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    Predefinito Da Alcoa ad Ilva : serve una politica di sviluppo strutturale - di M. Smeriglio (SEL)

    Da Alcoa ad Ilva: serve una politica di sviluppo strutturale
    giovedì 06 settembre 2012 | Massimiliano Smeriglio | Nessun commento



    La vicenda Alcoa non è solo la tragedia di 800 lavoratori disperati, ma anche la cartina di Tornasole dell’incapacità di questo Governo di porre in atto politiche di sviluppo concrete, cioè di programmare un futuro per questo Paese e per la sua ripresa economica. Le incredibili dichiarazioni del Ministro dello sviluppo economico, secondo il quale “è impossibile trovare nuovi compratori perché l’impianto è di scarsissimo interesse” non solo divengono la pietra tombale di ogni possibile trattativa industriale, ma dimostrano palesemente l’incapacità di guardare lo scenario economico italiano con capacità di visione.

    In un Paese che importa l’85% del suo fabbisogno di alluminio, che paga l’energia fino al 40% in più della media U.E., che paga vincoli strutturali pluridecennali che la pongono ogni giorni più fuori dal mercato internazionale, si prosegue ad affrontare le crisi industriali come fossero “incidenti locali”, e non conseguenza diretta della mancanza assoluta di progettualità strutturata e di sistema.

    Per anni si è spacciata come verità assoluta il fatto che fosse l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ha frenare l’investimento internazionale nel Paese;

    Di fronte a multinazionali come l’Alcoa che se ne vanno per gli sproporzionati costi strutturali o i lunghissimi tempi autoirzzativi, o grandi Gruppi come la Glencore che, attraverso la sua controllata italiana Portvesme fa sapere di poter essere sì interessata a rilevare Alcoa, ma che i costi italiani dell’energia sono “incompatibili” con i piani industriali “ a lungo periodo”, e chiedono un costo massimo di 25-30 euro a megawatt-ora per prendere in considerazione l’investimento, credo appaia evidente anche ai più stolidi che il problema italiano non è né la sindacalizzazione né lo Statuto dei lavoratori, ma la totale mancanza di una vera politica economica di sviluppo che trovi idee, progetti, risorse e interventi per invertire il processo di desertificazione industriale.

    La Sardegna è sicuramente una regione in ginocchio, che vede scomparire 57 posti di lavoro al giorno ed ha un tasso di disoccupazione giunto al 16%, mentre quello relativo ai giovani galoppa verso il 45%. E’ quindi evidente l’urgenza di lavorare su una soluzione contingente che salvaguardi il lavoro ed i lavoratori di Alcoa; ma lo scenario non è diverso per Ilva, Tyssenkrupp, Fiat, Carbonsulcis, Irisbus o Finmeccanica, e non lo sarà purtroppo per molte altre realtà, a partire dalla Magona di Piombino o dalla Euroallumina.

    In Italia si calcola che siano circa 300 mila i lavoratori a rischio nelle crisi industriali, mentre oltre 500 mila sono attualmente in cassa integrazione. Di questi almeno 380 mila sono in cassa integrazione straordinaria e in deroga, ovvero in quella pilatesca forma di ammortizzatore sociale che serve solo a rimandare i problemi senza affrontare concretamente le crisi occupazionali.

    Non è possibile rimandare oltre: o si mette mano ad un piano strutturato di politica industriale e di sviluppo, aggredendo il problema principale rappresentato dal costo dell’energia, abnormemente fiscalizzato, e proseguendo con azioni tese a favorire l’occupazione e l’imprenditorialità, oppure il destino dell’intero comparto industriale è segnato.

    Per questi motivi Sinistra Ecologia e Libertà il 10 settembre –giorno nel quale si terrà l’Incontro al Ministero dello Sviluppo Economico sulla vicenda – sarà in piazza a Roma assieme ai lavoratori Alcoa e alle forze sindacali che li sostengono.

    Massimiliano Smeriglio (responsabile economia e lavoro SEL)

    Da Alcoa ad Ilva: serve una politica di sviluppo strutturale | Sinistra Ecologia Libertà
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  2. #2
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    Predefinito Re: Da Alcoa ad Ilva : serve una politica di sviluppo strutturale - di M. Smeriglio (

    I problemi sono complessi: in Italia la merce viaggia su ruota invece che su rotaia quindi costa di più. l'Alcoa mi sembra sia una multinazionale che grazie al neoliberismo manda per strada quasi mille operai,personalmente proporrei la nazionalizzazione della fabbrica come l'ILVA e a quest'ultima far pagare all'ex direttore i costi per la bonifica,oltre a una penale per i disastri ambientali.
    Tutto il potere ai Soviet! Lenin.

  3. #3
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    Predefinito Re: Da Alcoa ad Ilva : serve una politica di sviluppo strutturale - di M. Smeriglio (

    Alcoa, tensione al corteo di Roma: 14 feriti

    In 550 alla manifestazione. Azienda disponibile a trattativa con la svizzera Klesch, unica ad aver manifestato interesse

    [COLOR=#FFFFFF !important]La protesta in piazza della Repubblica (Cimaglia)
    ROMA - Sospeso «per una pausa di riflessione» l'incontro al ministero dello Sviluppo economico, sulla vertenza Alcoa, si riaccende tra gli interlocutori una fiammella di speranza. Due le dichiarazioni che potrebbero riportare un po' di sereno in una giornata caratterizzata da momenti di tensione, che hanno visto scontri tra manifestanti e polizia, con un bilancio di una quindicina tra feriti e contusi. Si tratta di un'affermazione del sottosegretario Claudio De Vincenzi, che avrebbe ribadito la forte determinazione del Governo a trovare una soluzione. E di una presa di posizione dell'azienda americana: l'Alcoa sarebbe disponibile ad aprire un negoziato con il gruppo svizzero dell'alluminio Klesch, l'unico gruppo ad aver manifestato un interesse formale per gli impianti sardi. Manifestazione di interesse anticipata dal segretario nazionale della Fim-Cisl,Marco Bentivogli - presente all'incontro tra Governo, azienda e sindacati sulle sorti dell'impianto di Portovesme - e confermata dal fondatore Gary Klesch in una email all'agenzia Reuters. L'Alcoa si è detta disponibile a trattare con chiunque sia interessato all'impianto. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sta seguendo la vertenza in contatto diretto con il sottosegretario De Vincenzi. Il ministro raggiungerà il prima possibile la riunione in corso al ministero fra governo e sindacati, appena finito il vertice bilaterale in corso con il ministro dello Sviluppo economico francese.

    TENSIONI - Gli operai dell'alluminio, giunti dalla Sardegna per protestare contro la chiusura dello stabilimento, hanno lanciato stamattina petardi e fumogeni. Gridato: «Vergogna, vergogna». Poi un parapiglia con la polizia perché volevano deviare il percorso su largo Santa Susanna. E ancora tafferugli in via Molise quando i manifestanti, a più riprese, hanno cercato di forzare il cordone di forze dell'ordine a protezione del ministero. Gli operai hanno lanciato bottiglie, bombe carta e lamine d'alluminio contro gli agenti che hanno risposto caricando. Una bomba carta è esplosa all'interno del ministero.«CI AVETE DELUSO» - Stefano Fassina, responsabile per l'economia e il lavoro del Pd, è stato spintonato. Alcuni operai si sono avvicinati gridando «bastardi ci avete deluso». Dopo le contestazioni, Fassina ha minimizzato l'episodio ai microfoni di Tgcom24: «È un momento difficile, quindi è comprensibile che si arrivi a momenti così concitati», ha detto. «Mi dicono che chi ha preso la guida di quell'offensiva non fa parte dell'azienda ed è stato segnalato alle forze dell'ordine. Il nostro rapporto coi lavoratori è antico, non enfatizzerei questo punto». Tanti messaggi di solidarietà a Fassina, ma anche tanti attacchi e insulti sul web. In attesa degli esiti dell'incontro i manifestanti che stazionano di fronte al ministero hanno intonato anche canti goliardici e improvvisato balli e trenini in piazza. Si susseguono gli slogan: qualcuno pesante all'indirizzo di Passera, altri contro il premier Mario Monti e parole esplicite all'indirizzo del ministro del Lavoro: «La Fornero al cimitero».

    PRESIDIO - La manifestazione, guidata dalle delegazioni di Cgil, Cisl e Uil e con i gonfaloni di alcune amministrazioni comunali e provinciali, è arrivata davanti al ministero dello Sviluppo intorno alle 10.40 di lunedì mattina. Perché proprio lì si gioca il futuro dell'impianto. Tra i manifestanti anche i tre operai che sono stati asserragliati per giorni sul silos dell'Alcoa a 66 metri d'altezza nello stabilimento di Portovesme. Con loro, 23 sindaci dei maggiori centri del Sulcis-Iglesiente, fra cui Carbonia. Il ministro del Lavoro Elsa Fornero, da Torino, ha sottolineato: «Noi siamo vicini ai lavoratori dell'Alcoa e ci sentiamo di spiegare loro lo sforzo che il governo sta facendo per cercare di tenere in piedi quei posti di lavoro, ma devono essere sostenibili economicamente, cioè non possono essere tenuti in piedi così. Non ci preoccupa la manifestazione, ci preoccupa tutto il problema dell'Alcoa».
    Alcoa, tensione in piazza a Roma
    POLEMICA SULLA SICUREZZA - Il centro di Roma era blindato già dalle prime ore della mattina, ma all'arrivo dei pullman degli operai Alcoa, è partita la polemica: «Ci occupiamo noi del servizio d'ordine - hanno detto i rappresentanti dei lavoratori - non c'è bisogno di tutte queste forze di sicurezza. Non vorremmo che a qualcuno venisse in mente di fare strani scherzi». Ma l'allarme sicurezza preoccupa la Questura della capitale: si temono incidenti se frange estreme si dovessero infiltrare. Anche la Digos controlla il corteo.
    IN SARDEGNA - Alcoa, che ha avviato dal primo settembre lo spegnimento dell'impianto, ha deciso la chiusura entro la fine dell'anno nell'ambito di un progetto di riorganizzazione degli impianti del gruppo. In questo caso sarebbero a rischio centinaia di posti di lavoro, che si andrebbero ad aggiungere ai circa 500 a rischio nella miniera Carbosulcis, che si trova sempre nella stessa area in Sardegna. Mentre a Roma si svolge la manifestazione, a Portovesme, davanti alla fabbrica, si sono radunati gli operai in un piccolo presidio.

    Alcoa, tensione al corteo di Roma: 14 feriti - Corriere Roma



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    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

 

 

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