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  1. #1
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    Predefinito In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Grecia: la gente assalta i supermercati!

    "Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall'Unione Europea. Hanno preso la frutta, l'hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose."

    Che si aspetta a votare chi chiede l'USCITA da quella fogna capitalista
    e pauperizzatrice chiamata UE?

  2. #2
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Rivolta sacrosanta!

  3. #3
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Qui invece non so, vedo per ora gli agricoltori ancora molto restii a prendere atto della situazione.E' terrorizzante vedere come abbiamo un popolo totalmente privo di senso acritico, a cos'è contato produrre tanta cultura ?
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  4. #4
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Figurarsi da noi. Gli italiani? Un popolo tanto di menti eccelse quanto di teste di cazzo. La risalita del PDL ne è la conferma.

    C'è gente con 400 euro di pensione o disoccupata che ancora ostinatamente continua a difendere e votare Berlusconi, l'esempio e il volto più schifoso, merdaceo, satanico di tutta la classe politica nostrana.

    Questa è demenza collettiva a livello nazionale. L'itaglianite è un handicap ragazzi, ma bello serio.
    TIOCFAIDH ÁR LÁ
    ╾━╤デ╦︻

    革命无罪,造反有理

  5. #5
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Citazione Originariamente Scritto da RibelleInEsilio Visualizza Messaggio
    Figurarsi da noi. Gli italiani? Un popolo tanto di menti eccelse quanto di teste di cazzo. La risalita del PDL ne è la conferma.

    C'è gente con 400 euro di pensione o disoccupata che ancora ostinatamente continua a difendere e votare Berlusconi, l'esempio e il volto più schifoso, merdaceo, satanico di tutta la classe politica nostrana.

    Questa è demenza collettiva a livello nazionale. L'itaglianite è un handicap ragazzi, ma bello serio.
    Per me Berlusconi vale quanto un Bersani,ovvero..cambia poco.
    Perchè quando "chi conta" vorrà che certe leggi passino,passeranno
    col voto bipartisan del PDDL.
    Senza contare che i punti fissi del filosionismo,dell'atlantismo,del liberismo sono
    soddisfatti da entrambi gli schieramenti.
    E le leggi "immutabili" come quella sull'aborto o la mancino non saranno neppure
    sfiorate,ergo..

  6. #6
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    Qui invece non so, vedo per ora gli agricoltori ancora molto restii a prendere atto della situazione.E' terrorizzante vedere come abbiamo un popolo totalmente privo di senso acritico, a cos'è contato produrre tanta cultura ?
    Quale cultura? C'è solo addomesticamento! Il ruolo di scuola e università è anche quello.
    Più ottieni titoli di studio maggiori, più sarai portato a essere docile, perchè a titolo di studio maggiore corrisponde aspirazione sociale maggiore, ovvero maggiore ambizione a inserirsi a pieno nella società. Più aspiri ad inserirti, meno ti ribelli, meno contesterai. Naturalmente.
    Ultima modifica di Avanguardia; 15-02-13 alle 13:18

  7. #7
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Citazione Originariamente Scritto da RibelleInEsilio Visualizza Messaggio
    Figurarsi da noi. Gli italiani? Un popolo tanto di menti eccelse quanto di teste di cazzo. La risalita del PDL ne è la conferma.

    C'è gente con 400 euro di pensione o disoccupata che ancora ostinatamente continua a difendere e votare Berlusconi, l'esempio e il volto più schifoso, merdaceo, satanico di tutta la classe politica nostrana.

    Questa è demenza collettiva a livello nazionale. L'itaglianite è un handicap ragazzi, ma bello serio.
    Esatto.

  8. #8
    Οὖτις
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    queste imposizioni dell'unione europea sono davvero deliranti..
    dobbiamo uscirne quanto prima, per creare un'europa dei popoli, e non quest'accozzaglia di banchieri e azzeccagarbugli!
    onore agli agricoltori greci comunque, speriamo succeda altrettanto in casa nostra.. ma come si suol dire chi vive sperando..
    ...vivono tutte ancora le isole madri di Eroi
    ogni anno rifioriscono...


  9. #9
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Citazione Originariamente Scritto da -Caligola- Visualizza Messaggio
    queste imposizioni dell'unione europea sono davvero deliranti..
    dobbiamo uscirne quanto prima, per creare un'europa dei popoli, e non quest'accozzaglia di banchieri e azzeccagarbugli!
    onore agli agricoltori greci comunque, speriamo succeda altrettanto in casa nostra.. ma come si suol dire chi vive sperando..
    Uscire dalla UE è doveroso,è addirittura(e non scherzo)
    più dannosa della NATO.
    Se il nostro governo "nazionale" è asservito agli interessi
    stranieri,il governo europeo è praticamente un governo straniero.
    Tutte le imposizioni della fogna-UE sono "casualmente" a favore
    del capitale e contro i popoli: dal tentativo di vietare i forni a legna,
    per sostituirli con quelle MERDE di forni elettrici,alla normativa
    sulla vivisezione che permette ai vivisettori di rifornirsi addirittura
    di randagi!,alla liberalizzazione degli OGM,fino al tentativo di inserire
    il chimico nell'agricoltura biologica.
    Una fogna artificiosa dalla quale prima ne usciremo,meglio sarà per tutti.
    Senza contare poi l'impoverimento generato dall'Euro(che tra l'altro fa
    cagare anche in quanto a maneggevolezza,con le sue monetine )

  10. #10
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    Predefinito Re: In Grecia il capitalismo porta alla fame e alla rivolta

    Spread, rigore, sono serviti a fare della Grecia un paese del Terzo Mondo in cui delocalizzare, sarà che delocalizzare in Asia costa riguardo il trasporto merci se si deve vendere in Europa.

    Grecia, le multinazionali fanno affari ma tagliano stipendi e indennità, Francesco De Palo
    di Francesco De Palo - 14/02/2013

    Fonte: il fatto quotidiano

    La riduzione del costo del lavoro, dopo il memorandum della troika e la diminuzione di fatto dei diritti per i lavoratori, avvantaggia solo i grossi nomi che entrano o ritornano nel paese per investire, ma di fatto risparmiando sulla forza lavoro pagata con salari bulgari e con un mercato dai prezzi milanesi






    Più informazioni su: Crisi Grecia, Grecia, Imprenditori, Lavoratori, Memorandum, Multinazionali, Troika.

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    Mentre il mercato greco si restringe per la crisi, (la gente non spende più) i prodotti delle multinazionali si “allargano” e fatturano numeri significativi. La riduzione del costo del lavoro, dopo il memorandum della troika e la diminuzione di fatto dei diritti per i lavoratori, avvantaggia solo i grossi nomi che vanno in Grecia per investire, ma di fatto risparmiando su stipendi e indennità che la troika ha provveduto a tagliare. Quattro i casi più significativi. La Kraft Hellas AE è una filiale della multinazionale Mondelez internazionale (fino a poco tempo denominata Kraft Foods), che domina il mercato europeo per il cibo da spuntini. Ha recentemente annunciato, dopo gli otto milioni complessivi investiti nell’ultimo lustro, una nuova esposizione in Grecia per cinque milioni a partire dal 2013. Proprio quando entreranno in vigore i nuovi contratti di lavoro contenuti nel memorandum lacrime e sangue che il Parlamento ellenico ha approvato in una lunga notte di passione, dove di fatto sono stati falciate indennità di malattia e quantum di stipendi e scatti.

    Anche l’Hellas Unilever ha annunciato che intende avviare la produzione in Grecia di trenta nuovi prodotti, e due giorni fa ha presentato il piano commerciale al mercato greco. Ancora: Procter & Gamble ha annunciato la creazione del Centro per la Ricerca e l’Innovazione di Atene, il terzo sistema operativo d’Europa. Pochi giorni fa la Johnson & Johnson ha annunciato che continuerà a investire nel mercato greco. In effetti il noto marchio ha in Grecia uno dei tre poli europei utilizzati quasi esclusivamente per l’esportazione. La società dà lavoro in Attica a duecento dipendenti, anche se non ha ancora specificato la quantità di investimenti. Il caso di Johnson & Johnson è particolarmente rilevante se si considera che il 95% della produzione è esportato in altri paesi europei e ha scelto la Grecia come base di produzione proprio perché oggi al centro dell’Egeo una multinazionale “risparmia” sui diritti dei lavoratori.

    Infine il caso della Henkel uno dei più grandi gruppi tedeschi che ha deciso di ripristinare la produzione dei propri prodotti in Grecia. La società è stata “assente” dal mercato greco dal 2011 al 2012 dopo che il marchio Alapis, per via della crisi, aveva spostato la produzione in Italia. Ma dallo scorso mese di settembre i prodotti tedeschi sono stati recuperati dalle società Henkel Hellas SA e Rolco Vianyl Souroulidi. Nello specifico l’accordo di produzione di detersivi e prodotti di pulizia prevede che Henkel Hellas detenga più di 50 marche tra Dixan, Neomat e Bref, con una produzione annua di circa sette milioni di unità, che corrisponde al 75% delle vendite annuali della società nel settore. L’accordo prevede anche la produzione di ulteriori 2,5 milioni di unità degli stessi prodotti per le necessità della Henkel a Cipro e per un totale di trenta milioni di euro.

    Così se da un lato si iniziano a vedere i primi frutti del riservatissimo briefing che la cancelliera Angela Merkel tenne in occasione della sua visita ad Atene lo scorso ottobre con i grandi gruppi tedeschi seduti allo stesso tavolo con banchieri e imprenditori ellenici, dall’altro non si può non osservare come dal memorandum in poi, quegli investimenti delle multinazionali non si traducano in benefici per il territorio, ma esclusivamente per i grandi gruppi che incassano di più perché tagliano alla voce diritti. Il memorandum, prestando dei soldi allo stato, ha aperto delle falle nei diritti, perché oggi le aziende (oltre che il pubblico impiego) possono assumere personale a 500 euro al mese (un insegnante universitario al primo incarico nel prende 650, un dipendente di banca 550) , tagliando tranquillamente le indennità sia di malattia che di straordinari. Quindi chi ci guadagna non è il cittadino greco che se assunto ha uno stipendio misero, ma proprio le multinazionali che investono in Grecia senza ricadute sul territorio. E il tutto col cappello del grande salvataggio greco che non ha salvato un bel niente (se non la ricapitalizzazione bancaria), perché di quei soldi che le aziende straniere fatturano in Grecia, lì non rimane nulla. E quando manca appena un mese dalla prima tranches di licenziamenti, 15mila impiegati pubblici a casa dal primo marzo. Si attraggono investimenti stranieri? Certo, ma perché invogliati dai salari bulgari di gente che poi si confronta sul mercato con “prezzi milanesi”.
    Il tutto accade nei giorni in cui il maxiemendamento fiscale a medio termine 2013-2016, presentato in Parlamento dal Ministro delle Finanze Stournaras, lascia aperta la possibilità di intervenire con nuove misure, e mentre un nuovo scandalo sembra passare inosservato tra i media ellenici. Il canale televisivo francese France2 documenta la svendita a una società canadese di trecentomila ettari di foresta nella regione settentrionale della Calcidica per la simbolica cifra di un euro: dove in quel sottosuolo abbonderebbero oro e minerali di vario genere. Per questo, ma non solo, Antonis Karakousis, primo editorialista del popolare quotidiano To Vima si chiede : “C’è un rischio Weimar per la Grecia post memorandum? Dove l’instabile equilibrio tra politica ed economia è minacciato dal declino della classe media e dalla miscela di estremismo e populismo”. E dove i neonazisti di Alba dorata, nell’ultimo sondaggio, hanno ufficialmente sfondato per la prima volta quota 11%.
    Tante altre notizie su Arianna Editrice

 

 
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