DAMASCO - È di almeno 18 civili uccisi il bilancio della violenta repressione in Siria da parte dell'esercito del presidente Bashir al Assad a Homs, terza città siriana a Nord di Damasco, venti secondo l'Osservatorio siriano per i Diritti umani. I manifestanti sono stati uccisi da colpi di armi automatiche e di artiglieria.
Soltanto ieri il regime di Damasco aveva accettato, almeno formalmente, il piano della Lega Araba che prevedeva, tra l'altro, il ritiro di ogni "aspetto armato" dagli epicentri della rivolta anti-regime e la liberazione delle persone arrestate nel quadro della repressione. Al regime di Damasco veniva inoltre chiesto che l'esercito lasciasse le città e che gli osservatori e i giornalisti stranieri potessero circolare liberamente.
Intanto il segretario generale della lega Araba, Nabil al Arabi, ha ricevuto una delegazione del Consiglio nazionale siriano (Cns), che raggruppa la maggior parte degli oppositori del regime di Bashir al Assad. "Abbiamo informato al Arabi - ha riferito Samir al Nashar, membro del Cns - che la delegazione ministeriale araba dovrà seguire costantemente la realizzazione del piano di pace. Gli abbiamo anche riferito le nostre lamentele in merito alla mancanza di credibilità del regime per quanto riguarda le promesse non mantenute".
Sull'eventualità di un dialogo tra il Cns e Assad, Nashar ha dichiarato che gli oppositori invitano "a trattative per il trasferimento dei poteri dal regime tirannico verso un regime democratico" e chiedono a Bashir al Assad "di lasciare il potere".
Secondo le Nazioni Unite, dalla metà di marzo il numero di vittime nel Paese è salito a tremila.