Ho postato il topic in questa sezione e non in quella politica perché la questione non è solamente pratica ma anche dottrinale, oltre a necessitare di una certa analisi storica.
A non pochi sembra che la Chiesa abbia de facto abdicato alla propria funzione educativa, che invece era stata rivendicata con forza nell'Enciclica di Pio XI "Divini Illius Magistri" Pio XI, Divini Illius Magistri (31/12/1929) e in non pochi passaggi dell'Enciclica "Non abbiamo bisogno" sull'Azione Cattolica, facente parte sempre del Magistero di Pio XI: Lettera Enciclica di Sua Santità Pio XI "Non Abbiamo Bisogno"
All'epoca la Chiesa ribadì con forza i suoi diritti (nonché i suoi doveri) che le erano e le sono conferiti dalla sua missione, che è quella di condurre gli uomini alla beatitudine celeste e quindi alla salvezza della propria anima.
Di fronte, aveva la pretesa educatrice dello Stato, la quale la Chiesa voleva contenere dai suoi eccessi pratici e teorici.
Tuttavia, oggi anche lo Stato nel suo contributo alla missione educativa sembra assente, per non parlar poi dell'oggettiva crisi che sta subendo la famiglia naturale come cellula fondamentale della società.
Ebbene, ad oggi, quali sono secondo voi le alternative che la Chiesa si trova di fronte?
A vostro avviso, si dovrebbe ritornare alla vecchia tattica della collaborazione e della compenetrazione tra Stato e Chiesa, che ebbe dei grandi risultati ma anche qualche rilevante limite, di fatto proponendo un ritorno ad uno Stato confessionale o quanto meno che riconosca alla religione cattolica un primato su tutte le confessioni religiose oppure vanno vagliate altre opzioni, altre alternative, che magari risultino più compatibili con le esigenze della contemporaneità? Trovandoci noi di fronte ad uno Stato non più ufficialmente e nemmeno nominalmente cattolico ma "laico", nel senso di neutrale di fronte al fatto confessionale, la Chiesa e i cattolici dovrebbero vedere la propria missione educativa in concorrenza e in competizione con quella del sistema educativo nazionale?
Il vecchio Concordato lateranense del '29 e i relativi compromessi - altissimi, a dir il vero - ad esso collegati è ormai inficiato dalle contingenze attuali che spingerebbero la Chiesa a scendere in campo nella battaglia valoriale contro il nichilismo laicista postmoderno, il totalitarismo mondialista demo-universalista e il risorgere di un Islam eterogeneo ma dotato di molta più convinzione di quel che rimane dei cristiani? Ed in tal senso, bisognerebbe rifarsi alle linee tracciate nella "Quas Primas" Quas primas, Lettera Enciclica sulla regalità di Cristo, d. 11 m. dicembre a. 1925, Pio PP. XI o, piuttosto, nella "Gaudium et Spes" Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo - Gaudium et Spes e nella "Dignitatis Humanae" Dichiarazione sulla Libertà Religiosa - Dignitatis Humanae ?
Si deve ritornare all'Azione Cattolica di Gedda oppure vanno scelte altre vie? La Regalità Sociale di Cristo Re è veramente compatibile con il compromesso costante col mondo e con le sue bislacche idee di cui moltissimi alti e bassi prelati fanno una prassi quasi costante?
Necessitiamo di tornare a reclamare la libertà delle coscienze cattoliche e non già la libertà di coscienza come affermava Pio XI nel rivendicare i diritti dell'Azione Cattolica e della Chiesa nell'educazione e nell'istruzione religiosa, spirituale e morale dei giovani oppure oggi il cambiamento dei tempi e la modernità ci impongono una lotta per la libertà di coscienza, magari assieme alle altre religioni del mondo, contro il laicismo e il relativismo valoriale?
Ecco, vorrei cercare di sviluppare con altri cattolici qualche riflessione in merito. Anche perché mi sembra una questione importante.