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    Predefinito La Dittatura dei Colonnelli in Grecia


    Bandiera del Regno di Grecia fino al 1970



    La bandiera greca istituita sotto la dittatura dei colonnelli nel 1970, in uso fino al 1975.

    Il giovane e inesperto Re Costantino II, succeduto al padre Paolo deceduto nel marzo del 1964, nel tentativo di mantenere il controllo sull'esercito, si scontrò con il Primo Ministro Papandréu. Nel luglio del 1965, con il pretesto della scoperta, all'interno dell'esercito, di un gruppo di cospiratori di sinistra, rifiutò le dimissioni del ministro della Difesa, carica che Papandréu voleva assumere egli stesso, costringendo alle dimissioni quest'ultimo. Iniziò così una stagione turbolenta, di governi incapaci di ottenere la fiducia in parlamento, e proteste popolari, che culminerà con il colpo di stato del 1967.
    Sfruttando i poteri concessogli dalla costituzione, immediatamente dopo le dimissioni (verbali) di Papandréu il 15 luglio 1965, il sovrano nominò Primo Ministro il presidente del parlamento Georgios Athanasiadis-Novas che, malgrado l'appoggio dei dissidenti dell'Unione di Centro, guidati da Costantino Mitsotakis, e dei conservatori, non riuscì a ottenere il voto di fiducia.
    Il 20 agosto 1965 Georgios Athanasiadis-Novas fu rimpiazzato da Ilias Tsirimokos che non ebbe però miglior fortuna e che si dimise il 17 settembre non avendo ottenuto la fiducia dal parlamento. In seguito a questi fallimenti, Costantino II indusse alcuni dei dissidenti, guidati da Stephanos Stephanopoulos a formare un governo di uomini del Re, governo che resistette fino al 22 dicembre 1966, avversato dai sostenitori di Papandréu e minato da una crescente ondata di scioperi e proteste.
    In seguito alle dimissioni di Stephanopulos il Re affidò il compito di formare un governo ad interim a Ioannis Paraskevopoulos con la promessa di convocare nuove elezioni per il maggio 1967. Anche questo governo ebbe vita travagliata ed il 3 aprile 1967 fu rimpiazzato da un altro governo ad interim guidato dal leader dell'Unione Radicale Nazionale Panagiotis Kanellopoulos. Le elezioni vennero fissate per il 27 maggio di quell'anno e molte indicazioni facevano pensare che l'Unione di Centro avrebbe ottenuto la maggioranza in parlamento.

    Dal 1966, all’interno dell’esercito si formarono vari gruppi di ufficiali che puntavano a varie forme di intervento che avrebbero evitato la presa del potere all’Unione di Centro e le probabili epurazioni che avrebbero seguito. Secondo un'analisi dell’ambasciata USA del maggio 1966, un gruppo di 11 generali, guidati da Georgios Spantidakis, comandante in capo dell'esercito greco, avrebbe studiato un piano che prevedeva la presa del potere da parte dell'esercito e la nomina di Panagiotis Pipinelis (Παναγιώτης Πιπινέλης) politico ultraconservatore fedelissimo al sovrano, come Primo Ministro.
    Il Re, che fu messo al corrente del piano, diede il suo assenso. Del piano furono informati anche i capi dell'Aeronautica e della Marina, e alcuni uomini politici. Nel novembre 1966, fu elaborato il piano, che si basava sul piano Prometheus che era stato predisposto per contrastare una ipotetica sollevazione comunista, con l'aggiunta dell’arresto di alcuni uomini politici e giornalisti. Il piano si sarebbe attivato su richiesta del Re e comunque prima delle imminenti elezioni. Contemporaneamente venne formato, ad un livello più basso, un gruppo di ufficiali capeggiati dal colonnello Georgios Papadopoulos, i quali vennero introdotti ai preparativi del colpo di stato e dislocati al comando di varie formazioni in postazioni strategiche.
    Il gruppo di Papadopoulos, al quale appartengono il brigadiere Stylianos Pattakos (Στυλιανός Παττακός) e il colonnello Nikolaos Makarezos (Νικόλαος Μακαρέζος), di fronte ai temporeggiamenti degli ufficiali maggiori, e temendo l’avvicinamento delle elezioni decide di agire individualmente senza attendere il via libera del monarca.

    Nella notte fra il 20 ed il 21 aprile 1967 venne dato a tutti gli appartenenti al gruppo dei golpisti il segnale per agire. Alle 2:00 Papadopoulos, Makarezos e il colonnello Ioannis Ladas (Ιωάννης Λαδάς) entrarono nella sede dello Stato Maggiore dell’Esercito e annunciarono al comandante in capo Georgios Spantidakis il colpo di stato. Spantidakis non si oppose, anzi facilitò i piani dei colonnelli. Alle 20 un reggimento di paracadutisti con a capo il maggiore Georgios Konstantopoulos occupò il Ministero della Difesa.
    Contemporaneamente le truppe al comando del brigadiere Stylianos Pattakos guadagnarono il controllo dei centri di comunicazione, del parlamento e del palazzo reale. Le unità mobili della Polizia Militare (Elliniki Stratiotiki Astynomia ESA) seguendo liste già predisposte dal capo Ioannis Ladas, arrestarono più di 10.000 persone. Dirigenti politici, incluso il primo ministro Panagiotis Kanellopoulos, figure di rilievo ed anche semplici cittadini che avessero mostrato simpatie per la sinistra, furono arrestati o messi nella condizione di non poter comunicare.
    L'ambasciatore USA ad Atene Phillips Talbot disapprovò il complotto militare affermando che esso rappresentava "uno stupro alla democrazia", al che il responsabile della CIA ad Atene, Jack Maury, rispose: "come è possibile stuprare una puttana?"

    I tre dirigenti del colpo di stato fecero visita alle 50 della mattina del 21 aprile al Re, nella sua residenza estiva di Tatoi che era stata circondata dai carri armati agli ordini dei rivoltosi. In un primo tempo il sovrano cercò di opporre resistenza e congedò i militari chiedendo loro di ritornare in compagnia di Spantidakis. In seguito, nella stessa giornata, raggiunse il ministero della difesa situato a nord del centro di Atene che era diventato il centro della rivolta. Il Re ebbe un colloquio con Kannellopulos, che vi era trattenuto in stato di arresto, il quale cercò di convincerlo a interrompere qualsiasi dialogo con i golpisti e di denunciarli pubblicamente.
    Infine Costantino II decise di collaborare giustificando la sua iniziale indecisione con la motivazione che essendo rimasto isolato e quindi all'oscuro sulla situazione non aveva potuto agire immediatamente. In seguito il monarca cercò di giustificare il suo atteggiamento affermando di aver cercato di prendere tempo per poter organizzare un contro-colpo nei confronti della Giunta militare.
    Comunque, nei fatti, il nuovo governo ebbe un'origine legale essendo stato legittimato dal capo dello stato, circostanza che ebbe un notevole peso sulla definitiva presa del potere da parte dei militari. In seguito Costantino II cercò di ritornare, senza successo, sulla sua decisione.
    Fu questo governo, costituito in poche ore nella giornata del 21 aprile, che formalizzò il colpo di stato adottando l'atto costituente, un emendamento, equivalente ad un totale rivolgimento costituzionale, che cancellava le elezioni ed aboliva di fatto la costituzione stessa, che avrebbe dovuto essere sostituita da una nuova definita in futuro e che quindi permetteva al governo di gestire il paese governando per decreto.
    Questi decreti non dovevano essere firmati dal sovrano, che già non aveva firmato l'atto costituzionale e questo permise a Costantino di affermare, in seguito, di non aver mai vidimato alcun documento istituente la Giunta militare. I critici affermarono che il sovrano non aveva fatto nulla per impedire la costituzione del governo militare e soprattutto con la designazione di Kollias aveva di fatto legalizzato il colpo di stato. Uno dei primi atti del nuovo governo fu confermare l'istituzione della legge marziale, azione annunciata dalla radio di stato durante lo svolgimento della sollevazione.

    I colonnelli preferivano riferirsi al colpo di stato del 21 aprile come a una rivoluzione per salvare la nazione. La loro giustificazione ufficiale fu che cospiratori comunisti si fossero infiltrati nella burocrazia, nelle università, nei centri di comunicazione ed anche nell'esercito, rendendo quindi necessaria un'azione drastica per proteggere la Grecia da un rivolgimento. Così la principale caratteristica della Giunta fu un implacabile anticomunismo unito alla costante battaglia contro gli invisibili agenti del comunismo.
    Il termine anarcocomunisti (αναρχοκομμουνιστές) fu spesso usato per indicare tutti coloro con idee di sinistra. In quest'ottica la Giunta influenzava l'opinione pubblica anche mediante la creazione di nuove parole che esprimessero i concetti chiave della sua ideologia come palaiokommatismos (vetero-partitismo) e Hellas Hellinon Christianon (La Grecia dei cristiani greci).
    Molti neofascisti guardavano con ammirazione ad esso il regime dei Colonnelli, compreso Nikólaos Michaloliákos, futuro leader del partito neonazista e metaxista Alba Dorata. Secondo lo storico e sociologo greco Meletis Meletopoulos, la dittatura dei colonnelli cerca le sue radici nel nazionalismo e nella guerra civile del 1946-1949, ma anche nel pensiero di uno degli ideologi del governo militare, Dimitris Tsakounas che teorizzava la sostituzione dei politici, ritenuti inetti, con i militari, proponendo una sorta di nasserismo di estrema destra. Questo, unito al capo carismatico (Papadoupoulos), si avvicina al militarismo mussoliniano, il concetto di "aristocrazia dei combattenti" del programma sansepolcrista; in Grecia il partito fascista come luogo dell'élite viene sostituito dall'Esercito, in cui i cittadini poveri sono invitati ad arruolarsi per avere in futuro un ruolo importante; a questo si aggiungono il carattere tradizionale e la fede in un passato mitizzato, cioè il culto di alcuni periodi della storia greca, analogo al culto di Roma del fascismo italiano, il ruralismo, il paternalismo, la demagogia con cui il Presidente si presentava come "un uomo del popolo", in somiglianza a quello che fece Mussolini durante la "battaglia del grano".

    In breve tempo i rapporti tra il Re e la Giunta militare si deteriorarono. I militari non avevano nessuna intenzione di spartire il potere con nessuno mentre il giovane Re, come il padre prima di lui, ambiva ad avere un ruolo di primo piano nella politica e non intendeva diventare il paravento dell'amministrazione militare.
    Benché i colonnelli, apertamente anticomunisti, fossero favorevoli alla NATO e affermassero di vedere negli USA un punto di riferimento, il loro scarso prestigio internazionale, ed anche il dissenso interno, portarono il Presidente USA Lyndon B. Johnson a consigliare a Costantino II, durante una sua visita negli States, nell'autunno 1967, un cambiamento di governo. Il Re prese il consiglio come l'indicazione di organizzare un contro-colpo di stato.
    Costantino II decise di far scattare la sua mossa il 13 dicembre del 1967. Essendo la capitale, Atene, saldamente in mano al governo militare il re progettò di trasferirsi in aereo a Kavala, una piccola città ad est di Salonicco nel nord della Grecia. Qui sperava di essere circondato da truppe fedeli solamente alla Corona. Il piano, vago e scarsamente studiato, prevedeva poi di avanzare nella presa di Salonicco, seconda città della Grecia e capitale della Grecia del nord. Il piano prevedeva la formazione di un governo alternativo a quello militare che, grazie al riconoscimento internazionale ed alle pressioni interne costringesse i militari a liberare il campo permettendo al re un trionfale ritorno nella capitale.
    La mattina del 13 dicembre, in effetti, il re insieme con la regina Anna Maria e con i due figli, Alexia e Pavlos, con la madre, Frederika di Hannover e la sorella Irene si trasferì usando il proprio aereo personale a Kavala. Insieme al sovrano andò anche il Primo Ministro Kollias. Inizialmente il piano sembrò avere successo, il re venne ben accolto a Kavala, che dal punto di vista militare era sotto il controllo di un generale fedele alla corona. Marina ed aeronautica, entrambe fortemente monarchiche, e che non avevano preso parte al colpo di stato di aprile, si dichiararono immediatamente favorevoli al sovrano e si mobilitarono. Altri generali fedeli alla Corona tagliarono tutte le comunicazioni tra Atene ed il nord.
    Malgrado questi primi, apparenti successi, il piano si rivelò un fallimento a causa della sua eccessiva fiducia nel fatto che gli ordini emessi dai generali venissero immediatamente eseguiti. Altro motivo di debolezza della posizione del Re fu il non aver cercato la collaborazione con le forze politiche contrarie al regime. In pratica, nell'arco di poche ore la situazione si ribaltò, i quadri intermedi dell'esercito arrestarono i generali monarchici e avanzarono verso Kavala con lo scopo di arrestare il Re.
    Comprendendo che il suo piano era fallito, Costantino lasciò la Grecia insieme alla sua famiglia, a bordo del suo aeroplano per atterrare a Roma nelle prime ore del 14 dicembre. Costantino II rimase in esilio volontario fino a quando i militari rimasero al potere.

    « Contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l'ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l'enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Čechov, Gorki e tutti i russi, il "chi è?", la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera "Ζ" che vuol dire "è vivo" in greco antico. »
    Durante il periodo in cui rimase al potere, la giunta militare soppresse le normali libertà civili. I partiti politici vennero sciolti e vennero istituiti tribunali militari speciali. Molte migliaia di supposti comunisti e di oppositori politici vennero imprigionati o esiliati in remote isole dell'arcipelago greco.
    Amnesty International inviò, segretamente, osservatori in Grecia e rilevò che la tortura era una pratica usata comunemente sia dalla polizia ordinaria che dalla polizia militare (un osservatore statunitense, membro di Amnesty, scrisse nel dicembre 1969 che un conteggio per difetto di coloro che erano stati sottoposti a torture assommava almeno a duemila individui).

    Negli anni che vanno dal 1967 al 1972 si andò organizzando l'opposizione al regime dei colonnelli, sia interna che estera. In aggiunta alla prevedibile posizione della sinistra, il regime dovette anche affrontare un'opposizione legata ai vecchi partiti della destra fedeli alla Corona che detestavano il fascismo e l'autoritarismo. A tutto ciò si aggiunse lo scontento degli uomini d'affari danneggiati dall'isolamento internazionale in cui venne a trovarsi la Grecia, oltre a quello della classe media pesantemente danneggiata dalla crisi economica che i militari furono incapaci di affrontare malgrado i consistenti aiuti provenienti dagli USA.
    L'unico tipo di risposta che il regime fu in grado di fornire a tutte le opposizioni fu la repressione poliziesca che maggiormente si accanì contro gli esponenti della sinistra. Numerosi furono i casi di incarceramenti senza processo e di uso della tortura.
    Gli elementi democratici presenti nella società greca si organizzarono quasi subito nel tentativo di ostacolare la politica della Giunta. Già all'inizio del 1968 si erano formati numerosi gruppi, sia in esilio che in patria, che chiedevano il ritorno della democrazia, tra questi si possono ricordare il Movimento di Liberazione Panellenico (PAK), Difesa democratica, l'Unione Socialista Democratica; gruppi che traevano la loro origine da tutto lo scenario della sinistra greca, grande parte del quale si trovava ormai, come il Partito Comunista, nella clandestinità.
    Nel 1969, Costa Gavras pubblicò il film Z, basato su un libro del celebrato scrittore dissidente Vassilis Vassilikos. Il film, sottoposto a censura, presentava un resoconto minimamente romanzato degli eventi che circondarono l'assassinio del politico della Sinistra Democratica Unita (EDA), Gregoris Lambrakis, nel 1963. Il film venne girato per catturare un senso di rabbia nei confronti della giunta. La colonna sonora del film venne composta da Mikis Theodorakis, imprigionato dalla giunta, e venne introdotta illegalmente nel paese per essere aggiunta alle altre composizioni ispiratrici di Theodorakis.
    Il funerale di Geórgios Papandréu Senior, il 1° novembre 1968, si tramutò spontaneamente in una grossa manifestazione contro la giunta. Migliaia di ateniesi disobbedirono agli ordini dei militari e seguirono il feretro fino al cimitero. Il governo reagì con l'arresto di 41 persone.
    Il 28 marzo 1969, dopo due anni segnati da una diffusa censura, detenzioni politiche e torture, Giorgos Seferis (che aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1963) prese posizione contro la Giunta. Egli rese una dichiarazione al BBC World Service, con copie distribuite simultaneamente a tutti i quotidiani greci. In un discorso contro i colonnelli, egli dichiarò appassionatamente che "questa anomalia deve finire". Seferis non visse abbastanza per vedere la fine della Giunta. Anche il suo funerale, il 20 settembre 1972, venne trasformato in una massiccia dimostrazione contro il governo militare.
    Melina Merkouri, attrice e cantante e, dopo il 1981 ministro della cultura; Mikis Theodorakis, compositore; Costas Simitis, primo ministro dal 1996 al 2004; e Andreas Papandreou, primo ministro dal 1981 al 1989 e nuovamente dal 1993 al 1996, furono tra questi. Alcuni scelsero l'esilio incapaci di sopportare la vita sotto la Giunta. Ad esempio a Melina Merkouri venne permesso di entrare in Grecia, ma rimase lontana per sua scelta.
    Nelle prime ore del 19 settembre 1970, in piazza Matteotti a Genova, lo studente di geologia Kostas Georgakis si diede fuoco per protestare contro la dittatura del governo di George Papadopoulos. La Giunta ritardò l'arrivo delle sue spoglie a Corfù per quattro mesi, temendo reazioni pubbliche e proteste. All'epoca la sua morte provocò scalpore in Grecia e altrove, in quanto fu la prima tangibile manifestazione della profondità della resistenza contro la Giunta.

    Con l'obiettivo di risolvere la questione istituzionale e contrastare la crescente opposizione al regime, Papadopoulos varò una nuova costituzione che abolì la monarchia (che ormai come istituzione di fatto non esisteva già più) e fece della Grecia una repubblica presidenziale. Il referendum per l'approvazione della nuova costituzione si tenne all'inizio del 1973 e, grazie anche a brogli e pressioni, dette un risultato quasi unanime a favore del nuovo testo. Dopo il referendum Papadopoulos assunse, il 1° giugno 1973, la carica di Presidente della Repubblica Greca.
    Il 23 maggio 1973 il cacciatorpediniere Velos, al comando di Nicholaos Pappas, mentre era impegnato in una manovra coordinata NATO si ammutinò, rifiutando di ritornare in Grecia, come forma di protesta verso il governo militare. La protesta scoppiò quando, durante un pattugliamento tra la penisola italiana e la Sardegna, il capitano e gli ufficiali ricevettero via radio la notizia che in Grecia erano stati arrestati alcuni ufficiali di marina che avevano contestato il regime. Il comandante del Velos faceva parte di un gruppo di ufficiali democratici decisi ad obbedire alla Costituzione.

    Il 14 novembre 1973 gli studenti del Politecnico di Atene entrarono in sciopero ed avviarono una forte protesta contro la Giunta. Nelle prime fasi della protesta non vi fu alcuna reazione da parte del governo militare cosicché gli studenti poterono barricarsi all'interno degli edifici e mettere in funzione una stazione radio (usando materiale trovato nei laboratori) che trasmetteva nell'area di Atene. Migliaia di lavoratori e di giovani si unirono alla protesta sia dentro che fuori l'università.
    Quando l'esercito intervenne intimando agli studenti del Politecnico, asserragliati all'interno dell'Università, di arrendersi e cedere le armi, pare che questi risposero usando le stesse parole pronunciate dal re di Sparta Leonida contro i persiani alle Termopili: "Μολὼν λαβέ" ("Venite a prenderle").
    Nelle prime ore del 17 novembre Papadopoulos ordinò all'esercito di porre fine alla protesta. Un carro armato AMX-30 abbatté i cancelli del Politecnico, che era stato completamente privato di illuminazione attraverso lo spegnimento della rete elettrica cittadina, travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra.
    Secondo le indagini svolte dopo la caduta della Giunta nessuno studente rimase ucciso dall'azione del carro armato anche se i feriti furono moltissimi, ed alcuni di essi rimasero poi invalidi. Negli scontri che seguirono l'intervento dell'esercito rimasero uccisi 24 civili, tra i quali almeno uno ucciso a sangue freddo da un ufficiale.

    Il 25 novembre 1973 a seguito della sanguinosa repressione della rivolta del Politecnico di Atene del 17 novembre, ed alle proteste interne ed internazionali seguite ai fatti, il generale Dimitrios Ioannides rimosse Papadopoulos e tentò di mantenere il potere nelle mani dei militari malgrado il crescere dell'opposizione interna al regime.
    Nel luglio del 1974 il tentativo di Ioannides di rovesciare l'arcivescovo Makarios III, Presidente di Cipro, attraverso un colpo di Stato militare condotto dall'organizzazione filo-ellenica EOKA-B condusse la Grecia sull'orlo della guerra con la Turchia. Questa infatti, come risposta all'azione greca, forte del Trattato di Zurigo e Londra, intervenne militarmente nella parte nord dell'isola instaurando un governo filo-turco, non riconosciuto dal diritto internazionale ma dalla sola Turchia.

    La prospettiva della guerra contro la Turchia fece sì che una parte degli ufficiali più anziani togliesse il suo appoggio alla giunta ed al suo uomo forte Ioannides. I membri della Giunta militare, dopo aver nominato Presidente Phaedon Gizikis, convocarono una riunione di uomini politici comprendente Panagiotis Kanellopoulos, Spiros Markezinis, Stephanos Stephanopoulos, Evangelos Averoff e altri con l'obiettivo di formare un governo di unità nazionale che portasse il paese alle elezioni. Le elezioni del novembre 1974 videro la vittoria di Nuova Democrazia, il partito conservatore fondato da Karamanlis che venne così confermato nel ruolo di Primo ministro, che per risolvere una volta per tutte l'assetto istituzionale ellenico indisse un referendum l'8 e il 9 dicembre, i greci scelsero definitivamente la Repubblica parlamentare confermando l'abolizione della monarchia.

  2. #2
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    Predefinito Re: La Dittatura dei Colonnelli in Grecia

    interessante, peccato per l'abolizione della monarchia, quando un re sta fuori dal suo paese per tanti anni poi per forza perde i referendum, col re presente in Grecia per almeno qualche mese avrebbe sicuramente vinto il referendum

 

 

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