Il nuovo testamento non potrebbe essere più esplicito nell’indicare l’organizzazione economica che gli apostoli di Gesù, memori degli insegnamenti del proprio maestro, avevano scelto per le prime comunità cristiane: abolizione della proprietà privata e messa in comune dei beni, sia di produzione che di consumo.
La moltitudine di coloro che avevano abbracciato la fede aveva un cuore e un anima sola. Non v’era nessuno che ritenesse cosa propria alcunché di ciò che possedeva, ma tutto era fra loro comune. […] Non c’era infatti tra loro alcun bisognoso, poiché quanti possedevano campi o case, li vendevano, e portavano il ricavato delle vendite mettendolo ai piedi degli apostoli. Veniva poi distribuito a ciascuno secondo che ne aveva bisogno” (At 4,14);
L’adesione a questo sistema non era certo “facoltativa”, tant’è che coloro i quali provarono a ritenere “proprietà privata” alcuni dei loro beni, furono occasione per altre uccisioni da parte di Dio nel nuovo testamento.
Invece un uomo di nome Anania […] d’accordo con la moglie, trattenne per se una parte del prezzo e andò a deporre l’altra parte ai piedi degli apostoli […] “non hai mentito agli uomini, ma a Dio!” All’udire queste parole Anania cadde a terra morto. […] Or circa tre ore dopo si presentò anche sua moglie: “Ecco alla porta i passi di coloro che hanno sepolto tuo marito, porteranno via anche te”. Ella gli cadde improvvisamente ai piedi, morta (At 5,1-10)
Non si capisce quindi come sia nato il binomio cristianesimo/liberismo neoconservatore