“Il merito principale del Fascismo, è doveroso dirlo perché le cose buone non sono mai lodate a sufficienza, è stato precisamente di avere ammonito i giovani a disprezzare gli ideali falsi di ieri e a non cullarsi nelle illusioni dietro alle quali sono corse le generazioni precedenti e di averli invece ammoniti a prestare fede alle antiche verità e a conservare le ideali tradizioni del nostro Paese: amare e servire la Patria; custodire il sacrario della famiglia; rispettare ed ubbidire l’autorità; considerare il lavoro come un dovere per tutti” (8 dicembre 1933).
“Il Fascismo ha avuto, tra gli altri meriti, anche quello grandissimo di aver restaurato nell’Italia nostra il riconoscimento dell’importanza e del significato dei valori religiosi; per questo il Fascismo, che, per continuare e sviluppare i frutti della restaurata pace religiosa, richiama agli Italiani l’autorità della Chiesa e della sua gerarchia, e pone a base dell’ordinamento sociale l’istituzione della famiglia sulla base del matrimonio cristiano e nelle scuole insegna al popolo le verità della Religione e le pone a fondamento della vita morale, ha, tra le molteplici opere atte a ridare vita cristiana al nostro popolo, chiamata la nostra Università Cattolica del S. Cuore ad un tremendo compito ed a una grande responsabilità: contribuire, collaborare alla educazione della gioventù, contribuendo e collaborando, mediante la cultura religiosa, a quello sviluppo del sapere che è espressione della grandezza di una Nazione” (24 novembre 1934).
“Non può infatti alcuno di voi restare indifferente al magnifico spettacolo offerto dall’Italia nostra, per comprendere il quale bisogna rifarsi alla storia di questi ultimi anni. L’Italia era stata richiamata durante la guerra europea a considerare e a rivivere quella missione storica che gli uomini e gli avvenimenti del Risorgimento le avevano insegnato, missione che in un lungo e triste periodo di vita nazionale, grigio e senza passione, era stata dimenticata. Terminata vittoriosamente la guerra, per opera del Fascismo, il Paese stava realizzando il proprio piano di rinnovazione e di sviluppo; trasformava tutta la sua vita ed acquistava un nuovo volto di bellezza maschia, fra i tratti della quale vi era anche la Conciliazione con la Chiesa e la rinnovazione della vita cristiana; poi, per l’accrescersi del suo numero di figli, procurava con ogni mezzo, e come è conforme a legge di giustizia, di dare nuovo pane ai suoi figli. Ora, ecco che proprio in questo momento decisivo per l’Italia nostra, essa si vede sorgere d’attorno le potenze coalizzate a difendere pingui ricchezze conquistate e ad impedire al giovane popolo italiano di svilupparsi. Se è tragico lo spettacolo di questa coalizione pressoché universale, ed è tragico perché pare che l’Europa non s’avveda che con questo atto di somma ingiustizia essa si spinge sempre più innanzi in quella opera di distruzione della civiltà occidentale che è frutto della convergenza delle forze materialistiche, massoniche, plutocratiche ed individualistiche, che sono giunte al parossismo della loro obliqua azione; ha però un contenuto di bellezza incomparabile lo spettacolo di questa giovane Nazione, che sola, affrontando le inique imposizioni sia delle nazioni che hanno dimenticato i titoli di amicizia conquistata nel comune sacrificio, sia di quelle Nazioni che nella loro schiavitù politica ed economica non possono comprendere il valore della rinnovazione d’Italia, si erige a difendere, in nome di una giustizia a cui debbono obbedire tutti i popoli e tutte le nazioni, il diritto di dare pane e lavoro ai suoi figli. Questa di avere affrontato non solo per sé, ma anche per tutti, una così tremenda responsabilità, è, io penso, il più grande merito del Fascismo; il Fascismo cioè ha assunto il compito di mettere l’Italia su una linea operosa di svolgimento della propria missione civilizzatrice nel mondo, rifacendosi alla più pura e più bella tradizione italiana scritta nelle opere, negli istituti e nei monumenti del nostro paese. Ed è proprio perché, sospinta dal Fascismo, l’Italia si è drizzata a mostrare i titoli per i quali essa deve essere maestra al mondo di civiltà, che tutto il mondo degli interessi e degli egoismi delle varie internazionali comuniste, socialiste, massoniche e finanziarie si è coalizzato contro l’Italia e vorrebbe schiacciarla e umiliarla. Il conflitto italo-etiopico è o un pretesto o un istrumento; ma Dio non permetterà questa ignominia. Voi, giovani studenti, al pari dei vostri compagni studenti di questa Università partiti volontari per l’Africa Orientale e ai quali invio il mio pensiero e il mio affettuoso saluto, vi dovete considerare tutti quanti mobilitati in questa battaglia di assedio, primi fra i primi, perché più generosi, perché più giovani, perché cattolici; primi fra i primi a difendere quella missione dell’Italia nostra che voi nelle aule avete imparato a conoscere e che nelle file delle vostre organizzazioni il Fascismo vi ha insegnato a servire” (24 novembre 1934).
“Il nome di Benito Mussolini significa speranza che un giorno tutta l’Europa sarà guarita da questa spaventosa epidemia. Una Università italiana che non onorasse per questo titolo il nome di Benito Mussolini, e che non cooperasse sotto la sua guida a quella restaurazione che il Fascismo sta operando, mostrerebbe di non aver compreso quello che significa il conflitto che sempre più si estende e che sempre più si precisa fra Fascismo e Comunismo. Al Comunismo il Fascismo ha opposto il concetto di gerarchia, di ordine, di disciplina, di dovere, di sacrificio, concetti questi non già astratti e irreali, ma concretizzati sia nello Stato e nei doveri che i cittadini hanno verso di esso, sia nella famiglia, fondamento del dovere sociale, sia nella Religione cattolica, della quale è riconosciuto il carattere di divina maestra della vita morale. E cioè al Comunismo, livellatore delle classi e negatore delle differenze individuali, il Fascismo oppone la realtà vivente della Nazione, in cui tutti i cittadini operano per un bene comune e in cui le differenze delle classi e degli individui si compongono nel riconoscimento dei reciproci doveri e diritti, salvaguardati da un più profondo senso di giustizia” (anno accademico 1936/1937).
“Malattie come l’Illuminismo, l’Enciclopedismo, il Liberalismo, il Positivismo, o l’Idealismo, si sono attaccate solo agli intellettuali in pretesa di sembrare nuovi ai ragazzi vogliosi di mostrarsi interessanti. Gli Italiani veri, ossia quelli nati dal ceppo della nostra storia e della nostra tradizione, la pensano ben diversamente. Essi sanno che il Cattolicesimo è elemento strutturale della nostra storia, della nostra vita, del nostro pensiero. Il Fascismo, uscito vigorosamente dalla mente di Benito Mussolini e riscaldato dal suo gran cuore, pur muovendosi su un piano diverso da quello sul quale si muove la religione, ossia la Chiesa Cattolica, perché è un movimento politico, ha riconosciuto che la tradizione italiana è cattolica, e ha fatto di questa tradizione nostra uno dei fattori fondamentali della ricostruzione del nostro Paese, una delle armi, come ho già detto, della battaglia contro la bolscevizzazione del mondo. Dico del mondo, perché sarebbe miopia considerare il Fascismo entro i confini d’Italia e non vederne l’intensa vita fuori dei nostri confini; e sarebbe ancor più grave miopia non riconoscere che, se il Fascismo è chiamato a dire al mondo quella parola di giustizia e di pace di cui il mondo ha bisogno, e che i recenti incontri di Berlino, di Roma e di Vienna, fanno ritenere venga accolta da quelle Nazioni che temono il pericolo della loro bolscevizzazione, questa stessa parola non può essere detta che nella linea della tradizione cattolica della vita italiana” (anno accademico 1936/1937).