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Risultati da 1 a 6 di 6

Discussione: Padre Agostino Gemelli

  1. #1
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    Predefinito Padre Agostino Gemelli

    “Il merito principale del Fascismo, è doveroso dirlo perché le cose buone non sono mai lodate a sufficienza, è stato precisamente di avere ammonito i giovani a disprezzare gli ideali falsi di ieri e a non cullarsi nelle illusioni dietro alle quali sono corse le generazioni precedenti e di averli invece ammoniti a prestare fede alle antiche verità e a conservare le ideali tradizioni del nostro Paese: amare e servire la Patria; custodire il sacrario della famiglia; rispettare ed ubbidire l’autorità; considerare il lavoro come un dovere per tutti” (8 dicembre 1933).

    “Il Fascismo ha avuto, tra gli altri meriti, anche quello grandissimo di aver restaurato nell’Italia nostra il riconoscimento dell’importanza e del significato dei valori religiosi; per questo il Fascismo, che, per continuare e sviluppare i frutti della restaurata pace religiosa, richiama agli Italiani l’autorità della Chiesa e della sua gerarchia, e pone a base dell’ordinamento sociale l’istituzione della famiglia sulla base del matrimonio cristiano e nelle scuole insegna al popolo le verità della Religione e le pone a fondamento della vita morale, ha, tra le molteplici opere atte a ridare vita cristiana al nostro popolo, chiamata la nostra Università Cattolica del S. Cuore ad un tremendo compito ed a una grande responsabilità: contribuire, collaborare alla educazione della gioventù, contribuendo e collaborando, mediante la cultura religiosa, a quello sviluppo del sapere che è espressione della grandezza di una Nazione” (24 novembre 1934).

    “Non può infatti alcuno di voi restare indifferente al magnifico spettacolo offerto dall’Italia nostra, per comprendere il quale bisogna rifarsi alla storia di questi ultimi anni. L’Italia era stata richiamata durante la guerra europea a considerare e a rivivere quella missione storica che gli uomini e gli avvenimenti del Risorgimento le avevano insegnato, missione che in un lungo e triste periodo di vita nazionale, grigio e senza passione, era stata dimenticata. Terminata vittoriosamente la guerra, per opera del Fascismo, il Paese stava realizzando il proprio piano di rinnovazione e di sviluppo; trasformava tutta la sua vita ed acquistava un nuovo volto di bellezza maschia, fra i tratti della quale vi era anche la Conciliazione con la Chiesa e la rinnovazione della vita cristiana; poi, per l’accrescersi del suo numero di figli, procurava con ogni mezzo, e come è conforme a legge di giustizia, di dare nuovo pane ai suoi figli. Ora, ecco che proprio in questo momento decisivo per l’Italia nostra, essa si vede sorgere d’attorno le potenze coalizzate a difendere pingui ricchezze conquistate e ad impedire al giovane popolo italiano di svilupparsi. Se è tragico lo spettacolo di questa coalizione pressoché universale, ed è tragico perché pare che l’Europa non s’avveda che con questo atto di somma ingiustizia essa si spinge sempre più innanzi in quella opera di distruzione della civiltà occidentale che è frutto della convergenza delle forze materialistiche, massoniche, plutocratiche ed individualistiche, che sono giunte al parossismo della loro obliqua azione; ha però un contenuto di bellezza incomparabile lo spettacolo di questa giovane Nazione, che sola, affrontando le inique imposizioni sia delle nazioni che hanno dimenticato i titoli di amicizia conquistata nel comune sacrificio, sia di quelle Nazioni che nella loro schiavitù politica ed economica non possono comprendere il valore della rinnovazione d’Italia, si erige a difendere, in nome di una giustizia a cui debbono obbedire tutti i popoli e tutte le nazioni, il diritto di dare pane e lavoro ai suoi figli. Questa di avere affrontato non solo per sé, ma anche per tutti, una così tremenda responsabilità, è, io penso, il più grande merito del Fascismo; il Fascismo cioè ha assunto il compito di mettere l’Italia su una linea operosa di svolgimento della propria missione civilizzatrice nel mondo, rifacendosi alla più pura e più bella tradizione italiana scritta nelle opere, negli istituti e nei monumenti del nostro paese. Ed è proprio perché, sospinta dal Fascismo, l’Italia si è drizzata a mostrare i titoli per i quali essa deve essere maestra al mondo di civiltà, che tutto il mondo degli interessi e degli egoismi delle varie internazionali comuniste, socialiste, massoniche e finanziarie si è coalizzato contro l’Italia e vorrebbe schiacciarla e umiliarla. Il conflitto italo-etiopico è o un pretesto o un istrumento; ma Dio non permetterà questa ignominia. Voi, giovani studenti, al pari dei vostri compagni studenti di questa Università partiti volontari per l’Africa Orientale e ai quali invio il mio pensiero e il mio affettuoso saluto, vi dovete considerare tutti quanti mobilitati in questa battaglia di assedio, primi fra i primi, perché più generosi, perché più giovani, perché cattolici; primi fra i primi a difendere quella missione dell’Italia nostra che voi nelle aule avete imparato a conoscere e che nelle file delle vostre organizzazioni il Fascismo vi ha insegnato a servire” (24 novembre 1934).

    “Il nome di Benito Mussolini significa speranza che un giorno tutta l’Europa sarà guarita da questa spaventosa epidemia. Una Università italiana che non onorasse per questo titolo il nome di Benito Mussolini, e che non cooperasse sotto la sua guida a quella restaurazione che il Fascismo sta operando, mostrerebbe di non aver compreso quello che significa il conflitto che sempre più si estende e che sempre più si precisa fra Fascismo e Comunismo. Al Comunismo il Fascismo ha opposto il concetto di gerarchia, di ordine, di disciplina, di dovere, di sacrificio, concetti questi non già astratti e irreali, ma concretizzati sia nello Stato e nei doveri che i cittadini hanno verso di esso, sia nella famiglia, fondamento del dovere sociale, sia nella Religione cattolica, della quale è riconosciuto il carattere di divina maestra della vita morale. E cioè al Comunismo, livellatore delle classi e negatore delle differenze individuali, il Fascismo oppone la realtà vivente della Nazione, in cui tutti i cittadini operano per un bene comune e in cui le differenze delle classi e degli individui si compongono nel riconoscimento dei reciproci doveri e diritti, salvaguardati da un più profondo senso di giustizia” (anno accademico 1936/1937).

    “Malattie come l’Illuminismo, l’Enciclopedismo, il Liberalismo, il Positivismo, o l’Idealismo, si sono attaccate solo agli intellettuali in pretesa di sembrare nuovi ai ragazzi vogliosi di mostrarsi interessanti. Gli Italiani veri, ossia quelli nati dal ceppo della nostra storia e della nostra tradizione, la pensano ben diversamente. Essi sanno che il Cattolicesimo è elemento strutturale della nostra storia, della nostra vita, del nostro pensiero. Il Fascismo, uscito vigorosamente dalla mente di Benito Mussolini e riscaldato dal suo gran cuore, pur muovendosi su un piano diverso da quello sul quale si muove la religione, ossia la Chiesa Cattolica, perché è un movimento politico, ha riconosciuto che la tradizione italiana è cattolica, e ha fatto di questa tradizione nostra uno dei fattori fondamentali della ricostruzione del nostro Paese, una delle armi, come ho già detto, della battaglia contro la bolscevizzazione del mondo. Dico del mondo, perché sarebbe miopia considerare il Fascismo entro i confini d’Italia e non vederne l’intensa vita fuori dei nostri confini; e sarebbe ancor più grave miopia non riconoscere che, se il Fascismo è chiamato a dire al mondo quella parola di giustizia e di pace di cui il mondo ha bisogno, e che i recenti incontri di Berlino, di Roma e di Vienna, fanno ritenere venga accolta da quelle Nazioni che temono il pericolo della loro bolscevizzazione, questa stessa parola non può essere detta che nella linea della tradizione cattolica della vita italiana” (anno accademico 1936/1937).
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  2. #2
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    Predefinito Re: Padre Agostino Gemelli

    “Noi dobbiamo educare l’Italiano nuovo, l’Italiano di questa Italia risvegliata dai suoi sogni romantici e dalla contemplazione della bellezza delle opere dei suoi maggiori, e balzata in piedi nel tumulto di questa Europa sconvolta e turbata del dopoguerra, a dire essa una grande parola di pace, quella parola di pace che, ispirata dalla giustizia, può sola fare abbassare le armi fratricide. Dobbiamo formare l’Italiano di questa Italia che, avendo dieci anni or sono stipulati i Trattati del Laterano, ha insegnato al mondo che non è vero ciò che avevano proclamato i profeti del positivismo materialista durante mezzo secolo, e che era stato tradotto in leggi negatrici di libertà religiosa da certi liberali teneri delle consorterie giudaico-massoniche, che cioè la Religione è un fatto privato. Dobbiamo invece mostrare che il Cattolicismo è elemento fondamentale e sostanziale della civiltà italiana; dobbiamo formare l’Italiano nuovo, l’Italiano del tempo di Mussolini, quei ‘ragazzi di Mussolini’ come sono stati chiamati, capaci di deporre il libro per impugnare il moschetto e servire la Patria da soldati e che, tornati dall’Africa o dalla Spagna, riprendono gli studi per mostrare che lo stesso ideale si serve con uguale sacrificio, tanto nelle biblioteche e nei laboratori quanto nelle trincee” (8 dicembre 1938).

    “Nella lotta economica che impegna tutte le nazioni moderne, il Fascismo ha insegnato agli Italiani che la sola arma di difesa è l’Autarchia; ogni Italiano è ingaggiato a procurare l’indipendenza economica mediante la propria partecipazione alla vita autarchica della nazione. Ma vi è un’indipendenza anche più preziosa di quella da conservare e da conquistare: essa è l’indipendenza dei valori spirituali, pensiero filosofico e scientifico, cultura nel senso più reale della parola, tradizione, storia, poesia, arte e soprattutto Religione” (8 dicembre 1938).

    “Noi cattolici non possiamo che essere lieti e fieri di questo rifiorire dell’umanesimo e di constatare che la Carta della Scuola mira a dare e a ispirare l’educazione dei giovani, in modo da rendere gli Italiani consapevoli che essi sono gli eredi ed anche i custodi di una tradizione e di una civiltà, la quale nel suo sviluppo, superando e negando gli errori e le deviazioni pagane, diede alla Università del Cattolicismo la grandezza di Roma” (8 dicembre 1939).
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  3. #3
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    Predefinito Re: Padre Agostino Gemelli

    Una figura indubbiamente interessante.
    Se non sbaglio fu pure accusato di antisemitismo.

  4. #4
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    Predefinito Re: Padre Agostino Gemelli

    Citazione Originariamente Scritto da GLADIUS Visualizza Messaggio
    Una figura indubbiamente interessante.
    Se non sbaglio fu pure accusato di antisemitismo.
    Un'accusa priva di fondamento.
    Padre Gemelli sicuramente condivideva il tradizionale anti-giudaismo teologico della Tradizione Cattolica, ma non l'antisemitismo razziale.
    Il Magnifico Rettore (o il "Magnifico Terrore", come veniva soprannominato dai suoi studenti) tenne un discorso all'Università di Bologna il 9 gennaio 1939 durante il quale disse: "Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo".
    Dal contesto del discorso si comprende appieno come quello di Gemelli fosse più che altro un rammarico e non una vera "apologia" della politica del regime nei confronti degli ebrei.
    In una lettera alla moglie di Dino Alfieri precisò la sua contrarietà alla politica di discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, pur approvandola se coincidente con quella di tipo religioso: "L'accusa che l'Università Cattolica accetti studenti ebrei deve essere una voce messa in giro da malevoli interessati. Noi non abbiamo alcun ebreo, né non battezzato, né battezzato. Io, come saprà, osservo lealmente e fedelmente tutte le leggi dello Stato, anche quelle che non mi sembrano giuste; come sarebbe il caso dei battezzati".
    Ultima modifica di Giò; 02-04-12 alle 21:24
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #5
    controrivoluzione
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    Predefinito Re: Padre Agostino Gemelli

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Un'accusa priva di fondamento.
    Padre Gemelli sicuramente condivideva il tradizionale anti-giudaismo teologico della Tradizione Cattolica, ma non l'antisemitismo razziale.
    Il Magnifico Rettore (o il "Magnifico Terrore", come veniva soprannominato dai suoi studenti) tenne un discorso all'Università di Bologna il 9 gennaio 1939 durante il quale disse: "Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo".
    Dal contesto del discorso si comprende appieno come quello di Gemelli fosse più che altro un rammarico e non una vera "apologia" della politica del regime nei confronti degli ebrei.
    In una lettera alla moglie di Dino Alfieri precisò la sua contrarietà alla politica di discriminazione razziale nei confronti degli ebrei, pur approvandola se coincidente con quella di tipo religioso: "L'accusa che l'Università Cattolica accetti studenti ebrei deve essere una voce messa in giro da malevoli interessati. Noi non abbiamo alcun ebreo, né non battezzato, né battezzato. Io, come saprà, osservo lealmente e fedelmente tutte le leggi dello Stato, anche quelle che non mi sembrano giuste; come sarebbe il caso dei battezzati".
    Molto interessante.
    Infatti immaginavo che si potesse trattare di una dissertazione molto più argomentata.

  6. #6
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    Predefinito Re: Padre Agostino Gemelli

    Citazione Originariamente Scritto da GLADIUS Visualizza Messaggio
    Molto interessante.
    Infatti immaginavo che si potesse trattare di una dissertazione molto più argomentata.
    Certamente.
    La posizione di Padre Gemelli all’epoca suscitò clamore perché ruppe, in un certo senso, l’unità del fronte cattolico ecclesiastico nel dissenso verso alcuni aspetti della politica razziale fascista (comunque giudicata migliore rispetto a quella tedesca), assieme alla posizione di mons. Cazzani, allora vescovo di Cremona.
    In realtà, i problemi sorsero perché Farinacci utilizzò in maniera strumentale e in senso polemicamente anticlericale alcuni passaggi dei due discorsi.
    Gemelli comunque non espresse dissenso alcuno nei confronti del regime fino al 1942, anno durante il quale invece, visto l’andamento della guerra, si attuò nel Magnifico Rettore un progressivo ripensamento sulle ragioni del sostegno al regime.
    Gianfranco Bianchi così riporta: “il 4 novembre 1942, anche padre Gemelli fu sentito dire che i principi del Cattolicesimo e quelli fascisti erano opposti; che egli si era andato persuadendo che il regime fascista aveva preso la strada che conduceva l’Italia alla rovina; che per i suoi studi di psicofisiologia applicata alla selezione degli aviatori era venuto a sapere, nell’ambiente aeronautico, che la deficienza della produzione bellica era qualitativa (e citava il caso dei caccia della ‘Macchi’, inferiori agli Spitfire terza serie)…Concludeva: ‘se Dio non compie un miracolo e non ci aiuta nel cambiare gli eventi, siamo spacciati’”.
    Una delazione, durante la guerra, riportò quest’affermazione di padre Gemelli: “Noi preti cattolici e italiani dobbiamo odiare con tutte le nostre forze il fascismo, perché in esso sono i principi dell’ateismo, negatore di Dio e nemico della religione”.
    Ammesso che queste affermazioni fossero autentiche, il che non è affatto scontato trattandosi per di più di dubbie “soffiate”, spesso tese a screditare Gemelli, è comunque un fatto che il fondatore dell’Università Cattolica di Milano durante i 600 giorni della RSI aiutò e protesse non pochi uomini della Resistenza antifascista (non necessariamente cattolici), pur mantenendo rapporti e legami anche con persone che avevano scelto di militare nella Repubblica Sociale.
    Prima ancora, padre Gemelli aveva mandato una lettera – datata 30 aprile 1943 – a Pio XII, chiedendogli se, alla luce del Radiomessaggio natalizio del 1942, fossero da considerarsi ancora legittimi gli istituti giuridici del regime e la sua organizzazione economico-sociale.
    La risposta giunse tramite Montini solamente il 27 maggio. Il Sommo Pontefice si limitò a dire: “La costituzione dello Stato e la legislazione debbono aver riguardo ai diritti degli enti sociali inferiori e dei singoli. Nulla si dice intorno alla questione tecnica, come ciò debba essere effettuato”. Fatto che dimostra come appunto fosse in atto una revisione, da parte di Gemelli, dell’atteggiamento tenuto fino ad allora. Dopo la guerra, in una lettera a Montini, egli si giustificò dicendo che le sue parole giudicate espressione di “filo-fascismo” se non proprio di esplicito “fascismo” in realtà erano non già elogi al Fascismo ma a quanto di buono il regime aveva fatto. Con queste affermazioni, se da un lato il Magnifico Rettore prendeva le distanze dal Fascismo, dall’altro lato ammetteva implicitamente che esso avesse fatto non poche cose positive.
    Tuttavia, in un discorso del 7 dicembre 1946 padre Gemelli ebbe a prendere le distanze, dopo che per anni aveva elogiato pubblicamente la libertà che il Fascismo aveva dato all’Università Cattolica, dal regime: “Quando nel 1924 la riforma universitaria, che prende il nome dal Gentile, introdusse nella legislazione italiana il principio che, accanto alle Università di Stato, vi possano essere Università libere, aventi, al pari di quelle, diritto di conferire titoli e lauree, con pienezza di efficacia legale agli effetti della vita nazionale; e con ciò venne introdotta anche in Italia, se pure, come ebbi più volte a dire inaugurando l’anno accademico, costretta in ceppi e limitata, quella libertà universitaria che è stata il titolo d’onore e la ragione della fecondità delle Università medioevali”. Uno potrebbe pensare che tale sfumatura critica (“se pure…costretta in ceppi e limitata”) si riferisse semplicemente al periodo pre-concordatario, durante il quale i rapporti tra lo Stato fascista e la Chiesa Cattolica non avevano ancora trovato un’adeguata sistemazione.
    Gemelli invece andò oltre: “Il riconoscimento giuridico dell’Università Cattolica, che porta la data del 2 ottobre 1924, è un avvenimento che ha importanza non solo per la nostra università; esso infatti sanziona la realizzazione nella vita universitaria italiana del principio che la legge Casati del 1859 non ammetteva: la libertà d’insegnamento universitario. Questo atto riceveva nel 1929 una nuova sanzione nel Concordato tra la Chiesa e lo Stato italiano, nel quale venivano fissate alcune norme che garantiscono che l’Università nostra goda di una vera libertà nel conservare il suo carattere cattolico. I successivi anni, e specie il 1935, furono date disonorevoli per la storia delle università italiane. La pur limitata libertà fu allora compressa, coartata, condizionata, l’autonomia universitaria divenne un nome quasi privo di contenuto; ma questo periodo tristissimo della vita italiana è terminato. Ora, è sperabile che gli uomini di governo e i partiti che si sono costituiti a difesa delle conquistate libertà d’Italia liberino anche l’Università italiana dalla schiavitù che la tenne oppressa per troppo lungo tempo; è sperabile che nella nuova Costituzione si dia vigore di fatto e di legge a quella autonomia universitaria che è fra le fondamentali libertà per il reale progresso della vita di un paese”.
    Pur dovendo necessariamente contestualizzare storicamente il discorso di Gemelli, sicuramente influenzato dal fatto che nell’anno precedente egli avesse rischiato l’epurazione e dall’esigenza di evitare ritorsioni verso di lui e verso l’Università Cattolica in un clima in cui l’odio, la vendetta e la rappresaglia degli antifascisti trovavano ampio spazio sia nelle parole che nei fatti (a Milano circolava la “Volante Rossa”), è comunque innegabile come si fosse ben lontani dagli elogi risalenti agli anni ’30.
    Addirittura, Gemelli spacciò il suo discorso nettamente anti-gentiliano del 1929 come un atto di antifascismo e di aperta critica verso Mussolini, nonostante esso fosse ampiamente noto come testimonianza del tentativo di una parte significativa delle gerarchie ecclesiastiche di “cattolicizzare” il Fascismo e di creare un contro-altare all’influenza e al potere di Giovanni Gentile in ambito culturale, sperando nel sostegno o quanto meno nell’accondiscendenza di quell’ampia parte della cultura fascista distante od ostile nei confronti della filosofia gentiliana.
    Difficile dire quanto fosse sincero padre Gemelli durante il Fascismo nei suoi elogi sistematici e quanto dopo la sua caduta nelle espressioni di critica o di giustificazione del proprio operato, così come è difficile separare ciò che fu strumentale da ciò che invece fu espressione di un convincimento interiore autentico. Tuttavia, nelle parole di Gemelli da me sopra riportate, traspare sicuramente il clima di un’epoca che vide stringersi l’Italia intera attorno al suo Duce, visto come il novello condottiero di una nazione cattolica a cui sembravano spalancarsi le porte di una nuova era che l’avrebbe vista nuovamente al centro del mondo e faro di civiltà.
    Ultima modifica di Giò; 03-04-12 alle 00:41
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