prendo spunto dall'articolo di Giampiero Gramaglia apparso ieri sul sito del Fatto Quotidiano e dai numerosi commenti dei lettori, per chiedervi se si sta veramente diffondendo l'opinione che senza Euro e senza Europa la nostra situazione migliorerebbe.
anche i tedeschi da tempo dimostrano una certa insofferenza, per motivi opposti a quelli italiani. non vogliono pagare per l'incapacità e la debolezza altrui e pensano che con Marco sarebbe (stato) tutto molto più semplice e tutti sarebbero più ricchi e felici.
mi domando quale visione abbiano le persone dell'economia mondiale, della demografia, dei rapporti di forza politica, finanziaria e anche militare dei paesi che in questo momento stanno esplodendo. per esempio l'india. minuscolo esempio: io lavoro per una grande impresa americana e tutta l'amministrazione mondiale è centralizzata in India, dove gli impiegati parlano decine di lingue, sono assolutamente competenti e affidabili, lavorano in base all'orario del paese che supportano e guadagnano un decimo di noi.
dove e in che epoca pensano di vivere i nostalgici della Lira, e anche quelli del Marco?
di Giampiero Gramaglia
E basta con ‘sta storia che è tutta colpa della Germania e della Merkel. Come se l’Italia uscisse da anni senza macchia e senza debito e come se la Grecia si fosse ridotta sul lastrico per compiacere Berlino. Soprattutto, come se l’Unione Europea e l’euro potessero essere migliori, o semplicemente esserci, senza la Germania. Certo, accanto al rigore deve ora trovare spazio la crescita e l’occupazione. Ma la via va tracciata e va percorsa insieme alla Germania, ché, senza, non si arriva da nessuna parte, per quanto buona possa essere la compagnia di Francia, Spagna, Polonia e altri.
Il premier Mario Monti s’accinge ad affrontare l’accidentato tragitto di qui al Consiglio europeo di fine mese con il viatico, persino scomodo, tant’è sonoro, del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che lo giudica “l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto”. La benedizione di Schäuble è persino scomoda, proprio perché viene da un vate del rigore. Ma del resto le insidie per Monti sono più interne che europee: gli argomenti del Professore fanno più presa su Hollande e sulla Merkel che sull’Abc nostrano, i suoi discorsi sono più capiti a Bruxelles che a Roma.
Il calendario della crescita, che il premier ha ieri tratteggiato in Parlamento, con la speranza di raffreddare gli spread e calmare le tensioni in borsa, si muove lungo due direttrici: una interna e uno internazionale. Il percorso interno parte dal Consiglio dei Ministri di domani con il decreto sviluppo e passa attraverso mozioni di sostegno della maggioranza al governo che, però, come il giudizio di Schäuble, possono essere più d’ingombro che d’aiuto: perché non si va verso un’unica mozione e perché c’è la tendenza a identificare nella Germania e nella Merkel una sorta di nemico da combattere. C’è bisogno di coesione, sostiene il presidente Giorgio Napolitano, ma sarebbe meglio trovarla su un obiettivo piuttosto che contro qualcuno.
Il percorso internazionale muove dall’incontro, oggi, a Roma, tra il premier Monti e il presidente francese François Hollande ed è denso di appuntamenti: ci sono, domenica, le elezioni in Grecia, cruciali per la permanenza di Atene nell’Ue e nell’euro; subito dopo, al G20 di Los Cabos in Messico, l’Europa sarà esposta alle pressioni di Usa e Cina. E poi il professor Monti riunirà a Roma il presidente Hollande, la cancelliera Merkel e il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy: un Quadrangolare fra i Quattro Grandi della Zona Euro, determinante per l’esito del Vertice della Crescita.
Il Fatto Quotidiano, 14 Giugno 2012