ECCO A VOI UN MICRO-SAGGIO SUL CONFLITTO TRA DESTRE E FASCISMI. NON LO HO PIU' TROVATO SU INTERNET, MA SICCOME MI ERA STATO INVIATO TRAMITE E-MAIL 5 ANNI FA, DISPONGO DEL TESTO. COME FONTE MI VENIVA SEGNALATA NELL' E-MAIL IL SITO www.ariannaeditrice.it , MA ANDANDO SU QUEL SITO (COME FACCIO QUASI QUOTIDIANAMENTE), OLTRE I 365 GIORNI NON MI CONSENTE LA RICERCA NEL LORO ARCHIVIO.
DATO IL VALORE STORICO IMMENSO DEL MICRO-SAGGIO, CHE SMONTA LA MENZOGNA DELL' ACCOSTAMENTO DESTRA-FASCISMO, CI E' D' OBBLIGO RIPROPORLO.
LA MODERAZIONE.
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ALFONSO DE FILIPPI
DESTRE AUTORITARIE
E MOVIMENTI FASCISTI
IDEE IN MOVIMENTO
Circolo di cultura politica
II EDIZIONE RIVEDUTA ED AMPLIATA
CAPITOLO I°
Possiamo senz’altro fare nostra la tesi secondo la quale il metodo migliore per definire il Fascismo (anche come fenomeno europeo e non solo italiano) sia scriverne la storia. E, per questo, ritorniamo a studiare la storia dei Fascismi, condividendo ciò che scriveva Piero Sella “il Fascismo al di là delle criminalizzazioni degli avversari e delle abiure e degli opportunismi si rivela….l’unico punto di riferimento per coloro che rifiutano di piegarsi ai mercenari del mondialismo ed ai fautori dell’imbastardimento razziale.” ( “Dal trattato di pace del 1947 alla vicenda dell’obelisco di Axum”).in “ L’ Uomo Libero” n°44 nov. 1997
Anche per questo vi è ancora “…chi non può non dirsi fascista”
(cfr. A. De Filippi <Francis Parker YOCKEY E IL DESTINO DELL’EUROPA, Idee in Movimento, Genova 2000, pag. 53).
Iniziamo il nostro studio con una osservazione di Enzo Erra“…non fu la sinistra, ma la destra “storica” (la corte, l’esercito, l’alta finanza e la grande industria) a far cadere il Fascismo, come fu una parte della casta militare e non un’inesistente opposizione di sinistra a tentare di rovesciare il Nazionalsocialismo.” ( LeE RADICI DEL FASCISMO, Settimo Sigillo Roma 1998, pag.93)
Certo, alle origini delle discutibili iniziative del luglio ’43 in Italia e del luglio 1944 in Germania, vi fu soprattutto, la sempre più grave situazione militare dell’Asse, ma non ci sentiremmo di escludere del tutto che vi giocasse un suo ruolo anche la preoccupazione e l’ostilità di taluni gruppi verso le componenti socialmente innovative o persino socialrivoluzionarie dei regimi e dei movimenti fascista e nazionalsocialista.
Scriveva Indro Montanelli in Pini e Pettinato nel giornalismo fascista (Corriere Della Sera 17/6/2000) “…..nel regime fascista sopravvisse sempre una tendenza socialista…”(1).
Riguardo poi alla vexata quaestio dei rapporti tra Fascismo e capitalismo in Italia, leggiamo nel libro di A.James Gregor<The Search for Neofascism- The use and abuse of social science>(Cambridge un. Press,GB_USA 2006 pag. 6):
“L’apertura degli archivi italiani dopo la guerra non ha rivelato nessuna prova di una cospirazione e tra i magnati dell’industria e il Fascismo mussoliniano.- In effetti, vi è un’ampia evidenza di una crescente opposizione al dominio fascista da parte dei capi dell’industria durante i 20 anni del regime. Il
Fascismo aveva gradualmente assunto il controllo su settori fondamentali dell’economia italiana nel suo complesso. Verso la metà degli anni 30, la maggior parte delle più importanti funzioni delle imprese era passata sotto il controllo fascista. La disponibilità del credito era largamente determinata dai membri del gruppo dirigente fascista. Così il peculiare sviluppo dell’industria italiana era largamente controllato dal governo fascista tramite le agenzie corporative costruite dai collaboratori di Mussolini.”,
Da parte sua L. Incisa di Camerana in< Fascismo Populismo e Modernizzazione>,Pellicani ed. Roma 1999, pag.79, rilevava ”…il Fascismo mantenne fino all’ultimo, fino alla disperata e sanguinosa avventura della RSI una forza di attrazione a Sinistra. Basti pensare al patetico itinerario dell’ex deputato comunista Nicola Bombacci, a fianco di Mussolini anche nell’atto finale della tragedia.”
È universalmente noto che, prima della caduta, in Benito Mussolini, ed in vari settori del Partito Fascista andava crescendo l’insofferenza per i compromessi che per due decenni, si era stati costretti a sopportare nei confronti di monarchia, Vaticano, industriali e della stessa borghesia.
Potremo raccogliere qualche spunto a questo proposito da un libro che servirà, nonostante un’abominevole traduzione in italiano, come base a questa ricerca: Stanley G. Payne "Il Fascismo 1914-1945: Origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte fra le 2 guerre. Newton Compton ed. Roma 1999."
A pag. 392 leggiamo che, entrata l’Italia in guerra, ”…la minoranza dei radicali dello zoccolo duro all’interno del partito spingeva Mussolini verso una drastica politica di guerra rivoluzionaria che avrebbe dato al Partito il vero potere e fascistizzato completamente le istituzioni italiane… lo spostamento a sinistra che Mussolini aveva iniziato nel 1935/36 si estese ancor più nel 1941/42 sotto la pressione della guerra..”
A pag.393 inoltre ”..tra il 1940 ed il 1942, gli ideologi del Fascismo elaborarono il concetto di lotta in quanto guerra sociale e rivoluzionaria per creare una nuova gerarchia…e nuove misure di giustizia internazionale. Ciò superava persino la tradizionale italianità per abbracciare il nuovo ordine della civiltà imperiale fascista…”
Tra il ferro, il fuoco ed il sangue di una guerra mal preparata, peggio condotta, sabotata e tradita, il Fascismo andava scoprendo le sue più alte potenzialità che , purtroppo la sconfitta gli avrebbe impedito di attuare e delle quali troppo spesso i suoi nostalgici non si sarebbero dimostrati all’altezza. E queste considerazioni gettano luce anche sulle origini della successiva svolta sociale della RSI. (2)
Passiamo alla Germania, scrive ancora il Payne a pag.374 “…durante gli anni vittoriosi della guerra Hitler aveva incoraggiato il Fronte del Lavoro (3) a preparare progetti audaci per rapidi mutamenti dello stato assistenziale come anche della struttura salariale della classe operaia tedesca. Quest’ultima (la struttura salariale) doveva fondarsi esclusivamente sulla produttività, ma doveva essere regolata per ogni classe e professione , non solo per quella operaia, in modo da raggiungere de facto l’uguaglianza sociale, con speciali programmi educativi e di incentivazione perché i lavoratori con maggior talento raggiungessero posizioni di vertice. Ciò avrebbe condotto al conseguimento del vero socialismo secondo la visione di Hitler e dell’Istituto di Scienza del Lavoro del Fronte omonimo. Il nuovo piano per il lavoro sociale del popolo tedesco avrebbe fornito all’intera popolazione diritti, mai raggiunti prima, di assistenza, assicurazione e pensione, tutto questo doveva aggiungersi al più massiccio programma di alloggi operai al mondo…ancora nel 1944 venivano proposti piani costosi per la riorganizzazione e l’espansione del sistema previdenziale“.
Un altro studioso, Rainer Zitelmann in <Hitler> Laterza, Bari 1991, sottolinea la determinazione, spesso manifestata, del dittatore tedesco di rovesciare l’ordine borghese capitalista e materialista.
Riprendendo le considerazioni dello Zitelmann il Payne scrive che Hitler non aveva ”…alcun interesse reale nel difendere la proprietà privata e pianificò una serie di nazionalizzazioni economiche che avrebbero rivalutato la posizione della classe operaia e, cosa ancora più importante, assoggettata l’economia alla politica.” (Op. Cit. pag. 490) e lo stesso Zitelmann nel suo notevole libro rileva come tra i cospiratori del 20 luglio 1944 fosse appunto presente l’avversione verso ”il socialismo in versione hitleriana” (Op. Cit. pag.188).
Ritornando su un piano più generale, leggiamo in P. Hayes <Fascism >Allen & Unwin Ltd. Londra 1973 pag. 63.“gli aspetti socialisti del Fascismo sono quelli più comunemente ignorati forse perché sono in conflitto con la comoda spiegazione secondo la quale il Fascismo fu un movimento di destra. Di fatto vi fu una notevole componente socialista nei programmi della maggior parte dei movimenti fascisti.”
Non è qui il luogo per soffermarci su ciò che avrebbe potuto e dovuto, per citare il titolo di un importante libro di Drieu La Rochelle, essere il< Socialismo Fascista> ( E.G.E. Roma 1973).
Nel suo indimenticabile <CHE COSA È IL FaSCISMO>, (Volpe Roma 1980 pag.77), Maurice Bardeche scriveva ”…il socialismo fascista è autoritario, volentieri è anche deciso. È autoritario perché i dottrinari del Fascismo sono persuasi che solo un regime autoritario potrà vincere le resistenze che le potenze del denaro opporranno sempre al socialismo, vedono nella democrazia un regime dominato da gruppi di pressione e da interessi economici e pensano che le riforme sociali prese dalle democrazie sono sempre adottate con l’accordo degli ambienti finanziari e non hanno altro risultato che di aiutarli e proteggerli falsando il sistema economico. “
Possiamo ora anche citare dal libro di Roger Eatwell <Fascismo: verso un modello generale> (A. Pellicani Roma 1999 pag. 90) : “…il Fascismo non ha masi sostenuto la crescita economica come tale ed è sempre stato molto critico nei confronti di obiettivi puramente materiali…” (4) Non si trattava quindi di una socialdemocrazia patriottica !
D’altra parte chi scrive non riduce il Fascismo al risultato dell’addizione Nazionalismo + Socialismo coniata dal francese Georges Valois fondatore nel 1925 del movimento Faisceau, e ripresa dallo storico israeliano Zeev Sternhell (5). Si ricordi a tale proposito la frase di Benito Mussolini del 9 aprile 1926 : “…Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l’antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dirlo in una parola, degli immortali principi dell’89…”
Chiusa codesta parentesi, possiamo domandarci come accadde che i movimenti rivoluzionari fascisti giunsero, in fin troppi casi, ad allearsi con forze di destra autoritarie talvolta nazionaliste, ma per lo più fondamentalmente conservatrici.
Riprendiamo allora l’opera citata del camerata Erra alle pagine 92/93 : “…il terreno era …ingombro da un insieme di forze conservatrici e reazionarie, tutt’altro che omogenee , ma unite da una comune necessità di difesa. I fascisti, naturalmente portati ad affrontare innanzitutto l’offensiva marxista fecero leva su queste forze, che a loro volta si aggrapparono all’aiuto inatteso nella speranza di poterne fare a meno il più presto. Le alterazioni e le commistioni erano inevitabili, così pure le alleanze temporanee divenute poi definitive o addirittura istituzionali.
Il Fascismo non si pose mai nell’atteggiamento di difesa dell’ordine costituito che in seguito gli storici antifascisti vollero attribuirgli, come ha osservato il Weber in <Passato e Presente del Fascismo>, <intervento> aprile 1972, pag.133:
Si potrebbero rovesciare tutti i termini dell’equazione e dire che i fascisti erano contro lo sfruttamento, contro il disordine civile in patria, contro il vecchio marcio regime dei borghesi e dei capitalisti, per un rinnovamento e la purificazione nazionale, per l’ordine e l’unità della nazione: ogni fascista avrebbe sottoscritto con gioia uno slogan che chiedesse agli uomini di lottare per rendere la loro nazione libera forte e felice- tuttavia- i fascisti che erano fautori della rivoluzione vennero sopraffatti e dominati da quanti volevano soprattutto opporsi al marxismo e dalle opportunistiche alleanze implicite in questa posizione…in occidente si cominciò a considerare il Fascismo come il difensore di quella società contro la quale si era ribellato.
Fu un equivoco che in sede pratica durò fino al 25 luglio 1943 per il fascismo italiano, e fino al 20 luglio 1944 per il nazismo tedesco, quando, con un tentativo riuscito nel primo caso e fallito nel secondo, gli alleati che li avevano affiancati in tutta la precedente esperienza vollero sbarazzarsi di loro.”
Che il dramma si svolgesse a livello europeo era chiaro già allora.
Nel suo articolo <La religione dell’Eresia> apparso su "Storia Illustrata", n° 352 del marzo 1987, Mario Bernardi Guardi citava una lettera di Berto Ricci scritta il 3 aprile del 1938 ed indirizzata a Bilenchi, Pavese, Sulis e pochi altri nella quale si legge che non si è fascisti se non si è anticapitalisti e che bisogna diffidare delle destre “…nazionaliste, antisemite, antibolsceviche ed antiparlamentari…(che)…si mettono in divisa fascista, arrembano il potere e danno quindi elegantemente lo sgambetto a chi ce le ha portate col proprio sangue: camicie verdi , guardie di ferro… “
Scrive Roger Griffin in REVOLUTION FROM THE RIGHT: FASCISM da REVOLUTIONS & REVOLUTIONARY TRADITION IN THE WEST 1560 –1989 cura di David Parker, Routledge Londra 1999
“…un certo numero di regimi autoritari spesso accomunati al regime fascista italiano in un più accurato esame mostrano di non aver perseguito un piano radicale per la costituzione di una nuova élite dominante, ma di aver esercitato il potere a beneficio delle forze conservatrici nonostante la facciata fascista che essi si erano edificati adottando le bardature esterne del Fascismo ( culto del capo, raduni di massa, movimenti giovanili in divisa ecc.).
Questi regimi “ parafascisti” comprendono la Spagna di Franco(1939-1975),l’Austria di Dollfuss e Schugnigg(1933-1938), la Romania di Antonescu (1940-44), e la Francia di Vichy di Pétain (1940-1942).
Tali regimi erano in effetti controrivoluzionari e tentavano di assorbire , marginalizzare o eliminare non solo il Comunismo ma anche il vero Fascismo in quanto minaccia rivoluzionaria alla loro influenza dominante. In Spagna, per esempio, Franco la cui maggiore preoccupazione era quella di schiacciare le forze repubblicane e restaurare il dominio di latifondisti, monarchia e chiesa si impegnò ad assorbire la Falange genuinamente fascista per conferire al proprio regime un’aura di dinamismo e di richiamo alla gioventù di cui altrimenti sarebbe stato carente.
In Romania , dapprima il re Carol tentò di schiacciare il locale movimento fascista….la Guardia di Ferro, ma in seguito la popolarità del movimento lo indusse a cambiare tattica e ad associare alcuni dei suoi capi al governo: dopo la sua abdicazione andò al potere il generale Antonescu che dichiarò di voler dividere il potere con la Guardia di Ferro, ma in seguito, colse la prima opportunità per liquidarla con la forza.
Questi episodi rivelano il fondamentale antagonismo fra Conservatorismo e Fascismo anche quando considerazioni di natura molto pratica li obbligano ad un’alleanza.”
Data la difficoltà nel definire il Fascismo e dato che il termine fascista viene tuttora usato come ingiuria, occorre cercare di definire la distinzione fra movimenti effettivamente fascisti e movimenti e regimi di destra autoritaria e talvolta nazionale che non meritano questa qualifica. È quel che tenteremo di fare nel prossimo capitolo.