Los Angeles: morto Rodney King, simbolo degli scontri razziali in Usa
L'uomo divenne celebre per essere stato vittima di un violento pestaggio ad opera di agenti della polizia nel marzo del 1991. Quando vennero prosciolti ci furono scontri che provocarono 53 morti. E' stato trovato privo di vita nella sua piscina

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di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 giugno 2012Commenti (13)

E’ stato il simbolo degli scontri razziali di Los Angeles negli anni ’90, e sollecitò l’opinione pubblica e i cittadini a combattere ingiustizie e pregiudizi dovuti al colore della pelle. Rodney King è stato trovato morto sul fondo della piscina della sua abitazione a Rialito, in California. Le cause della morte non sono ancora chiare anche se non ci sarebbero indicazioni che lasciano ipotizzare un crimine. Intanto la polizia ha avviato delle indagini. King, 47 anni, è stato trovato morto dalla sua fidanzata, ora “sconvolta per l’accaduto” afferma l’agente di King, Suzanne Wickham.


La polizia è stata chiamata nelle prime ore del mattino, intorno alle 5.25. Giunta sul posto ha cercato di soccorrere King, che era privo di conoscenza. Ma gli sforzi sono risultati vani e l’uomo è stato dichiarato morto alle 6.11 minuti in un ospedale vicino la sua abitazione, situata a 70 chilometri da Los Angeles.

King rappresentava il ‘simbolo’ degli scontri razziali a Los Angeles e negli Stati Uniti. Il 3 marzo 1991 venne fermato nella città californiana, ammanettato, steso a terra e picchiato brutalmente con 50 colpi di manganello da quattro poliziotti bianchi. Un incidente che sarebbe passato inosservato se non fosse stato per una telecamera amatoriale: dal balcone di casa un videoamatore filmò l’incidente e le sue immagini fecero il giro delle televisioni di tutti gli Stati Uniti.

I quattro furono processati e, un anno dopo il fatto, prosciolti da una giuria popolare composta da bianchi, un ispanico e un asiatico. La decisione scatenò una forte protesta, sconfinata in scontri e violenze: più di 100mila persone scesero per le strade di Los Angeles manifestando contro il razzismo. Una manifestazione inizialmente pacifica poi degenerata, tanto da costringere l’intervento della Guardia nazionale al quarto giorno di incidenti, quando ormai il bilancio delle vittime era pesante: 53 morti. “Li ho perdonati” perchè gli Stati Uniti “mi hanno perdonato numerose cose e mi hanno offerto numerose possibilità “, aveva dichiarato King in una recente intervista alla Cnn, riferendosi ai suoi innumerevoli arresti per reati minori.