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Era solo un mignottone come lo fu la suocera, sposata ad un gay represso e pavido, madre di un puttaniere e nonna di una ballerina.
Rivelazioni: Mussolini amò Maria José. E Vittorio Emanuele non lo esclude | Focus
Rivelazioni: Mussolini amò Maria José. E Vittorio Emanuele non lo esclude
L'ultima regina d'Italia aveva fama di antifascista. ma subì anche lei il fascino del Duce. Lo rivela una lettera di Romano Mussolini
Benito Mussolini e Maria José di Savoia
Maria José di Savoia e Benito Mussolini sono stati amanti. Finora se ne era solo sussurrato, ma oggi una lettera conferma quella relazione. Si scopre così un lato inedito della principessa, passata alla storia come antifascista, e che invece potrebbe essere diventata nemica del duce anche per il risentimento di una donna lasciata.
Quella lettera, che Oggi pubblica in esclusiva, porta una firma che lascia pochi dubbi: Romano Mussolini, il figlio del duce morto cinque anni fa, già marito di Maria Scicolone e padre di Alessandra Mussolini.
A sua volta Vittorio Emanuele di Savoia non lo esclude e ha così commentato: «Sono rimasto molto stupito da quello che ho letto su Oggi a proposito delle notizie che riguardano mia madre Maria José e dei suoi rapporti con Benito Mussolini» sulle rivelazioni su una liaison tra la «Regina di Maggio» e il Duce.
VITTORIO EMANUELE NON LO ESCLUDE - «Non ero mai stato al corrente e nessuno me ne aveva mai parlato. Io penso che Romano Mussolini sia stata una persona sensata e seria, ma quale sia la verità non lo sapremo mai, gli unici che potevano saperla non sono più vivi». E commentando la pagina dei diari di Claretta Petacci in cui l’amante del Duce svelava che la principessa corteggiava Mussolini aggiunge: « Da mia madre e da mio padre ho imparato a essere una persona sincera. Potrei negare, potrei parlare di un uomo e delle sue vanterie. La verità è che io non ne sono al corrente. Non ero, forse, nemmeno nato».
Poi l’erede Savoia svela cosa pensasse veramente la madre del Mussolini-uomo di Stato: «Mussolini per mia madre è stato una persona valida e giusta per l’Italia, Paese che lei amava tantissimo: ricordava le bonifiche nelle zone paludose, i piani agricoli eccezionali, la costruzione delle prime autostrade, le ferrovie, si era creato un minimo di benessere generale. In più Mussolini, che mia madre chiamava “il Presidente”, possedeva un’eccezionale onestà, non prendeva un soldo. Per lui la politica non era una carriera a differenza di quello che si vede oggi, non era sensibile al denaro».
«Mia madre e mio padre», dice a Oggi Vittorio Emanuele, «non sono mai stati fascisti, ma applaudivano a ciò che di buono aveva fatto il fascismo. Mio padre non ha mai indossato una camicia nera, ma sempre la divisa militare, non ha mai fatto il saluto fascista, ma solo quello militare». Poi, spiega, «nel momento in cui il Duce fece la catastrofica alleanza con la Germania, fu la fine di tutto il suo lavoro» e l’allora principessa cambiò opinione su di lui. E ricorda che la regina «tenne rapporti con i partigiani, con i grandi dissidenti come Benedetto Croce, rischiando molto anche di suo».
1° LUGLIO 1971 – La lettera di Romano è datata primo luglio 1971 ed è indirizzata ad Antonio Terzi, grande giornalista (direttore di Gente e Domenica del Corriere, vicedirettore del Corriere della sera) e scrittore (La fuga delle api), scomparso nel 2001: «Carissimo Terzi, (…) posso in perfetta buona fede confermare che (…) effettivamente spesso in casa nostra si è parlato dei rapporti sia politici e sia sentimentali tra Maria José e mio Padre, e ti posso dire con sincerità che mia madre a tale proposito è stata sempre (anche se coi logici riserbi) assai esplicita: tra mio Padre e l’allora Principessa di Piemonte v’è stato un breve periodo di relazione sentimentale intima, poi credo sicuramente interrotta per volontà di mio Padre».
«Non posso aggiungere altro», ci dice Giovanni Terzi, figlio di Antonio, già assessore della giunta Moratti a Milano e autore del libro Vorrei assomigliare a mio padre (ed. Ares). «Io allora ero piccolo: ho trovato quella lettera, che consegno a Oggi, nell’archivio di papà».
EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA – Abbiamo mostrato la lettera a Emanuele Filiberto di Savoia, che così commenta: «Ero molto legato a mia nonna, donna straordinaria, sensibile, colta e delicata. Sono sempre stato attento alla sua storia e, nonostante il mio amore di nipote per lei, anche alle voci, perfino quelle più stupide, false e crudeli sulla sua vita pubblica e privata. Su Maria José ne hanno dette e scritte tante, ma questa della liaison con Mussolini proprio non l’ho mai sentita».
Possibile che donna Rachele, vedova di Benito, persona dignitosa e onesta perfino secondo i comunisti, abbia detto il falso ai figli? O che la lettera non sia autentica? Lo abbiamo chiesto a Maria Scicolone, oggi sposata al cardiologo iraniano Abdoul Majid Tamiz, già separata da Romano Mussolini, e che fu anche la più fidata confidente della suocera Rachele fino alla sua morte nel 1979.
La Scicolone, sorella di Sofia Loren, è una persona molto attenta, riflessiva, rigorosa perfino nell’uso delle parole: «Mi faccia vedere l’originale», ci ha detto al telefono, «conosco perfettamente la grafia di Romano e mi sembra impossibile che una persona riservata come lui possa aver scritto una cosa del genere».
E’ AUTENTICA – Ma, una volta avuta la lettera e dopo una notte insonne, sincera e trasparente («Come voleva donna Rachele, sulla quale, dopo il successo della fiction con mia sorella La mia casa è piena di specchi, tratta da un mio libro, ora ho un grande progetto») ha confermato: «Sì, non c’è dubbio, quella lettera di Romano è autentica. La grafia è sua, suo il modo di scrivere, soprattutto solo lui poteva avere quei ricordi. Che non sono assolutamente corrotti, perché Romano su certi argomenti era uomo sincero, anche a costo di essere crudele con se stesso e con chi amava. Mi costa fatica parlarne, ma posso solo rispondere che tutto quello che c’è scritto nella lettera del mio ex marito è vero».
Quindi davvero donna Rachele era sempre «assai esplicita», come scrive Romano, quando parlava sui rapporti tra Maria Josè e il marito? Maria Scicolone ha vissuto accanto a donna Rachele come una figlia, una confidente, un’amica anche nella casa della vedova di Mussolini vicino a Predappio.
UN FLIRT SCONTATO – «Mia suocera», dice Maria, «dava per scontato quel flirt tra Benito e Maria José, che al tempo non era ancora regina ma principessa di Piemonte, in quanto moglie del principe ereditario Umberto. Ne parlava in maniera serena, senza farsi impressionare dal titolo, dal nome, dai Savoia. Per lei era solo una donna, un’amante come un’altra del marito. Ne parlò con me e con la sua amica, la signora De Salvo, che era sempre con noi fin dal nostro primo incontro nel 1958. Spesso veniva a trovarci anche Anita Pensotti, la giornalista di Oggi che è stata l’unica biografa di Rachele. Anita sapeva ascoltarla e Rachele le apriva i propri ricordi. Ma a lei, credo, non parlò dei rapporti intimi tra Benito e l’ultima regina d’Italia».
PRIMA SIMPATIA, POI REPULSA – La frequentazione privata tra Maria José e Mussolini – e la sua fine, secondo Romano, voluta da lui – si svolge in parallelo con le posizioni politiche di Maria José verso il fascismo. In un primo momento, appena arrivata in Italia dopo le nozze con Umberto nel 1930, la principessa aveva simpatia per i fascisti. Ma dopo l’alleanza con la Germania (1937) Maria José divenne nemica di Mussolini, tanto che il re cercò di isolarla perché creava imbarazzo nei rapporti tra la corona e il regime.
SORVEGLIATA DALLA POLIZIA - Durante i suoi viaggi all’estero Maria José frequentava antifascisti. Mussolini la considerò pericolosa e la fece sorvegliare dal capo della polizia Arturo Bocchini. Il disprezzo del duce era tale che vietò perfino ai giornali di chiamare Umberto e Maria José «principi ereditari»: con una velina ordinò di definirli soltanto «principi di Piemonte».
Chi scrive ha intervistato più volte Maria José a Ginevra. Era una donna colta, ironica, priva di ogni livore anche parlando dei ricordi più duri, e non sembrava considerare granché la figura di Mussolini. È possibile che il suo cambio di atteggiamento verso il regime possa essere stato motivato (anche solo in parte) dal fatto che lui l’avesse scaricata?
«Credo proprio di sì, e lo pensava anche donna Rachele», dice sicura Maria Scicolone, «le donne sono molto più influenzabili dall’amore di un uomo».
Taglia corto, invece, Emanuele Filiberto: «È vero, all’inizio a mia nonna il duce piaceva. Allora Mussolini faceva cose buone: l’Italia funzionava, c’era anche un minimo di benessere. Ma poi ha sbagliato, ha portato l’Italia alla rovina, lo abbandonarono molti italiani e con loro anche mia nonna. Le dietrologie sono solo chiacchiere inutili».
Roberto Alessi