Originariamente Scritto da
markk
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La struttura del prezzo di un litro di benzina
Per rispondere al quesito, fondamentale è analizzare la struttura del
prezzo di un litro di carburante,contraddistinto dalle seguenti voci:
A) Il prezzo internazionale del carburante, detto
Platts (dal nome della piattaforma privata dove si incrociano domanda e offerta), che indica il costo della materia prima e che vale circa il 35% del totale;
B) Il margine lordo dell'industria petrolifera (10%);
C) La tassazione (accise e Iva) che pesa per circa il 55%.
Il valore "ottimale" alla pompa
Ebbene, secondo l
o studio settimanale pubblicato da Nomisma Energia al 28 febbraio 2011, il
Platts valeva 53,08 centesimi al litro; il margine medio lordo
15,05, le accise
56,4 e l'Iva (20%)
24,9 cent. Il che significa, sempre per Nomisma, un prezzo ottimale alla pompa di 149,43 centesimi per un litro di verde. Un valore, insomma, inferiore a quello medio effettivo (150,8) rilevato dal Ministero per lo sviluppo economico.
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Ebbene, riconducendo il tema del prezzo della benzina al rapporto tra ricavi e costi industriali, come farebbe il signor Rossi, salta fuori un elemento interessante.
«In media - spiega
Davide Tabarelli Presidente di Nomisma Energia - il greggio di buon livello, per esempio dell'Algeria, ha un
costo industriale di estrazione di circa 3 dollari al barile. A questi, se ne devono aggiungere altri
2 per il trasporto verso la raffineria, la quale ne spenderà
circa 3 nella realizzazione dei diversi derivati del barile. In totale siamo
a 8 dollari al barile che, se calcolato in Platts, significa un
prezzo di 3 centesimi al litro». Cioè, a livello puramente teorico, il prezzo del carburante sui mercati internazionali definito attraverso i soli costi industriali è a un livello infinitesimamente minori di quelli del Platts. A costi così bassi, il signor Rossi potrebbe fare moltissimi profitti, e partire per le Haway.
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La rendita dei paesi produttori
E allora, come giustificare una simile situazione? «Nel Platts - risponde Tabarelli - la parte più rilevante della quotazione è costituita
dalla rendita pagata ai paesi produttori: cioè, il margine incassato dagli stati che possiedono pozzi petroliferi». Cui deve aggiungersi la
finanziarizzazione della domanda. In una
testimonianza di fronte al Congresso Usa,
Michael Masters, importante gestore di hedge fund, già nel 2008 indicava l'effetto della domanda speculativa sui prezzi delle commodity: basta ricordare che gli asset allocati nelle strategie di trading sui commodity index è passato da circa 13 miliardi di dollari nel 2003 a 260 miliardi nel marzo del 2008.
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http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-03-01/lenigma-prezzo-benzina-rendita-140308.shtml?uuid=AaEnsaCD