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Discussione: Letture consigliate

  1. #81
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    Predefinito Re: Letture consigliate


    Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos
    Luciano Casali
    CLUEB
    Euro 22

    Ne la casa editrice ne l' autore sono di area filo-fascista o di destra radicale, infatti l' autore premette di provare antipatia per Ramiro Ledesma Ramos, come per tutti i protagonisti del fascismo spagnolo; tuttavia si propone di essere quanto più possibile obiettivo, e devo dire che ci è riuscito.
    Il testo è una biografia del fondatore del fascismo spagnolo, un giovane figlio di un maestro di scuola, che dopo aver ottenuto un posto da impiegato delle poste a Madrid, per passione va all' università, scrive romanzi, articoli su giornali, finendo per immergersi nel clima politico del tempo, segnato da una gioventù che mal sopporta la classe dirigente incapace di fronteggiare i gravi problemi della società. A contendersi il malcontento il marxismo e il nascente fascismo. Ramiro sceglie il fascismo e fonda un movimento ad esso ispirato, denominato nazionalsindacalismo, improntato ad un forte nazionalismo che non tolleri separatismi, gestione dell' economia da parte del sindacato, esproprio dei latifondi. Un' idea rivoluzionaria antagonista al marxismo, da debellare violentemente ma anche con la competizione sul suo stesso terreno della lotta sociale. Tale programma rivoluzionario dovrà subire dei compromessi a volte quando ci si deve unire con qualcun altro: quando ci si deve unire con i camerati di Onésimo Redondo, Ramiro sarà costretto a far virare il programma nazionalsindacalista più a destra per poi riportarlo più a sinistra quando Osénimo si rivelerà più debole. La fusione delle JONS di Ramiro con la Falange di José Antonio Primo De Rivera è un altro compromesso che tuttavia aggiungerà alla Falange parecchi spunti rivoluzionari. Vari motivi portano alla rottura tra Ramiro e José Antonio, quest'ultimo un pò più legato anche per ragioni familiari ad ambienti conservatori. Dopodiché il nostro Ramiro sarà più libero, potrà quanto meglio accentuare il suo radicalismo anticapitalista ed anticonservatore, fino ad un appoggio modesto al governo di sinistra radicale insediatosi in Spagna nel 1936, prendendo posizione contro la sollevazione militare e delle forze di destra, lanciando frecciatine ai suoi ex-camerati falangisti, avvertendoli del pericolo di invischiarsi con gente che non vuole alcuna rivoluzione: parole profetiche tant'è che l' autore dedica alcune pagine alla liquidazione dei falangisti autentici da parte del regime franchista, che vedrà nel falangismo autentico una bella gatta da pelare fino alla morte del Caudillo, falangisti che vanno alla ricerca dei testi di Ramiro, oscurati dal regime. Le posizioni di Ramiro tuttavia non lo salveranno dalla cattura delle forze di sinistra che lo condanneranno a morte lo stesso.
    Elementi fondamentali del pensiero del nostro eroe sono il primato dell' azione sulla teoria, per cui bisogna andare dritti all' obiettivo di abbattere il vecchio ordine mobilitando la gente con miti, e il ruolo dei giovani, chiamati a muoversi anche sbagliando; tale giovanilismo comporta che i posti di commando dovranno essere ricoperti da persone al di sotto dei 45 anni. Infine, la cosa che mi piace di più, l' ostilità alla Chiesa e alla religione, l' assenza di tradizionalismo.
    Come ogni buon testo biografico-politico che si rispetti, in appendice abbiamo 2 scritti di Ramiro: Appello alla Gioventù Spagnola, in cui i giovani sono esortati ad una rivoluzione nazionalista che dia grande importanza al sociale coinvolgendo il proletariato nell' edificazione del nuovo sistema, Fascismo in Spagna? in cui viene descritto prima il fascismo italiano come rivoluzione dei ceti medi, poi la situazione politica spagnola e la vita politica di Ramiro, concludentesi con un distacco e un superamento del fascismo in direzione più radicale in termini di abolizione del capitalismo e lotta senza tregua ai reazionari.
    Ramiro Ledesma Ramos è un personaggio troppo ignorato dall' ambiente neofascista italiano, parimenti all' ungherese Ferenc Szalasi. Auspichiamo una valorizzazione di Ramiro, e ulteriori studi e traduzioni sul suo nazional-sindacalismo.

    Da "Avanguardia"
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  2. #82
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Nessun libro sull'etnonazionalismo?

  3. #83
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Allora, le recensioni sono dedicate a testi storici inerenti il periodo dei fascismi o che hanno una correlazione con essi.
    E' successo che qualche volta sono state scritte recensioni o meglio copiate recensioni di libri non inerenti al tema dei fascismi, infatti la settimana scorsa ho cancellato recensioni di testi che con la tematica del fascismo non c'entravano nulla.
    Qualunque forumista qui può scrivere una recensione di un libro attinente completamente o parzialmente alla tematica oggetto. Preferisco recensioni personali piuttosto che copia-incollate.
    Vedi un pò lo schema che seguo nello scrivere le recensioni e se vuoi recensire un testo, fai tranquillamente.
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  4. #84
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Le nostre letture: Mistica Völkisch

    MITO DEL SANGUE E METAFISICA DELLA RAZZA
    NELL’ETNONAZIONALISMO VÖLKISCH



    Recensione di Fabio Calabrese



    Raramente capita di leggere un testo così nettamente in controtendenza rispetto agli orientamenti politico-culturali attualmente dominanti, e questo non può fare altro che piacere, perché questi orientamenti politico-culturali dominanti imposti settant’anni fa all’Europa con la forza dai vincitori del secondo conflitto mondiale, sono a mio parere quanto di più deleterio e innaturale possa esistere, la faccia ideologica, la pseudo-giustificazione di quel sistema di potere tirannico che conosciamo come democrazia.
    Come io stesso ho spiegato più volte su queste pagine, la democrazia è un sistema tirannico. Libertà? Ci vuole faccia tosta per parlarne in presenza di un sistema giudiziario dove le fattispecie di reati di opinione si moltiplicano. Sovranità popolare? Parlarne è un tragico sarcasmo, quando ai popoli non è concesso di decidere nulla, nemmeno di continuare a esistere come tali, ma il potere dietro le quinte ha deciso che debbano sparire nell’universale meticciato.
    La democrazia è stata imposta all’Europa settant’anni fa con la conclusione disastrosa della seconda guerra mondiale, ma i suoi effetti deleteri hanno cominciato a diventare evidenti dopo la fine della Guerra Fredda, con la messa in atto della decisione di trasformare l’intera umanità in un’orda meticcia facilmente manovrabile dal potere dietro le quinte del sistema democratico, di recidere il legame sempre esistito e che rappresenta l’ordine normale delle cose, tra sangue e suolo.
    L’ideologia democratica oggi dominante tende a cancellare il concetto stesso di nazionalità, il legame naturale fra un popolo e la sua terra, per sostituirlo in tutto con la finzione burocratica nota come cittadinanza, si pretende che un extracomunitario diventi un europeo solo perché si è deciso di scrivere sui suoi documenti la cittadinanza di un Paese europeo, sebbene l’esperienza anche tragica, a cominciare dalla diffusione in Europa di simpatizzanti e fautori del terrorismo islamico come conseguenza dell’immigrazione, dimostri chiaramente che questi presunti “inglesi”, “francesi”, “italiani” a cui concediamo irresponsabilmente diritti che mai e poi mai noi potremmo ricevere nei loro Paesi d’origine, di europeo non hanno nulla anche quando sono immigrati di seconda o terza generazione, nati sul nostro suolo.MV
    Questo testo costituisce dunque un salutare richiamo al fatto che l’identità di un popolo è data dalla nazionalità, dal legame inscindibile tra sangue e suolo, ma è anche qualcosa di più, infatti questo legame ineludibile fra la terra e il popolo è la base di una concezione che possiamo tranquillamente definire religiosa. Non a caso, parliamo di mistica Volkisch. Come ha messo bene in evidenza Alfred Rosenberg nel Mito del XX secolo, “Razza è anima vista dall’esterno, anima è razza vista dall’interno”: razza e anima, razza è anima, occorre ribadire la falsità del dogma democratico dell’uguaglianza degli uomini: alle diverse caratteristiche fisiche che distinguono le varie razze, corrispondono qualità psichiche differenti. La nostra anima razzialmente determinata, cioè NOI STESSI, è il lascito più importante che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, e non possiamo rinnegare la loro eredità, la nostra origine senza rinnegare noi stessi.
    Sangue e suolo sono semplicemente due elementi di una triade che andrebbe meglio completata: spirito, sangue e suolo, poiché la scoperta del legame identitario profondo con le nostre origini, il nostro passato, noi stessi in ultima analisi, ci proietta in una dimensione sacrale, ci porta a riscoprire quel fondo di religiosità originaria dell’Europa anteriore all’avvento del cristianesimo.
    Se ci liberiamo dal contesto abramitico-cristiano che concepisce la religione come rapporto individualistico con un Dio immaginario, allora ci accorgiamo che non c’è nulla di più SACRO di questa eterna catena della vita che ci lega ai nostri antenati e ci proietta verso il futuro attraverso i nostri discendenti sempre mediante il legame della continuità di sangue.
    Al riguardo, mi vengono in mente i versi di una bella poesia di Helmut Stellrecht che ben avrebbero potuto figurare in questo libro:

    «Tu porti nel tuo Sangue la santa eredità dei tuoi Padri e dei tuoi Antenati./
    Tu non conosci coloro che sono scomparsi in file interminabili nell’oscurità /
    del passato. Ma tutti loro vivono in te e nel tuo Sangue, camminano
    sulla Terra/ che li ha logorati nelle battaglie e nelle fatiche /e in cui i loro
    corpi da tempo si consumano. /Perciò il tuo Sangue è qualcosa di sacro”.

    Questo testo rappresenta una sorta di manifesto redatto dai suoi autori per il decennale dalla fondazione dell’associazione etnonazionalista Vokisch “identità e tradizione”, e i suoi autori, Federico Prati, Luca Lionello Rimbotti, e soprattutto Silvano Lorenzoni, il grande Silvano Lorenzoni, sono tre fra i più reputati intellettuali della nostra “area”. Forse occorre chiarire il concetto di etnonazionalismo, un’espressione che può sembrare ridondante, dal momento che etnia e nazione possono essere considerati sinonimi. In realtà, si vuole evidenziare che il “classico” nazionalismo ottocentesco che faceva coincidere la nazione con lo stato, qui non interessa; quello che conta è la nazione, l’etnia come “ghenos”, come comunità umana stretta da legami di sangue, che è come dire di spirito e di destino, cioè l’esatto contrario di qualsiasi delirio multietnico, cioè in ultima analisi ciò che è normale perché disposto dalla Provvidenza (una Provvidenza che almeno io personalmente non riesco proprio a immaginare come possa coincidere con il Dio cristiano, un Dio apertamente “mondialista”), il che si ricollega alla venatura religiosa o per meglio dire SACRALE di questa concezione.
    Va detto anche che l’associazione di cui abbiamo detto non è un partito, e si propone di agire piuttosto in campo metapolitico che non politico; gli autori, difatti, esprimono la convinzione che finché ci sarà un’élite intellettuale e spirituale ferma e consapevole su questi principi a un tempo politici e religiosi, le forze della sovversione democratica, del disordine che sconvolge e distrugge qualsiasi ordine tradizionale, qualsiasi normalità, non riusciranno a prevalere in modo definitivo.
    Questo testo, nel quale le mani dei tre autori fondono il loro lavoro senza discontinuità apparenti, sì che è assai arduo attribuire un brano all’uno o all’altro dei tre, è suddiviso in quattro parti che sono: “Il mito del sangue”, “sangue e spirito”, “anima della razza” e “metafisica del sangue”. Ora, probabilmente non in maniera casuale, il titolo della prima di queste tre sezioni richiama quello di un testo di Julius Evola, un pensatore la cui lezione i tre autori hanno tenuto sempre ben presente.
    Riguardo a Evola, è importante precisare che molti hanno voluto vedere in Evola il teorico di una dottrina spirituale della razza in contrapposizione alla visione nazionalsocialista e in particolare dell’ideologo del nazionalsocialismo, Alfred Rosenberg, che si è voluta riduttivamente interpretare come un rozzo materialismo biologico. Questa interpretazione, ci assicurano i nostri autori, è completamente falsa, riesce a stare in piedi solo se si evita e si impedisca che sia accessibile la lettura di prima mano dei testi nazionalsocialisti, e in particolare del ponderoso Mito del XX secolo di Rosenberg, secondo la prassi democratica che consiste nella censura e nell’impedire il confronto delle idee, altrimenti sarebbe chiaro che il nazionalsocialismo e Rosenberg ebbero ben chiara la dimensione spirituale connessa al “mito del sangue”.
    D’altra parte, i nostri tre autori non hanno la pretesa di aver inventato nulla: l’etnonazionalismo volkisch (termine che significa “popolare”, e sottolinea con questo aggettivo che non si tratta affatto di un movimento “di destra” che guardi agli interessi delle classi dominanti, anzi, contiene in embrione l’idea del nazional-socialismo), infatti, nacque in Germania nel tardo XIX secolo, sviluppando alcuni aspetti della visione del mondo romantica, e soprattutto contrapponendosi all’illuminismo, quindi al liberalismo e alla democrazia, di cui rifiuta in particolare la visione individualistica e contrattualistica dei rapporti sociali e politici. Dopo la prima guerra mondiale, esso confluì nel movimento nazionalsocialista, e qui ebbe certamente un ruolo chiave la figura di Alfred Rosenberg di cui il libro propone una significativa rivalutazione.
    Noi possiamo sostanzialmente vedere l’etnonazionalismo volkisch come una salutare reazione al rifiuto illuministico, liberale, democratico, di considerare il differente valore delle persone e delle comunità nazionali, in uno col rifiuto della dimensione spirituale, per puntare in definitiva a una società atomizzata, retta esclusivamente dalla legge del denaro, dove i rapporti fra le persone sono ridotti a rapporti fra cose, e le persone stesse sono ridotte a cose.
    Questo si vede bene dal fatto che nella dialettica democratica persona e comunità sono sostituiti da individuo e massa (il liberalismo pone l’accento sul primo, il marxismo sulla seconda; entrambi sono manifestazioni di una dialettica distorta nella quale è negata ogni dimensione spirituale).
    Alla persona, ridotta a individuo, è ancora concesso di avere una psiche, ma non già spirito e anima. Non a caso, una delle parti più significative del libro è costituita da un testo di Adriano Segatori che è una disamina della psicanalisi. Ciò che caratterizza il pensiero freudiano, la pseudo-scientifica psicanalisi, è infatti la soppressione dell’io inteso come arché, come principio guida della personalità, che resta totalmente in balia di pulsioni e istinti, una marionetta che potrà essere fatta danzare al ritmo di qualunque musica il meccanismo sociale, o meglio il potere economico e politico dietro le quinte del meccanismo sociale decida di imporre, il tutto mascherato dall’alibi della falsa libertà della democrazia.
    A questo riguardo vorrei ricordare che sempre sulle pagine di “Ereticamente” tempo addietro vi avevo segnalato il bel libro di Michel Onfray: Crepuscolo di un idolo: smantellare le favole freudiane dove si dimostra in tutta evidenza e dati alla mano che nella psicanalisi non c’è nulla di scientifico, che Sigmund Freud era un ciarlatano che ha falsificato i protocolli delle sue sedute, che non ha mai guarito nessuno, e che ha causato la morte di almeno quattro dei suoi pazienti attribuendo a isteria disturbi che invece avevano una base organica ed erano sintomi di malattie reali. La psicanalisi è con ogni probabilità la più grossa bufala pseudoscientifica dell’età moderna.
    D’altra parte il saggio di Segatori contenuto in questo libro ci fa comprendere che essa è pienamente funzionale a quell’insieme di tendenze: liberalismo, marxismo, democrazia, potere usurocratico, scientismo materialista che nel loro insieme possiamo chiamare modernità, l’uomo freudiano è esattamente ciò che la modernità vuole che l’uomo sia, un uomo che non avendo più l’arché in se stesso, deve necessariamente riceverlo dall’esterno, in definitiva un perfetto schiavo, un uomo-macchina.
    La modernità, la negazione degli eterni principi dello spirito, del sangue e del suolo, svela allora il suo carattere demoniaco.

    Per dirla con le parole del testo:

    “Materialismo, ateismo, lotta di classe, deboli ideali eudemonistici, suicidio razziale, atomismo sociale, promiscuità razziale, decadenza dell’arte, erotomania, disintegrazione della famiglia, perdita del senso del sacro, dell’onore sia nell’ambito pubblico che privato, sciatto femminismo, fluttuazioni e catastrofi economiche, guerra civile nelle famiglie europee, degenerazione pianificata della gioventù per mezzo di film e libri abietti e l’introduzione di nevrotiche dottrine nell’educazione. Le Forze della Sovversione hanno cercato di far imputridire l’Europa, di affievolire i suoi istinti razziali, di privarla di eroismo, onore e virilità, del suo sentimento di avere una missione mondiale da compiere, del suo senso di costituire un’unità razziale e spirituale, e persino del suo codice cavalleresco. Essi desiderano paralizzare la capacità di decisione europea e distruggere la sua volontà portando la sifilide morale ed etica di Hollywood ad avvelenare il suolo d’Europa” (pag. 63).

    L’etnonazionalismo volkisch si presenta come una reazione salutare contro tutto ciò, un mezzo per far sì che gli Europei ritrovino il contatto con se stessi, la loro civiltà millenaria, l’eredità dei loro antenati, la loro identità.

    “L’etnonazionalismo volkisch costituisce un’Idea-forza che rappresenta l’opposto, l’antitesi stessa dell’ideologia posta a base della rivoluzione illuministica francese, la quale è basata sull’idea massonica dell’uguaglianza degli individui e delle razze. Tale nefasta ideologia, approfittando di un particolare momento storico, adattandosi in mille modi, ha prodotto terribili rivoluzioni, ha gettato l’Europa in un seguito di convulsioni rivoluzionarie e belliche da cui è emerso trionfante il dominio di Aasvero-Giuda (…) Ma la disgrazia di questa epoca darà vita nei Popoli d’Europa a una nuova presa di coscienza che li porterà alla rigenerazione” (pag. 85).

    Si tratta di un auspicio e di una battaglia che io personalmente non posso altro che condividere in toto, ma credo di poter parlare da questo punto di vista a nome di tutti noi di “Ereticamente”. Non ci si può augurare altro se non che questo libro abbia la massima diffusione possibile. Potrebbe servire a risvegliare le coscienze di molti.


    Federico Prati, Luca Lionello Rimbotti, Silvano Lorenzoni: Mistica Volkisch, Effepi edizioni settembre 2014. €. 20,00

  5. #85
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    Predefinito Re: Letture consigliate


    Le 25 tesi della religione tedesca. Il neo-paganesimo nel Terzo Reich.
    Ernst Bergmann
    Editrice Thule Italia
    25 euro

    Le 25 Tesi della Religione Tedesca è un testo uscito nel 1934, durante Terzo Reich. E' un programma scritto dal filosofo nazionalsocialista Ernst Bergmann, tra i fondatori del Movimento della Fede Tedesca, il più importante movimento neopagano attivo nella Germania Hitleriana. Questo programma riguarda l' instaurazione di una religione nazionale con annessa chiesa, espressione della razza e della cultura tedesca, ostile al cristianesimo, religione estranea alla razza germanica e frutto di culture lontane, imposto con la violenza sui germanici. La nuova religione è radicata in una visione ancestrale caratteristica degli antichi nordici, ma sgombra da mitologie e pratiche non comprensibili agli uomini moderni; è insomma una religione adatta ai tempi. Non ci devono essere dogmi, non si adora un mondo trascendente, un Dio remoto, è una religione del mondo sensibile. Non c'è un mondo corrotto, non c'è un' umanità macchiata dal peccato e fallibile, tale credenza non è concepibile anche perché non è stimolo a fare il bene, analogamente all' altro concetto cristiano di grazia misteriosa conferita da Dio a prescindere dai meriti: invece per il religioso tedesco le cose si conquistano con la lotta, con l' impegno, non c'è grazia ricevuta. Interessante è il legame stabilito dall' autore tra ricerca cristiana della salvezza personale della propria anima ed individualismo, atomizzazione della moderna società liberale; scopo del religioso tedesco non è la salvezza della propria anima ma il benessere del popolo e della patria. Mentre la beatitudine non va cercata nel porre fine al ciclo di morte-rinascita o nel paradiso eterno, ma nel mondo sensibile, mirando a far nascere tutti in salute e felici, attraverso l' eugenetica. L' elemento più travolgente di questa religiosità tedesca è la rivalutazione del femminile, quindi della donna: infatti Dio stesso nasce dalla Madre del Tutto o Grande Madre. Ciò comporta una superiorità del principio materno su tutto.
    Ugualmente pregevoli la prefazione di Marco Linguardo, che offre uno spaccato sulla questione religiosa nel regime nazionalsocialista, dello scontro tra nazionalsocialismo e religioni cristiane, e la post-fazione di Luca Leonello Rimbotti, che invece tratta la questione femminile nel Terzo Reich. Entrambi evidenziano la lotta culturale di Ernst Bergmann, fautore di una sessualità che diremmo libera, diversa dalla concezione cristiana, una sessualità poligenica è certamente conforme alla natura umana, l' uomo accresce la conoscenza mediante l' aumento delle sue relazioni sessuali, tra l' altro così c'è maggiore possibilità di diffondere i buoni geni. La postfazione del Rimbotti ci fa vedere come vari esponenti del nazionalsocialismo durante il regime si battessero per il ritorno al matriarcato o al limite per la parità dei sessi, battaglie non condivisa da tutti gli esponenti del regime, bloccati in una valutazione della femmina entro una visione sempre conservatrice. Tuttavia tali lotte venivano corroborate da studi seri che dimostravano la presenza del matriarcato nelle società nordiche, germaniche più antiche e nell' antica Europa in generale. Poi nel mondo indoeuropeo avverrà il passaggio dal matriarcato al patriarcato, il che rappresenta, per il Rimbotti (e pure per me), il primo stadio della decadenza, segnando la fine della società matriarcale fondata sul razzialismo e sul legame con la terra, dando inizio ad una società malata, repressiva del femminile, ponente le basi per il degrado odierno.
    E' un libro davvero molto interessante, che apre uno squarcio su dibattiti poco noti dentro il nazionalsocialismo, configurantesi come rivoluzione integrale non piantata solo sulla sfera della legislazione socio-economica o sulla forma di governo, bensì su tutti gli ambiti della vita umana a 360 gradi
    In appendice un estratto del Concordato del 1933 tra Chiesa Cattolica e regime, un estratto della Pastorale di Fulda del 1934 con cui la Chiesa Cattolica tedesca prende posizione contro il neopaganesimo attivo nella Germania Hitleriana.

    Da "Avanguardia"
    Ultima modifica di Avanguardia; 07-05-21 alle 23:57
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

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  6. #86
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Citazione Originariamente Scritto da Avanguardia Visualizza Messaggio

    Le 25 tesi della religione tedesca. Il neo-paganesimo nel Terzo Reich.
    Ernst Bergmann
    Editrice Thule Italia
    25 euro

    Le 25 Tesi della Religione Tedesca è un testo uscito nel 1934, durante Terzo Reich. E' un programma scritto dal filosofo nazionalsocialista Ernst Bergmann, tra i fondatori del Movimento della Fede Tedesca, il più importante movimento neopagano attivo nella Germania Hitleriana. Questo programma riguarda l' instaurazione di una religione nazionale con annessa chiesa, espressione della razza e della cultura tedesca, ostile al cristianesimo, religione estranea alla razza germanica e frutto di culture lontane, imposto con la violenza sui germanici. La nuova religione è radicata in una visione ancestrale caratteristica degli antichi nordici, ma sgombra da mitologie e pratiche non comprensibili agli uomini moderni; è insomma una religione adatta ai tempi. Non ci devono essere dogmi, non si adora un mondo trascendente, un Dio remoto, è una religione del mondo sensibile. Non c'è un mondo corrotto, non c'è un' umanità macchiata dal peccato e fallibile, tale credenza non è concepibile anche perché non è stimolo a fare il bene, analogamente all' altro concetto cristiano di grazia misteriosa conferita da Dio a prescindere dai meriti: invece per il religioso tedesco le cose si conquistano con la lotta, con l' impegno, non c'è grazia ricevuta. Interessante è il legame stabilito dall' autore tra ricerca cristiana della salvezza personale della propria anima ed individualismo, atomizzazione della moderna società liberale; scopo del religioso tedesco non è la salvezza della propria anima ma il benessere del popolo e della patria. Mentre la beatitudine non va cercata nel porre fine al ciclo di morte-rinascita o nel paradiso eterno, ma nel mondo sensibile, mirando a far nascere tutti in salute e felici, attraverso l' eugenetica. L' elemento più travolgente di questa religiosità tedesca è la rivalutazione del femminile, quindi della donna: infatti Dio stesso nasce dalla Madre del Tutto o Grande Madre. Ciò comporta una superiorità del principio materno su tutto.
    Ugualmente pregevoli la prefazione di Marco Linguardo, che offre uno spaccato sulla questione religiosa nel regime nazionalsocialista, dello scontro tra nazionalsocialismo e religioni cristiane, e la post-fazione di Luca Leonello Rimbotti, che invece tratta la questione femminile nel Terzo Reich. Entrambi evidenziano la lotta culturale di Ernst Bergmann, fautore di una sessualità che diremmo libera, diversa dalla concezione cristiana, una sessualità poligenica è certamente conforme alla natura umana, l' uomo accresce la conoscenza mediante l' aumento delle sue relazioni sessuali, tra l' altro così c'è maggiore possibilità di diffondere i buoni geni. La postfazione del Rimbotti ci fa vedere come vari esponenti del nazionalsocialismo durante il regime si battessero per il ritorno al matriarcato o al limite per la parità dei sessi, battaglie non condivisa da tutti gli esponenti del regime, bloccati in una valutazione della femmina entro una visione sempre conservatrice. Tuttavia tali lotte venivano corroborate da studi seri che dimostravano la presenza del matriarcato nelle società nordiche, germaniche più antiche e nell' antica Europa in generale. Poi nel mondo indoeuropeo avverrà il passaggio dal matriarcato al patriarcato, il che rappresenta, per il Rimbotti (e pure per me), il primo stadio della decadenza, segnando la fine della società matriarcale fondata sul razzialismo e sul legame con la terra, dando inizio ad una società malata, repressiva del femminile, ponente le basi per il degrado odierno.
    E' un libro davvero molto interessante, che apre uno squarcio su dibattiti poco noti dentro il nazionalsocialismo, configurantesi come rivoluzione integrale non piantata solo sulla sfera della legislazione socio-economica o sulla forma di governo, bensì su tutti gli ambiti della vita umana a 360 gradi
    In appendice un estratto del Concordato del 1933 tra Chiesa Cattolica e regime, un estratto della Pastorale di Fulda del 1934 con cui la Chiesa Cattolica tedesca prende posizione contro il neopaganesimo attivo nella Germania Hitleriana.

    Da "Avanguardia"
    Grazie mille @Avanguardia! Magnifica recensione, grazie ad essa lo acquisterò di certo!
    Consentimi due 'slogan':
    1) Viva il sesso 'libero'!
    2) Abbasso il moralismo giudaicocristiano e borghese!

  7. #87
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    @Avanguardia è lunga la parte concernente la sessualità ed il matriarcato?

  8. #88
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Citazione Originariamente Scritto da Vero Socialismo Visualizza Messaggio
    @Avanguardia è lunga la parte concernente la sessualità ed il matriarcato?
    Se ne parla in più parti distribuite nell' opera. Non sono lunghe, del resto nel libro si affrontano vari argomenti, comunque correlati, però sono esaurienti. La postfazione di Luca Leonello Rimbotti, molto dedicata al matriarcato, è lunghetta. Sul sesso c'è l' equivalente di un paio di pagine nella prefazione di Marco Linguardo. Mentre nel testo originale di Bergamann c'è un cenno alla positività della sessualità, e vari riferimenti al matriarcato, presentato come antica tradizione nordica-germanica.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  9. #89
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    @Avanguardia cosa ti 'garba' del "matriarcato"?

  10. #90
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Diciamo, un rapporto equilibrato tra i sessi, agenti come sfere autonome e cooperanti al tempo stesso, rispettate nei loro spazi e nelle loro diversità, dove nessuno mette i piedi in faccia all' altro.
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