque: adesso come adesso Berlino sembra più fedele a Washington che agli altri Paesi occidentali.
    AD Penso che la Germania sia una nazione molto disciplinata. La leadership tedesca si sente assunta dai suoi padroni a Wasington. Nelle relazioni tra USA e Germania, assistiamo forse ad un tragico rilancio del vecchio motto della Waffen-SS “Meine Ehre heißt Treue” (“Il mio Onore si chiama Fedeltà”). Questa volta la fedeltà è verso gli USA.
    OM Un’interpretazione interessante delle relazioni tra USA e Germania…
    AD (ride) Sì, è una specie di fedeltà. Ma credo sia solo una parte della società tedesca che condivide questa attitudine dell’elite politica del vostro paese.
    OM Il nostro governo afferma che non ci sono alternative alle politiche transatlantiche e alla “partnership” con gli Stati Uniti…
    AD L’indipendenza della Germania è un passo totalmente razionale, inevitabile, che dovrà avvenire un giorno o l’altro. È nell’interesse del popolo tedesco così come dell’economia. Diamo un’occhiata alla Germania odierna: è liberale e democratica. Non ci sono più revanscismi o influenze nazionaliste. Quando parliamo della sovranità della Germania, queste realtà non vi giocano alcun ruolo. Vi sono ragioni puramente sociali, razionali ed economiche perché la Germania si liberi dall’agenda dettata da Washington. La verità è che tutti questi aspetti entrano sempre più in conflitto con gli USA, che vogliono organizzare e controllare il loro spazio europeo, così come altre regioni del mondo. Dobbiamo aspettarci il risveglio della Germania non tanto da quella fetta di società nazionalista o tradizionalista, che è debole e completamente saturata dai “misfatti del passato”. Perfino la tendenza liberale e democratica ha un forte interesse nell’indipendenza dagli USA. Gli economisti tedeschi nutrono un interesse profondo contro il controllo statunitense. Vediamo l’odierna società tedesca in profondo conflitto con Washington; non solo a proposito dello spionaggio da parte dell’NSA.
    OM Parla di economia, di aspetti sociali e della società liberale in Germania. Qualche ruolo svolgono cose come l’“identità nazionale tedesca” nel conflitto con gli USA?
    AD Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda…
    OM …perché è un aspetto importante?
    AD Lo è, ma non giocherà nessun ruolo nell’imminente conflitto con Washington. Tali aspetti sono del tutto vietati oggi. Siamo realisti: perfino nella stessa Germania questioni come l’“identità nazionale tedesca” sono fuori discussione. Quando questo aspetto non ha voce in capitolo nella stessa Germania, come può entrare in conflitto con Washington? I conflitti degli interessi economici o sociali tra Washington e Berlino sono oggi molto più pericolosi per la presenza USA in Germania e in Europa di quanto lo possa essere un’agenda identitaria o nazional-culturale.
    OM Quindi nella sua opinione la nostra identità nazionale non può giocare nessun ruolo oggi o in futuro nella “questione tedesca”?
    AD Non ho detto questo! Certamente, non giocherà nessun ruolo nell’immediato futuro e nella questione dell’emancipazione tedesca dalla occupazione statunitense. Oggi ci sono ragioni pienamente razionali per una tale emancipazione, che preoccupano Washington molto più di un qualsiasi aspetto tradizionalmente anti-americano in Germania.
    OM Due settimane fa in Germania abbiamo assistito ad una scenetta ironica durante un talk show. Il precedente ambasciatore USA in Germania, John Kornblum, ha tenuto una conferenza a politici e giornalisti tedeschi. Ha detto che Washington e Berlino sono “partners” e non “amici”. Otto von Bismarck disse una volta che la politica estera riguarda gli interessi, non l’amicizia. Come mai oggi in Germania un diplomatico statunitense si sente di offrirci una conferenza a guisa della mentalità di Bismarck?
    AD Non mi stupisco affatto di una tale situazione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la libertà di espressione, soprattutto riguardo alle relazioni con la forza occupante, era assolutamente proibita in Germania. Prima del 1945, abbiamo assistito ad un pensiero statocentrico riguardo il destino della Germania in ogni ambito politico del vostro paese. Comunisti, socialdemocratici, centristi, nazionalconsevatori e nazionalsocialisti avevano la nazione tedesca al centro dei loro pensieri. Il patriottismo tedesco non è stato per niente un’invenzione del nazionalsocialismo, come molti tedeschi possono credere oggi. In politica, un pensiero incentrato sulla nazione è ravvisabile anche in altri paesi, come la Francia, gli USA, il Regno Unito o la Russia. E completamente normale un pensiero incentrato sulla nazione. E fino al 1945 è stata tradizione anche in Germania. Dopo il 1945, questa mentalità è stata proibita e diffamata in Germania. I tedeschi sono stati così obbligati all’improvviso a pensare all’“umanità”, alla “comunità internazionale”, ai “valori dell’Occidente” o a qualsiasi altra moda cosmopolita. La rieducazione nel dopoguerra è servita ad assicurarsi che la nuova elite tedesca non si spendesse per realizzare una Germania libera e indipendente. La totale assenza nella politica tedesca della possibilità di un pensiero che fosse incentrato sulla nazione, è stata portata a termine dal potere sovietico nella DDR e dagli USA nella DRD. I tedeschi furono educati secondo un punto di vista anti-tedesco. Non possiamo aspettarci dalla elite tedesca o dalla intellighenzia, certo con piccole eccezioni, alcuna riflessione che abbia al suo centro la nazione. Quindi non dovremmo per niente stupirci del fatto che i politici tedeschi parlino in termini di “amicizia” e non di “interessi”, quanto si tratta dei rapporti con la forza di occupazione. Quando un politico tedesco abbandona questo ambito, viene immediatamente tacitato da quei tedeschi che difendono esattamente questo ambito anti-tedesco. È una specie di “gulag”, un “campo di concentramento” mentale ed intellettuale. Ma stavolta sono gli statunitensi ad essere comandanti e padroni di questo campo, in cui la elite tedesca riveste il ruolo di kapò, la polizia del campo. Potete accettarlo o ribellarvi. Per la ribellione i tempi non sono ancora maturi, ma avverrà di certo. Una Germania libera e indipendente è una grossa opportunità per l’Europa intera. L’Europa può emanciparsi dalla dominazione statunitense solo attraverso una Germania a sua volta emancipata.

    L?occupazione è occupazione. Intervista a Alexander Dugin | Millennium
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Uniti dall’odio

    Alexander Dugin

    l Prof. Aleksandr Dugin è un filosofo e professore all’Università statale di Mosca. Dugin è il leader internazionale del “Movimento eurasiatista”, ed è noto per il libro ‘Fondamenti di geopolitica’.
    Prof. Dugin, i media mainstream e le dirigenze politiche occidentali descrivono la recente situazione in Ucraina come un conflitto tra l’alleanza dell’opposizione democratica e liberale pro-europea e un regime autoritario con un dittatore come presidente. È d’accordo?
    Dugin: Conosco tale storia e ritengo che questo tipo di analisi sia totalmente sbagliato. Non possiamo dividere il mondo di oggi come nella Guerra Fredda. Non c’è un “mondo democratico” che si erge contro un “mondo antidemocratico”, come molti media occidentali riportano.
    Il vostro Paese, la Russia, è uno dei nuclei di questo cosiddetto “mondo antidemocratico” se crediamo ai nostri media mainstream. E la Russia con il Presidente Vladimir Putin cerca d’intervenire nella politica interna ucraina, leggiamo…
    Dugin: Questo è completamente sbagliato. La Russia è una democrazia liberale. Date un’occhiata alla costituzione russa: abbiamo un sistema elettorale democratico, un parlamento funzionante, un sistema di libero mercato. La Costituzione si basa sul modello occidentale. Il nostro presidente Vladimir Putin governa il Paese in modo democratico. Non siamo una monarchia, una dittatura, un regime comunista sovietico.
    I nostri politici in Germania chiamano Putin “dittatore”!
    Dugin: (ride) Su quali basi?
    A causa delle sue leggi contro gli LGBT, il sostegno alla Siria, i processi contro Mikhail Khodorkhovskij e ‘Pussy Riot’…
    Dugin: Così lo chiamano “dittatore”, perché a loro non piace la mentalità russa. Ogni punto che Lei ha citato è completamente legittimo democraticamente. Non c’è un singolo elemento “autoritario”. Quindi non dobbiamo confonderci: anche se non piace la politica della Russia non si può negare che la Russia sia una democrazia liberale. Il Presidente Vladimir Putin accetta le regole democratiche del nostro sistema e le rispetta. Non ha mai violato una sola legge. Così la Russia è parte del campo democratico liberale e il modello da guerra fredda non serve a spiegare la crisi ucraina.
    Quindi, come possiamo descrivere tale conflitto violento e sanguinoso?
    Dugin: Abbiamo bisogno di una chiara analisi geopolitica e di civiltà. Dobbiamo accertare i fatti storici, anche se in questi giorni non sono in voga!
    Che vuol dire?
    Dugin: L’Ucraina di oggi è uno Stato che non è mai esistito nella storia. Si tratta di una nuova entità. Questa entità ha almeno due parti completamente diverse. Queste due parti hanno un’identità e una cultura diversa. C’è l’Ucraina occidentale, unita nella sua identità all’Europa orientale. La stragrande maggioranza delle persone che vivono in Ucraina occidentale si considera europea dell’Est. E tale identità si basa sul rifiuto completo di qualsiasi idea panslava con la Russia. I russi sono considerati nemici esistenziali. Possiamo dire così: odiano i russi, la cultura russa e, naturalmente, la politica russa. Ciò è una parte importante della loro identità.
    Non ne siete irritato in quanto russo?
    Dugin: (ride) Per nulla! Si tratta di una parte dell’identità. Non significa necessariamente che vogliono entrare in guerra contro di noi, ma non sono come noi. Dobbiamo rispettarlo. Guardate, gli statunitensi sono odiati da molti più popoli e l’accettano. Così, quando gli ucraini occidentali ci odiano, non è né male, né bene, è un fatto. Diciamo semplicemente accettiamolo. Non tutti ci amano!
    Ma gli ucraini orientali sono russi quanto e anche più di Lei!
    Dugin: Non così in fretta! La maggior parte delle persone che vivono nella parte orientale dell’Ucraina condivide una comune identità con il popolo russo, storica, di civiltà e geopolitica. L’Ucraina orientale è un Paese russo ed eurasiatico. Quindi ci sono due Ucraine. Lo vediamo assai chiaramente alle elezioni. La popolazione è divisa in ogni importante questione politica. Soprattutto quando si tratta delle relazioni con la Russia, siamo testimoni di come drammatico diventi il problema: una parte è assolutamente anti-russa, l’altra parte assolutamente filo-russa. Due diverse società, due Paesi diversi e due diverse identità storiche nazionali vivono in una sola entità.
    Quindi la domanda è quale società domina l’altra?
    Dugin: Questo è una parte importante della politica ucraina. Abbiamo le due parti e abbiamo la capitale Kiev. Ma a Kiev abbiamo entrambe le identità. Non è né la capitale dell’Ucraina occidentale né dell’Ucraina orientale. La capitale della parte occidentale è Lvov, la capitale della parte orientale è Kharkov. Kiev è la capitale di un’entità artificiale. Ciò è importante per capire il conflitto.
    I media occidentali ed ucraini “nazionalisti” sarebbero fortemente in disaccordo con il termine “artificiale” per lo Stato ucraino.
    Dugin: I fatti sono chiari. La creazione dello Stato di Ucraina nei confini attuali non è il risultato della Storia. Fu una decisione burocratica e amministrativa dell’Unione Sovietica. La Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina fu una delle 15 repubbliche dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1991. In tutti questi 72 anni i confini della repubblica cambiarono spesso, con una parte significativa di quella che oggi è l’Ucraina occidentale annessa dall’Armata Rossa nel 1939, e con l’aggiunta della già russa Crimea, nel 1954.
    Alcuni politici ed analisti dicono che la soluzione più semplice sarebbe la partizione dell’Ucraina in uno Stato orientale e uno occidentale.
    Dugin: Non è così facile come potrebbe sembrare, perché avremmo problemi con le minoranze nazionali. Nella parte occidentale dell’Ucraina vivono molte persone che si considerano russe, oggi. Nella parte orientale vive una parte della popolazione che si considera ucraina occidentale. Vedete: una semplice partizione dello Stato non risolverebbe davvero il problema, ma ne creerebbe uno nuovo. Possiamo immaginare la separazione della Crimea, perché quella parte dell’Ucraina è territorio popolato solo da russi.
    Perché sembra che l’Unione europea sia tanto interessata ad “importare” tutti questi problemi?
    Dugin: Non è nell’interesse dell’alleanza europea, ma degli Stati Uniti. Si tratta di una campagna politica contro la Russia. L’invito di Bruxelles all’Ucraina di adesione all’occidente ha subito creato un conflitto con Mosca e un conflitto interno all’Ucraina. Ciò non sorprende per nulla chi conosce la società e la storia ucraina.
    Alcuni politici tedeschi hanno detto di esser sorpresi dalle scene di guerra civile a Kiev…
    Dugin: Questo la dice lunga sull’istruzione politica e storica dei vostri politici riguardo la crisi in Ucraina…
    Ma il presidente ucraino Viktor Janukovich ha rifiutato l’invito occidentale.
    Dugin: Certo. E’ stato eletto dal Sud filo-russo e non dall’occidente. Janukovich non può agire contro l’interesse e la volontà della sua base elettorale. Se avesse accettato l’invito dell’UE sarebbe stato considerato un traditore dai suoi elettori. I sostenitori di Janukovich vogliono l’integrazione con la Russia. Per dirla chiaramente: Janukovich ha semplicemente fatto ciò che gli era assai logico. Nessuna sorpresa, nessun miracolo. Semplicemente logica politica.
    Vi è ora una alleanza delle opposizioni politicamente molto pluralista contro Janukovich: Questa alleanza comprende liberali, anarchici, comunisti, gruppi di destra, gay, anche nazionalisti e gruppi e teppisti neo-nazisti. Cosa tiene insieme tali diversi gruppi ed ideologie?
    Dugin: Sono uniti dal solo odio contro la Russia. Janukovich è ai loro occhi un ascaro della Russia, amico di Putin e uomo dell’Oriente. Odiano tutto ciò che ha a che fare con la Russia. Questo odio li tiene insieme, questo è un blocco dell’odio. Per dirla chiaramente: l’odio è la loro ideologia politica. Non amano l’Unione europea o Bruxelles.
    Quali sono i principali gruppi? Chi domina l’opposizione?
    Dugin: Sono chiaramente i più violenti gruppi neo-nazisti del cosiddetto Euro-Maidan. Suscitano violenze e una situazione da guerra civile a Kiev.
    I madia mainstream occidentali sostengono che il ruolo di tali gruppi estremisti è drammatizzato dai media filo-russi per diffamare l’intera alleanza dell’opposizione.
    Dugin: Certo. Come vogliono giustificare che l’Unione europea e i governi europei sostengono neo-nazisti estremisti e razzisti oltre i confini dell’UE, mentre all’interno compiono azioni melodrammatiche e gravi anche contro i gruppi dell’estrema destra più moderata?
    Ma come possono, per esempio, i gruppi gay e gruppi liberali di destra e di sinistra combattere a fianco dei neo-nazisti, noti per non essere per nulla gay friendly?
    Dugin: Prima di tutto, tutti questi gruppi odiano la Russia e il presidente russo. Questo odio li rende compari. E i gruppi liberali di sinistra non sono meno estremisti dei gruppi neo-nazisti. Tendiamo a pensare che siano liberali, ma si sbaglia terribilmente. Soprattutto in Europa orientale e in Russia molto spesso le lobby omosessuali e gruppi ultranazionalisti e neonazisti sono alleati. Anche la lobby omosessuale ha idee assai estreme su come deformare, rieducare e influenzare la società. Non dobbiamo dimenticarlo. Le lobby gay-lesbiche non sono meno socialmente pericolose dei neo-nazisti.
    Sappiamo che una tale alleanza è presente anche a Mosca. Il blogger liberale e candidato alla carica di sindaco di Mosca Aleksej Nawalnij fu supportato da una tale alleanza di organizzazioni per i diritti dei gay e di gruppi neo-nazisti.
    Dugin: Esattamente. E questa coalizione filo-Nawalnij fu sostenuta anche dall’occidente. Il punto è che ciò non ha nulla a che fare con l’ideologia di tali gruppi. Non interessa all’occidente.
    Che vuoi dire?
    Dugin: Cosa accadrebbe se un’organizzazione neo-nazista sostenesse Putin in Russia o Janukovich in Ucraina?
    L’UE avvierebbe un’enorme campagna politica sui media mainstream occidentali per sottolineare un tale scandalo.
    Dugin: Esattamente. Quindi si tratta solo da quale parte stia un dato gruppo. Se il gruppo è contro Putin, contro Janukovich, contro la Russia, l’ideologia non è un problema. Se tale gruppo sostiene Putin, la Russia o Janukovich, l’ideologia diventa immediatamente un problema enorme. Si tratta solo del lato geopolitico cui appartiene il gruppo. Non è altro che geopolitica. E’ una buona lezione su ciò che accade in Ucraina. La lezione ci dice: la Geopolitica domina questi conflitti e nient’altro. Assistiamo a ciò anche in altri conflitti, in Siria, Libia, Egitto, Caucaso, Iraq, Iran…
    Qualsiasi gruppo sia a favore dell’occidente è un gruppo di “buoni” senza badare se sia estremista?
    Dugin: Sì e qualsiasi gruppo contro l’occidente, anche se laico e moderato, sarà definito “estremista” dalla propaganda occidentale. Tale approccio domina i campi di battaglia geopolitici di oggi. Puoi essere il combattente salafita più radicale e brutale, puoi odiare gli ebrei e mangiare organi umani di fronte a una telecamera, finché lotti per gli interessi occidentali contro il governo siriano sei un alleato rispettato e sostenuto dall’occidente. Quando si difende una società multi-religiosa, laica e moderata, tutti ideali occidentali, ma si ha una posizione contraria agli interessi occidentali, come il governo siriano, sei un nemico. Nessuno è interessato a ciò in cui credi, è solo il lato geopolitico scelto che è giusto o sbagliato per la potenza egemone occidentale.
    Prof. Dugin, in particolare i gruppi di opposizione ucraina che si fanno chiamare “nazionalisti” sarebbero fortemente in disaccordo con Lei. Affermano: “Siamo contro la Russia e contro l’UE, abbiamo una terza posizione!” Ironicamente anche il combattente salafita in Siria avrebbe detto la stessa cosa: “odiamo gli americani tanto quanto il governo siriano“. C’è qualcosa di simile a una possibile terza posizione in questa guerra geopolitica di oggi?
    Dugin: L’idea di avere una terza e indipendente posizione tra i due blocchi dominanti è molto comune. Ho avuto alcune interessanti interviste e colloqui con una figura di spicco della guerriglia separatista cecena. Mi confessò che in realtà credeva nella possibilità di una Cecenia islamica indipendente e libera. Ma più tardi capì che non c’era una “terza posizione”, nessuna possibilità. Capì che combatteva contro la Russia per l’occidente. Era uno strumento geopolitico dell’occidente, un ascaro della NATO sul campo di battaglia caucasico. La stessa brutta verità colpisce l’ucraino “nazionalista” e il combattente salafita arabo: sono ascari dell’occidente. E’ difficile accettarlo, perché a nessuno piace l’idea di essere l’utile idiota di Washington.
    Per dirla chiaramente: la “terza posizione” è assolutamente impossibile?
    Dugin: Oggi senz’altro. Ci sono una potenza terrestre e una marittima in geopolitica. La potenza terrestre oggi è la Russia, quella marittima Washington. Durante la seconda guerra mondiale la Germania cercò d’imporre una terza posizione. Tale tentativo si basava proprio su quegli errori politici di cui parliamo adesso. La Germania continuò la guerra contro la potenza marittima rappresentata dall’impero inglese, e contro la potenza terrestre rappresentato dalla Russia. Berlino combatté contro le principali forze globali e perse la guerra. Il finale fu la completa distruzione della Germania. Così, se neanche la forte e potente Germania dell’epoca non fu abbastanza forte per imporre la terza posizione, come gruppi molto più piccoli e deboli potrebbero farlo oggi? E’ impossibile, si tratta di un’illusione ridicola.
    Chiunque affermi, oggi, di lottare per una “terza posizione” indipendente è in realtà un ascaro dell’occidente?
    Dugin: Nella maggior parte dei casi, sì.
    Mosca sembra essere molto passiva. La Russia non supporta alcun suo delegato nei Paesi dell’UE. Perché?
    Dugin: La Russia non ha un’agenda imperialista. Mosca rispetta la sovranità e non interferisce nella politica interna di nessun altro Paese. Ed è una onesta e buona politica. Lo vediamo anche in Ucraina. Vediamo molti più politici dell’UE e addirittura politici e diplomatici degli USA recarsi a Kiev per sostenere l’opposizione, che politici russi sostenere Janukovich in Ucraina. Non dobbiamo dimenticare che la Russia non ha interessi egemonici in Europa, ma gli statunitensi sì. Francamente parlando, l’Unione europea non è un vero e proprio ente europeo, è un progetto transatlantico imperialista. Non serve gli interessi dei cittadini europei, ma dell’amministrazione di Washington. L’”Unione europea” è in realtà anti-europea ed “Euro-Maidan” è in realtà “anti-euro-Maidan”. I violenti neonazisti in Ucraina non sono “nazionalisti” o “patriottici” o “europei”, sono solo ascari degli USA. Lo stesso vale per i gruppi per i diritti degli omosessuali, le organizzazioni come FEMEN o i gruppi di protesta liberali di sinistra.
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Capire Putin, capire la Russia

    Alexander Dugin

    Che cos’è l’Eurasiatismo, che molti dicono essere la strategia geopolitica che si cela dietro la politica estera di Putin?
    L’Eurasiatismo si basa sulla prospettiva multipolare e sul rifiuto della prospettiva unipolare che vorrebbe salvaguardare l’egemonia americana. Il “polo”, in questa concezione multipolare, non è né lo Stato-nazione né un blocco ideologico quanto il grande spazio (Grossraum) unito strategicamente dai confini di una comune civilizzazione. I grandi spazi tipici sono l’Europa, l’unione di USA, Canada e Messico o quella dell’America Latina, la Grande Cina, la Grande India e, nel nostro caso, l’Eurasia. L’Eurasia è il territorio dell’antico impero zarista della Russia o dell’Unione Sovietica. Noi lo chiamiamo, in altri termini, la Grande Russia (Bolshaya Rossia) o anche Russia intesa come “Eurasia”. Per garantire quindi il polo indipendente dobbiamo unire differenti Paesi in un’entità geopolitica, economica e sociale centralizzata. La prospettiva multipolare riconosce l’integrazione sulle basi della comune civilizzazione. Quindi noi parliamo di civilizzazione eurasiatica comune non solo ai Russi e agli slavi e/o ortodossi, ma anche ai Turchi e ai Popoli aborigeni dell’Asia centrale, della Siberia e del Caucaso. La politica estera di Putin è centrata sul multipolarismo e sull’integrazione eurasiatica, necessari a creare un polo completamente autonomo.
    Cosa l’ha portata a stare dalla parte di Putin?
    Il realismo politico di Putin e il suo patriottismo emotivo hanno fatto in modo che si avvicinasse sempre di più alle mie posizioni geopolitiche e ideologiche. Difendo Putin perché dichiara e adempie obiettivi e idee che sono essenzialmente miei.
    Putin disse una volta che la fine dell’Unione Sovietica fu la più grande tragedia geopolitica del XX secolo. Cosa ne pensa di questa affermazione?
    L’accento qui è messo sulla parola “geopolitica”. Questo evidenzia che Putin rimpiange non tanto l’ideologia sovietica quanto il collasso dello spazio geopolitico unificato molto tempo prima del bolscevismo e che rappresenta la Grande Russia come entità politica basata sulla similitudine di civilizzazione tra la storia e le culture di differenti gruppi etnici e popoli. L’Occidente conosce poco o nulla della vera storia della Russia. A volte si pensa che l’Unione Sovietica fu una creazione unicamente comunista e Stati come l’Ucraina, il Kazakistan o l’Azerbaijan erano indipendenti prima dell’URSS e che furono conquistati dai bolscevichi o spinti a forza nello Stato sovietico. Il fatto è che essi non sono mai esistiti in questo modo e rappresentavano unicamente distretti amministrativi senza alcun senso politico o storico, sia nell’Impero Russo che nell’Unione Sovietica. Questi Paesi sono stati creati nei loro confini attuali solo dopo il collasso dell’Unione Sovietica e il risultato di questo collasso. Quindi Putin vuole sottolineare il carattere artificiale, casuale e infondato di questo processo e suggerire che questi Paesi creati artificialmente sono solo Stati falliti. Per prevenire questo fallimento devono essere integrati in una nuova entità geopolitica, che è l’Unione Eurasiatica. L’idea dell’Unione Eurasiatica non è di conquistare o forzare nella sfera d’influenza russa Paesi completamente indipendenti quanto prevenire il loro inevitabile collasso che è preannunciato dagli eventi, come nella divisione della Georgia nel 2008 o in Ucraina nel 2014.
    Cosa pensa dell’annessione della Crimea e delle proteste dei filo-russi nell’Ucraina orientale?
    Durante le settimane precedenti l’Ucraina è divenuta parte integrante della Federazione Russa e alcune nuove Repubbliche (Donetsk. e Lugansk) sono apparse sulla mappa geopolitica dell’ex-Ucraina. Questo è il logico risultato delle azioni degli ultranazionalisti che hanno compiuto un colpo di stato a Kiev nel marzo del 2014 per imporre l’identità dell’Ucraina occidentale (perlopiù neonazista) su tutta la popolazione ucraina. Ma il fatto è che l’est e il sud dell’Ucraina hanno una popolazione con un’identità storico-culturale completamente differente. l’Ucraina è un tipico Stato post-sovietico estremamente e artificialmente fallito che non è mai esistito nella storia se non nel 1991. L’ovest dell’Ucraina ha un’identità, l’est e il sud ne hanno altre, a volte opposte. La prima è filo-hitleriana, banderista e fortemente anti-russa. L’altra è filo-russa, antifascista e fortemente filo-sovietica (filo-stalinista). La popolazione del sud-est appartiene al Mondo Russo (Russky Mir) e alla civilizzazione eurasiatica. Da qui la guerra civile e il logico ritorno delle parti separate alla zona geopolitica russa. Questo è solo l’inizio del processo: solo ora ci sono 8 milioni della popolazione con identità eurasiatica filo-russa che hanno annunciato l’indipendenza o l’entrata in Russia. Ma ci sono almeno 12 milioni con la stessa identità filo-russa che sono ancora sotto il controllo di Kiev. Quindi la lotta continua.
    La situazione attuale in Ucraina è una sfida per la rinascita della Russia come superpotenza?
    Lo è. Se la Russia sarà in grado di gestirla, vivremo in un mondo multipolare. Se la Russia fallirà l’unipolarismo continuerà ancora per un po’… Ma dubito che l’egemonia americana potrà esistere ancora per molto. Quindi la Russia vincerà.
    Come valuta il ruolo della diplomazia russa nella guerra civile siriana?
    Ottimo. Putin ha mostrato a tutti nel mondo e nella regione che non vi è più posto dove prendere decisioni strategiche su chi è buono e chi cattivo. Gli Stati Uniti e le loro pedine sub-imperialiste nel Medio Oriente (Arabia saudita, Turchia ecc.) sostengono i ribelli. Mosca e la Cina sostengono Assad. E’ qui che vi è il confronto e l’esempio da seguire su come dovrebbe essere il mondo multipolare. C’è più di un’opzione in questa situazione critica. E più di un punto di principale decisione strategica riguardante queste problematiche.
    Cosa ne pensa delle leggi russe contro i gay?
    Che sono abbastanza corrette. Il liberalismo preme per la libertà e la liberazione da ogni forma di identità collettiva. Questa è la vera essenza del liberalismo. I liberali hanno liberato l’essere umano da ogni forma di identità nazionale, identità religiosa ecc. L’ultimo tipo di identità collettiva è il genere. Quindi c’è tempo per abolirlo rendendolo arbitrario e opzionale. L’assoluta maggioranza del Popolo russo è contro tutto ciò e ha un’attitudine conservatrice a proposito dell’identità collettiva in generale e dell’identità di genere in particolare. Putin, con queste leggi, non combatte contro le relazioni omosessuali ma contro l’ideologia liberale attraverso una legge obbligatoria contro la normalizzazione e la legittimazione giuridica di ciò che è considerato una perversione psicologica e morale.
    Cosa ne pensa della reazione occidentale alle leggi contro i gay della Russia? Pensa che possa danneggiare l’immagine del suo Paese?
    La Russia non è un paese liberale e non pretende di esserlo. Quindi i liberali sono liberi di criticarla. Ma nel mondo vi sono molte società e gruppi non-liberali e conservatori che plaudono alle posizioni russe in questo campo. Le élites politiche dell’Occidente stanno reagendo contro la scelta russa di norme lineari in campo di genere. Ma le grandi masse dei paesi occidentali sostengono Putin e la Russia esattamente per la stessa ragione.
    Lei disse una volta in un articolo sul Financial Times che il mondo deve capire Putin. Come potrebbe capirlo?
    Capire Putin equivale a capire l’Altro. La Russia è l’Altro. Noi abbiamo altri valori, un’altra storia, altre idee, un’altra morale, un’altra antropologia, un’altra gnoseologia rispetto all’Occidente liberale. Se l’Occidente identifica i propri valori con quelli universali diviene impossibile capire Putin. Altrimenti si può solo criticarlo e disprezzarlo per tutto quello che fa. Perché lui è l’Altro (rispetto all’occidente moderno), pensa diversamente e agisce diversamente. O lei accetta il diritto ad essere Altro (in questo caso lei ha posto la sua domanda seriamente, e la risposta richiede una profonda conoscenza della storia e della cultura russe), o è giusto una domanda simbolica che dimostra l’assenza di volontà di garantire all’Altro la possibilità di affermare positivamente la sua alterità. In questo caso lei è obbligato a odiare l’Altro. Noi siamo pronti al dialogo basato sulla mutua comprensione di ogni Altro. Ma siamo pronti anche all’odio da parte dell’Occidente. Conosciamo i modi eurocentrici, culturalmente razzisti, universalisti e imperialisti dell’Occidente nei confronti dell’Altro. Quindi è meglio davvero cercare di capirci. Cercate di leggere attentamente i nostri classici… Tentate di comprendere il significato della nostra filosofia cristiano-ortodossa, della nostra teologia, dei nostri autori mistici, delle nostre stelle e dei nostri santi, dei nostri poeti e dei nostri scrittori (Dostoevskij, Pushkin, Gogol). E certamente troverete facilmente la via per capire Putin, capire la Russia, capire tutti noi.
    Capire Putin, capire la Russia. Intervista a Alexander Dugin | Millennium
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  9. #9
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Un informe miscuglio di bolscevismo e nazifascismo ecco cos'è la cosiddetta quarta teoria. La solita poltiglia rossobruna!

  10. #10
    ___La Causa del Popolo___
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    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da NazKol Visualizza Messaggio
    Un informe miscuglio di bolscevismo e nazifascismo ecco cos'è la cosiddetta quarta teoria. La solita poltiglia rossobruna!
    NazKol, di poltiglia informe c'è solo la merda dentro la tua scatola cranica.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

 

 
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