DI GIAN PIERO DE BELLIS

Il sito del Movimento Libertario è stato nuovamente bloccato su Facebook.

Non si può accedere direttamente da Facebook agli articoli del Movimento senza leggere prima un messaggio, molto dissuadente per parecchie persone, in cui si dice che il link che porta alle pagine del Movimento potrebbe non essere sicuro (Security Alert: This Link May Not Be Safe) e che il sito è stato classificato come contenente materiali ingiuriosi e offensivi [abusive] (This website was classified as abusive).

Coloro che non si fanno spaventare da ciò cliccano su Ignore this warning (ignora questo avviso) ed entrano nella pagina voluta. Per cui il danno per coloro che sanno è limitato.

Oltre alla logica domanda: “A chi diamo fastidio”?, rimane il fatto che si tratta di un fenomeno evidente e scandaloso di censura che, come tutti gli episodi simili, è inaccettabile e va denunciato nella maniera più chiara e diffusa possibile.

Censure nei confronti di idee scomode per il potere saranno sempre più ricorrenti nei mesi a venire perché lo stato sta morendo e i ceti parassitari di cui esso e composto non hanno alcuna intenzione di scomparire in maniera indolore. Dobbiamo allora passare, quanto prima, a livelli ancora più elevati di organizzazione e di controinformazione.

La censura al Movimento Libertario mi ha riportato con la mente a qualcosa che ho scritto dieci anni fa e che sta avverandosi. Sono andato a ripescare quei passaggi. Eccoli:

“Lo spirito dominante del XX secolo è stato il mito dello stato, il protettore, il dispensatore, l’alma mater di masse divorate dall’ansia. L’ansia è scomparsa e il mito si sta sgretolando. Solo lo stato sopravvive, ma per forza d’inerzia.

Nonostante ciò, una intensa lotta va ancora combattuta tra lo stato da una parte e gli esseri umani e le comunità dall’altra. La burocrazia statale cercherà, sino alla fine, di colpire e bloccare l’autonomia con ogni sorta di armi ideologiche, vociando le sue litanie d’altri tempi contro l’individualismo, l’interesse ‘privato’, l’anarchia. Si tratta dello stesso vecchio gioco : diffondere odio e paura; promuovere e alimentare irresponsabilità e incoscienza.

Troverà la solita vecchia cricca : il comunista autoritario, il liberale pentito, il falso anarchico, il sindacalista arrabbiato, il nazionalista devoto, tutti sotto bandiere rispettabili (l’anarchia, l’ecologia, l’internazionalismo, l’anti-autoritarismo). Sotto queste maschere essi cercheranno di far passare ed imporre il solito puzzolente fardello fatto di monopolismo, protezionismo, paternalismo, in una parola, l’oppressione statale. E, come al solito, tutto ciò nel nome di coloro che essi pretendono di difendere (la classe operaia, i popoli dei paesi in via di sviluppo, ecc.) ma che ogni giorno corrompono moralmente ed opprimono materialmente.

Gli esseri umani e le comunità devono essere e diventare estremamente consapevoli di questa spazzatura ideologica, in modo da smascherare ciò che essa nasconde : l’arroganza, l’avidità e il bieco parassitismo dello stato.

Dobbiamo costruire un cammino che ci porti fuori da questo triangolo senza uscita eretto da burocrati e politicanti, intellettuali servili e degeneri, falsi assistiti e corrotte clientele. Dobbiamo porre fine al parassitismo e allo sfruttamento e sostituirli con la produzione e la compartecipazione di ognuno a beni e servizi che portino ad un benessere sempre più diffuso.

La cooperazione e l’aiuto reciproco sono sopravvissuti nel retroscena della storia; è tempo che ora occupino il proscenio.

Lo stato nazionale si sta sfaldando rapidamente e possiamo percepire il puzzo intenso della sua decomposizione nei numerosi casi di imbrogli, corruzioni, appropriazioni indebite, ingiustizie e violenze che sono stati e tuttora sono, sempre più, pratica corrente di questa enorme parassitocrazia. Dobbiamo stare molto attenti a ciò che ne prenderà il posto perché i parassiti sono abbastanza astuti e sanno trovare molti modi per mantenere le persone in posizione subordinata, moralmente, mentalmente e materialmente.

L’impresa di emancipazione e liberazione è un compito senza fine.

A CHI DIAMO FASTIDIO? | Movimento Libertario