Sant' Ildegarda di Bingen Vergine, Dottore della Chiesa
Attraverso di me in effetti ogni vita si infiamma. Senza origine, senza termine, io sono quella vita che persiste identica, eterna. Quella vita è Dio. Essa è perpetuo movimento, perpetua operazione, e la sua unità si mostra in una triplice energia. L’eternità è il Padre; il Verbo è il Figlio; il soffio che collega i due è lo Spirito Santo
L’elenco delle opere scritte da Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 1179), la «Sibilla del Reno», è assai nutrito, ma ancor più vasto è l’elenco dei temi che trattò. Santa Ildegarda, che sarà proclamata Dottore della Chiesa il 7 ottobre da Sua Santità Benedetto XVI, scrisse di teologia, di filosofia, di morale, di agiografia, di scienza, di medicina, di cosmologia; compose liriche, eccelsa musica ed intrattenne un fitto scambio epistolare con numerosi corrispondenti di tutta Europa. Eppure ella si proclamava indocta e attingeva le sue mirabili conoscenze ad una ricchissima cultura infusa. Scrisse sempre in latino, pur non avendolo mai studiato.
Il ruolo di Ildegarda, nata in un villaggio poco distante da Magonza e decima figlia del nobile Ildeberto di Bermersheim, fu quello dell’intermediaria fra Cielo e terra, di colei che parla non per propria volontà, ma per bocca della Vivente Luce, quella Luce che le trasfuse la Sapienza e che vide già a tre anni. Lei stessa scriverà: «i miei genitori con gemito mi consacrarono a Dio, e a tre anni vidi una così gran luce, che la mia anima tremò; ma, data la mia età infantile, nulla potei dire di questa visione. A otto anni fui offerta a Dio per la vita religiosa e fino a quindici anni ebbi molte visioni e dissi diverse cose con semplicità, per cui coloro che udirono ciò si chiedevano meravigliati, donde questo provenisse e da chi. E rimasi anch’io stupita del fatto che, quando avevo una visione interiore, vedevo anche con gli occhi del corpo; e poiché di nessuno udii una cosa simile, tenni nascosta quanto potei la visione che avevo nell’intimo; e ho ignorato molte cose esteriori a causa del frequente malore di cui ho sofferto da quando venivo allattata da mia madre fino ad oggi, malore che macerò il mio corpo ed indebolì gravemente le mie forze» (Vita di santa Ildegarde, scritta dai monaci Goffredo e Teodorico, Libro II, cap. I, 16).
Questa umile e malatissima monaca benedettina, entrata in convento a 8 anni e che prese i voti perpetui a 15, ebbe ordine dal Signore di parlare e di scrivere per diventare «tromba di Dio». Con i suoi consigli, con i suoi severi e rigorosi ammonimenti indicò la via, anche agli uomini di Chiesa, del ben operare, sciogliendo i dubbi di chi vacillava. Interpellava le alte personalità della stessa Chiesa e dell’Impero ricordando i loro compiti, le loro responsabilità davanti a Dio, prima ancora che davanti agli uomini, e rammentando l’origine del loro potere.
Contnua qui: Sant' Ildegarda di Bingen
Veramente suggestiva, per chi apprezza la musica antica e medievale, è l'opera musicale di Ildegarda.
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