Originariamente Scritto da
Cuordileone
1. Un giorno per il Signore
Già nell’Antico Testamento Dio ha dato al popolo Israele un giorno nel quale dovrebbe riposare e non lavorare, un giorno che è stato dichiarato “sacro”. La Scrittura a questo proposito fa memoria della creazione: “Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro” (Es 20,11 ). Così il sabato esprime un ordine dato da Dio alla creazione. Oltre al lavoro, l’uomo ha bisogno anche del riposo. Facendo così imita Dio che nel linguaggio della Sacra Scrittura – nei libri della Genesi e dell’Esodo – mette in pratica questo seguendo questo ritmo. Dio nel settimo giorno “si è riposato” (Es 31,17), anche l’uomo deve “far riposo” e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, “possano goder quiete”. Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. È un giorno di protesta contro la schiavitù del lavoro e il culto del denaro. Dopo la liberazione di Israele dalla schiavitù di Egitto, il sabato è divenuto ancora più significativo. È divenuto un segno di memoria tra Dio e l’uomo. In questo giorno della settimana il popolo deve ricordare la liberazione dall’Egitto e far memoria dell’Alleanza conclusa da Dio con il popolo. In sintesi: Il Sabato dell’Antico Testamento ha un senso ancora molto comprensibile per noi oggi: Era un giorno di riposo che ricordava l’ordine della creazione ed era il giorno in cui si rammentava al popolo di pensare a Dio, alla sua Alleanza e alla liberazione dall’Egitto.
2. Dal Sabato al Giorno del Signore
La morte e la risurrezione di Gesù non sono avvenuti in un momento qualsiasi, quasi come conseguenza di diversi malintesi. La glorificazione del Signore si svolge proprio nell’ora prevista dal Padre. L’evangelista Giovanni ci dice diverse volte che Gesù ancora non poteva essere arrestato perché la sua ora non era ancora venuta (cf. Gv 7,30; 8,20). L’ora della morte del Signore è collegata con la Pasqua, che ricorda la liberazione di Israele in Egitto. Secondo il vangelo di Giovanni è proprio il giorno e l’ora nella quale gli agnelli necessari per la Pasqua normalmente venivano macellati. Gesù muore come agnello di Pasqua. E poi Gesù è risorto dai morti “il primo giorno della settimana” come ci dicono i vangeli (Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; Gv 20,1 ). In quanto “primo giorno”, il giorno della Risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto “ottavo giorno”, che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la Risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore, la “domenica”. S. Giustino martire, che è morto nell’anno 165, scrive già: “Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, il nostro Salvatore, risuscitò dai morti” (San Giustino, Apologiae, 1, 67). Su questo fondamento già durante il tempo degli apostoli il “primo giorno dopo il Sabato”, il primo giorno della settimana, stabilisce il ritmo della vita dei discepoli di Cristo. La celebrazione della domenica attua la prescrizione morale naturalmente iscritta nel cuore dell’uomo “di rendere a Dio un culto esteriore, visibile, pubblico e regolare nel ricordo della sua benevolenza universale verso gli uomini” (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, 122, 4), come dice San Tommaso d’Aquino. È un precetto impresso dalla creazione nella natura dell’uomo. L’uomo vuole rendere venerazione a Dio. La celebrazione della domenica riprende così il contenuto del Sabato: cioè fare memoria del Creatore e del Redentore.
La Famiglia Spirituale "L'Opera"