Uova bucate da cui escono gambe umane. Corpi di uomini con volto di maiale. Pesci che volano. Diavoli con naso a forma di tromba. Pettirossi, corvi, bestie, demoni ed insetti tra il mercurio. Questi sono i protagonisti dei quadri allucinati di Hieronymus Bosch, pittore neerlandese vissuto a cavallo tra il "400 ed il "500 e la cui vita si confonde con la leggenda. Come un incubo appaiono i suoi Trittici la cui lettura procede da sinistra verso destra, come in un racconto.
In tali scenari, idilliaci o infernali, si rincorrono e si avvolgono tra loro figure bizzarre, oscene, demoniache, animalesche ricavate dalle processioni, dai racconti degli inquisitori, delle descrizioni di sabba strappate con le torture alle presunte streghe, dalle esecuzioni di piazza contemporanee al pittore. Si vedono dunque brocche dalle quali si racconta esca il diavolo durante un sabba, civette che rappresentano l'eresia e l'accettazione di false dottrine, il pesce che rappresenta a seconda delle interpretazioni la purezza, l'angoscia, il sesso maschile (interpretazione freudiana), o il peccato se è morto e privo di squame, scale sparse per il dipinto o che servono per salire di girone in girone nelle pale raffiguranti l'inferno e che indicano il sesso ed il peccato della lussuria.
Accanto a tali rappresentazioni allegoriche, che tendono alla critica moralista della società in cui Bosch viveva e che non risparmia re, imperatori, papi, ordini monastici ed intellettuali, vi sono simboli alchemici che dimostrano la conoscenza da parte dell'artista di trattati e ricerche di alchimia e demonologia. Così i colori utilizzati per gli sfondi o gli abiti dei personaggi acquistano significati tratti dall'alchimia: per esempio il bianco è il colore del secondo stadio della cottura, mentre il rosso quello dello stadio finale. L'uovo in alchimia corrisponde all'alambicco o crogiuolo, nel quale si compie il "grande evento", ovvero la nascita del Fanciullo Alchemico dall'unione di mercurio e zolfo; se l'uovo viene raffigurato forato rappresenta nascite mostruose e quindi è allegoria della magia nera e del diavolo. La cucurbita e l'albero cavo alludono entrambi al crogiuolo alchemico. Il corvo rappresenta il "nigredo" ovvero la parte iniziale della cottura tra zolfo e mercurio dal quale nasce l'androgino (testa di corvo).
I volti spesso trasfigurati, il groviglio di corpi nudi, i peccati raffigurati, il male sempre presente sottoforma di simboli o colori, le rappresentazioni demoniache o angeliche, i simboli alchemici rappresentano, quasi come in un incubo dove tutto appare irreale per la sua mostruosità, le paure del periodo in cui Bosch visse: la caccia alle streghe, l'alchimia e la magia, la paura di andare contro natura e di subire la terribile punizione minacciata dal clero, lo stesso clero corrotto dal peccato della lussuria e dell'ingordigia, la dissolutezza del potere temporale e spirituale al pari degli strati più bassi della popolazione. Tutto questo viene rappresentato insieme, come avvolto da un ciclone, come se tutto avvenisse "qui ed ora" in un unico dipinto diviso in piani dove si susseguono le scene della narrazione che tuttavia non appare frammentata, dove le paure e gli incubi "ad occhi aperti" si susseguono in un'arte allegorica che affascina da sempre ogni pubblico forse proprio per il mistero dell'alchimia che essa racchiude nei suoi colori e nei suoi personaggi.