Originale
Per ribadire una volta di più che la democrazia in cui viviamo è la più grottesca delle farse può essere utile ricordare un fatto storico di importanza epocale, che ancora oggi determina vuoi la macroeconomia vuoi la piccola economia quotidiana di ciascuno di noi: gli accordi monetari e commerciali della conferenza di Bretton Woods.
Questo incontro si è tenuto tra il 1 e il 22 luglio 1944 nell'omonima località del New Hampshire, promosso dai paesi alleati che si apprestavano a vincere la Seconda Guerra Mondiale e particolarmente voluto da Gran Bretagna e Stati Uniti per disegnare un nuovo sistema economico su scala mondiale.
La conferenza di Bretton Wood partorì tre importantissime organizzazioni nel giro di due anni: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e il GATT, General Agreement on Tariffs and Trade (i contenuti di quest ultimo sarebbero stati interamente recepiti nel 1995 dal WTO-OMC).
Oggi più di 180 paesi aderiscono al FMI e più di 150 al WTO-OMC.
Senza scendere nel dettaglio delle politiche di queste organizzazioni è bene porsi una domanda.
Com'è possibile che istituzioni così influenti, promosse da potenze democratiche alla vigilia della vittoria in una guerra che voleva far trionfare la democrazia sul totalitarismo e in cui sono confluiti nei decenni decine di paesi democratici siano state imposte ai popoli di questi paesi senza alcuna consultazione democratica? Perché Negli USA, in Gran Bretagna, Francia, Italia non è mai stato fatto un referendum, un dibattito al momento dell'entrata di questi paesi in una delle organizzazioni di Bretton Woods?
E perché questa imposizione si rinnova generazioni dopo quando, per esempio in occasione dell'avvicendamento GATT/WTO del 1995, si aveva l'occasione per riaprire una discussione su questi temi?
Non sarò io a difendere la democrazia occidentale e i suoi discutibili metodi.
Ma chiedo ai miei amici democratici (amici personali e amici per modo di dire), se voi che credete in questo sistema non vi sentite defraudati e presi per il culo nel momento in cui vi è stato negato su temi così influenti il vostro tanto caro diritto di voto.