Società di massa, giovani, rivoluzione. Il fascismo di Ramiro Ledesma Ramos
Luciano Casali
CLUEB
Euro 22
Ne la casa editrice ne l' autore sono di area filo-fascista o di destra radicale, infatti l' autore premette di provare antipatia per Ramiro Ledesma Ramos, come per tutti i protagonisti del fascismo spagnolo; tuttavia si propone di essere quanto più possibile obiettivo, e devo dire che ci è riuscito.
Il testo è una biografia del fondatore del fascismo spagnolo, un giovane figlio di un maestro di scuola, che dopo aver ottenuto un posto da impiegato delle poste a Madrid, per passione va all' università, scrive romanzi, articoli su giornali, finendo per immergersi nel clima politico del tempo, segnato da una gioventù che mal sopporta la classe dirigente incapace di fronteggiare i gravi problemi della società. A contendersi il malcontento il marxismo e il nascente fascismo. Ramiro sceglie il fascismo e fonda un movimento ad esso ispirato, denominato nazionalsindacalismo, improntato ad un forte nazionalismo che non tolleri separatismi, gestione dell' economia da parte del sindacato, esproprio dei latifondi. Un' idea rivoluzionaria antagonista al marxismo, da debellare violentemente ma anche con la competizione sul suo stesso terreno della lotta sociale. Tale programma rivoluzionario dovrà subire dei compromessi a volte quando ci si deve unire con qualcun altro: quando ci si deve unire con i camerati di Onésimo Redondo, Ramiro sarà costretto a far virare il programma nazionalsindacalista più a destra per poi riportarlo più a sinistra quando Osénimo si rivelerà più debole. La fusione delle JONS di Ramiro con la Falange di José Antonio Primo De Rivera è un altro compromesso che tuttavia aggiungerà alla Falange parecchi spunti rivoluzionari. Vari motivi portano alla rottura tra Ramiro e José Antonio, quest'ultimo un pò più legato anche per ragioni familiari ad ambienti conservatori. Dopodiché il nostro Ramiro sarà più libero, potrà quanto meglio accentuare il suo radicalismo anticapitalista ed anticonservatore, fino ad un appoggio modesto al governo di sinistra radicale insediatosi in Spagna nel 1936, prendendo posizione contro la sollevazione militare e delle forze di destra, lanciando frecciatine ai suoi ex-camerati falangisti, avvertendoli del pericolo di invischiarsi con gente che non vuole alcuna rivoluzione: parole profetiche tant'è che l' autore dedica alcune pagine alla liquidazione dei falangisti autentici da parte del regime franchista, che vedrà nel falangismo autentico una bella gatta da pelare fino alla morte del Caudillo, falangisti che vanno alla ricerca dei testi di Ramiro, oscurati dal regime. Le posizioni di Ramiro tuttavia non lo salveranno dalla cattura delle forze di sinistra che lo condanneranno a morte lo stesso.
Elementi fondamentali del pensiero del nostro eroe sono il primato dell' azione sulla teoria, per cui bisogna andare dritti all' obiettivo di abbattere il vecchio ordine mobilitando la gente con miti, e il ruolo dei giovani, chiamati a muoversi anche sbagliando; tale giovanilismo comporta che i posti di commando dovranno essere ricoperti da persone al di sotto dei 45 anni. Infine, la cosa che mi piace di più, l' ostilità alla Chiesa e alla religione, l' assenza di tradizionalismo.
Come ogni buon testo biografico-politico che si rispetti, in appendice abbiamo 2 scritti di Ramiro: Appello alla Gioventù Spagnola, in cui i giovani sono esortati ad una rivoluzione nazionalista che dia grande importanza al sociale coinvolgendo il proletariato nell' edificazione del nuovo sistema, Fascismo in Spagna? in cui viene descritto prima il fascismo italiano come rivoluzione dei ceti medi, poi la situazione politica spagnola e la vita politica di Ramiro, concludentesi con un distacco e un superamento del fascismo in direzione più radicale in termini di abolizione del capitalismo e lotta senza tregua ai reazionari.
Ramiro Ledesma Ramos è un personaggio troppo ignorato dall' ambiente neofascista italiano, parimenti all' ungherese Ferenc Szalasi. Auspichiamo una valorizzazione di Ramiro, e ulteriori studi e traduzioni sul suo nazional-sindacalismo.
Da "Avanguardia"