Originariamente Scritto da
Cabraizinho
Io ritengo invece che il PdL sia proprio il "degno figlio" delle destre italiane.
In primo luogo c'è la questione della leadership, ma che Berlusconi sia il dominus assoluto del raggruppamento di centrodestra non mi sembra una particolare sorpresa, data l'italica tendenza ad affidarsi all'uomo forte. Ma sul punto effettivamente s'è detto tanto e quindi non mi dilungo oltre.
Più interessante è l'affermazione sulla "
carenza di leadership e di programmi" in un paese "a maggioranza conservatore", nel quale non si riesce ad avere un "centrodestra normale". Affrontiamo un punto alla volta.
Sulla questione leaderistica e programmatica, condivido in pieno. Qualche giorno fa scrivevo nel forum PdL che [COLOR=#333333]la ri-discesa in campo rappresenta
Al fallimento di una classe dirigente fatta di mezze figure - i pochi validi, tra cui anche qualcuno di quelli che citi, non hanno effettivamente mai avuto il coraggio di osare - si deve aggiungere anche un vero e proprio deserto culturale.
Punto due. Personalmente non condivido l'idea dell'Italia a maggioranza conservatrice: quando per l'intellighenzia vigeva una sorta di identificazione esclusiva tra PCI e gli ideali progressisti, l'impossibilità del PCI di accedere al Governo ha fornito il retroterra necessario a questa teoria bislacca - ricordiamo che la stessa era stata smentita in maniera clamorosa già coi referendum del '70 e dell'81. Figuriamoci ora quanto possa essere valida tale teoria.... Se proprio dovessi dare una definizione del paese, direi che è a maggioranza statalista, e sfido chiunque a smentirmi.
La questione dirimente a questo punto è cosa si intende per centrodestra normale. Stabilito che il leaderismo è malattia endemica della politica italiana, resta da capire se l'anormalità del centrodestra nostrano sia da rintracciare solo in questa tendenza ad affidarsi all'uomo forte, o anche in una questione programmatica. Può esser utile riallacciarsi al discorso sul deserto culturale: a destra gli unici filoni degni di nota sono quelli destro radicale (o dei "nazipazzi",
cit. Troll ) e quello clerical-moderato (dei Ferrara per intenderci). Manca clamorosamente (se si eccettuano poche figure alla Giannino) un filone laico e liberale, e secondo me non è un caso se sono stati proprio i liberali del PdL la più grossa delusione in termini politici. E del resto un PdL che nasce da 3 grossi "filoni partitici" (MSI, PSI, DC) come potrebbe essere un partito liberalconservatore? :gratgrat:
Ecco, secondo me l'anomalia della politica italiana è tutta qui: nel ruolo dei liberali. In tutta Europa, bene o male, essi hanno casa a destra mentre in questo paese sono sostanzialmente emarginati da ambedue gli schieramenti. Stabilito questo non ci si può certo aspettare una destra anglosassone: nel paese le idee liberali sono sempre state di minoranza, ed in questo senso il Fascismo è il "frutto più genuino" della destra nostrana. Per dirla alla Defender "la Destra o è sociale o non è". La logica conseguenza è quindi quella di un centrodestra "molto peculiare" (per usare un garbato eufemismo).
P.S. Chiudo con una recentissima citazione di Giannino:
Sono curioso di vedere cosa riuscirà a mettere in piedi per le prossime elezioni. Un'occhiata attenta al suo progetto la darei con piacere