Gli è dovuto, perché è stato davvero un grande magistrato. Io ho sufficienti anni per ricordarlo bene, nella sua attività, per quanto discreta, e nei suoi rapporti umani, sociali, meno riservati, ma non per suo costume.
Falcone è stato uno che la mafia la ha combattuta sul serio, e in solitario, o quasi. Altri due o tre suoi colleghi avevano di lui stima assoluta; con questi soli poteva interloquire; a questi soli poteva confidarsi, e da questi soli avere amicizia.
Era odiato dalla quasi totalità degli altri magistrati, i palermitani più di tutti. Era stato impedito nella sua aspirazione a far parte del CSM; era stato boicottato per la nomina a Procuratore capo dell 'antimafia.
Non sopportavano la sua tenacia, la sua abilità, il suo coraggio, perché troppi non avevano tenacia, abilità, coraggio. Non era schierato politicamente, non ne aveva bisogno, e neppure quest'orgoglio gli veniva perdonato.
Poi, la nomina a consulente presso il Ministero di Grazia e Giustizia, ad opera dell'allora ministro Martelli, socialista!...
Questo, da quegli stessi magistrati invidiosi della sua diversa più alta dignità, fu giudicato un tradimento: addirittura al servizio di un socialista, un uomo di Craxi!...I magistrati rossi del PCI, questo, non potevano sopportarlo. Lo hanno offeso, vilipeso, ingiuriato. Finchè il destino lo ha tolto a tanta malevolenza, per elevarlo al ruolo di eroe della Nazione.
Oggi, con estrema insopportabile ipocrisia, i nemici di allora lo esaltano, lo esibiscono a loro rappresentante, uno di loro...
Non è così. Falcone era altro rispetto a quelli che ne rivendicano l'immagine. Lui, Falcone, era magistrato egregio e persona perbene. Merita il tributo del ricordo commosso e riconoscente, ma da gente egregia e perbene...