Originariamente Scritto da
Mr. Right
Cari Odal e Forfy, mi sembra che vi sia sfuggito il nocciolo della questione. Che a me piaccia Goldwater o la Thatcher in questo caso non ha nessuna importanza, dato che la questione che si pone è il rapporto tra la destra italiana e il conservatorismo (a prescindere se sia d'impronta anglosassone o continentale).
Negli anni settanta, quando il MSI divenne "destra nazionale" vi fu nell'area postfascista e monarchica un concreto interesse per le idee conservatrici di cui si fece portavoce il seguitissimo settimanale Il Borghese e la rivista La Destra. Questo filone conservatore si staccò dalla casa madre al tempo della scissione di Democrazia Nazionale. Purtroppo l'esperimento di un partito conservatore fallì e la nostra destra rimase missina.
Negli anni novanta, con la nascita di Alleanza Nazionale, la destra riscoprì il conservatorismo. Grazie alle figure che ho citato nell'articolo è sembrato potersi sviluppare in Italia quel partito nazionale, liberale e conservatore proprio di gran parte delle destre occidentali. Naturalmente dentro questo conservatorismo c'era di tutto: da De Gaulle a De Maistre, da Minghetti a Rocco, da Burke a Goldwater. Espressione di questo conservatorismo "plurale" fu per qualche anno la rivista Percorsi, diretta da Gennaro Malgieri. Allora, per tutti gli italiani, Gianfranco Fini era il leader di una destra democratica e conservatrice.
Purtroppo per noi conservatori ad un certo punto Fini ha percorso una strada autonoma dal partito ed è iniziata la diaspora conservatrice. I conservatori cattolici (Fiori, Rebecchini, Pedrizzi), inorriditi dalle sue prese di posizione "laiciste", hanno abbandonato il campo. Prima di loro era stato miserevolmente emarginato Marcello Veneziani, l'intellettuale conservatore che più si era speso per dare una cultura alla destra postfascista. Morto Tatarella, il "padre" della destra italiana, se n'è andato presto anche il Sen. Fisichella. Gasparri e La Russa sono diventati berlusconiani. Storace ha tentato di rifondare una destra sociale.
A Fini sono rimasti il trio liberal - Ronchi, Urso, Nania -, l'ex avversario Alemanno con il gruppo di "Area", Giorgia Meloni e Azione Giovani, la rientrante Mussolini, la pasionaria dell'UGL Renata Polverini e la direttora del Secolo Flavia Perina. In più, paradosso dei paradossi, adesso a indirizzarne la linea culturale e politica è una pattuglia di intellettuali un tempo assai critici verso Fini, AN e la destra in generale, appartenenti alla "Nuova destra": Alessandro Campi e Luciano Lanna su tutti. Mettiamoci dentro il giovane Alessio Mellone e qualche firma liberalradicale ed ecco Farefuturo, il think tank di cui si serve Fini per tentare la scalata al potere.
L'evoluzione di AN si può toccare con mano paragonando Veneziani a Mellone. Nonostante entrambi provengano dalla destra sociale il loro rapporto con il conservatorismo non può essere più distante. Per Veneziani il conservatorismo richiama valori positivi legati alla terra, alla famiglia alla tradizione; Mellone e Campi, al contrario, non hanno nessuna nostalgia per il passato e si lanciano in ardite costruzioni futuriste e postmoderne che incuriosiscono la sinistra e innervosiscono la destra.
Il risultato è che oggi la destra di governo non ha nessun punto di relazione con la destra reale costretta a scegliersi diversi interlocutori politici (Berlusconi, Bossi, Casini, Storace, Santanchè, Lombardo, Di Pietro) e a frammentare i proprio voto.
Il fatto che non esista un conservatorismo politico non significa che la società italiana sia priva di pulsioni conservatrici, solo che queste - dileggiate a destra e a manca - non vengono rappresentate da nessuno.
L'Italia che ha partorito tante sinistre non sa che farsene dell'ennesima, malamente truccata da "destra". Chi è conservatore non si fa ingannare dalle parole ambigue dei pifferai neodestri. Non ha bisogno di inserire nel proprio album di figurine icone "pop" quali Vasco Rossi e Moana Pozzi. Di Nietzsche ha letto quel che basta per non farsi contagiare.
Bisogna smascherare questa "falsa destra" se si hanno a cuore le ragioni della destra "vera". Per questo diciamo no a Fini, no a Campi, Mellone e Lanna, no alla Polverini, no a Barbareschi e Guerri, no a tutto questo libertarismo frou frou che ha scelto la riva destra per scherzo del destino oppure perchè ha trovato già occupata la riva sinistra.
In questa battaglia culturale siamo certi che anche i padri del MSI, da Romualdi a De Marsanich, da Michelini ad Almirante, starebbero con noi contro i "falsi profeti".