Genesi di una metamorfosi
Metamorphosis II, xilografia (1939-1940)
Escher considerava la divisione regolare del piano soltanto uno strumento, un mezzo e mai creò una composizione autonoma che avesse come tema principale la divisione stessa. Nell'occuparsi di due temi strettamente imparentati fra loro, quello delle metamorfosi e quello dei cicli, Escher utilizzò nel modo più chiaro la divisione regolare del piano. Nel caso delle metamorfosi vediamo forme astratte, indeterminate, trasformarsi in forme concrete, precisamente determinate e, successivamente, di nuovo, ritrasformarsi.Cosi, a poco a poco, un uccello può diventare un pesce, o una lucertola una cella di favo. Benché le metamorfosi considerate nell'accezione sopra indicata compaiano anche in stampe cicliche, l'accento, nel caso delle metamorfosi, è sulla continuità e sul ritorno al punto di partenza.
Metamorphosis II è la più grande composizione che Escher abbia mai creato: è alta venti centimetri e lunga quattro metri. Nel 1967 vi aggiunse tre metri quando l'opera, ingrandita sei volte, venne impiegata come arredo parietale di un ufficio postale a L'Aja.
Bruno Ernst, Lo specchio magico di M. C. Escher - Taschen, pag. 41