SEGRETI VATICANI. IL GIORNALE DEI VESCOVI “AVVENIRE” RIVELA CHE E’ STATA UNA CONGIURA A SPINGERE RATZINGER ALLE DIMISSIONI. ORA CHIARISCANO (ANCHE PERCHE’, SE E’ COSI’ SONO INVALIDE)
Antonio Socci
Ieri abbiamo appreso – nientemeno dalle pagine di “Avvenire”, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana – una cosa che nemmeno io ero arrivato a scrivere, nel mio libro “Non è Francesco”, sulla (tuttora) misteriosa “rinuncia” di Benedetto XVI.
Infatti alla pagina 2 del giornale dei vescovi si poteva leggere, testualmente, che ci sono stati “ambienti che, per i soliti motivi di potere e sopraffazione, hanno tradito e congiurato per eliminare papa Ratzinger, pur riconosciuto ‘fine teologo’, e l’hanno spinto alla rinuncia”.
Avete letto bene. E’ una notizia dirompente. Si afferma – senza nemmeno il condizionale – che ci sono “ambienti” che “hanno tradito e congiurato per eliminare papa Ratzinger” e addirittura che “l’hanno spinto alla rinuncia”.
E’ assolutamente doveroso a questo punto fare i nomi e dire apertamente chi sono. Perché non si tratta di cosa di poco conto. Faccio presente che se è andata così, di fatto quella “rinuncia” è invalida perché – per essere valida, a norma del diritto canonico – essa deve essere totalmente libera da condizionamenti e costrizioni di sorta (ed è invalido il Conclave successivo).
L’aspetto stupefacente della vicenda è che queste righe sono contenute in una lettera che, insieme ad un’altra, viene esplicitamente accreditata dal direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, il quale, sotto le due missive, scrive che esse “offrono pensieri e pongono interrogativi seri”.
Nelle parole di Tarquinio non c’è la minima presa di distanza dalla notizia – data come cosa certa – della “congiura” che ha determinato la “rinuncia” di Ratzinger.
Evidentemente Tarquinio era troppo preso dalla smania di attaccare Vittorio Messori – contro cui si scagliano le due lettere – e così a pagina 2 ha pubblicato questa “bomba” la quale vorrebbe far credere – con grande sprezzo del ridicolo – che i “nemici” di Francesco siano gli stessi “nemici” di Benedetto. Questo infatti è il titolo che “Avvenire” ha dato alla lettera: “Messori: ‘Nemici’ di Francesco e di Benedetto”.
CASO MESSORI
Ora, l’eccesso di zelo fa brutti scherzi. Anche i bambini infatti sanno che coloro che avversarono duramente papa Ratzinger oggi sono tutti accesi sostenitori di Bergoglio. Perfino le cronache di questi giorni lo dimostrano, è di un’evidenza solare non solo nel mondo cattolico, ma pure in quello laico, dove, fra i sostenitori di papa Bergoglio, sono in prima fila Eugenio Scalfari e Marco Pannella.
Inoltre, se è ridicolo affermare che i “nemici” di Ratzinger sono gli stessi che avversano Bergoglio, del tutto inaccettabile è insinuare che Vittorio Messori possa essere annoverato fra i “nemici” di Benedetto XVI. Questa è veramente una barzelletta. Il sodalizio intellettuale che lo lega a Ratzinger, com’è noto, è di antichissima data e comincia con l’epocale volume “Rapporto sulla fede”, un libro intervista con l’allora cardinale bavarese che segnò una svolta nella Chiesa del post-concilio, perché mise fine all’ “autodemolizione” progressista e modernista degli anni Settanta e espose le basi della ricostruzione dell’epoca Wojtyla, cioè del ritrovamento della fede di sempre.
Quel libro, fra l’altro, costò ad entrambi, il cardinale e il giornalista, attacchi furibondi dei soliti ambienti progressisti. Ecco come lo ha ricordato Messori in un suo articolo: “Rapporto sulla fede uscì nel 1985. Mancavano soltanto quattro anni al crollo del Muro eppure nella Chiesa vasti settori erano ancora nella fase dell’innamoramento di un comunismo che avevano scoperto con passione pari al ritardo. Tutto, in quel libro, provocò l’indignazione di chi si diceva ‘progressista’ (e stava invece per finire fuori della storia), tutto ma innanzi ad ogni altra la definizione che Ratzinger vi dava del marxismo: ‘Non speranza, ma vergogna del nostro tempo’ ”.
Il sodalizio intellettuale fra Ratzinger e Messori è anche sincera stima reciproca e, col tempo, credo sia diventato profonda amicizia. Se c’è un intellettuale che potremmo indicare come simbolo della stagione ratzingeriana (ovvero della rinascita e della ricostruzione nell’ortodossia) è proprio Messori. Dunque il fatto che oggi, sul giornale della Cei, si bersagli Messori (per l’ennesima volta), oltretutto via lettera (come tirare il sasso e nascondere la mano), con un titolo siffatto, “Messori: ‘Nemici’ di Francesco e di Benedetto”, fa letteralmente indignare.
Nei decenni scorsi i papi (da Paolo VI a Giovanni Paolo II a Benedetto XVI) sono stati “bombardati”, senza che nessuno avesse da ridire. Oggi invece siamo arrivati a un punto di così plumbea intolleranza che un grande intellettuale cattolico come Messori viene messo al rogo, da una nuova Inquisizione ideologica, solo per aver espresso le sue pacate e rispettose “perplessità” ?
ALTRE RIVELAZIONI
Oltretutto quella lettera – accreditata dal direttore di “Avvenire” – prima delle righe esplosive sulla “congiura”, dice un’altra cosa che sorprende leggere sul giornale della Cei: “una persona semplice come me ha la netta sensazione che ci sia uno scontro di potere nella Chiesa e attorno a essa e che l’attacco al Papa sia capeggiato da frequentatori dei ‘salotti buoni’ (…). Io temo che si tratti degli stessi ambienti che, per i soliti motivi di potere e sopraffazione, hanno tradito e congiurato per eliminare papa Ratzinger (…) e l’hanno spinto alla rinuncia”.
A questo punto è il caso di esigere da Tarquinio, che ha pubblicato e avallato questa lettera, che ci spieghi finalmente la “congiura” di cui è stato vittima papa Benedetto, che illustri l’attuale “scontro di potere nella Chiesa” e che infine sveli chiaramente chi sono questi “salotti buoni” e i loro “frequentatori”. Quest’ultimo riferimento infatti, oltreché vago è assurdo. Perché i “salotti buoni” dei poteri mondani – come mostrano ogni giorno i loro quotidiani – sono tutti sfegatati fans di papa Bergoglio. Probabilmente l’eccesso di zelo di Tarquinio, nel voler mostrare a qualche potente salotto curiale la sua avversità a Messori, lo ha fatto scivolare su una buccia di banana.
Il diavolo, si sa, fa le pentole, ma non i coperchi. E ora ci troviamo con un giornale della Cei che afferma a chiare lettere che Benedetto XVI si è dimesso a seguito di un “tradimento” e di una “congiura” e che oggi nella Chiesa è in atto uno “scontro di potere”. Provi Tarquinio a metterci un coperchio. Magari può farlo rilasciando un’altra intervista, come quella dei giorni scorsi, a “Radio radicale” dove ha intessuto un cordiale e promettente dialogo con i radicali (auguri!) ed è tornato a difendere Pannella e a ripetere le sue ingiuste e inconsistenti critiche allo stesso Messori.
Anche i vertici della Cei dovranno occuparsene e dare spiegazioni sulla “congiura” contro Benedetto che lo ha “spinto alla rinuncia”, secondo quanto si è letto su “Avvenire”.
E in Vaticano padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa, cos’ha da dire in merito alle esplosive notizie di “Avvenire” circa la “congiura” che ha portato alla “rinuncia” di papa Benedetto?
SEGRETI VATICANI. IL GIORNALE DEI VESCOVI ?AVVENIRE? RIVELA CHE E? STATA UNA CONGIURA A SPINGERE RATZINGER ALLE DIMISSIONI. ORA CHIARISCANO (ANCHE PERCHE?, SE E? COSI? SONO INVALIDE) ? lo Straniero
TRANSAVANGUARDIA VATICANA: INDIFFERENZA PER ASIA BIBI, MA UDIENZA PER IL TRANSESSUALE CHE PROTESTA. RIMPROVERO PER LA MADRE DI OTTO FIGLI, MA IN QUESTO CASO INVECE “CHI SONO IO PER GIUDICARE?”… PAPA BERGOGLIO VUOL CONVERTIRE LA CHIESA ALLA “RELIGIONE” DEL POLITICALLY CORRECT? NON E’ MONDANITA’ SPIRITUALE ?
Antonio Socci
Questi erano i titoli dei giornali di oggi:
Corriere della sera: “Un trans con la fidanzata in udienza dal papa”.
Avvenire: “Transessuale spagnolo in udienza dal Papa”.
La Repubblica: “Un transessuale in Vaticano, l’ultimo strappo di Francesco”.
La Stampa: “Francesco abbatte un altro tabù. Incontro con un trans”.
Libero: “L’ennesima svolta di Bergoglio. Un trans ricevuto in Vaticano”.
Diego, 48 anni, transessuale spagnolo, aveva scritto a Bergoglio che si sentiva emarginato dalla Chiesa locale. Il Papa allora non è intervenuto sul clero di quel paese, ma ha telefonato di persona due volte a Diego e infine lo ha addirittura ricevuto in udienza a Santa Marta. E lo ha fatto sapere. Quindi i giornali e i commentatori hanno colto il significato dell’evento che, a questo punto, non è più privato, ma è generale, simbolico e ideologico. Segno di una “nuova era”. Di questa dunque parliamo.
Sottolineo alcune cose:
1) Il gesto di Bergoglio va inquadrato in una ideologia bergogliana che è stata espressa venerdì da questa sua frase: “La famiglia non è un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche”.
Così ha squalificato e rinnegato tutto il magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sulla “emergenza antropologica”. La Chiesa da anni denuncia l’aggressione ideologica e politica (di stati, governi, media, organizzazioni internazionali) alla famiglia, alla vita, alla legge naturale e quindi alle fondamenta dell’umano. Invece Bergoglio ora intende chiaramente dare un segnale ideologico al mondo che la “sua” Chiesa è diversa dalla Chiesa di sempre. E vuole andare a braccetto col mondo.
2) Ha ricevuto questa persona non da sola, ma con la fidanzata che, nel protocollo vaticano, significa un’approvazione di fatto. Mi sembra una novità enorme.
3) Bergoglio si è rifiutato e si rifiuta di ricevere vescovi (anche vescovi che ha destituito), quindi fare queste udienze è una precisa scelta che lancia un preciso messaggio di rottura con la Chiesa.
4) Per Asia Bibi neanche una telefonata né alcuna udienza ai suoi. Come del resto Bergoglio tratta con fastidio gli altri cristiani perseguitati (vedi la porpora negata al loro vescovo). Qui dunque c’è una precisa scelta: tu sì e tu no.
5) Alla madre cattolica con otto figli Bergoglio ha riservato un severo rimprovero. Al trans spagnolo con la fidanzata avrà detto… “chi sono io per giudicare?”.
6) Il tutto è stato reso noto in concomitanza con la prolusione del card. Bagnasco che ha riservato nette critiche all’ideologia gender.
COME SI SENTIRANNO QUEI GIOVANI CORAGGIOSI CHE FANNO LE “SENTINELLE IN PIEDI” E CHE VANNO NELLE PIAZZE A PRENDERSI SPESSO GLI INSULTI PER DIFENDERE LA LIBERTA’ DI PAROLA DI TUTTI?
OVVIAMENTE OGNI ESSERE UMANO DEVE SENTIRSI RISPETTATO, AMATO E ACCOLTO NELLA CHIESA. MA QUA NON E’ IN DISCUSSIONE L’ACCOGLIENZA VERSO LE PERSONE (CHE DEVE SEMPRE ESSERCI): IL PROBLEMA E’ LA SENSAZIONE CHE PAPA BERGOGLIO ABBIA CERCATO IL MESSAGGIO IDEOLOGICO DI ROTTURA RISPETTO AL MAGISTERO DI SEMPRE, CHE PERALTRO I GIORNALI HANNO BEN INTERPRETATO.
Cos’altro serve ai cattolici coi paraocchi per rendersi conto dell’autodemolizione in corso? E i pastori della Chiesa che hanno le mani dei capelli (sempre più numerosi) perché non trovano il coraggio e la dignità di alzare una voce e dire: Basta ?
E POSSIAMO CHIEDERE A PAPA BERGOGLIO DI ESSERCI PADRE E DI CUSTODIRE L’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA DI SEMPRE SENZA DISORIENTARE NOI PECORELLE DEL GREGGE DEL SIGNORE COME STA FACENDO DA MESI SU TUTTO?
PS Al mondo ci sono migliaia di parrocchie cattoliche e capita normalmente che ci sia qualcuno che ha problemi con il parroco o che qualche parroco sbotti con una parola di troppo. Perché papa Bergoglio, fra i tanti, sceglie proprio questo caso? In un’epoca di sanguinosa persecuzione dei cristiani in mezzo mondo non sarebbe più urgente e giusto accendere i riflettori dei media sui cristiani massacrati?
TRANSAVANGUARDIA VATICANA: INDIFFERENZA PER ASIA BIBI, MA UDIENZA PER IL TRANSESSUALE CHE PROTESTA. RIMPROVERO PER LA MADRE DI OTTO FIGLI, MA IN QUESTO CASO INVECE ?CHI SONO IO PER GIUDICARE??? PAPA BERGOGLIO VUOL CONVERTIRE LA CHIESA ALLA ?RELIGIONE
La fine dell'apologetica? E in S.Paolo fuori le mura il papa perde il piviale...
Come ogni anno, il 25 gennaio, si è svolta la celebrazione dei Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, guidata dal Papa, per celebrare la fine della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani (18-25 gennaio).
Non possiamo non soffermarci su alcuni brani dell'omelia che trascrivo di seguito limitandomi a due chiose essenziali, dopo la curiosa nota di cronaca, che inserisco qui.
Dal breve filmato, che mostra come il piviale cade dalle spalle del papa, noto un atteggiamento e un incedere più che sciatto, deconcentrato, sbrigativo, lontano da ogni solennità per non parlare di sacralità... Solo una mia impressione soggettiva?
[...] La donna di Sicar interroga Gesù sul vero luogo dell’adorazione di Dio. Gesù non si schiera a favore del monte o del tempio, ma va oltre, va all’essenziale abbattendo ogni muro di separazione. Egli rimanda alla verità dell’adorazione: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24). Tante controversie tra cristiani, ereditate dal passato, si possono superare mettendo da parte ogni atteggiamento polemico o apologetico e cercando insieme di cogliere in profondità ciò che ci unisce, e cioè la chiamata a partecipare al mistero di amore del Padre rivelato a noi dal Figlio per mezzo dello Spirito Santo. L’unità dei cristiani – ne siamo convinti - non sarà il frutto di raffinate discussioni teoriche nelle quali ciascuno tenterà di convincere l’altro della fondatezza delle proprie opinioni [La Chiesa docens non mai espresso opinioni. La 'dottrina', che nasce dalla rivelazione, è forse un'opinione?]. Verrà il Figlio dell’uomo e ci troverà ancora nelle discussioni. Dobbiamo riconoscere che per giungere alla profondità del mistero di Dio abbiamo bisogno gli uni degli altri, di incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo, che armonizza le diversità e supera i conflitti, riconcilia le diversità.
[...] Nella chiamata ad essere evangelizzatori, tutte le Chiese e Comunità ecclesiali trovano un ambito essenziale per una più stretta collaborazione. Per poter svolgere efficacemente tale compito, occorre evitare di chiudersi nei propri particolarismi ed esclusivismi, come pure di imporre uniformità secondo piani meramente umani (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 131). Il comune impegno ad annunciare il Vangelo permette di superare ogni forma di proselitismo e la tentazione di competizione. Siamo tutti al servizio dell’unico e medesimo Vangelo! [Il già pur forse riduttivo "subsistit in" de la Catholica è un particolarismo o un esclusivismo?]
Chiesa e post concilio: La fine dell'apologetica? E in S.Paolo fuori le mura il papa perde il piviale...
ANCHE I BERGOGLIANI SONO ORMAI SCONCERTATI DA BERGOGLIO (LA MIA RISPOSTA ALLA CANONISTA SULL’INVALIDITA’ DEL CONCLAVE 2013)
Antonio Socci
Ci sono due insistenti messaggi che mi arrivano da Oltretevere. Il primo è questo: “Al Conclave è successo di tutto”. Questa voce c’entra – lo vedremo dopo – col secondo messaggio che filtra: “Ormai abbiamo le mani nei capelli”. Una battuta pronunciata da chi era, all’inizio, “bergogliano” e che riguarda il recente viaggio in Asia, ma non solo.
VIAGGIO RIVELATORE
In questi giorni ci sono stati scivoloni papali che hanno fatto clamore e scandalo: quello sul “pugno” a chi dice una brutta parola “alla mia mamma” (incredibile commento alla strage di Parigi per le vignette).
E quello sui cattolici che fanno figli “come conigli” (che non è solo una battuta infelice perché tutto il contesto era discutibile).
Ha suscitato smarrimento fra i cattolici anche il rimprovero alla donna con otto figli e i parti cesarei: se avesse detto che usava la pillola o aveva divorziato, Bergoglio le avrebbe detto “chi sono io per giudicare?”.
E ogni volta le toppe sono state peggiori del buco: il papa è arrivato a definire il Vangelo “una teoria”, che è altra cosa dalla vita umana.
Ma è accaduto pure di peggio. Anche sul piano dottrinale. A Manila, per esempio, accantonando il discorso scritto, a un certo punto Francesco ha detto che la sofferenza innocente è “l’unica domanda che non ha risposta”. La Chiesa ha sempre insegnato che la risposta concretissima, è il Crocifisso che si carica di tutto il dolore umano e lo redime, vincendo il male e la morte, spalancando la felicità eterna agli uomini. Ma Bergoglio dice che non c’è risposta e – anzi – sembra pensare che il Verbo di Dio ne sappia meno di noi: “Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma” (tesi cristologica molto spericolata).
Poche ore prima, parlando della sua visita al tempio buddista, papa Bergoglio ha fatto l’elogio della “interreligiosità”, ovvero della commistione fra religioni diverse che ha definito “una grazia”. Non era mai accaduto, ma anche la preghiera e l’adorazione in moschea, rivolto alla Mecca e l’atteggiamento reticente verso l’Islam e verso il terrorismo musulmano sono inediti.
L’inadeguatezza dell’uomo Bergoglio all’alto ministero suscita in tanti di noi comprensione, l’impreparazione provoca pure tenerezza, ma la sua convinzione che essere papa significhi affermare le proprie personali idee provoca dolore e spaccature. Perché la Chiesa è di Cristo. E poi Simone non deve mai prevalere su Pietro.
I media hanno enfatizzato la folla delle Filippine come il trionfo di papa Bergoglio. Ma quella gente non era lì per Cristo?
E’ la stessa folla venuta per ogni altro papa. Inoltre alla messa di domenica scorsa a Manila si è verificato – immortalato dalle telecamere –quel passamano eucaristico per il quale, secondo diverse testimonianze, sono state ritrovate delle ostie anche nel fango. Così mentre si celebrava l’apoteosi dell’uomo Bergoglio, finiva nel fango Cristo eucaristico. Una profanazione drammatica. I media non considerano queste cose, ma per la Chiesa sono quelle più importanti perché Cristo è il suo unico tesoro.
I media hanno perfino acclamato come esemplare l’episodio del tentativo di corruzione raccontato da Bergoglio ai giornalisti. Ma, a ben vedere, l’allora vescovo di Buenos Aires si comportò in modo alquanto strano, perché non rimproverò i disonesti (come era dovere di un vescovo), né li diffidò, né li minacciò di denuncia. Imbarazzante.
IDOLO DEI MEDIA
Papa Bergoglio sembra l’idolo dei media, ma è ormai alle rotte con la Chiesa tradizionale. Ama comandare da solo.
Poco prima del viaggio c’era stata l’infornata di nuovi cardinali fatta più a proprio capriccio che seguendo necessità ecclesiali. Sono rimasti fuori diocesi importanti e, per esempio, i vescovi dei cristiani perseguitati.
Si parla infine dell’esito che egli intende dare al prossimo Sinodo sulla famiglia che scontenterà sia i fedeli al magistero di Ratzinger e Wojtyla, sia i progressisti di Kasper. Tanto che i vescovi tedeschi hanno già fatto sapere che loro intendono andare avanti sulla linea di Kasper.
La Chiesa fedele al magistero guarda con forte apprensione alla “soluzione Bergoglio” perché somiglierà alla famosa battuta del cardinale De Lubac: gli ortodossi dicono che due più due fa quattro, i modernisti dicono che fa sei, papa Bergoglio – dicendo che ha trovato la mediazione – dirà che fa cinque.
La smania di novità è tale che un sito americano ha perfino riportato la voce della possibile convocazione da parte di Bergoglio di un Concilio Vaticano III. Nella Chiesa la preoccupazione per questo pontificato dilaga anche fra i cardinali che lo hanno votato in Conclave. E proprio sul Conclave del 2013 tornano a riproporsi i dubbi. A volte in “curialese”, cioè mentre sembra che si dica l’opposto.
CONCLAVE INVALIDO
Significativo per esempio ciò che Sandro Magister ha pubblicato sul suo sito il 5 gennaio scorso. Il titolo “E’ lui il papa. Eletto in piena regola” annunciava un articolo della canonista Geraldina Boni che prometteva di confutare quanto io ho scritto nel mio libro “Non è Francesco”.
Ho letto con interesse sperando di trovare così la risposta ai miei dubbi. Ma nel testo della Boni non c’è ombra di risposta. Ripropone infatti la vecchia interpretazione che è stata data in Conclave all’incidente delle due schede (si è applicato l’articolo 68), interpretazione che ho confutato nel mio libro perché così quell’articolo sarebbe contraddetto dal successivo e perché conferirebbe un oggettivo potere di veto a qualsiasi cardinale volesse far saltare una candidatura.
Inoltre la Boni ritiene che la quinta votazione (quella decisiva) sia stata legittima, nonostante l’obbligo di farne solo quattro ogni giorno, perché la quarta era stata annullata e quindi – a suo avviso – non andava conteggiata, “tamquam non esset”. Solo che nella Costituzione apostolica che regola il Conclave non sta scritto “tanquam non esset”, cioè non si prescrivono “quattro votazioni valide”, ma “quattro votazioni” tout court, si calcolano dunque tutte, valide e invalide. E non è ammessa la quinta.
La Boni inoltre parla di votazioni “pervenute fino allo spoglio”, ma la Costituzione apostolica non dice questo, infatti definisce “suffragia” le quattro votazioni, mentre, quando parla delle votazioni che arrivano fino allo spoglio, usa il termine “scrutinia”.
Infine la Boni – per contestare l’invalidità – cita la simonia, ma fa autogol: proprio il fatto che venga esplicitamente menzionato questo caso, come esentato dall’invalidità, significa che invece rientrano in tale invalidità tutti gli altri casi non menzionati relativi alle procedure di elezione.
Insomma il giallo del Conclave continua. D’altronde lo stesso Magister, mentre lancia l’articolo della Boni come fosse davvero una confutazione, lo incornicia con questi titoli e commenti: “Restano le incognite sulle manovre che hanno preceduto la fumata bianca”, “Il conclave che lo ha eletto papa continua ad essere sfiorato da ombre”. In effetti dopo l’uscita del mio libro altre ombre si sono aggiunte con il libro di Austen Ivereigh, “The Great Reformer”. E c’è ancora la domanda irrisolta sull’abnorme attesa fra la fumata bianca e l’apparizione sulla loggia di San Pietro (con il misterioso aneddoto riferito da Bergoglio a Scalfari).
IL MISTERO DI BENEDETTO
Infine si sono riaffacciati pure i dubbi sulla “rinuncia” di Benedetto XVI, visto che addirittura sul giornale dei vescovi italiani, “Avvenire”, il 7 gennaio scorso, si è letto che ci sono state forze oscure che “hanno tradito e congiurato per eliminare papa Ratzinger e l’hanno spinto alla rinuncia”. Quando io ho segnalato su queste colonne l’enormità di queste parole (che comporterebbero l’invalidità della rinuncia) il direttore di “Avvenire” ha risposto, curiosamente, senza smentire, anzi facendo capire che in sostanza lo sanno tutti…
Ma allora perché non parlare chiaro? Lo stesso Bergoglio chiede “parresia”. Quando emergerà ciò che cova sotto la cenere?
ANCHE I BERGOGLIANI SONO ORMAI SCONCERTATI DA BERGOGLIO (LA MIA RISPOSTA ALLA CANONISTA SULL?INVALIDITA? DEL CONCLAVE 2013) ? lo Straniero
Sono pervenute in Redazione:
Gentilissimo dottor Gnocchi,
magari esagero, ma vorrei parlare ancora dell’ultimo viaggio del Papa per chiederle un chiarimento. Nelle immagini che abbiamo visto tutti, specialmente in quelle che mostrano il Vicario di Cristo con rappresentanti di altre religioni, c’è qualcosa che istintivamente mi turba, ma non riesco a mettere a fuoco di che cosa si tratta. Sarei persino tentato di pensare che sono io a vedere il male dove non c’è, ma poi mi dico che tutto quanto vedo ha poco a che fare con il cattolicesimo. Mi può aiutare a capire se c’è qualcosa che non va in queste manifestazioni e, tal caso, di che cosa di tratta?
Grazie per l’attenzione
Piergiorgio Tomassoni
Caro Alessandro Gnocchi,
a Manila, durante la Messa celebrata dal Papa, abbiamo visto cos’è successo al momento della Comunione: le ostie passate di mano in mano tra i fedeli (alcune pare siano anche finite in terra), senza il minimo rispetto per il Corpo di Cristo. E tutto questo è accaduto in mezzo a una gran gazzarra. Uno spettacolo che mi ha fatto venir da piangere. Ricordo la domenica 3 giugno del 2012, quando Benedetto XVI celebrò la Messa all’aeroporto di Bresso, vicino a Milano. Era la giornata mondiale della famiglia, c’ero anch’io. Eravamo circa un milione, eppure al momento della Comunione tutto si era svolto in ordine, con tantissimi sacerdoti che si erano portati verso i settori in cui erano stati suddivisi i fedeli. Ogni sacerdote era assistito da un chierichetto col piattino e la Comunione veniva data in bocca. Mi viene da chiedermi: dei preti, e tra questi addirittura il Papa, che lasciano succedere quel che è successo a Manila, credono ancora che l’ostia consacrata è corpo di Cristo, o sono lì a sbrigare una faccenda che non li interessa più di tanto? E qui vorrei anche parlare della Comunione data in mano, di tanti ministri “straordinari” che non si capisce a cosa servano, ma non vorrei dilungarmi. Le sarò davvero grato se mi dirà il suo parere. Grazie
Costanzo Scalvi
Caro Tomassoni, caro Scalvi,
il viaggio di Francesco in Sri Lanka e nelle Filippine ha lasciato segni profondi nelle coscienze di molti cattolici. Ne sono prova le tante lettere che ancora arrivano in redazione e a questa rubrica. Ho scelto le vostre due tra le molte che acutamente puntano l’indice su temi passati in secondo in piano rispetto a quelli rilanciati con clamore dai media.
Non che i giornali e televisioni abbiano fatto male il loro mestiere o abbiano strumentalizzato dichiarazioni innocue del povero Santo Padre che cade per troppa ingenuità nella trappola di giornalisti brutti, sporchi e cattivi. Un Papa che esibisce pugni a chi offende la mamma e che invita i cattolici a non figliare come conigli è una notizia: e che notizia.
Ma c’è anche altro: e che altro. Giornali e televisioni, per loro natura, non lo colgono perché, se anche lo cogliessero, non sarebbe di rilevanza mediatica. Ma è tutt’altro che secondario, anzi è ciò che spiega le terribili uscite che poi fanno il giro del mondo provocando in pochi nanosecondi i danni che le care vecchie eresie di una volta producevano in decenni o in secoli.
Caro Tomassoni, fa onore alla sua intelligenza e alla sua onestà cattolica il dubbio di pensare a essere lei nell’errore quando si sente turbato da certe immagini. Ma fa ancora più onore alla sua intelligenza e alla sua onestà cattolica concludere che quanto devia dalla retta fede non è giustificato o giustificabile solo perché “lo fa” o “lo dice” il Papa. In una Chiesa dove la quasi totalità dei cattolici ha buttato il cervello all’ammasso, ed è passato dalla razionalità bavarese all’irrazionalità della Pampa nello spazio di un “Buonasera”, mantenere un corretto uso dell’intelligenza è un atto quasi eroico.
Arrivando al dunque, caro Tomassoni, il suo istinto, che chiamerei “sensus fidei”, le dice il vero e non è strano che la metta in guardia dalle immagini che la turbano. Se guarda con un po’ di attenzione foto e video che mostrano Francesco assieme ai rappresentanti di altre religioni, noterà che spesso il Papa è rivestito con abiti o simboli altrui, ma non vedrà mai il rappresentante di un’altra religione portare anche il più piccolo simbolo cristiano. Lo stesso schema vale quando Bergoglio, da “vescovo di Roma”, incontra ortodossi e protestanti. In questo caso, avendo in comune la croce, il “vescovo di Roma” si spoglia del primato di Pietro e indossa simbolicamente i paramenti altrui attraverso gesti di umiliazione che ledono la dignità della Chiesa cattolica, Corpo Mistico di Nostro Signore.
È questo che la disturba, caro Tomassoni, così come disturba qualsiasi cattolico che vede la Chiesa fondata da Cristo ridotta all’irrilevanza nei confronti di coloro che dovrebbe conquistare all’unico vero Dio. Con simili gesti viene detto che Cristo non è più Via, Verità e Vita, ma solo un’opzione tra tante: evidentemente la più fastidiosa sulla strada che porterà all’Onu delle religioni, visto che deve essere tolta di mezzo in presenza delle altre.
Lo slogan, che è un simbolo capace di usare la forma razionale della parola, per avere presa sociale ha sempre bisogno di un testimonial. Se è il capo visibile della Chiesa cattolica a dire che “L’interreligiosità è una grazia”, tutto è compiuto. Quando lo slogan incontra una faccia, è nato qualcosa di nuovo: in questo caso la “religione dell’interreligiosità”.
Non è un caso, quindi se ciò che scandalizza il signor Scalvi, tocca così poche coscienze. Le profanazioni dell’Eucaristia, cioè le violenze sul corpo reale di Nostro Signore avvenute durante la Messa record di Manila, pare non abbiano turbato più di tanto il corpaccione della Chiesa cattolica tirato su con le vitamine dell’interreligiosità e dell’apertura al mondo. Neanche i vescovi filippini si sono dati tanta pena. Forse erano impegnati a farsi qualche selfie mentre salutavano con le corna.
Eppure, caro Scalvi, lei dice che ci sono stati eventi di simili proporzioni in cui tali profanazioni sono state evitate. E si chiede se questa deriva dimostri che molti cattolici non credono più nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia.
Questo mi pare evidente. Se lei si mettesse in fila per la Comunione in una qualsiasi chiesa dell’orbe cattolico e ponesse la precisa domanda sulla Presenza Reale rischierebbe di contare sulle dita di una mano, forse due, coloro che le diranno convintamene di sì. Recentemente, un amico sacerdote che ha trascorso un anno in un celebre monastero del centro Italia, mi ha detto che la sua attenzione per l’Eucaristia è subito saltata agli occhi. Allora, i maggiorenti del luogo, monaci e sacerdoti, lo hanno preso da parte e gli hanno chiesto, sorridendo con compassione, se per caso non credesse ancora nella storiella della presenza di Gesù nell’ostia consacrata. Pensi a ciò che avviene quasi ovunque appena termina la Messa: una fuga generale da parte di una mandria che volta senza ritegno le spalle a Gesù nel tabernacolo. Non le dà l’idea di qualcosa che ha a che fare con i disegni del Demonio?
Caro Scalvi, in proposito mi sto facendo un’idea inquietante che penso di poter abbozzare. Fino a un po’ di tempo fa, immaginavo che lo scopo finale del deragliamento dottrinale fosse quello di produrre la caduta della fede nella presenza reale nell’Ostia consacrata. Ora mi vado convincendo che questo, pur essendo un risultato già grande per il Demonio, sia solo un mezzo. Lo scopo del Nemico non è quello di oscurare una verità della quale lui non dubita, ma quello di accanirsi sul Corpo di Cristo e farne strazio. Siccome, per farlo, ha bisogno di agire senza ostacoli, la condizione migliore è quella di attaccare la cittadella di Cristo senza che vi siano sentinelle poiché nessuno pensa che vi sia Qualcuno da difendere.
In proposito, caro Scalvi, ho anche qualche altra idea, ma, per ora, penso che basti questo.
?FUORI MODA?. La posta di Alessandro Gnocchi ? rubrica del martedì | Riscossa Cristiana
LA PROFEZIA DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH SUL TEMPO DEI DUE PAPI E DELLE DUE CHIESE. PARLA DI OGGI?
Antonio Socci
“Vidi anche il rapporto tra i due Papi … Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità”. (13 maggio 1820).
“Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente”. (10 agosto 1820)
“Poi vidi che tutto ciò che riguardava il protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre”. (1820)
“Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana, e stravagante … Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione, una vera comunione di profani, vi sarebbe stato un solo pastore e un solo gregge. Doveva anche esserci un Papa, ma che non possedesse nulla… Così doveva essere la nuova chiesa … Ma Dio aveva altri progetti”. (22 aprile 1823)
“Ebbi di nuovo una visione in cui la chiesa di San Pietro era scalzata dalle sue fondamenta, seguendo un piano messo a punto dalla setta segreta, proprio mentre essa era danneggiata dalle tempeste. Ma io vidi anche il soccorso che arrivava nel momento della più grande afflizione. Vidi di nuovo la Santa Vergine porsi sopra la chiesa e stendere su di essa il suo mantello”.
(per i testi delle visioni della beata Emmerich, qui riportate, vedi “Non è Francesco”, p. 214 e ssgg)
MIO COMMENTO:
Penso – e l’ho anche scritto nel mio libro – che le profezie vadano maneggiate con molta cura e prudenza. E che, per la loro natura simbolica e ammonitrice, non si possano meccanicamente sovrapporre agli eventi storici.
Tuttavia, rispetto all’estate scorsa (quando ho scritto “Non è Francesco”), devo ammettere che gli eventi che si sono susseguiti tendono purtroppo ad assomigliare sempre più alle visioni profetiche della Beata Emmerich.
Anni fa padre Livio Fanzaga osservò che la beatificazione della Emmerich nel 2004 «ha il sapore di un intervento provvidenziale, come se il cielo volesse richiamare l’attenzione sulle sue visioni profetiche durante questa fase della storia della salvezza in cui esse si realizzano».
Io osservo, rifletto e medito…. (pregando !!!)
P.S. A proposito della nullità e invalidità del Conclave del marzo 2013, ancora nessuna risposta, né viene tolto il segreto per poter appurare come stanno le cose. Io continuo a ricordare i fatti riferiti da Elisabetta Piqué e confermati oltretevere e continuo a sottolineare che si possono ravvisare in essi, cioè nelle procedure seguite in Conclave il 13 marzo 2013, tre violazioni delle norme stabilite da Giovanni Paolo II. Violazioni che comportano la nullità dell’elezione.
E’ dunque necessaria la trasparenza ed è urgente fare chiarezza. Come ci insegna san Tommaso d’Aquino: “La verità, quando incombe il pericolo, deve essere predicata pubblicamente, né deve farsi il contrario per il fatto che alcuni se ne scandalizzano”.
LA PROFEZIA DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH SUL TEMPO DEI DUE PAPI E DELLE DUE CHIESE. PARLA DI OGGI? ? lo Straniero