LA DONNA NEL 2013 FRA IL PESO DELLA STORIA E L?ATTUALITA? | UNIONE PER IL SOCIALISMO NAZIONALE
Il taglio dato a queste righe è destinato ai ruoli che il corso della Storia ha riservato alle Donne sino all’epoca attuale e pertanto così va interpretato senza discorsi in “politichese” figli del votificio inutile, consci che taluni giudizi scateneranno sicuramente un acceso dibattito. Siamo infatti giunti anche quest’anno alla data dell’“8 Marzo” con annessa la corsa ai simboli, alla mimosa, ai pugni alzati, ai megafoni; giorno pervaso ancora da sentimenti di contrapposizione e settarismo che corrono il rischio di rappresentare l’altra faccia della stessa medaglia di un’incomprensione atavica tra il mondo femminile e quello maschile, sfociata oggi in un desiderio di riscatto da parte delle donne e in una smania di riappropriazione del presunto diritto di possesso da parte degli uomini. Proviamo a partire da lontano, a percorrere con snellezza il filo della storia, quella storia nell’arco della quale generazioni di donne si sono succedute tra Natura delle Cose ed Eventi Sociali:
- già nel paleolitico tra l’uomo e la donna si denotavano tendenze a svolgere attività e ruoli diversi, l’uomo si orientava verso lavori duri e alla caccia; la donna si manteneva più stanziale, lavorava i campi ed accudiva i figli seguendo l’andamento degli accampamenti
- ai tempi dei sumeri e dei babilonesi, la donna godeva di notevole indipendenza giuridica anche se nel contempo continuava ad essere “acquisita” dall’uomo attraverso la “compera” e poteva esserne ripudiata.
- In Egitto, l’importanza giuridica delle donne era minore, ma venivano rispettate e la loro presenza veniva accettata durante i culti religiosi
- Nel giudaismo (la religione nata prima di ogni altra forma di culto) venivano seguiti i dettami del testo sacro Talmud. Tra i tanti versetti spiccano i seguenti: “La nascita di una bambina è un evento infelice (Baba Bathra, 16b)”; “Non è mai una buona cosa parlare troppo a lungo con le donne, inclusa la propria moglie (Aboth, 1.5)”; “È giusto divorziare dalla propria moglie se rovina il cibo, o se si trova una donna più bella (Gittin, 91a)”
- Presso gli Arabi, l’avvento dell’Islamismo (con Maometto) limitò la poligamia che imperava in precedenza, ma segregò la donna, sotto un’esasperata “iperprotezione da possesso” e la minorò dal punto di vista giuridico; nonostante ciò la donna Araba poté attingere alla cultura e dedicarsi alle scienze, alle arti, alla filosofia
- In India ed in Persia in tempi remoti la donna poté godere di un’accettabile posizione sociale (ridimensionata dalle influenze dell’islamismo); nel contempo il Bramanesimo comportò la comparsa (in India) del crudele rito del sacrificio della vedova sul rogo del marito
- Nella Cina antica la dona godeva di notevole rispetto, ma veniva relegata alla segregazione e diffidata dall’avvicinarsi alla cultura
- In Giappone, alla cultura e all’arte erano destinate soltanto le donne geishe: iniziavano il ciclo di formazione all’età di 7 anni in scuole particolari e una volta divenute abili in una delle diverse arti venivano cedute ad un proprietario di locale da tè per prestar la loro opera, ovvero servire il tè secondo antichi cerimoniali, danzare, cantare, recitare poesie ed intrattenere i clienti. Una volta vendute dalle famiglie, le ragazze potevano svincolarsi da tale attività soltanto attraverso un matrimonio.
- Nella civiltà etrusca la donna poteva godere di una buona considerazione e partecipava alla vita sociale insieme al marito; le raffigurazioni etrusche rappresentavano la donna vestita elegantemente e in atteggiamento vicendevolmente affettuoso con la figura maschile
- Ai tempi dell’Antica Roma le donne erano libere ed avevano un ruolo rilevante nella società. Le donne degli imperatori svolgevano anche vita politica collaborando a tesserne trama e ordito.
- Tutto cambiò nel medioevo, quando a causa dell’integralismo clericale, il mondo femminile venne stigmatizzato in due categorie: in angelico e spirituale oppure in stregoneria o malignità. Quel clero incarnò sulla figura delle povere donne l’espressione del conflitto tra il Bene e il Male, pur di scaricare (come nel simbolismo di Adamo ed Eva) l’espiazione della “colpa della sessualità”sulla figura femminile.
- Nel Seicento, come conseguenza, scaturì una vera e propria fobia dinnanzi alla forza, all’intelligenza ed alle arti femminili, tanto da innescare una spietata persecuzione che vide mettere al rogo con l’accusa di eresia tutte quelle donne che decidevano di ribellarsi al volere maschile e alle regole sociali che le relegavano ai margini
- Il Settecento rappresentò un periodo di stallo in quanto vide le donne chiuse tra le mura domestiche o nelle corti, aventi come unico scopo quello di prendere marito come soluzione di sicurezza
- Nell’Ottocento la donna tornò alla ribalta acquisendo un ruolo sociale in veste di lavoratrice, conquistando un’indipendenza maggiore e pertanto maggiore possibilità di sottrarsi dall’eventuale pressione esercitata da mariti o padri
- Da fine Ottocento figure femminili cominciarono a permeare il mondo del lavoro e cominciarono a liberare il proprio abbigliamento da bustini e strati di tessuti castiganti.
- In Italia durante il Ventennio Fascista la donna venne coinvolta nel lavoro e nelle attività sportive ed atletiche, non soltanto in funzione dell’integrità fisica in quanto future madri, ma anche in quanto vennero riconosciute quale parte organica della società. Vennero altresì arruolate nell’apposito Servizio Ausiliario Femminile.
- Durante il Novecento nell’occidente si mossero anche il fenomeno delle suffragette, del movimento femminista, della lotta per i diritti civili; nella seconda meta dello stesso secolo si poté riscontrare la conquista dell’indipendenza economica, giuridica, politica e sessuale (vedi anni ’60) da parte delle donne, anche se ad oggi in molteplici settori sono presenti ancora delle criticità.
E attualmente da cos’è contraddistinto il ruolo della donna nella società moderna?
La Donna è davvero libera di essere quello che realmente è e che quindi merita di essere?
Sicuramente ha acquisito ampio margine di discrezionalità nelle sue scelte che purtroppo però non è bastato a garantirle la Libertà di Esprimere Sè Stessa; laddove era giunta la ventata di libertà di movimento e di scelta ecco innescarsi una nuova forma di “potere” ovvero la pressione dei Modelli Mediatici. La donne più insicure e pertanto più condizionabili (purtroppo la maggioranza), sono state portate a sdoppiare la propria identità per aggrapparsi ad “apparenze” pur di non percepirsi inadeguate; molti di questi condizionamenti sono legati all’estetica ed hanno prodotto un mondo femminile bulimico, anoressico e atrocemente omologato nelle fattezze mediante chirurgia estetica, botulino e silicone.
Questa smania va a collidere pericolosamente con l’esperienza della maternità che con le sue trasformazioni fisiche, se guardata con l’occhio implacabile dei modelli televisivi, rappresenta per le donne più fragili una distorsione destabilizzante per la loro potenziale aspirazione ad essere accettate ed apprezzate socialmente.
Esistono anche donne tenute in prigionia, mi riferisco a quelle donne che tra le mura domestiche sono vittime di violenza fisica o psicologica (non da meno demolitiva in quanto si sostanzia in una quotidianità di negazioni, di pressioni, di manipolazioni, di intimidazioni, di intimorimenti, di precarietà imposta alla vittima…..)
In conclusione, un ultimo pensiero speciale a quelle donne che in molteplici territori sopravvivono (anche madri, con i loro bambini) in mezzo a solitudine , stenti, violenze, guerre e abusi….meritano non la celebrazione di un giorno, ma il Pensiero di Ogni Giorno!
D.R.