Giulio La Greca
SENTIMENTI "ANIMALI"
Da Il Giornale dei Misteri n° 419
In questi ultimi anni la ricerca scientifica ha scoperto sempre più incredibili ed impensabili cose attorno al mondo animale. Per esempio, risale appena al 2005 una notizia assai sorprendente (allora divulgata dalla Bowling Green State University): parecchi mammiferi ridono o piangono, così come accade agli esseri umani. Ci si potrebbe chiedere come mai, in tali casi, i loro volti non si atteggiano all'ilarità o al pianto. Ma la spiegazione scientifica è stata data ed è ovvia: manifestazioni esteriori sono impossibili, a causa di evidenti diverse conformazioni morfologiche tra l'uomo e le altre specie di mammiferi. Mentre invece sono osservabili su un altro "volto" nascosto, il cervello, ossia la fonte primaria delle emozioni. Infatti, grazie alle nuove tecniche che consentono di visualizzare le attività cerebrali, quando un topo sorride si attivano i medesimi circuiti neuronali di un uomo che sorride! Ed i topolini di laboratorio, se vengono carezzati o solleticati, sorridono sui monitor, ossia mostrando elettronici scintillii in determinati siti (quelli del buonumore) delle loro mappe cerebrali...
Viene così a sfatarsi un "dogma", caro a coloro che non amano accostamenti e similitudini tra uomini e animali, ritenendo che soltanto l'uomo sia stato costruito con "nobili" e particolari "rifiniture"... Sarà interessante nell'occasione un breve excursus su quanto si è scoperto riguardo ad alcune creature del mondo animale. Frattanto v'è da dire che non soltanto le varie razze dei roditori possono ridere o sorridere interiormente, ma anche tanti altri mammiferi, tra i quali scimmie, cani e gatti. Sulla scia di questa scoperta, Mark Beloff, ricercatore della Università del Colorado, ritiene che il senso del buonumore sia stato designato dalla natura a molti animali (anzitutto all'uomo) affinchè l'esistenza - già piena di problemi per la sopravvivenza - risulti accettabile e non conduca le specie al pessimismo, al desiderio di autoannientamento. Ed infatti già sappiamo per esperienza che un moto di spirito o una carezza, provocanti un sorriso o un conforto, costituiscono una specie di bilanciamento ed incoraggiamento nei momenti più difficili del "mestiere di vivere"!
Ma torniamo su quel ch'è stato ancora rivelato riguardo ai roditori. Un'altra sorprendente notizia perviene da un altro tipo di ricerche effettuate nel 2005 dalla Washington University del Missouri: i topi sono in grado di cantare! Ossia, possono improvvisare melodiche note utilizzando ultrasuoni ed alte frequenze udibili soltanto dai loro simili. In genere ciò si verifica durante i corteggiamenti amorosi, come se si trattasse di "serenate" da dedicare alle loro "Minnie" (e Walt Disney l'aveva già scoperto...). Quel che è più stupefacente, a sua volta, è il fatto che queste "serenate" variano da un soggetto all'altro, come se ogni "Topolino" avesse una sua personalità di "cantautore".
Comunque, a detenere il primato riguardo a composizioni musicali, sono ovviamente gli uccelli. E tra questi alcune specie sono in grado (anzi prediligono) di cantare in coro una medesima aria melodica. Gli scriccioli, per esempio, possono cantare in duetto un ampio repertorio musicale.
Ma ad utilizzare virtù canore, tramite la gamma degli ultrasuoni (fischiettii non udibili all'orecchio umano), figurano balene e delfini. Mentre, com'è già noto, con zampe per archetti ed ali per corde, udibilmente per tutti cantano grilli, locuste, cavallette e cicale...
Però, quel che colpisce di più i ricercatori, particolarmente neuroscienziati e fisiologi del cervello, è una insospettabile intelligenza di taluni animali. Irene Pepperberg, una ricercatrice della Brandeis University del Massachusetts, ha istruito per 25 anni Alex, traendone alla fine più che stupefacenti conclusioni sulla sua intelligenza. Alex non è uno studente umano, bensì un pappagallo in grado ormai di comprendere il significato di cento parole, di conoscere il nome di quaranta oggetti, di distinguere cinque colori e di saper contare sino a dieci. Ma il massimo di intelligenza mostrato da Alex sta nel fatto che è riuscito ad afferrare il concetto dello zero, ossia del niente al posto di qualcosa. Si tratta di un concetto astratto che, a dire della neuroscienza, soltanto il cervello umano è in grado di concepire, faticosamente, solo dopo i primi anni di vita. Ma riguardo a intelligenza ragionativa, tra i volatili, corvi e cornacchie non sono tanto al di sotto dei pappagalli che, comunque, sono in testa alla classifica. Sulle cornacchie basti dire che usano spaccare le noci (di cui sono ghiotte) gettandole dall'alto con precisione, calcolando e misurando le proporzioni tra grandezza delle noci, altezza giusta e terreno duro ove ben spaccarsi al primo colpo...
Riguardo agli scimpanzè, è notorio ormai come siano da considerarsi i più vicini all'uomo in merito al funzionamento del cervello. Frattanto, su di loro, sempre nuove cose si vanno svelando. Una ricerca dell'Università di Saint Andrew in Scozia, ha appurato che gli scimpanzè sono in grado di conversare vocalmente. Ma attraverso un sofisticato sistema di mugolii e grugniti, varianti tra alti e bassi in tante sfumature, e con una specie di vocabolario. In seno a un gruppo o in una famiglia, le "parole" dapprima sono più o meno istintive ed estemporanee: poi si stabilizzano e vengono usate come "lingua ufficiale". In uno studio comparso nel 2005 su Current Biology, a tal proposito, dopo aver osservato a lungo i primati dello zoo di Edimburgo, così relaziona la ricercatrice Katie Slocombe: "Quando uno scimpanzè si accorge che nella sua recinzione viene messo del pane, emette un suono sempre uguale, al quale gli altri scimpanzè rispondono, dove di solito viene posto quel tipo di cibo. Se anziché il pane si mettono le mele, il grugnito è diverso e gli animali si recano in un altro posto dove si trovano le mele..."
Ma secondo un'altra corrente di ricercatori, ancor più intelligenti degli scimpanzè sarebbero gli orangutan. Anche essi sono in grado di conversare con un loro vocabolario, e per parlare in seno ai rispettivi gruppi costruiscono addirittura dei megafoni, accartocciando robuste foglie: con questo sistema amplificano le deboli modulazioni vocali di cui possono disporre. L'antropologo Carol van Shai ha scoperto che gli orangutan prima di coricarsi augurano la "buonanotte" ai vicini, sussurrando loro un fievole "Pfft" D'altro canto, è proprio così che i primi uomini hanno cominciato ad usare le proprie corde vocali. "Senza mai riuscire ad intendersi" diremmo noi...
Da Il Giornale dei Misteri n° 419 (settembre 2006)