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  1. #1
    Uomo tropicale
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    Lightbulb [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Una storia dei nostri giorni

    Non molto tempo fa, in una città imprecisata del Nord italiano, v'era un uomo, non ricco, nè dotato di altre particolari qualità, ma gran lavoratore, onesto, scrupoloso, che s'era trasferito dal suo paese natale, nel Sud, in suddetta imprecisata città, poichè, pur sommamente desideroso di lavorare, come spesso accadeva e accade, nel suo paese natale non riusciva a trovare lavoro.
    Egli lavorava come semplice operaio in un'imprecisata fabbrica; non guadagnava molto, ma grazie al suo impegno e alla sua parsimonia, riusciva a mettere qualcosa da parte, con l'intento di crearsi una sua famiglia.
    Sicchè, per farla breve, riuscì a trovarsi una donna, più o meno della sua stessa condizione, e decisero di sposarsi. Con grandi sacrifici, l'uomo riuscì a comprare una piccola casa (col mutuo, s'intende) e garantire alla consorte una vita, abbastanza tranquilla, in previsione della futura figliolanza.
    In verità, il poveretto si spaccava davvero la schiena in quella fabbrica: entrava alle 6 di mattina ed usciva alle 3 di notte, senza mai rincasare per una pausa o il pranzo, sempre ligio e obbediente alle direttive dei suoi superiori.
    La fatica del buon uomo fu ben presto ripagata: come detto, infatti, la moglie rimase incinta e partorì un bambino, il suo primogenito. Stranamente, il piccolo aveva alquanto inusuali tratti africani, ma tant'è, i genitori non ci facevano caso, essendo il padre d'origini meridionali; forse, dicevano, avrà preso da qualche antenato saraceno.
    Ma la realtà, come spesso accade, era molto meno poetica: infatti, fin dall'inizio del matrimonio, mentre il marito lavorava alacremente in fabbrica, per il bene della famigliola, la moglie, sotto lo stesso tetto coniugale, s'incontrava col vucumprà senegalese che di solito stazionava sotto casa, divenuto il suo amante; ed erano incontri assai piacevoli, e lunghi, e la donna, sempre all'oscuro del povero marito, che nulla sospettava (e che sperabilmente nulla avrebbe dovuto sospettare), rimase incinta di lui.
    Col passare del tempo, il bimbo cresceva, sempre meno somigliante al padre apparente (che pur, accecato dall'affetto per il piccolo, nulla sospettava), e il trastullo della donna, ignaro il marito, continuava: lei e il suo amante infatti pianificavano di dare un fratellino al primogenito.
    Come spesso accade, però, questo felice equilibro venne a rompersi, a causa d'un evento inaspettato.
    Quella mattina, era di primavera, il padre di famiglia se ne andò a lavoro come al solito, pronto a sgobbare per mantenere l'amata famigliola. Quando però giunse alla fabbrica, l'accolse una sorpresa: era stato indetto uno sciopero senza preavviso, per motivi che non staremo qui ad esplicare, e tutto era stato bloccato. Il pover'uomo, desideroso di guadagnarsi la giornata, tentò d'entrare comunque nella fabbrica; ma non vi fu proprio verso. Non gli rimase dunque che tornare a casa, dove la moglie e il suo amante colorato nel frattempo stavano dandosi a lieto convegno, nulla sospettando di ciò che sarebbe poi avvenuto.
    Appena aperta la porticina della piccola alcova familiare, fu accolto da strani rumori, che provenivano dalla camera da letto: i tipici rumori causati da un'accoppiamento furioso. Un brivido freddo attraversò la schiena dell'uomo. Si diresse verso la stanza del talamo, e trovandovi la portà già aperta, entrò, per trovarsi di fronte a una scena agghicciante. Per amor del buon costume, non riferiremo la scena dei dettagli; si sappia solo che il pover uomo si trovò di fronte alla sposa e al vucumprà che, avvinghianti come un demone e un'anima dannata all'inferno, urlavano e si dibattevano come forsennati, in preda al furore erotico, un furore che, invero, la donna non aveva mai provato insieme al legittimo consorte.
    Vista la scena, completamente abbattuto, il pover'uomo non ebbe nemmeno la forza di farsi valere, nè tantomeno di protestare; rimase a guardare lì, immobile, mentre i due amanti adulterini, accortisi dopo un po' della sua presenza, finalmente si separavano. Sembrava quasi che quei brevi attimi fossero durati una vita. In quel momento, l'uomo, fra l'altro, divenne consapevole che il suo amato primogenito, in realtà, non era suo.
    Ripresosi dalla shock, abbandonò la casa, imprecando e proclamando di volere il divorzio, com'era del resto logico e naturale. Ma la cura fu anche peggiore del male. Come succede assai spesso, infatti, i giudici diedero del tutto ragione alla moglie: l'uomo fu costretto a cedere la casa a lei e all'amante (ormai trasferitosi lì in pianta stabile), oltre che a pagare una somma cospicua in alimenti, per il bambino spurio e per la moglie.
    In breve, quel poco che il disgraziato aveva costruito, a suon di fatica e sacrifici, spaccandosi la schiena giorno e notte, lavorando come e più d'un mulo, andò in fumo, insieme alle sue illusioni, così come infranti furono i suoi (folli?) sogni.
    Per mantenere sè stesso, e pagare i cospicui alimenti, dovette continuare a lavorare come prima, ma ormai non nè aveva più la voglia (anche perchè, come prevedibile, era diventato lo zimbello della fabbrica), nè tantomeno un tetto sopra la testa; decise così d'abbandonare tutto e di darsi alla vita di strada.
    Oggi, si dice viva in una baracca, in un'imprecisata zona periferica, mantenendosi facendo da prostituta per gl'immigrati della zona.
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    non l'ho letto perchè già il titolo fa cagare

    (puoi sempre rifarti copincollando sul mio )

    NoSciuscià

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    ostridicolo: kremator hai un futuro, prova da corrado guzzanti

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Citazione Originariamente Scritto da Kremator Visualizza Messaggio
    Una storia dei nostri giorni

    Non molto tempo fa, in una città imprecisata del Nord italiano, v'era un uomo, non ricco, nè dotato di altre particolari qualità, ma gran lavoratore, onesto, scrupoloso, che s'era trasferito dal suo paese natale, nel Sud, in suddetta imprecisata città, poichè, pur sommamente desideroso di lavorare, come spesso accadeva e accade, nel suo paese natale non riusciva a trovare lavoro.
    Egli lavorava come semplice operaio in un'imprecisata fabbrica; non guadagnava molto, ma grazie al suo impegno e alla sua parsimonia, riusciva a mettere qualcosa da parte, con l'intento di crearsi una sua famiglia.
    Sicchè, per farla breve, riuscì a trovarsi una donna, più o meno della sua stessa condizione, e decisero di sposarsi. Con grandi sacrifici, l'uomo riuscì a comprare una piccola casa (col mutuo, s'intende) e garantire alla consorte una vita, abbastanza tranquilla, in previsione della futura figliolanza.
    In verità, il poveretto si spaccava davvero la schiena in quella fabbrica: entrava alle 6 di mattina ed usciva alle 3 di notte, senza mai rincasare per una pausa o il pranzo, sempre ligio e obbediente alle direttive dei suoi superiori.
    La fatica del buon uomo fu ben presto ripagata: come detto, infatti, la moglie rimase incinta e partorì un bambino, il suo primogenito. Stranamente, il piccolo aveva alquanto inusuali tratti africani, ma tant'è, i genitori non ci facevano caso, essendo il padre d'origini meridionali; forse, dicevano, avrà preso da qualche antenato saraceno.
    Ma la realtà, come spesso accade, era molto meno poetica: infatti, fin dall'inizio del matrimonio, mentre il marito lavorava alacremente in fabbrica, per il bene della famigliola, la moglie, sotto lo stesso tetto coniugale, s'incontrava col vucumprà senegalese che di solito stazionava sotto casa, divenuto il suo amante; ed erano incontri assai piacevoli, e lunghi, e la donna, sempre all'oscuro del povero marito, che nulla sospettava (e che sperabilmente nulla avrebbe dovuto sospettare), rimase incinta di lui.
    Col passare del tempo, il bimbo cresceva, sempre meno somigliante al padre apparente (che pur, accecato dall'affetto per il piccolo, nulla sospettava), e il trastullo della donna, ignaro il marito, continuava: lei e il suo amante infatti pianificavano di dare un fratellino al primogenito.
    Come spesso accade, però, questo felice equilibro venne a rompersi, a causa d'un evento inaspettato.
    Quella mattina, era di primavera, il padre di famiglia se ne andò a lavoro come al solito, pronto a sgobbare per mantenere l'amata famigliola. Quando però giunse alla fabbrica, l'accolse una sorpresa: era stato indetto uno sciopero senza preavviso, per motivi che non staremo qui ad esplicare, e tutto era stato bloccato. Il pover'uomo, desideroso di guadagnarsi la giornata, tentò d'entrare comunque nella fabbrica; ma non vi fu proprio verso. Non gli rimase dunque che tornare a casa, dove la moglie e il suo amante colorato nel frattempo stavano dandosi a lieto convegno, nulla sospettando di ciò che sarebbe poi avvenuto.
    Appena aperta la porticina della piccola alcova familiare, fu accolto da strani rumori, che provenivano dalla camera da letto: i tipici rumori causati da un'accoppiamento furioso. Un brivido freddo attraversò la schiena dell'uomo. Si diresse verso la stanza del talamo, e trovandovi la portà già aperta, entrò, per trovarsi di fronte a una scena agghicciante. Per amor del buon costume, non riferiremo la scena dei dettagli; si sappia solo che il pover uomo si trovò di fronte alla sposa e al vucumprà che, avvinghianti come un demone e un'anima dannata all'inferno, urlavano e si dibattevano come forsennati, in preda al furore erotico, un furore che, invero, la donna non aveva mai provato insieme al legittimo consorte.
    Vista la scena, completamente abbattuto, il pover'uomo non ebbe nemmeno la forza di farsi valere, nè tantomeno di protestare; rimase a guardare lì, immobile, mentre i due amanti adulterini, accortisi dopo un po' della sua presenza, finalmente si separavano. Sembrava quasi che quei brevi attimi fossero durati una vita. In quel momento, l'uomo, fra l'altro, divenne consapevole che il suo amato primogenito, in realtà, non era suo.
    Ripresosi dalla shock, abbandonò la casa, imprecando e proclamando di volere il divorzio, com'era del resto logico e naturale. Ma la cura fu anche peggiore del male. Come succede assai spesso, infatti, i giudici diedero del tutto ragione alla moglie: l'uomo fu costretto a cedere la casa a lei e all'amante (ormai trasferitosi lì in pianta stabile), oltre che a pagare una somma cospicua in alimenti, per il bambino spurio e per la moglie.
    In breve, quel poco che il disgraziato aveva costruito, a suon di fatica e sacrifici, spaccandosi la schiena giorno e notte, lavorando come e più d'un mulo, andò in fumo, insieme alle sue illusioni, così come infranti furono i suoi (folli?) sogni.
    Per mantenere sè stesso, e pagare i cospicui alimenti, dovette continuare a lavorare come prima, ma ormai non nè aveva più la voglia (anche perchè, come prevedibile, era diventato lo zimbello della fabbrica), nè tantomeno un tetto sopra la testa; decise così d'abbandonare tutto e di darsi alla vita di strada.
    Oggi, si dice viva in una baracca, in un'imprecisata zona periferica, mantenendosi facendo da prostituta per gl'immigrati della zona.
    Ho smesso di leggerla perchè mi fanno vomitare le involuzioni....
    .

  5. #5
    Uomo tropicale
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    Lightbulb Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Citazione Originariamente Scritto da No Sciuscià Visualizza Messaggio
    non l'ho letto perchè già il titolo fa cagare
    Non sai che ti perdi.
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  6. #6
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    Lightbulb Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Citazione Originariamente Scritto da Enea Visualizza Messaggio
    Ho smesso di leggerla perchè mi fanno vomitare le involuzioni....
    La realtà va sempre affrontata.

    Come disse il grande Marziale: "La nostra pagina sa di uomo".
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  7. #7
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    Lightbulb Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Citazione Originariamente Scritto da mc lovin Visualizza Messaggio
    ostridicolo: kremator hai un futuro, prova da corrado guzzanti
    Sei tu quello nell'avatar?:sofico:
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  8. #8
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    Predefinito Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    ostridicolo:

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    mah,mi sembra un tantino la brutta copia de "L'ultimo uomo bianco" di Robert Howard,dico brutta perchè mentre nel tuo(?) c'è disfatta e disonore in quello di Howard lo scatto d'orgoglio di una stirpe guerriera non soccombe senza una reazione, seppur effimera ed appena accennata in essa traspare la consapevolezza della fine affrontata pero' in piedi tra le rovine...
    "chi è sicuro del valore della propria causa non sente il bisogno della sua vittoria: il valore della causa ne segna già il trionfo"

  10. #10
    Uomo tropicale
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    Lightbulb Riferimento: [Racconto] Una storia dei nostri giorni

    Citazione Originariamente Scritto da peter from milan Visualizza Messaggio
    mah,mi sembra un tantino la brutta copia de "L'ultimo uomo bianco" di Robert Howard,dico brutta perchè mentre nel tuo(?) c'è disfatta e disonore in quello di Howard lo scatto d'orgoglio di una stirpe guerriera non soccombe senza una reazione, seppur effimera ed appena accennata in essa traspare la consapevolezza della fine affrontata pero' in piedi tra le rovine...
    Più che altro, la mia è una critica a quei babbei che faticano e si sacrificano per nulla, e che magari alla fine se lo prendono in quel posto, invece di godersi la vita.
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

 

 
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